In ogni comitiva c'è sempre l'amico che tenta di essere simpatico copiando le battute degli altri, o ripetendole come tormentoni finché qualcuno non gli fa presente che più che divertente, la sua voce suona come patetica. È quello che passa le ore della giornata a ripetere le frasi dei film, sperando di strapparvi qualche risata; quello che vorreste strozzare perché si dimostra in ogni occasione opportuno come una colica intestinale a un party di nudisti. Zombeer è l'equivalente videoludico dell'amico di cui sopra.
L'idea di fare una parodia dei videogiochi di zombi non è nemmeno male, solo che in questo caso ci troviamo di fronte a un'opera mal fatta che al massimo riesce a parodiare se stessa. Abbiamo quindi l'epidemia zombi che si spande per il mondo e uno studente di un'università americana che deve salvare la sua donna da un rettore zombificatore. Il titolo del gioco nasce dall'unico antidoto conosciuto alla trasformazione definitiva: bere birra. Più precisamente, bere la Zombeer, ma in modica quantità perché farlo in eccesso sortirebbe l'effetto completamente opposto al desiderato, accelerando la mutazione. Questa specie di trama si traduce in una delle meccaniche di gioco più fastidiose mai provate a memoria d'uomo, che non solo richiede di andare in giro a raccogliere in continuazione bottiglie di birra, ma anche di berle con tanto di animazione di alcuni secondi dedicata. Ma vogliamo aggiungere fastidio al fastidio? La barra della zombificazione si esaurisce a una velocità sconcertante, al punto che ci si ritrova a bere birra ogni quindici secondi per ripristinarla. Un vero e proprio incubo ludico che stanca dopo pochi minuti, consegnando la mente a un profondo senso di frustrazione, dovuto al martellante domandarsi del perché dell'inclusione di una meccanica così distruttiva per le gonadi, che non si capisce come abbia fatto a passare un qualsiasi test di gioco, anche uno interno condotto dagli sviluppatori. Cosa ci hanno trovato di bello?
Di dildo e di altre pessime battute
Non bastasse la meccanica del trangugiamento di birra a decretare Zombeer un disastro, arriva anche il resto del gioco a suffragare il nostro giudizio preliminare. Ma andiamo con ordine e torniamo all'amico piaga descritto all'inizio del precedente paragrafo.
Come parodia Zombeer dovrebbe quantomeno provare a essere divertente, rielaborando forme ludiche e narrative di altri titoli per sfruttarle in un contesto deformato dalle capacità comiche dei suoi autori. Purtroppo siamo di fronte a un fallimento completo anche da questo punto di vista. Prendiamo ad esempio la prima arma: il dildo usato come mazza. Ok, in Saints' Row era divertente e strappava un sorriso. Bene anche nel reboot di Shadow Warrior, dove risaltava per il contrasto che creava con il resto del gioco. Perché qui non funziona? Per il principio che abbiamo tentato di esporre sopra. La comicità ha i suoi tempi e le sue forme, ossia un linguaggio proprio che va rispettato per produrre l'effetto voluto. L'apparizione del dildo in Zombeer ha la puzza tipica della vecchia barzelletta raccontata da chi non sa farlo: la storiella è lì, è uguale a quella raccontata dal grande comico, ma le manca completamente l'intonazione e i tempi sono tutti sballati. Se volete possiamo enumerarvi il gran numero di gag riciclate e poco riuscite presenti nel gioco, come ad esempio gli zombi che diventano lapidi, o lo zombi nuotatore, ma accontentatevi di sapere che siamo sotto il livello di un cinepanettone, o di un qualsiasi b-movie, e che di divertente non c'è davvero nulla, con battute che fanno rimpiangere i film pecorecci con Pippo Franco e Gianfranco d'Angelo.
Fatevi del male leggendo la nostra recensione di Zombeer, pessimo gioco tra i giochi pessimi
Sparami qui!
Ma almeno il gioco c'è? È bello? È divertente? Parte? Vi starete chiedendo in preda agli spasmi muscolari. La terrificante meccanica della birra l'abbiamo già descritta, ma fortunatamente Zombeer ha molte altre meccaniche pessime da sfoggiare, oltre a una grande quantità di bug. Ad esempio si passano i tre quarti del gioco, che fortunatamente dura un paio d'ore, con delle armi terrificanti che non si capisce bene cosa sparino.
La scena tipo vede uno zombi che ci attacca, noi che spariamo raffiche senza che i colpi lo rallentino o producano feedback di sorta (non si capisce bene nemmeno quali sono quelli che vanno a segno e quelli che mancano il bersaglio), quindi il simpatico non-morto finisce a terra all'improvviso diventando una lapide con il suo nome scritto sopra. Le prime due armi, escluso il dildo, sfruttano gli stessi proiettili e sembrano differenziarsi soltanto per il danno causato. La quarta e ultima arma, una specie di shotgun, cambia leggermente le carte in tavola, ma si usa per pochissimo tempo e, soprattutto, non produce comunque feedback quando i colpi vanno a segno. Così potete sparare a bruciapelo contro un nemico che vi sta attaccando e non lo vedrete recedere di un passo. Bello vero? Tranquilli, perché questa era soltanto la parte orrenda di Zombeer. Ora arriva la parte catastrofica. Ad esempio in una delle prime fasi di gioco occorre attraversare la turbina di un aereo caduto sulla scuola. Per farlo bisogna farci finire dentro uno zombi per bloccarla, quindi passare. Perché impegnarsi tanto quando si può attraversare lo scenario? Suvvia, basta sfruttare il bug giusto e il gioco è fatto. È vero che distinguere bug da gioco in questo caso è difficile, ma con uno sforzo di fantasia ci si riesce senza problemi. Altro capolavoro dell'arte contemporanea sono gli eventi filmati interattivi, o QTE per gli amici, completamente gratuiti e fuori luogo, che in caso di fallimento ammazzano sul colpo costringendo a ricaricare la partita. Uno vorrebbe che siano introdotti in qualche modo, invece arrivano all'improvviso a metà gioco in situazione completamente inutili (almeno fossero spettacolari... nemmeno quello). A proposito di spettacolarità: erano anni che non vedevamo una grafica brutta come quella di Zombeer. Non la definiamo brutta solo perché mal fatta, ma perché mancante di un minimo di gusto (chiedere stile ci sembra troppo), con animazioni da denuncia penale e modelli degli zombi usciti dagli scarti di una produzione fallita. Fortunatamente c'è la terribile colonna sonora ad allietarci e a ricordarci che si può sempre fare peggio di quello che si crede.
Conclusioni
Fortunatamente Zombeer dura poco. Se avete fatto l'errore di acquistarlo, lo finirete in poco più di due ore e non lo rigiocherete più. Normalmente la scarsa longevità viene considerata un difetto, ma qui è l'unico vero pregio di quello che altrimenti è un disastro bello e buono, incapace di proporre un singolo momento ludico interessante. Siamo oltre qualsiasi possibilità di recupero, a partire da alcune meccaniche di gioco completamente sballate, comprese quelle da sparatutto. Anche il lato narrativo è qualcosa di indescrivibilmente brutto e mal riuscito, fatto di un umorismo da cloaca che può strappare un sorriso solo a quelli che ridacchiano a prescindere quando sentono le parolacce, perché li fanno sentire dei ribelli. Non c'è davvero motivo per desiderare Zombeer, a parte un po' di sano autolesionismo o il dover torturare qualcuno. Insomma, per una volta nella vita vogliatevi bene e lasciatelo perdere.
PRO
- Dura solo due ore
CONTRO
- La meccanica della birra
- Le meccaniche sparatutto
- Gli eventi filmati interattivi
- L'umorismo da bettola di cui è permeato