Negli ultimi dieci anni il platform è tornato tra i generi più diffusi e apprezzati, capace di sorprendere anche dal punto di vista stilistico. Il merito va in buona parte a un mercato indipendente che ha saputo sfruttare i nuovi strumenti di sviluppo e distribuzione per dare nuova linfa a un genere che ha ancora molto da dire. Poco importa che non siano i grandi studi a interessarsi di quella che per anni è stata una colonna portante dell'intrattenimento videoludico. Anzi, oggi le nuove idee appartengono più spesso a quei team che non sono schiacciati dal peso della macchina amministrativa e possono esprimersi liberamente. Moon Studios rientra a pieno titolo in questa categoria, forte di una struttura da collettivo i cui sviluppatori collaborano a distanza, sparsi ai quattro angoli del globo. Il secondo frutto di questa collaborazione è Ori and the Blind Forest, un platform sviluppato con Unity che nel corso dello scorso anno si è fatto conoscere per il suo stile e la sua carica emotiva. Ed è quest'ultima che ci accoglie per prima e con potenza in quello che potremmo definire come un indie di punta della libreria di una Microsoft che questa volta non si è lasciata scappare una ghiotta occasione. Tutto inizia con la classica piuma trasportata dal vento ma questa volta a muovere la più romantica delle metafore sul destino non è una placida brezza.
Quella che avvolge la grande quercia è una tempesta terribile e quella piuma è una sventurata creatura che è stata trascinata lontano da casa. Fortuna vuole che la sua luce attiri l'attenzione di Naru, un placido gigante dalle forme rotondeggianti che quando si avvicina alla piuma la vede trasformarsi in Ori dando inizio a un'amicizia voluta dal destino. Un'amicizia intensa, immersa in una natura che si rivela generosa con chi la rispetta e che avvolge le due creature regalando loro momenti da ricordare per sempre. Ma ecco che il nefasto destino torna a disturbare la quiete. La foresta brucia, il cibo non c'è più, gli stessi elementi sono corrotti e la natura è sull'orlo della catastrofe. Il coraggioso e forte Naru porta l'ultimo frutto a Ori per poi arrendersi. Ori rinvigorito cerca del cibo ma sembra che sia troppo tardi. Ed è qui che inizia un platform stile "metroidvania" che già dal prologo, tutto giocato, mostra una cura per il dettaglio strabiliante. I poligoni non sono molti ma non importa. Tutta la foresta si muove, gli sfondi dettagliati scorrono fluidi mentre in primo piano ombre di strane creature regalano ulteriore profondità alla scena. L'acqua è un piccolo capolavoro con tanto di riflessi in tempo reale, onde credibili e fisica deliziosa. L'illuminazione suggestiva spicca nel contrasto con un mondo lugubre e lacerato. Il character design ricorda alla radice animazione giapponese ma declinata nel suo ibrido moderno, occidentalizzato, evidente nelle animazioni di stampo disneyano di un Ori un po' Stitch e di un Naru che sembra fondere le creature magiche di Miyazaki con il Baloo dell'animazione più squisitamente yankee. Il tutto è, poi, impreziosito da un taglio quasi cinematografico, sebbene vincolato all'inquadratura laterale, che ci regala animazioni curate e visuali mozzafiato. Il risultato è un titolo di poche parole ma capace di trasmettere una vasta gamma di emozioni. Il prologo, quasi da avventura grafica, è struggente e Ori and the Blind Forest lo sfrutta con maestria come trampolino di lancio per un gameplay tutto d'azione.
Ori and the Blind Forest è un titolo che punta in alto, salto dopo salto
Evoluzione costante
Nonostante il carico emotivo iniziale, il platform di Moon Studios non è uno di quei titoli tutti poesia e poca sostanza. Superato il prologo prendiamo il controllo di un agilissimo Ori che per poter salvare la propria foresta deve acquisire e sfruttare con abilità un gran numero di poteri e potenziamenti. I primi sono nascosti nei meandri di un mondo pieno di anfratti, di marchingegni da attivare e di segreti come da tradizione del genere. Un elemento chiave dell'esperienza, dunque, è l'esplorazione della mappa che è una sola e si amplia via via con nuove aree che possono essere raggiunte in qualsiasi momento. Ma questo è possibile solo se si possiede l'abilità giusta poiché diverse zone sono inizialmente inaccessibili quando il nostro eroe può giusto zampettare e compiere qualche timido balzo. Poi, all'improvviso, un santuario dà inizio all'evoluzione del movimento di Ori che si arricchisce costantemente per tutta l'avventura permettendoci anche di apprezzare come la medesima sezione sia giocabile in due modi completamente diversi una volta acquisita una nuova abilità speciale.
La mobilità, però, non è l'unico elemento a crescere via via che nuove aree si dischiudono di fronte a noi. Tanto per cominciare negli anfratti più bui sono disseminati globi blu e verdi che incrementano rispettivamente le cariche di vita ed energia. La funzione della linfa vitale è quella, piuttosto ovvia, di renderci più resistenti mentre l'incremento di potere influenza diversi aspetti del gameplay. Innanzitutto questa energia consente di aprire speciali porte che si aprono su nuove aree ma permette anche, in combinazione con un timer piuttosto generoso, di salvare la partita in qualsiasi posizione della mappa. Inoltre quella che potremmo definire una risorsa a dir poco essenziale permette di caricare l'attacco di base per scatenare un'esplosione decisamente potente. Questo aspetto è anche uno dei più controversi del titolo, visto che bisogna ricordarsi di salvare in continuazione perché il gioco lo fa in automatico in rarissimi casi e, chi non se ne dovesse ricordare, si ritroverà a dover riaffrontare anche lunghissime sezioni di gioco. Questa soluzione è davvero ostica e un po' incomprensibile anche nell'ottica di un gioco volutamente difficile che nel combattimento trova ulteriori possibilità di evoluzione. Uccidere i mostri è infatti il modo più comune di ottenere punti esperienza che garantiscono punti da spendere in tre distinti alberi di abilità. Alcune delle skill ottenibili garantiscono esclusivamente vantaggi passivi ma la costanza permette di accedere a potenziamenti notevoli come triplo sparo, riduzione dei danni subiti e persino il triplo salto. Nel frattempo il gameplay si arricchisce progressivamente con nuove abilità di movimento come la picchiata, il paracadute, la scalata e un'ingegnosa abilità che consente a Ori di compiere un balzo mirato a mezz'aria in prossimità di fonti di energia, proiettili o nemici. Va da se che verso la fine dell'avventura le abilità di cui tenere conto siano parecchie ma questo non ci ha causato particolari problemi. La mappatura dei tasti è azzeccata, il joypad di Xbox One risponde più che bene alle sollecitazioni e diverse abilità funzionano in modo intuitivo a seconda della situazione.
Obiettivi Xbox One
Sbloccare gli obiettivi di Ori and the Blind Forest è quasi esclusivamente una questione di pazienza. Completare il gioco garantisce oltre 500 punti ai quali si aggiungono tutti gli obiettivi elementari come l'utilizzo di un punto abilità, lo scoprire un segreto e via dicendo. Non mancano poi i classici obiettivi progressivi che potrebbero richiedere un secondo playthrough e un paio di obiettivi tutti incentrati sulla skill che invece potrebbero richiedere innumerevoli tentativi. Per sbloccarli è infatti necessario completare il gioco in meno di tre ore e completarlo, anche senza limiti di tempo, senza morire una singola volta.
Un compromesso accettabile
Il gameplay è studiato con cura e questo emerge sin dai primi momenti. L'attacco base gioca un ruolo importante ma non richiede mira o particolare skill. Il colpo, infatti, va automaticamente a segno quando il nemico più vicino si trova a distanza utile. Ed è un bene che sia così vista l'elevata difficoltà di alcune sessioni che ci chiedono di compiere innumerevoli balzi, evitare laser e sconfiggere diverse creature senza mai toccare terra. Il movimento, insomma, resta sempre centrale ed è fondamentale non dimenticarlo mai in un titolo che ci mette di fronte nemici pensati per mettere alla prova la nostra agilità e che ci sorprende continuamente aggiungendo elementi sempre nuovi allo scenario. In Ori and the Blind Forest dobbiamo affrontare alluvioni, inversioni gravitazionali, speciali rocce che permettono di reindirizzare i colpi dei nemici, funghi magici che reagiscono al nostro movimento e, cosa ancora più temibile, la fisica. Nel titolo Moon Studios questa semplice parola si traduce in salve di proiettili che effettuano parabole sempre diverse, un personaggio che scivola sul bordo delle piattaforme, mostri che slittano su un terreno estremamente dettagliato, rotolano all'impazzata e compiono movimenti sempre differenti. In Ori and the Blind Forest leggere l'azione non è per nulla semplice e talvolta è al limite dell'impossibile. Procedere con cautela può aiutare ma le cose si fanno decisamente toste quando i pericoli che ci aspettano sono capaci di disintegrarci con un solo colpo. Un pizzico di spinta inerziale di troppo e si muore. Un salto dove il terreno è accidentato e si muore. Un'impercettibile inclinazione nel doppio salto e addio all'esistenza ed ecco che nelle sezioni più difficili, quando per un motivo o per l'altro è necessario compiere decine di movimenti consecutivi, il trial and error prende il sopravvento e il demone della frustrazione ci mostra il suo ghigno compiaciuto. Ma sarebbe un peccato rinunciare a una fisica che ci regala un personaggio un po' più vivo e credibile, un'acqua spettacolare in cui tuffarsi e il brivido della sorpresa a cui non siamo più abituati da parecchio tempo.
Il compromesso, in sostanza, lo possiamo accettare in un titolo vario e ricco che ci offre almeno otto ore di ambientazioni suggestive, sfide sempre diverse, ottime idee e un'evoluzione del gameplay pressoché perfetta. La curiosità di arrivare in fondo, in sostanza, rimane solida nonostante qualche volta venga voglia di tirare il pad contro lo schermo. Ma non è detto che sia necessariamente un difetto soprattutto per chi ama una sfida dura che comunque non impedisce di finire il gioco. Risulta invece più difficile difendere la necessità, non rarissima, di dover attraversare svariate zone appena esplorate per raggiungere una nuova area. Dovrebbe essere la ricerca dei segreti a portare il giocatore a ripercorrere i propri passi e non un design ridondante dei livelli. Eppure anche in questa soluzione troviamo del buono visto che ci costringe a notare l'abilità con cui sono state disegnate alcune sfide che risultano completamente diverse se affrontate percorrendo la strada al contrario. Inoltre Ori and the Blind Forest appaga costantemente la vista con il suo pulitissimo 1080p a 60 frame al secondo, globi di luce, particellari, foglie che svolazzano, scintille blu, tronchi in fiamme e innumerevoli altri dettagli che includono effetti sonori deliziosi e una colonna sonora forse non originalissima ma emozionante e decisamente azzeccata. Qualche volta si intravede un breve singhiozzo nel frame rate e gli elementi di contorno posti in primo piano coprono l'azione risultando fastidiosi. Ma entrambe le occorrenze sono piuttosto rare e non influenzano un'esperienza che finisce diritta nell'olimpo dei platform e in quanto a rapporto tra qualità e prezzo svetta sia su Xbox one che su PC.
Conclusioni
Ori and the Blind Forest non offre nulla di particolarmente innovativo ma brilla di luce propria grazie a un gameplay ricco e complesso che fa il paio con un'ottima fisica. L'applicazione entusiastica di quest'ultima fa si che l'azione non sia sempre facile da leggere ma la potenziale frustrazione è compensata da un'interminabile lista di meriti. Il titolo Moon Studios è un piacere per gli occhi, per le orecchie e per il cervello. Il gameplay in continua evoluzione ci porta a visitare con entusiasmo un mondo vario, suggestivo e pieno di sfide, guidati da un comparto narrativo che si accontenta di poche parole per regalarci una valanga di emozioni. Ricordatevi di salvare... spesso!
PRO
- Strepitoso tecnicamente e stilisticamente
- Una fiaba da vivere salto dopo salto
- Fisica deliziosa...
CONTRO
- ...ma nemica delle classiche dinamiche da platform
- Il rischio della frustrazione è dietro l'angolo