Detto fatto. Non sono passati neanche sessanta giorni dall'annuncio ufficiale di Enki da parte di Storm in a Teacup, che la software house ha raggiunto di recente la pubblicazione della sua seconda fatica. Dopo essersi presentato a maggio con Nero su Xbox One, il team romano aveva già allora dimostrato di volere accelerare i tempi per tornare sul mercato, impiegando circa un mese per svelare il suo nuovo progetto in concomitanza con l'E3 2015: un ideale ponte tra la fiera di Los Angeles e la GamesCom di Colonia ha poi portato Enki ad anticipare di poco l'evento tedesco, approdando così come Nero su Xbox One, ma anche su PC attraverso Steam. Per Storm in a Teacup si è trattato quindi di un debutto a tutti gli effetti su quest'ultima piattaforma, alla quale abbiamo fatto ricorso per provare Enki. Gioco che rappresenta un cambio di rotta abbastanza radicale in termini d'ambientazione rispetto a Nero: scompare l'atmosfera magica a favore di un'esperienza a tinte horror.
Trenta minuti per scappare dal covo di un serial killer: arriva Enki di Storm in a Teacup!
Fuori in trenta minuti
Nei panni del protagonista di Enki ci svegliamo in uno scantinato buio, sentendo alcuni passi allontanarsi. Davanti a noi, uno scheletro umano ci suggerisce che non siamo lì per una vacanza, rendendo chiare le intenzioni molto poco ospitali della persona che ci ha condotti in quel posto. Dopo aver deciso che non è il caso di stare con le mani in mano, una serie di enigmi si frapporranno tra noi e la libertà, obiettivo finale da raggiungere mentre si attraversano le stanze che fanno parte del luogo dove il serial killer padrone di casa uccide le sue vittime. La partita ha una durata massima ben precisa, visto che all'inizio di ogni tentativo di fuga parte un conto alla rovescia di trenta minuti, corrispondenti al tempo che l'omicida impiegherà per tornare a completare il suo lavoro con noi: tutte le volte che moriamo nel tentativo di scappare siamo quindi costretti a tornare alla scena iniziale in compagnia dello scheletro, con la possibilità di sfruttare quanto appreso in precedenza per tentare nuovamente di aprire la porta finale.
Da qui proviene la descrizione di Enki come "esperienza ripetibile", insieme al fatto che gli oggetti necessari per il completamento dell'avventura si trovano ogni volta in luoghi diversi. A parte chiavi e altri oggetti posizionati in una stanza piuttosto che in un'altra, però, non ci sono grandi differenze: i luoghi restano quindi sempre gli stessi, così come la posizione degli oggetti secondari che servono a capire un po' di più su quanto accade nello scantinato, dando anche la possibilità di sbloccare con la loro raccolta uno dei sei finali. In termini di durata, Enki può contare all'atto pratico su un'oretta scarsa di gioco, a seconda della capacità del giocatore nel risolvere i pochi rompicapi veri e propri, ai quali si affianca un'attività di esplorazione per cercare quanto necessita per proseguire. Il giocatore ha a disposizione anche un inventario, ma il suo uso è ridotto esclusivamente allo scopo di portare in giro gli elementi fondamentali per la fuga, visto che quelli secondari non possono essere raccolti. Dopo aver raggiunto la libertà per la prima volta, ci si rende conto che la mezz'ora di cui sopra è più che sufficiente per scappare via, soprattutto per gli utenti più smaliziati ed esperti nel genere: una maggiore componente casuale avrebbe giovato non poco, così come l'aggiunta di qualche altra stanza al covo del serial killer. Alla luce di tutto questo, diventa difficile trovare la voglia di tornare nella tana del lupo per vedere un epilogo alternativo, anche perché questo viene riassunto da una pagina di giornale senza l'aggiunta di particolari animazioni, filmati o dialoghi.
Niente paura
La parola horror con cui viene presentato Enki può forse fuorviare chi si avvicina a questo titolo, visto che l'esperienza di gioco punta molto più sull'atmosfera rispetto allo spavento vero e proprio. Il problema è che la suggestione dura il tempo di aprire qualche porta, prima di rendersi conto che di pericoli veri e propri in giro non ce ne sono: per quanto banale, l'aggiunta del serial killer alla nostra ricerca una volta aperta la prima porta avrebbe per esempio contribuito a mantenere quell'impegno emotivo che invece vola via. Fa invece sorridere la scelta di dare al protagonista la capacità di effettuare scatti di corsa brevissimi, forse per aumentare la drammaticità dell'azione quando il contatore è prossimo allo zero.
Anche se Enki punta sull'atmosfera, c'è comunque qualche momento destinato a far saltare il giocatore sulla sedia, modo di dire comunque esagerato in questo caso specifico: le trovate escogitate da Storm in a Teacup sono collocate sempre negli stessi posti, oppure sono piuttosto prevedibili nel caso di quelle generate in modo casuale, a conferma che l'esperienza ripetibile di cui sopra è confinata a troppi pochi elementi per rientrare a dovere con questo termine. Dal punto di vista grafico, Enki può contare su un sufficiente livello d'attenzione per i dettagli, anche se la valutazione varia tra le stanze che ci troviamo a visitare. In termini di pura resa visiva siamo su buoni livelli: l'unico appunto che ci sentiamo di fare riguarda il frame rate, che in alcuni casi cala in modo apparentemente inspiegabile. Il vero problema in ambito tecnico è però rappresentato dalla scarsa possibilità di configurazione offerta dai menu, nei quali è possibile settare solo la risoluzione del gioco e il livello di antialiasing: poco per un'utenza come quella PC, abituata ad avere ben altre possibilità. Per quanto riguarda crash e altri problemi maggiori riscontrati altrove, forse siamo stati fortunati ma anche provando il gioco su Windows 10 non ne abbiamo riscontrati. Un altro appunto dobbiamo muoverlo nei confronti del sonoro, troppo carente come supporto all'esperienza di gioco: durante la fuga si sente la mancanza di una qualche melodia che accompagni l'azione sottolineandone i momenti più intensi, mentre la presenza di alcuni effetti audio ripetuti contribuisce a far perdere in breve tempo la suggestione, come descritto a inizio paragrafo. Tra le varie lingue, rileviamo la presenza di quella italiana: si tratta comunque solo dei testi, visto che non è presente il parlato. Chi all'accoppiata costituita da mouse e tastiera dovesse preferire il controller, può contare sul supporto a quelli Xbox.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema Operativo: Windows 10
- CPU: Intel i7 920 2.66 @ 4.00 GHz
- RAM: 16 GB
- Scheda video: GeForce GTX 970
Requisiti minimi
- Sistema Operativo: Windows 7
- CPU: Intel Core i3-530 @ 2.93GHz
- RAM: 2 GB
- Scheda Video: NVIDIA GeForce GTS 450 1GB
- DirectX: 11
- Spazio su disco: 6 GB
Requisiti consigliati
- Sistema Operativo: Windows 8
- CPU: Intel Core i5-2500K @ 3.30GHz
- RAM: 4 GB
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 760 @ 4GB
Conclusioni
Enki è una scintilla che non riesce a diventare fuoco. Il gioco parte infatti da alcuni buoni spunti come quello della fuga a tempo, riuscendo a suggestionare chi è davanti allo schermo, peccato però che lo faccia per un periodo davvero troppo breve, anche a causa di limiti soprattutto concettuali. A un'esperienza ripetibile ridotta all'osso non riesce a contribuire a dovere neanche il comparto tecnico, soprattutto a causa di un sonoro insufficiente. Crediamo che con un po' di mesi in più e con qualche idea aggiuntiva, Enki avrebbe potuto ambire a qualcosa di diverso dall'insufficienza, che così come stanno le cose ci ritroviamo invece a dargli.
PRO
- Fuga in stile "escape room"
- Crea bene la giusta atmosfera...
CONTRO
- ...ma la perde quasi subito
- Sonoro inadeguato
- Elementi casuali ridotti all'osso
- Enigmi abbastanza banali