Dovete uscire dai ghetti ragazzi!, Mr.Wolf ammoniva Jules Winnfield e Vincent Vega, dopo aver risolto la disastrosa Situazione Bonnie in Pulp Fiction, e prendendo alla lettera questo classico del cinema, 50 Cent lascia la nativa New York per un fittizio paese del medio oriente, dove insieme ai ragazzi della G-Unit dovrà tenere un mega concerto. Il compenso per il suo lavoro, niente cash ma un elegante teschio tutto tempestato di diamanti e pietre preziose, gli viene prontamente rubato, di conseguenza insieme ai suoi compari, tra un f@ck e un bit@h elargiti senza badare alle anime sensibili, non gli resta altro che iniziare la caccia alla ricerca del teschio perduto.
Due giochi in uno
La prima impressione è quella di un classico sparatutto in terza persona, ma da un punto di vista del gameplay i ragazzi di Swordfish Studios hanno tenuto ben in mente, durante lo sviluppo due titoli, Gears of War per le meccaniche di base, il protagonista può infatti correre e sfruttare le coperture per ripararsi e sparare alla cieca, e The Club sottovalutato gioco di Bizarre Creations per l'attitudine arcade della sparatorie, dove i colpi messi a segno premiano il giocatore con punti e extra assortiti. Il tutto però in un'ottica prettamente casual e arcade, visto che la difficoltà non è mai troppo elevata, ma soprattutto perchè le due anime si compenetrano tra loro senza che nessuna delle due escluda l'altra, di fatto generando un curioso mix immediato e piuttosto divertente, ma che diluisce le potenzialità dei due approcci. Inoltre tanto per non farsi mancare nulla gli sviluppatori hanno inserito i quanto mai inflazionati quick time events, sotto forma però non di un colpo risolutivo durante uno scontro con un boss, ma un più generico corpo a corpo da attivare ogni qualvolta ci si trovi alle strette con un nemico. In pratica però la sua utilità è quasi pari a zero, visto che nell'economia del gioco l'esigenza di uccidere a mani nude è praticamente nulla, riducendo la messa in moto dei pugni di Fifty a mera esigenza scenografica, visto che le armi da fuoco sono le vere protagoniste del gioco. Si parte con una semplice pistola dai colpi infiniti per poi raccogliere o comprare, spendendo i soldi raccolti in giro per i livelli, tutto il classico armamentario come mitra, fucili da cecchino, lancia razzi e così via. Nel calderone del gioco poi sono stati poi buttati dei momenti a bordo di mezzi, jeep e elicotteri, che hanno il solo pregio di spezzare l'azione, visto che non offrono un buon livello di sfida, ma anzi sono piuttosto piatti e scialbi, più un innesto dovuto nell'ottica di inserire tutto quello che di norma c'è in uno sparatutto che per reali esigenze di gameplay. Lo schema di gioco è piuttosto semplice, visto e rivisto in molti giochi simili, si entra in una stanza, o in un cortile o in una piazza, e si devono uccidere tutti i nemici che arrivano a ondate. Fatto ciò una porta si apre e la sequenza continua. Questo non vuol dire che Blood on the sand sia particolarmente noioso e ripetitivo, gli sviluppatori hanno fatto un buon lavoro di level design, creando ambienti decisamente vari e ben realizzati, pieni di coperture e luoghi dove nascondersi, ma l'impressione generale è che vuoi per il ritmo decisamente frenetico e veloce delle sparatorie, venga svilito o perlomeno poco approfondito l'aspetto alla Gears of War del gioco.
Prendo il poster o sparo al tizio col mitra?
Più che uno sparatutto "tattico", mi si passi il termine, tutto copertura, fuoco e movimento, con magari alcuni momenti in cui si osservano i propri avversari per studiarne i piazzamenti tentando magari un fiancheggiamento, ci si trova davanti ad un titolo che è la versione con le armi da fuoco di un picchiaduro a scorrimento, veloce e frenetico, ma che lascia poco spazio per un approccio più ragionato alle sparatorie. Questa ambivalenza, questo non saper scegliere con decisione il fulcro del gioco è suffragata dall'inserimento di un punteggio mutuato pesantemente da The Club, che premia il giocatore a seconda del modo con cui uccide gli avversari. Le sparatorie sono di fatto disseminate di piccoli obiettivi che si attivano in tempo reale durante gli scontri a fuoco. Ad esempio ci viene detto di uccidere entro un certo limite di tempo i tizi appostati sul tetto con un rpg, oppure ci vengono elargiti punti se si attaccano frontalmente gli avversari (a che servono allora le coperture?), o per precisi headshot. Oltre ai punti extra, portare a termine questi "mini achievements" regala al giocatore anche dei piccoli bonus sotto forma di proiettili esplosivi e così via. Inoltre per completare la serie di cose extra da fare, ci viene chiesto di trovare poster e bersagli sparsi per i livelli, ovviamente il tutto concorre ad elevare il punteggio e la valutazione finale, mezzo questo che serve per sbloccare tutta la serie di bonus sotto forma di artworks, video musicali, e canzoni che faranno la gioia dei fan del rapper di New York, ma anche di trucchi come invincibilità e soldi infiniti. Andando avanti nel gioco, si rimane perplessi di fronte all'offerta del titolo, indeciso su cosa voglia realmente essere, che se innegabilmente divertente, soprattutto se giocata in due online, con la possibilità di entrare e uscire dalla partita fluidamente, non riesce a discostarsi troppo da un giudizio globale da prodotto medio, non mediocre però. E' quasi impossibile parlare di un titolo con alti e bassi, semplicemente non ce ne sono di clamorosi, e citando Orazio è possibile dire che l'Aurea mediocritas è la caratteristica principale di questo gioco. Facendo ricorso ad una metafora ardita, se Gears of War è un blockbuster hollywoodiano, pieno di botti ed esplosioni, Blood on the Sand è un piacevole film tv, ben fatto e godibile, ma lontano dall'opulenza delle produzioni cinematografiche a sei zeri.
Medio che più medio non si può
Anche l'intelligenza artificiale, croce e delizia di titoli di questo genere, funziona abbastanza bene, con i nemici che seppur non dotati di particolari guizzi, offrono una buona sfida al giocatore, mentre non è raro vedere il proprio compagno di avventure, sempre pronto ad indicare il percorso corretto all'interno del livello, trarre d'impaccio 50 Cent nei momenti più concitati. Le uniche criticità, che comunque non inficiano pesantemente il giudizio globale del titolo, riguardano un metodo di controllo a volte un pò legnoso (l'entrata e uscita dalla copertura) e quella di essere piuttosto breve, tra le sei e otto ore, ma la durata non può non prescindere dalle possibilità offerte dal suo essere arcade, dalla sua insita rigiocabilità, dal fare il punteggio più alto, centrando tutti i mini obiettivi e sbloccando tutti i contenuti extra. Niente di nuovo che non si sia gia visto in The Club, e qui riproposto in tono minore, ma funzionale e ben congegnato allo stesso modo.
Anche da un punto di vista prettamente grafico la filosofia rimane invariata, l'uso del Unreal Engine non fa gridare al miracolo, ma contemporaneamente nulla è particolarmente negativo. Di grande impatto come scritto in apertura, è il lavoro fatto sul level design, con le strutture e le aree varie e ben modellate, buoni i modelli e le texture di Fifty e dei suoi ragazzi, mentre sono solo sufficienti quelli dei nemici. Alla stessa maniera ci sono dei discreti effetti speciali, con tanto di particellari a seguito di pirotecniche esplosioni, che però non modificano sostanzialmente la costruzione dei livelli e un piacevole ricorso all'hdr. Chi mastica un inglese "da strada" potrà invece apprezzare l'ottimo lavoro di doppiaggio svolto da 50 Cent, un turpiloquio continuo senza rispetto per niente e nessuno, ovviamente poi le canzoni inedite presenti nel gioco sono un plus irrinunciabile per i fan del rapper, organizzabili poi in una comoda tracklist.
A conclusione della recensione impossibile non sottolineare la mancanza dei trofei (presenti invece gli Achievements, 46 per un totale di 1000 punti), cosa questa piuttosto strana visto che dal primo gennaio tutti i titoli in uscita su PlayStation 3 dovrebbero averli.
Commento
50 Cent, Blood on the sand è un titolo decisamente particolare, e di difficile valutazione. Frulla senza ritegno, smussando ogni peculiarità delle parti in causa, le meccaniche alla Gears of War e l'approccio arcade di The Club, aggiungendo poi un pizzico di Quick Time Events. La miscela che ne esce è un titolo decisamente casual come approccio, che si pone a metà tra le due anime di gioco, indeciso su cosa realmente essere, senza che nessuna prenda il sopravvento sull'altra. Un gioco insomma senza particolari eccellenze ne pesanti criticità ma che funziona, un prodotto medio dotato di una buona grafica, divertente e immediato, soprattutto se giocato in coppia, ma che potrebbe far storcere il naso ai giocatori più smaliziati che da subito possono smascherare la facile operazione "ipercitazionista" realizzata dai ragazzi di Swordfish Studios.
Pro
- Divertente e immediato
- Ottima gestione del coop
- L'anima arcade e i mini obiettivi
- Indeciso su quale sia il vero fulcro del gioco
- Momenti sui veicoli da rivedere
- Controlli un pò legnosi