Qualcosa è andato storto. Non si tratta dei dinosauri a piede libero su Isla Nublar, ma dell'adattamento videoludico di Jurassic Park sviluppato da Telltale. Da una pellicola di grande successo che faceva leva sul terrore atavico che prova l'uomo di fronte a una natura soverchiante - in questo caso dinosauri clonati da resti fossili - si poteva trarre un'avventura piena di tensione e genuino stupore. Invece è come se il progetto si fosse trovato all'improvviso senza fondi e quello che ne rimaneva, quattro episodi grezzi, siano stati pressati insieme in una sola uscita. Sono venduti separatamente solo su iPad. Il primo aspetto deludente di Jurassic Park: The Game è la storia, che esplora un elemento rimasto in ombra nella sceneggiatura originale. Il Dennis Nedry del film aveva infatti rubato degli embrioni di dinosauro per conto di una società concorrente della InGen (quella che ha finanziato il parco con i dinosauri clonati) e che fine avessero fatto quelle provette dopo che lui era stato ucciso da un dilophosaurus rimase un mistero. Purtroppo bastano pochi minuti di gioco per scoprire che non c'è materiale sufficiente per una puntata di Stargate, perché gli embrioni sono finiti banalmente per terra e sono ancora al sicuro dentro la lattina di schiuma da barba dentro cui erano stati nascosti.
Da qui in poi è una carrellata di personaggi che incarnano egregiamente i cliché più triti del cinema: il primo è Nima, la sudamericana guerrigliera che non ha mai imparato bene l'inglese, ma che tutti capiscono quando impreca nella sua lingua madre, con il compito di ritrovare gli embrioni e che alla fine si schiererà dalla parte giusta. A seguire troviamo padre e figlia adolescente, con lei che lo fa sentire in colpa con frasi del tipo "la mamma non mi vuole bene" e lui che tenta di non farle pesare la separazione dalla moglie. Altri ancora si aggiungono nel corso degli episodi; a voi il tedio di scoprirli. Oltretutto è impossibile immedesimarsi in uno di loro: il gioco salta da un personaggio a quello successivo senza darci la possibilità di conoscerli a fondo. Il giocatore, sballottato da un punto di vista all'altro, non riesce a immedesimarsi in nessuno del cast. Questo modo di raccontare una storia funziona molto poco nei videogiochi (o nei romanzi) ma è tipico del cinema. E qui arriviamo all'essenza di Jurassic Park: The Game , dalla quale deriva tutto il suo gameplay.
Giocatori ammaestrati
Sul sito di Telltale leggiamo: "65 milioni di anni per realizzarlo [il gioco]". Un bel boomerang se poi è questo il risultato. Pur di mantenere a tutti i costi un taglio cinematografico, al giocatore non è più data la possibilità di muovere liberamente il personaggio sullo schermo. Nessuna esplorazione quindi, solo un flusso costante di immagini in movimento durante le quali siamo chiamati a intervenire per mezzo di alcuni Quick Time Event. Questo sistema ha predecessori illustri, come lo storico Dragon's Lair, uscito nel 1983, o i più recenti Fahrenheit e Heavy Rain di Quantic Dream. Facciamo un esempio: un dinosauro ci insegue, aiuto! Nima corre nella giungla. Diamine, un ramo. Sullo schermo compaiono delle frecce: sono i tasti che dobbiamo premere rispettando l'ordine entro il tempo limite. In alcuni casi dovremo invece premere lo stesso tasto ripetutamente fino a caricare un indicatore circolare (potete ammirare questa interfaccia nell'immagine qui a fianco).
Se ci riusciamo Nima salta il ramo e fugge, altrimenti dobbiamo superare un ostacolo più grande o nel peggiore dei casi, finiamo tra le fauci di un dinosauro o giù da un dirupo. Speriamo di avervi dato un'idea di cos'è un Quick Time Event e come funziona. Se completiamo una sequenza senza commettere nessun errore, ci saremo guadagnati una medaglia d'oro, altrimenti ci toccherà l'argento, il bronzo, o nulla. Questo dovrebbe essere un incentivo a ripetere più volte i passaggi del gioco, ma tra poco vedremo perché sia molto improbabile che lo vogliate fare. Al di fuori dei Quick Time Event, Telltale ha deciso di semplificare fino all'eccesso anche la soluzione degli enigmi. Se non è in pericolo la nostra vita dovremo infatti investigare la schermata di gioco. Ciò si traduce nel premere sui simboli con la lente d'ingrandimento o al massimo farlo in un certo ordine. Per superare questi momenti di difficoltà è sufficiente avere compiuto quattro anni. Neppure i dialoghi, scialbi e privi di mordente, si salvano dalla semplificazione imperante. Possiamo scegliere qualunque opzione; il senso del discorso sarà sempre quello e la storia procederà comunque nella direzione prestabilita. In questi momenti è possibile muovere leggermente la telecamera nelle quattro direzioni per ampliare il campo visivo e trovare nuovi punti interattivi, prontamente segnalati. Nessun inventario, in ogni caso. Purtroppo si possono solo bocciare tutti gli aspetti del gioco, ed è un peccato. Ma prima di emettere la sentenza, diamo un giudizio.
L'animale più pericoloso è l'uomo
La storia, piatta e priva di uno sviluppo personale dei personaggi o di qualche domanda forte alla quale rispondere, mina alla base l'idea stessa di avventura. I personaggi non rimangono a sufficienza sotto il riflettore per darci la possibilità di sapere qualcosa di più su di loro, al di là dello stereotipo che rappresentano. Il gioco fallisce quindi nello stabilire un qualunque legame emotivo tra il giocatore e quello che accade sullo schermo, sicché anche la morte di un personaggio non sortisce alcun effetto, se non quello di tediarci da capo con la stessa sequenza fino a quando non impariamo a memoria l'ordine in cui premere i tasti.
Il guaio è che, qualunque siano le nostre scelte, la storia procede nella stessa direzione senza sforzo. È come guardare un film che di tanto in tanto si blocca se non premiamo un tasto del telecomando. I puzzle richiedono pochi secondi per essere risolti e le scene proposte sfidano qualunque sospensione della credulità: una ragazzina chiusa in una jeep scaraventata via da un T-Rex che sfugge ai suoi morsi è credibile come Cthulhu nel frigorifero di casa. Questo non è Jurassic Park, semplicemente. Oltretutto parliamo di un film che suscitò ammirazione per l'uso che fece degli effetti speciali, e invece ci troviamo davanti quello che sembra un mediocre spin off della pellicola con animazioni povere e inamidate, una giungla lussureggiante come la tundra in dicembre e dinosauri tanto poco temibili da suscitare la nostra compassione. Alla fine vorremmo che si mangiassero tutti i personaggi in un sol boccone. Telltale sa fare di meglio e doveva fare di meglio. È lodevole il tentativo di cercare sempre nuovi approcci al gameplay, ma questa sembra una prova fatta in casa. Un casual game come questo, con episodi semplicistici che si finiscono in meno di un'ora, potrebbero fare fortuna su un tablet. Speriamo sia solo un passo falso, ma voi seguite un consiglio e lasciate perdere Jurassic Park: The Game . C'è tanto di meglio in giro.
Conclusioni
Telltale ha deciso di abolire il controllo dei personaggi e togliere al giocatore ogni possibilità di esplorare il mondo di gioco, riducendo tutto a una serie di banali Quick Time Event alternati a sezioni in cui bisogna solo cliccare sui punti d'interesse della schermata. Purtroppo Jurassic Park: the Game scorre senza fatica davanti ai nostri occhi come un brutto film, senza aggiungere nulla alla sceneggiatura originale e senza quasi bisogno di noi. Non abbiamo tempo e modo di appassionarci a nessuno dei personaggi proposti, scelti tra i più triti, e anche le sezioni che dovrebbero tenerci con il fiato sospeso falliscono nel suscitare una qualunque apprensione. I dinosauri dovevano risvegliare ammirazione e timore, invece sono costretti a recitare come in un circo. Questo titolo poteva essere un grande videogioco con una solida licenza alla spalle, ma sembra sia stato finito in fretta e furia. Cinque ore per completare un'intera stagione senza mai un incentivo a proseguire non è degno dei Telltale. Se lo scopo era realizzare un casual game a episodi per tablet, allora forse ci siamo. Ma forse. Ma siete avvertiti, se cercare una bella avventura, rimarrete delusi.
PRO
- Colonna sonora del film
- Tutta la stagione in un colpo solo
CONTRO
- Gameplay appena abbozzato
- Nessun incentivo a proseguire nel gioco
- Cast di ricercata banalità
- Rischio di sbadigli in rapida successione
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: Intel Core 2 Quad Q6600
- RAM: 2 GB
- Scheda video: GeForce 8800 GT
- Sistema operativo: Windows Vista
Requisiti minimi
- Sistema Operativo: Windows XP / Vista / Windows 7
- Processore: 1.8 GHz Pentium 4 o equivalente
- RAM: 2 GB
- Scheda video: ATI o NVidia con 256 MB RAM
- DirectX: versione 9.0c