Esiste una linea sottile che separa il genio dalla follia. Borderlands è quella tipologia di opera che riesce da una decina d'anni a muoversi su quel filo impercettibile, almeno per quanto riguarda i capitoli sviluppati da Gearbox. La recensione di Borderlands 3 è tanto semplice quanto spinosa, perché richiede di mettere sul piatto una formula rodata e perfezionata, che si scontra con la volontà di una rivoluzione mai assecondata davvero. Come giudicare quindi l'ultima fatica del team texano, gioco tra l'altro dibattuto a gran voce per le più disparate motivazione etico-economiche? Noi abbiamo deciso di muoverci in una direzione semplice quanto sincera: quella del divertimento provato nel giocare costantemente per una settimana a Borderlands 3. Vi assicuriamo che, al netto di qualche leggera sbavatura, vorremmo tornare nelle Terre di Confine anche ora, mentre scriviamo questo pezzo!
La storia di Borderlands 3: i gemelli Calypso e le Cripte
Storicamente la serie Borderlands non ha mai brillato per narrazione. I pretesti con i quali i diversi gruppi di cacciatori delle cripte partivano per le loro scorribande, non facevano che tramutarsi in una moltitudine di compiti disseminati per le mappe di Pandora, il pianeta che fino a questo terzo capitolo ha fatto da sfondo alle vicende. È vero anche che il secondo gioco aveva ampliato le basi e messo al centro dell'attenzione un villain che resterà per sempre nella mente di milioni di giocatori. Proprio al confronto con Jack il Bello sono chiamati a scontrarsi i gemelli Calypso, nuovi super cattivoni mossi da motivazioni sempre troppo aleatorie e che, anche quando totalmente svelate nelle ultime fasi, non riescono comunque a lasciare del tutto il segno. I ragazzi di Gearbox, probabilmente consapevoli di dove rimpiazzare un personaggio fin troppo amato, hanno scelto la via della sottrazione, mostrandoli poco o nulla nella prima metà della campagna e puntando poi su personalità "social" fortemente affini alla società odierna. I Calypso sono a tutti gli effetti l'equivalente delle webstar odierne, che fanno live streaming per i propri fan e che puntano sempre più in alto per soddisfare la voglia dei propri spettatori.
Questo elemento se non altro rappresenta uno spaccato della società non totalmente ignorabile, che ci dimostra anche in maniera limpida un altro dettaglio importante di Borderlands 3. A dispetto di quello che si potrebbe pensare o che alcuni vogliono far credere, dietro la potenza e l'irriverenza di una scrittura che non si pone freni, si nasconde una storia che tocca tematiche mature che vanno dall'importanza del gruppo alla sincerità familiare, passando per ciò che significa essere leader e anche per la gestione del lutto. La trentina di ore necessaria a concludere la storia dedicandogli il giusto tempo, seppur tentando invano di raggiungere momenti epici cinematografici, ci ha colpiti per il modo nel quale mette al centro la donna (come è sempre stato in Borderlands) senza per questo piazzarla sul piedistallo del buonismo.
Così come interessante è la scelta di farcire una sezione centrale con una serie di missioni che portano a ritrovare tante vecchie conoscenze, senza tramutarle in un attimo in NPC inutili. Difficilmente insomma vi ritroverete alla fine di Borderlands 3 a pensare di aver vissuto una storia scialba e sciatta, certamente meno curata di alcune produzioni videoludiche attuali, ma non per questo meno impegnata. Un dettaglio su tutti che mette in luce la forza della scrittura di questo capitolo rispetto ai precedenti, è la cura con la quale sono state elaborate le infinite missioni secondarie presenti. Inutile dire che non tutte raggiungono la pienezza strutturale e narrativa, ma parliamo di una vagonata di compiti (almeno una sessantina) che dispongono tra le proprie fila alcuni pezzi da novanta. Compierle significa aprire dei canali diretti con il background di un'intera galassia. Tra le follie personali di individui mentalmente bruciati, passando per richieste di soccorso, per arrivare perfino alla possibile scoperta di antiche civiltà, i compiti secondari sono la vera essenza di un'esplorazione altrimenti piuttosto piatta. Lungi da noi anticiparvi nel dettaglio alcuni di questi momenti tutti da vivere ma risulta chiaro, alla luce della storia della serie, quanto sia importante essere spronati a girovagare per le Terre di Confine.
Il gameplay perfezionato
Se a livello narrativo Borderlands 3 ha fatto un grosso passo in avanti rispetto al passato, è sul piano del gameplay che si è raggiunto il pieno perfezionamento della formula. Nei mesi passati vi abbiamo raccontato a più riprese di come il gioco non avesse spinto nella direzione della rivoluzione. Giocare a Borderlands 3 per chi viene dai precedenti capitoli della serie è infatti tanto semplice quanto immediato: tutto è al proprio posto, dal menù principale alla gestione dell'inventario, passando per la scelta delle classi e la crescita di ogni singolo personaggi. Questi elementi ne costituiscono anche, allo stesso tempo, i tratti migliori e quelli meno riusciti.
Nonostante un sistema di gioco che funziona ancora oggi dopo dieci anni e che da ulteriore valore alle passate intuizioni del team texano, non vi è dubbio che la scelta di non modificare nulla si rivela in qualche modo conservativa. In questa decade sono passate sotto mano quasi due generazioni di console, e ritrovarsi ancora oggi a girare per mappe divise da orrendi muri invisibili e letteralmente "clickabili" è quanto di meno immersivo si possa trovare in un videogioco all'alba del 2020. A fianco a questo si posizionano anche la forte mancanza di interattività con gli ambienti e una serie spropositata di mappe sostanzialmente vuote, che non invogliano alla ricerca delle poche tipologie di collezionabili, se non per il gusto di ascoltare l'ennesima registrazione dall'altissimo tasso di humor. Quasi scontata è la pochezza dell'intelligenza artificiale: nonostante dei passi avanti fisiologici, Borderlands 3 resta un looter shooter e, in quanto tale, non punto certamente sulle qualità intellettive dell'infinita di carne da macello che vi lancia su schermo.
Siccome abbiamo davvero tanto da dire per quanto concerne gli aspetti positivi del gioco, chiudiamo la parentesi sulle leggerezze dello sviluppo parlando proprio della gestione dei menù. I rimaneggiamenti rispetto al secondo capitolo sono stati davvero pochi, ed è così che ci si trova ancora oggi a navigare un'interfaccia scomoda e poco intuitiva, senza alcun tipo di personalizzazione, e con la sensazione di aver quasi risparmiato sul lavoro, piuttosto che per una precisa scelta di mantenere una coerenza strutturale. Gestire il proprio inventario è un inferno esattamente come anni fa, con la conseguenza che, a meno di "lockare" gli oggetti, si rischia di finire per vendere o buttare anche quelli equipaggiati. Lo stesso vale per la mappa, ancora poco navigabile e, seppure qui impreziosita del teletrasporto istantaneo senza passare per i marchingegni appositi, si fatica a credere dell'impossibilità di teletrasportarsi direttamente dalle parti dei proprio compagni di squadra, soprattutto alla luce dell'introduzione dello spostamento rapido all'interno dei propri veicoli. Fatto salvo per questi elementi, non possiamo nascondere che il resto è tutto lì dove deve essere, compresa una struttura delle quest che per quanto basilare, tenta sempre di mettere sul piatto location e motivazioni differenti.
Ciò che meglio funziona in questo senso è proprio la differenziazione, valida sia per le tipologie di nemici, sia per quella dei quattro eroi disponibili. Gli antagonisti rispondono ad una serie di classi specifiche, e di conseguenza vanno affrontati più o meno a tasta bassa. All'interno della singola categoria sono però presenti una miriade di sottoclassi, che vanno ad ampliarsi più si aumenta il grado di difficoltà del gioco. Ognuno di questi può avere tre diverse tipologie di energia: quella vitale in rosso, la corazza in giallo e lo scudo in blu. I differenti elementi e alcuni specifici perk delle armi che troveremo in gioco, si riveleranno più adatti per l'uno o per l'altro, aggiungendo quel pizzico di strategia che non guasta mai.
Parlando invece dei personaggi che è possibile scegliere, questi si sono rivelati estremamente più particolareggiati di quanto non sia mai accudito in passato. Ognuno di loro può crescere come meglio crede in ognuno dei tre rami disponibili. Questi consentono di acquisire una singola abilità attiva, da equipaggiare secondo le possibilità della classe scelta, seguita da tutta una serie di skill attive e passive sottostanti. La loro attivazione modificherà non solo l'abilità di classe ma andrà a cambiare radicalmente l'aspetto strutturale della build per proprio personaggio, istruendolo verso i più disparati compiti. Non vi è limite alle scelte possibili, se non quello dettato dal level cap attuale attestato sul livello 50. Come sempre è inoltre possibile decidere di cancellare tutti i punti spesi e ridistribuirli, ad un costo variabile basato su una percentuale di denaro a disposizione. Noi abbiamo passato circa 45 ore al comando di Fl4k, il domatore, spendendone invece un'altra decina divisa equamente tra gli altri personaggi. Le differenze si sono rivelate sostanziali non solo cambiando cacciatore, ma anche provando a modificare fortemente una build già creata, tramutando magari un personaggio melee come Amara, in una Sirena totalmente elementale e in grado di combattere anche dalla lunga distanza. Questa differenziazione è uno degli aspetti maggiormente curati del titolo e migliorati rispetto al passato.
Concludiamo questa disamina sul gameplay facendo un plauso a Gearbox per il modo con il quale ha trattato le fasi di gioco vere e proprie. L'intuizione di aggiungere una scivolata in game (che tra l'altro può rivelarsi un'arma fedelissima equipaggiando alcune specifiche reliquie) ha permesso al gioco di raggiungere una maturità non indifferente. Questo elemento unito ad un gunplay rinnovato e fluidissimo, fatto di salti e piombo come mai prima d'ora, consentono a Borderlands 3 di rivelarsi un'esperienza in grado di generare assuefazione.
ENDGAME
Bordelands 3, come tutti gli appartenenti a questo genere, deve necessariamente vivere sul lungo periodo, donando ai giocatori un endgame appassionante e sostanzialmente infinito. Certamente torneremo a parlare di questo aspetto quando lo avremo approfondito ancor di più, ma è intanto il caso di illustrare come funziona e si articola una componente così importante. Una volta terminata la campagna si ha la possibilità di scegliere due diverse opzioni: una vi richiede di alzare ulteriormente il livello di difficoltà e di ripetere nuovamente tutto il viaggio; l'altra vi consente di continuare a girare per le lande del gioco ma normalizzando il livello dei nemici al vostro e aggiungendo dei modificatori sempre diversi. Questi possono essere positivi o negativi e vanno a cambiare radicalmente il vostro modo di giocare. Le attività puramente legate a questa fase non prevedono veri e proprio raid boss, che verranno aggiunti più avanti, ma l'introduzione dei cosiddetti "terreni di prova". Si tratta letteralmente di coordinate speciali ritrovabili durante l'esplorazione sui vari pianeti, e che aprono ad ulteriori zone della galassia. In sostanza sono vere e proprie mappe aggiuntive all'interno delle quali scontrarsi contro una serie di avversari fino ad arrivare al boss di turno. Per ora sono una manciata e non brillano certo per design, ma allungano l'infinita quantità di attività presenti nel gioco. Sono già stati annunciati un paio di contenuti gratuiti che arriveranno entro la fine dell'anno, come quello che con tutta probabilmente sarà dedicato ad Halloween e che andranno ad aggiungersi ai quattro DLC principali previsti. Parlando di endgame è impossibile non nominare anche il "Grado Guardiano". Prende il posto del vecchio "badass" e non è altro che una crescita in esperienza ulteriore a quella che porta al cap del personaggio. A differenza del passato quindi, non sarà necessario portare a termine specifici compiti, ma basterà giocare per sbloccare gettoni che saranno poi spendibili su alcuni parametri scelti a caso dal sistema. Esistono infatti tre diverse specializzazioni: Incursore, Superstite e Cacciatore. Scegliere di spendere un gettone sul danno arma o sul totale dello scudo, modificherà permanentemente le percentuali del proprio account e non solo dello specifico cacciatore. Questa scelta risulta importante soprattutto al fine di spingere al rigiocare la campagna con tutti i diversi personaggi, continuando a guadagnare gradi già dai primi livelli di gioco. Continuare a salire di grado e spendere i gettoni porterà anche a sbloccare una serie di skin e perk specifici delle specializzazioni, chiamandovi ad arrivare oltre il grado 200 per completare la crescita.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema Operativo: Windows 10
- CPU: Intel i7 7700
- Ram: 16GB
- GPU: NVIDIA GeForce GTX 1070
Requisiti minimi
- Sistema Operativo: Windows 7/10
- CPU: AMD FX-8350 o Intel i5-3570
- Ram: 6GB
- GPU: AMD Raden HD 7970 o NVIDIA GeForce GTX 680
- HDD: 75GB
Requisiti consigliati
- Sistema Operativo: Windows 7/10
- CPU: AMD Ryzen 5 2600 o Intel i7 4770
- Ram: 16GB
- GPU: AMD Radeon RX 590 o NVIDIA GeForce GTX 1060
Grafica e sonoro
Veniamo all'ultimo punto riguardante questa recensione di Borderlands 3: l'aspetto tecnico. Ne abbiamo in realtà già parlato precedentemente e per questo ci interessa solo puntualizzare su alcune questioni meglio osservate nel corso delle tante ore di test. Dal punto di vista meramente visivo, Borderlands 3 è una gioia per gli occhi. La quantità di elementi a schermo, la frenesia e i colori che lo contraddistinguono, rappresentano un mix geniale che da solo basterebbe ad attrarre i giocatori. Anche lì dove qualche texture non convince, ci pensa uno straordinario stile cartoon a smussare i limiti e a regalare al gioco un carattere estetico da applausi. Il passo in avanti rispetto al passato è netto e tangibile e sfidiamo chiunque a dire il contrario.
Meno bene per quanto riguarda l'ottimizzazione, elemento che ha ancora chiari elementi da risolvere e che però non limita l'esperienza, almeno su PC dove lo abbiamo testato noi. È certamente presente qualche calo di frame nelle situazioni più concitate e soprattutto nei primi momenti dopo l'ingresso in una nuova zona: ovvero quando il gioco sta pian piano caricando tutti gli asset dell'ambiente. Positivi invece i caricamenti che nel nostro caso, complice l'installazione su di un SSD, si sono dimostrati praticamente inesistenti.
Ultimo plauso al sonoro, con una scelta musicale azzeccata, effetti audio straordinari sia per le armi che per gli ambienti e un doppiaggio in italiano che, nonostante qualche ripetizione di troppo nelle voci, aumenta il coinvolgimento e rende perfettamente la follia del mondo di Borderlands.
Conclusioni
Borderlands 3 è probabilmente il titolo che meglio incarna l'idea del looter shooter. Lo fa continuando a dettare legge in un genere che non riesce a trovare, al di fuori di Destiny e The Division, dei concorrenti in grado di tenergli testa e, soprattutto, riuscendo a mantenere quell'anima offline così importante per tanti giocatori. Quest'ultimo elemento è però anche il suo più grande limite. Evitare di legarsi indissolubilmente alla rete, impedisce al gioco di aggiungere meccaniche di squadra particolari ed elementi costantemente presenti nel mondo di gioco, smorzando un po' la complessità delle mappe e degli eventi in esse presenti. Le piccolezze legate a questi elementi e alle sbavature sulla navigazione dei menù e su una "pigrizia" di base nell'innovare, sono gli unici elementi che impediscono a Borderlands 3 di raggiungere la pienezza di votazione. Va comunque bene cosi e, in attesa di scoprire in che direzione si muoverà la serie, non possiamo che consigliarvi di lanciarvi nella mischia della galassia, con tutti i pianeti presenti.
PRO
- Narrazione molto migliorata rispetto al passato
- Divertente come pochissime altre cose sul mercato
- Stracolmo di contenuti, e già pronto a riceverne di nuovi
- Giocabile offline e in split screen...
CONTRO
- ...limitando purtroppo alcune possibilità odierne
- L'interattività e le mappe potevano risultare più vive