Ai lettori più giovani potrà sembrare difficile da credere, ma c'è stato un momento nel secolo scorso in cui il nostro cinema di genere è stato il migliore al mondo. In particolare, tra gli anni '70 e '80, l'horror italiano guidato da maestri come Dario Argento e Lucio Fulci ipnotizzava un'intera generazione di appassionati, costruendo uno stile inconfondibile e ispirando cineasti e creativi di ogni foggia.
È proprio grazie a questa magica caratteristica dell'arte di toccare persone lontane migliaia di chilometri, che un giovane giapponese di nome Hifumi Kono vede questi film, se ne innamora e poi, appena uscito dall'università, decide di creare un videogioco. È il 1995 quando Clock Tower esce in Giappone su Super Famicom.
Il videogioco ha un buon successo, anche grazie alla sua palese ispirazione a Phenomena, la pellicola di Dario Argento. Perfino la protagonista, Jennifer, è ispirata nelle fattezze alla Jennifer Connelly del film. Con il suo riuscito mix di esplorazione e inseguimenti al cardiopalma, Clock Tower diventa ben presto un prodotto di culto. C'è solo un problema: nonostante dal secondo capitolo in poi ci si allarghi al mercato mondiale, il primo Clock Tower non è mai uscito fuori dal Giappone. Ha beneficiato di una traduzione amatoriale, ed è stato poi riproposto su PlayStation e perfino su Wii e Wii U, ma sempre solo in terra nipponica. Almeno fino a quando WayForward e Limited Run Games non hanno annunciato l'arrivo di questa versione speciale ribattezzata Clock Tower: Rewind della quale vi parliamo oggi nella nostra recensione.
Benvenuti alla Clock Tower
I genitori di Jennifer Simpson sono morti quando lei era ancora una ragazzina e ora, adolescente, vive in un orfanotrofio, in Norvegia. Un giorno di settembre del 1995, Jennifer e altre tre ragazze vengono finalmente adottate dai Barrows, una famiglia benestante che vive in una grande villa in stile europeo nel bel mezzo di un bosco, la cui particolarità è una svettante e caratteristica torre dell'orologio.
È un cliché dell'orrore giapponese di quegli anni: la misteriosa villa, magari isolata nel bel mezzo di un foresta, i cui abitanti nascondono un terribile segreto. Nel 1977, Nobuhiko Obayashi arrivò nelle sale giapponesi con Hausu, la storia di un gruppo di ragazze che cercano di sopravvivere all'interno di una casa infestata, e poi Sweet Home, del 1989, da cui è tratto anche l'omonimo videogioco, prodromo di un certo Resident Evil. E come dimenticare Otogiriso, antenato delle sound novel, che condivide lo stesso incipit.
In ogni caso, come è facile immaginare, non appena arrivate nella villa, le ragazze cominciano a sparire una dopo l'altra. Rimasta sola, Jennifer cerca di raccapezzarsi tra i corridoi della magione: decine di stanze da letto, strambi cortili interni, un vero e proprio labirinto di scale, fino a quando non sente un urlo agghiacciante.
Così, si precipita a vedere e, non appena entrata nel grande salone, un lucernario colorato va in frantumi, proprio come nella scena di Suspiria, altro indimenticabile film di Dario Argento. Dal soffitto cade il corpo di una delle sue compagne, e con esso quello che diverrà il suo incubo nelle ore successive: un orribile ragazzino deforme che maneggia delle enormi forbici. Negli anni, i fan lo hanno ribattezzato Scissorman. Jennifer si volta e fugge, il cuore le martella nel petto. Da questo momento inizia la caccia: Jennifer può opporre alla lama solo il suo ingegno e la sua forza di volontà. Riuscirà ad avere la meglio sugli orrori che abitano la villa?
Un horror punta e clicca
Il tempo non è stato un gentiluomo con Clock Tower. Si tratta senz'altro di un videogioco di culto, ma se volete giocarci per cultura personale, o anche solamente perché si tratta effettivamente di un titolo che dalla sua ha ancora delle trovate niente male, dovete essere disposti a ingoiare un po' di grane, solo parzialmente mitigate dalle aggiunte di questa nuova versione rivista e corretta.
Intanto, cosa include il pacchetto di Clock Tower: Rewind? Cominciamo con la versione originale e quella migliorata. Quest'ultima integra contenuti tagliati e alcuni di aggiustamenti che la rendono meno tediosa, andando a velocizzare il ritmo di gioco. Ci sono, inoltre, una nuova introduzione animata, due canzoni cantate da Mary McGlynn (già voce per alcuni brani di Silent Hill 3) ed Emi Evans e un fumetto che riassume la storia del titolo. Dal menù è possibile accedere anche a una serie di interviste con Hifumi Kono, nelle quali racconta le ispirazioni del gioco, la sua lunga eredità e il futuro della saga, e poi dei memorabilia come le scansioni ad alta risoluzione dei vari libretti d'istruzioni. La ciccia, quella vera, è ovviamente il videogioco e la possibilità di averlo finalmente tradotto e adattato per il nostro mercato, perfino in lingua italiana.
Clock Tower è un'avventura horror punta e clicca in 2D. Jennifer seguirà quello che il giocatore le indica con il puntatore, può raccogliere oggetti, esaminarli nel piccolo inventario a disposizione e usarli sugli elementi dello sfondo. Può correre, camminare e poco altro. L'interfaccia è evidentemente vetusta, i tempi dilatatissimi. Ci si trova davanti a un horror pre Resident Evil, che è stato uno spartiacque importante nel genere. In Clock Tower gli inserti action sono ancora perlopiù assenti: tutto si basa sulla risoluzione dei puzzle attraverso l'utilizzo dell'oggetto giusto, sulla ricerca di chiavi che danno accesso ad altre aree della villa e sulle occasionali fughe da Scissorman.
Questi ultimi sono i frangenti più serrati e adrenalinici della produzione ma, dopo tanti anni, vanno incontro a numerosi problemi e rischiano di portare il giocatore davanti a dei veri e propri vicoli ciechi che, nei casi più estremi, rischiano di costringerti a ripartire dall'inizio dell'avventura.
Le possibilità di sopravvivenza di Jennifer, infatti, sono legate alla gestione della stamina, rappresentata dal colore di sfondo del ritratto in basso a sinistra sullo schermo. Quando questa finisce, per esempio perché si è preferito correre anziché camminare, non ci sarà modo di opporsi all'attacco di Scissorman. E dal momento che il gioco salva dei checkpoint automatici a ogni cambio di stanza, capita di essere inseguiti dal mostro senza più stamina e di trovarsi spalle al muro, senza possibilità di recuperare e con un destino ormai segnato.
A tal proposito non servono a molto nemmeno le aggiunte di questa versione migliorata, come la possibilità di riavvolgere il tempo, o di effettuare un salvataggio temporaneo. Nel primo caso perché le animazioni molto lunghe e i tempi dilatati non permettono di tornare indietro abbastanza da evitare il pericolo; nel secondo perché, se non si ha un salvataggio prima dell'inizio dell'inseguimento c'è ben poco da fare.
Un omaggio ai gialli italiani
Nonostante queste asperità, Clock Tower: Rewind riesce perfettamente a costruire situazioni di tensione. Scissorman è un villain pieno di carisma, grottesco e perfino ironico in alcuni frangenti, ma capace anche di incutere una certa inquietudine proprio per la sua aria fanciullesca. È un nemico estroso, appare nelle situazioni più assurde: stai esplorando una stanza e lui si catapulta fuori dall'armadio e comincia a inseguirti con quelle enormi forbici affilate. Lo trovi nascosto dalle tende, oppure appostato dietro a un pianoforte. È capace di spuntare fuori lanciandosi dal secondo piano della villa. È una sorta di proto-Nemesis, un Mister X ante litteram, e nel suo essere bizzarro e minaccioso funziona alla grande. Questo anche grazie al comparto audio che è, senza mezzi termini, straordinario.
Hifumi Kono chiese che la colonna sonora fosse un omaggio al progressive rock dei Goblin, il gruppo italiano che compose le musiche di alcuni dei film più famosi di Dario Argento, come l'immortale Profondo Rosso e il già citato Phenomena. Quando Scissorman arriva sulla scena, la musica comincia a martellare con un ritmo inquietante e irresistibile, snervante, capace di rubare perfino la scena al cattivo.
Clock Tower: Rewind si conclude in fretta, in un paio di ore a esagerare. L'incentivo a rigiocarlo è dato dai finali diversi e dal fatto che ogni volta gli oggetti chiave per proseguire nell'avventura possono essere trovati in posti differenti, ma in fin dei conti l'esplorazione della villa e la progressione di gioco sono sempre molto simili in ogni partita. È vero che esistono diverse occasioni per studiare meglio la storia della famiglia Barrows e della magione, e anche diversi epiloghi per i cattivi, tutti molto divertenti e in linea con i truculenti omicidi riservati agli assassini nei film gialli di Argento, ma forse non è abbastanza per convincere il giocatore a rigiocarlo.
Conclusioni
Un omaggio sentito alla cinematografia italiana dei gialli anni settanta e ottanta e all'horror esoterico di Dario Argento, in particolare a Phenomena. Clock Tower è un classico videoludico che, per la prima volta, viene portato fuori dal Giappone e localizzato in moltissime lingue, italiano compreso. Per giocarlo, ovviamente, bisogna venire a patti con un sistema e dei tempi che non sono per niente moderni, ma questo titolo ha ancora dalla sua fantastiche scintille di orrore e una colonna sonora favolosa. Da giocare anche per ripassare un pezzo di storia dei videogiochi.
PRO
- Un classico finalmente disponibile anche in occidente
- È un omaggio al cinema di genere nostrano
- Colonna sonora strepitosa che cita i Goblin
CONTRO
- Bisogna essere disposti a meccaniche antiquate e tempi dilatati
- A volte è difficile, se non impossibile, uscire da una situazione di pericolo
- Si poteva fare di più per modernizzare l'esperienza con le opzioni aggiuntive