Per questa recensione di Death Stranding Director's Cut è necessario procedere a piccoli passi, esattamente come deve fare Sam Bridges, che ne è protagonista assoluto, quando esplora territori sconosciuti. L'occasione è infatti troppo ghiotta per non iniziare parlando del lascito di Death Stranding, quel che ne è seguito a due anni dal suo debutto. Abbiamo però un prodotto da analizzare, questa Director's Cut che aggiunge, modifica, riequilibra, e lo faremo partendo da due diversi punti di vista, in modo da soddisfare sia chi quest'avventura l'ha già vissuta ed è pronto a tornarci, sia chi invece si sta preparando alla sua prima specialissima volta.
Le origini
Death Stranding è il primo gioco che Hideo Kojima ha ideato dopo aver lasciato Konami, la compagnia nella quale è cresciuto professionalmente e che gli ha permesso di creare rinomate serie come Snatcher, Metal Gear Solid, Zone of The Enders e Boktai. Hideo Kojima è un creativo dall'impronta autoriale molto forte, cosa sempre più rara nel campo dei videogiochi ad altissimo budget, ed è divenuto famoso prevalentemente per cose come abbattere la quarta parete attraverso geniali soluzioni di gameplay (il malvagio Psychomantis di Metal Gear Solid ne è un perfetto esempio) e per merito della sua inquietante capacità di anticipare il futuro attraverso ingarbugliate trame sci-fi che animano personaggi indimenticabili. L'artista è presente, direbbe Marina Abramovic, tanto presente nei giochi di Hideo Kojima che molti finiscono per non apprezzare. È normale che accada, ma non sentirete mai nessuno dotato di un minimo di conoscenza della materia sminuire le idee, le intuizioni, la capacità di giocare con il pubblico, di questo cinquantottenne originario del distretto di Setagaya di Tokyo.
Stile libero
Rispetto alle altre industrie dedite all'intrattenimento, quella dei videogiochi è dove il creativo si ritrova più spesso imprigionato nel suo maggiore successo. Menti esplosive finiscono così a lavorare per una vita sulla stessa idea, anche quando questa non può più contenere la loro visione, che naturalmente s'allarga con l'età, l'esperienza e una cultura in espansione. Negli ultimi anni in Konami, quando era oramai divenuto chiaro che Metal Gear non poteva più contenere la sua fervida immaginazione, Hideo Kojima ha provato a reinventare Silent Hill finendo solo per reinventare se stesso. In P.T., il "playable teaser" di Silent Hills, è infatti già possibile intravedere i risultati del nuovo processo creativo che, dopo la rocambolesca ritirata videoludica di Konami, ci ha infine portato a Death Stranding.
Dannazione, tutti avremmo voluto vedere e giocare quel Silent Hills, ma con la sua cancellazione e la successiva rottura tra Hideo Kojima e Konami non ci è andata affatto male, se non addirittura meglio. Death Stranding è qualcosa che con un budget simile non si vede praticamente mai, è espressione di una libertà quasi assoluta che non siamo del tutto certi Kojima avrebbe avuto lavorando alla famosa serie horror nel quale si era impelagato. Del resto, se aveva tanta voglia di fare un horror, lo avrebbe potuto fare benissimo anche dopo, ma in fondo Death Stranding e questo Death Stranding Director's Cut non sono anche questo?
Cinegameplay
Uno dei più grandi traguardi raggiunti in questa sorta di età della maturità per Kojima, è l'essere riuscito finalmente a unire insieme cinema e videogiochi in modo che nessuna delle due nature prevarichi l'altra, come avviene in tanti titoli inclusi almeno un paio firmati proprio H.K.. In P.T., e in misura maggiore e compiutezza in Death Stranding, è semplicemente il gameplay a funzionare davanti alla cinepresa, ad essere telegenico, ed è sempre il gameplay il protagonista sul quale è stata costruita e lavora la messa in scena. È il gameplay stesso insomma a trasfigurare in cinema l'irrealtà. Una direzione verso la quale non sta lavorando nessuno e che pone il giapponese, vi piaccia o meno, in una posizione unica rispetto a un'industria dei videogiochi sempre più polarizzata e, ci spiace, anche troppo spesso banalizzata.
Una simulazione narrativa
Parliamone allora di questa star indiscussa, il gameplay di Death Stranding che come tutti i grandi può essere riassunto in pochissime parole: sei Sam Porter Bridges e devi consegnare pacchi di ogni tipo in giro per gli Stati Uniti, ma mica quelli da cartolina, parliamo degli Stati Uniti dopo che il mondo dei morti ha iniziato a specchiarsi in quello dei vivi causando ogni tipo di collasso spaziotempo. Ogni viaggio può essere soggetto a diversi intoppi: l'assalto di pazzi, cronopioggia che rovina gradualmente ciò che trasportiamo, fantasmi chirali ai quali sparare sangue, oltre alla morfologia del terreno che può causare altri problemi seri negli spostamenti, se non si presta attenzione.
Per superare al meglio ogni possibile noia che rallenterebbe la consegna, o ancora peggio rischia di farci rovinare ciò che stiamo trasportando, Death Stranding introduce sempre nuovi strumenti aumentando di riflesso la difficoltà dei viaggi proposti e i chilometri da percorrere. L'approccio al viaggio è assolutamente simulativo, è necessario per esempio stare attenti alla distribuzione dei pesi e tenere d'occhio altre variabili importanti, mentre la griglia che regola le spedizioni è narrativa travestita da una complessità solo apparente, ma tanto basta per creare l'illusione di essere lì, alle prese con un mestiere reale simulato in fantasia, cercando di capire come sfruttare le ultime energie in corpo per raggiungere il rifugio sopra quel picco, o cercando di scendere sani e salvi in quel crepaccio.
Istruzioni per l'uso
Per rendere le cose meno impegnative, per abbattere le barriere insuperabili, potremo portarci dietro scale, picchetti da scalata, carrelli levitanti, e una valigetta che permette di costruire cose molto utili come ponti, torri d'avvistamento e altro in crescendo. Se le cose non sono già abbastanza strane, sappiate che Death Stranding vi unirà ad altri giocatori e di questi vedrete le strutture che hanno costruito nel loro gioco, e loro vedranno e potranno naturalmente utilizzare le vostre, persino potenziarle o semplicemente votarle con un like. In più, dove passano più spesso i giocatori si creano dinamicamente sentieri sul terreno che hanno diversi benefici oltre a segnalare strade già battute e quindi più sicure. Ma le attività corali non finiscono qui: tutti insieme, ognuno nella sua partita, si può contribuire alla costruzione di una gigantesca autostrada che percorre quasi tutta l'intera mappa dell'avventura.
Un inizio migliore
La progressione con la quale si sbloccano nuove armi e ammennicoli vari è sempre stata una delle cose più divertenti di Death Stranding: puoi andare avanti nel gioco abbastanza velocemente, finirlo in una trentina di ore, ma è quando avrai portato a cinque stelle ogni possibile destinatario che potrai dire di aver visto e sbloccato praticamente tutto. In questa Death Stranding Director's Cut vengono aggiunti diversi oggetti intriganti, all'apparenza anche troppo utili, e la cosa ha generato un po' di paura nei fan del gioco, temendo che lo rendessero troppo semplice, addirittura triviale. Per rispondere a questa domanda, abbiamo deciso di gettare alle ortiche le 220 ore passate con la prima edizione del gioco per iniziare la Director's Cut daccapo.
La scelta è stata subito premiata con una parte introduttiva molto più piacevole che nel Death Stranding normale, merito soprattutto di un nuovo fucile che permette di stordire i nemici a distanza, rendendo più vari i primi incontri con i Muli, e un senso di progressione più morbido e allo stesso tempo intenso poiché arricchito dai nuovi contenuti. Il nuovo fucile prima, la nuova moto con carrello montacarichi integrato poi, e tutto quel che viene sbloccato in seguito e che non era presente nel Death Stranding originale, non rende le cose più semplici, ma più varie e divertenti. La moto con carrello integrato sembra un'idea troppo vincente per non creare un disequilibrio, quando poi la usi e t'accorgi che prendendo in velocità un masso troppo grosso questo può disperdere e danneggiare il carico, in seguito ci pensi due volte a tirarla nuovamente fuori dal garage; il nuovo ponte pedonale che si costruisce senza materiali aggiuntivi e sostituisce in alcuni casi la scala, non funziona sotto la cronopioggia. Anche le novità rispettano le stesse regole dei contenuti originali.
Niente game over
Del resto Death Stranding non è mai stato interessato a una difficoltà classica. É uno di quei giochi senza game over, c'è l'espediente anche qui, e di conseguenza non vuole punirvi con un caricamento inutile ma soltanto esortarvi a pensarla meglio, a divertirvi sperimentando con i suoi sistemi di gioco che prevedono anche cocenti delusioni, fallimenti critici come un intero carico perso nel fiume per un piede messo male, una caduta a pendenze suicide per il fiato troppo corto e una borraccia troppo vuota, rush finali a piedi scalzi perché gli stivali si sono rotti per i troppi chilometri; Sam che sfiancato cade in ginocchio sotto la pioggia battente, circondato da fantasmi, con le pile dell'esoscheletro scariche, mentre un brano dei Low Roar risuona nella valle trasmesso da una centralina di ricarica costruita da un altro giocatore e distante pochi infiniti metri. I viaggi di Sam sanno anche essere divertenti e rocamboleschi, ma il più delle volte si cammina a fianco di un dramma umano che trova il suo perfetto simulacro nel volto contrito e stanco di Norman Reedus, nel suo corpo appesantito dai carichi sempre troppo pesanti, nella sua tuta sempre più lorda di fatica e cronosfighe.
La profezia
Naturalmente, parlando di Hideo Kojima, Death Stranding è composto in larga parte da lore, ambientazione e storia, innanzitutto personaggi. Il tutt'uno che compone questa opera ha una sua narrativa prestabilita che dà ritmo a spinge in avanti, verso il viaggio finale, come tantissimi documenti opzionali, segreti, consegne speciali che in questo Death Stranding Director's Cut aumentano anche di numero e varietà, tornando ad omaggiare Cyberpunk 2077 e Half-Life prima degli altri. La storia di Death Stranding traccia un universo mai visto prima, una fantascienza dai connotati unici e tutti da scoprire. Qui assisterete a invenzioni disturbanti e teatrali capovolgimenti di fronte tra mistica, tecnica e magica, sopravvivendo a una realtà avvolta da un perenne e lattiginoso crepuscolo che impone cinico le sue contorte regole.
Questo già due anni fa, ma avendo profetizzato così da vicino quello che il mondo avrebbe vissuto solo pochi mesi dopo il suo arrivo nei negozi, Death Stranding Director's Cut arriva portandosi dietro diversi significati in più. Doveva d'altronde essere la storia di quello che sarebbe potuto accadere, ma Death Stranding alla fine si è involontariamente trasformato in un allegoria di quello che solo adesso ci stiamo faticosamente lasciando alle spalle. Vissute sulla pelle pandemie e lockdown, oggi genera emozioni diverse, molto più intense, vestire i panni di Sam Bridges, questo corriere all'inizio solo che cerca di riunire l'America consegnando pacchi ad abitanti impauriti e in isolamento, tracciando letteralmente nuove strade, ragnatele, filamenti, collaborando con altri milioni di Sam in altrettanti piani dimensionali, le nostre case; in un mondo dove i like hanno sostituito il denaro e messianici cordoni ombelicali reali e teoretici legano i vivi alle loro funeree ombre nel cielo.
Citazionismo olimpico
Death Stranding è anche uno straordinario prodotto crossmediale, è un progetto che funziona da antenna che trasmette a banda larga un'idea di musica, di fratellanza, di umanità che il giocatore assorbe lentamente. Muovendosi sul tratteggio composto da cinema e gameplay di cui abbiamo già abbondantemente parlato e che permette di creare una terza altra arte, attingendo al pop più alto ma mai meno che globale, Death Stranding intesse tra loro tutti gli elementi necessari per dare vita a quella che è una delle opere culturali più importanti di questi anni.
Il tutto nobilitato da un cast d'eccezione composta dal già citato Norman Reedus, Lea Seydoux, Tommy Earl Jenkins, Mads Mikkelsen e una giovanissima Margaret Qualley prima che sfondasse definitivamente come seguace di Charles Manson in C'era una volta a Hollywood. C'è persino Lindsay Wagner in duplice versione, com'era ai tempi de La Donna Bionica e com'è ora da splendida settantenne, a confermarci ancora una volta che qui si gioca al citazionismo olimpico. C'è anche spazio per Super Mario e la Principessa Peach in Death Stranding, peccato che non ci sia una funzione che scatti una foto alla faccia del giocatore, quando questo particolare cameo accade.
Inizi e ripartenze
Questa Death Stranding Director's Cut che lo stesso Hideo Kojima, giustamente, non ama definire Director's Cut, non è che introduca chissà quante novità. Le nuove missioni, anche se alcune molto affascinanti per via delle ambientazioni interne, non meritano da sole una rispolverata al proprio salvataggio; il circuito da corsa tanto pubblicizzato è un'idea simpatica, ma da solo non basta a giustificare una seconda partita. I nuovi strumenti come il cannone spara pacchi, la moto trasportatrice, il fucile elettrico, rendono il gioco senza dubbio più vario moltiplicando scelte e strategie a disposizione dell'utente, ma non lo trasformano di botto in Death Stranding 2. Anche le nuove personalizzazioni, come le spille da mettere sullo zaino e i nuovi oggetti sbloccabili per agghindare Sam sono cose che sarebbe stato bello avere fin da subito, ma collezionarle tutte non vale una seconda copia.
La somma delle parti
Sono però tutte queste cose insieme, più il rinnovato bilanciamento, a rendere una seconda run assolutamente consigliata a tutti gli innamorati del gioco. Inoltre è stato molto divertente andare a caccia di tutte le piccole differenze che sono state aggiunge e nascoste un po' ovunque, scoprire nuovi pericolosi carichi da portare, nuovi oggetti speciali da sbloccare, nuovi elementi grafici da apprezzare. Chi invece vuole per la prima volta incamminarsi all'interno nell'incredibile mondo creato dalla Kojima Production, e ha una PlayStation 5 sottomano, è bene che prenda in seria considerazione l'acquisto della Death Stranding Director's Cut (disponibile anche come upgrade da 10 Euro per chi già possiede la versione PlayStation 4) se vuole godersi l'esperienza migliore.
Oltre alle novità più appariscenti, la Director's Cut introduce novità apparentemente minori, ma in grado di fare una profonda differenza. Ne è un ottimo esempio il poligono di tiro che, oltre ad offrire divertenti sfide, abbina una sfida a tutte le armi che man mano verranno sbloccate, permettendoci così di individuare subito preferenze e possibili usi alternativi, cosa fondamentale in un gioco nel quale è importantissimo capire cosa portarsi dietro e perché. Dal poligono non aspettatevi però chissà cosa, tipo le famigerati VR Mission di Metal Gear Solid: le sfide sono simpatiche ma niente di particolarmente geniale.
Conclusioni
Ci troviamo davanti a un Death Stranding migliore, forse non essenziale per i fan del gioco originale, ma senza alcun dubbio la versione che consigliamo per iniziare. Su PS5 possiamo scegliere tra una buon upscaling in 4K che spesso viaggia a 60 fps, e un 4K nativo estremamente pulito, ma con qualche visibile attacco di singhiozzo. Al momento, a patto di avere la giusta configurazione, su PC si può arrivare facilmente a livelli più alti, anche grazie al supporto DLSS. Il feedback tattile fornito dal DualSense si accontenta invece del minimo sindacale, ma non guasta. Non deve piacervi per forza, ma se stavate cercando qualcosa di unico non potete far finta che non esista proprio la preziosissima unicità di Death Stranding.
PRO
- L'utente viene introdotto meglio alle meccaniche di gioco
- Le nuove costruzioni e i nuovi veicoli non rompono il gameplay, ma lo arricchiscono
- Muovere Sam a 60FPS non ha prezzo, anzi ce l'ha
CONTRO
- Qualche rallentamento in modalità 4k nativa
- L'uso del DualSense non lascia il segno
- Le boss battle sono state ribilanciate per le alte difficoltà, ma rimangono sorprendentemente poco ispirate