Parallele e perpendicolari
Molti utenti sembrano aver dimenticato, o fanno finta di non ricordare, che è stata proprio la serie di Driver, con i suoi primi due capitoli su PSX, a lanciare definitivamente nella galassia videoludica il genere dei racing-game “criminali”. Proprio per questo motivo, appare evidente come Reflections ci tenga particolarmente a dare lustro al proprio franchise, soprattutto dopo la sfortunata parentesi di Driv3r: e per quanto sicuramente questo Parallel Lines costituisca un passo in avanti verso il ritorno della serie ad alti livelli, allo stesso tempo non può essere considerato un vero punto d’arrivo. Certo, rispetto all’incompleto prequel i progressi ci sono stati e sono ben visibili, ma l’opera di Gareth Edmonson e soci sembra ancora destinata a rimanere distante dalla parte più alta del podio. Una sensazione del genere viene conferita già dallo storyline del prodotto, incapace di conquistare l’utente a causa di varie deficienze in termini di intreccio e di caratterizzazione dei personaggi. Protagonista, come accennato, è il diciottenne TK, che tramite le conoscenze di alcuni gangster locali, comincia nella New York del 1978 la propria carriera di autista criminale, solamente per venire tradito ed incastrato dai propri “colleghi” e ritrovarsi a dover scontare ben 28 anni di carcere: inutile dire che, al termine della pena, l’unico pensiero del nostro (anti)eroe sarà quello di vendicarsi dei mandanti del proprio arresto. Come è facile capire, proprio in virtù di questo plot diviso in due tronconi temporali, l’azione in Parallel Lines è scissa in maniera più o meno equa tra la New York del ’78 e quella odierna, anche se la sostanza non cambia molto:
Proprio in virtù di un plot diviso in due tronconi temporali, l’azione in Parallel Lines è scissa in maniera più o meno equa tra la New York del ’78 e quella odierna
Parallele e perpendicolari
l’utente ha sempre il compito di svolgere missioni –peraltro piuttosto convenzionali- a bordo dell’auto di turno, pescata tre gli 80 esemplari disponibili nel gioco. Il comportamento delle vetture è sempre convincente, come da tradizione Reflections, anche se sotto il profilo dei controlli si registra una forse eccessiva leggerezza delle stesse, complici uno sterzo assai sensibile ed un asfalto sdrucciolevole oltre ogni logica: fa invece storcere il naso la massiccia presenza di traffico sulle strade, che costringe a continui zig-zag e che congestiona gli stretti ponti che collegano le tre parti della città, obbligando il giocatore allo speronamento selvaggio. Le quattroruote non sono però le uniche protagoniste: oltre a poter guidare alcuni modelli di motociclette (peraltro caratterizzate da un handling discutibile), TK si trova spesso a muoversi a piedi, stavolta in termini di puro complemento del free-roaming e non per causa di precise scelte ludiche come in Driv3r: fortunatamente, queste porzioni di gameplay sono inserite in maniera armoniosa nel gioco, anche se fanno storcere il naso alcune imperfezioni nel sistema di controllo, principalmente riguardanti il lock-on delle armi da fuoco.
Not enough
Parallel Lines offre all’utente una serie di missioni principali affiancate da altre secondarie (si passa da gare su circuito o a checkpoint a lavoretti come il furto d’auto o la riscossione del pizzo), utili unicamente a guadagnare denaro extra, spendibile in upgrade per i propri veicoli nelle officine sparse per la città . Peccato che tale opzione si riveli un’inutile perdita di tempo, visto e considerato come sia materialmente molto più comodo e veloce rubare un nuovo mezzo per la strada piuttosto che fare la spola tra i vari garage. A parte ciò, il gameplay del titolo Reflections scorre senza grandi acuti né terribili bassezze, ravvivato in maniera perfino eccessivamente pedante dagli inseguimenti della polizia, alle cui pattuglie basta un minimo pretesto (è sufficiente passare col rosso, superare i limiti di velocità o viaggiare nella corsia opposta) per accendere le sirene: realistico, certo, ma non proprio divertente.
Il gameplay del titolo Reflections scorre senza grandi acuti né terribili bassezze, ravvivato in maniera perfino eccessivamente pedante dagli inseguimenti della polizia
Not enough
Ad ogni modo, seminare gli sbirri si rivela un’operazione tutto sommato facile, principalmente perché il gioco suddivide il livello di crimine tra l’auto e il personaggio, quindi dopo aver commesso reati on the road si deve solamente girare un angolo e cambiare vettura per ritornare puliti: inoltre, le volanti della polizia presentano una curiosa intolleranza nei confronti dei manti erbosi, capaci di rallentarle e farle sbandare in maniera obiettivamente ridicola. Due aspetti di Parallel Lines che invece vanno promossi a pieni voti sono la capacità da parte di TK di sparare durante la guida sporgendosi dal finestrino e l’opportunità fornita dal gioco di ricominciare una missione in qualsiasi momento semplicemente premendo un tasto, cosa che anche gli sviluppatori Rockstar dovrebbero finalmente imparare. Globalmente, comunque, Parallel Lines offre un’esperienza ludica di media intensità, accompagnata peraltro da una veste grafica anch’essa racchiudibile entro valutazioni oscillanti tra il sufficiente e il discreto. Se infatti la fedeltà della riproduzione di New York è senz’altro notevole, lo stesso non si può dire per l’infelice palette di colori adottata da Reflections e per le animazioni legnose del protagonista; ancora, a fianco di vetture ben definite e dai comportamenti verosimili vanno segnalate texture non entusiasmanti, pop-up ed un frame rate suscettibile a qualche calo. Insomma, la grafica di Parallel Lines è una vera e propria mixed bag, generalmente un po’ grezza ma tutto sommato apprezzabile vista anche la buona qualità degli FMV che fanno da contorno all’azione. Pollice su, infine, per il sonoro sotto il profilo degli effetti e delle musiche, quasi tutte azzeccate e piacevoli, mentre il parlato soffre di una compressione eccessiva e di un doppiaggio italiano tutt’altro che straordinario.
Multipiattaforma
Come da copione, Driver: Parallel Lines gira meglio su Xbox, principalmente sempre per motivi di migliore definizione delle texture ed inferiore aliasing, anche se lo stacco è decisamente più visibile se si visualizza il gioco a 480p. Usando la normale risoluzione, invece le due versioni non differiscono in maniera così lampante.
Commento
Driver: Parallel Lines è un prodotto tutto sommato onesto, che purtroppo non riesce ancora a riportare la serie ai livelli dei primi due storici capitoli. A Reflections va mossa principalmente la critica di aver voluto fare le cose in maniera forse troppo convenzionale, con un impegno eccessivamente timido nel cercare di percorrere una nuova strada: il risultato è che Parallel Lines offre un’esperienza ludica discretamente appagante, ma allo stesso tempo sostanzialmente anonima ed incolore, complici anche un comparto grafico non trascendentale ed una trattazione dello storyline piuttosto banale e poco coinvolgente. Insomma, il miglioramento rispetto al prequel c’è stato e va premiato, ma Reflections deve decisamente impegnarsi di più se intende tornare ai fasti di un tempo.
Pro
- Diversi passi in avanti rispetto al prequel
- Fedele ricostruzione di New York
- Solido comportamento delle vetture
- Gameplay un po’ blando e derivativo
- Grafica tra alti e bassi
- Alcune ingenuità davvero grossolane
Le regole sono chiare: dopo un passo falso, non c’è niente di meglio di un bel colpo di spugna per ricominciare da capo. Non stupisce dunque il fatto che, a seguito della flessione subita a causa di Driv3r, Reflections abbia ben pensato di dare una svolta netta al proprio franchise, perlomeno in termini stilistici: abbandonati i panni di Tanner e le location multiple, questo Parallel Lines mette in scena il giovane wannabe-gangster TK all’interno della ruggente New York del 1978. Vediamo ora se questo viaggio indietro nel tempo ha permesso alla serie Atari di compiere un effettivo salto in avanti in termini di qualità...