Un duro anno scolastico
Anche per quest’anno scolastico, Harry Potter dovrà vedersela con una grande quantità di problemi: lungi dal potersi godere la vita da collegiale fatta (presumiamo) di toga party magici e pozioni alcoliche, l’occhialuto taumaturgo verrà accolto subito dai guai, al suo ritorno ad Hogwarts. Gli inconvenienti cominciano già durante le vacanze estive: Harry si sente tenuto all’oscuro di quanto accade intorno a lui dai suoi amici più fidati, mentre si trova confinato a Privet Drive a casa dei Dursley. A Little Whinging, per aiutare il cugino Dudley Dursley attaccato da due “dissennatori”, il nostro eroe è costretto ad usare la magia di fronte ad occhi indiscreti, e per questo è costretto a presentarsi ad un’udienza disciplinare di fronte al Ministero della Magia. Trasferitosi quindi per il resto dell’estate a casa del padrino Sirius Black, Harry verrà a conoscenza del segreto custodito nella sua casa: la dimora di Grimmoud Place è in verità la sede di un’organizzazione segreta, chiamata Ordine della Fenice, capitanata da Albus Silente, che ha come scopo la lotta contro Lord Voldemort e le sue malvagie schiere.
Ad Hogwarts, le cose non sembrano andare molto meglio, anzi. Harry si ritrova al centro delle dicerie poiché il Ministero della Magia, attraverso la Gazzetta del Profeta, ha negato la possibilità del ritorno di Voldemort, catalogando le idee del protagonista come una semplice ricerca di attenzione da parte di tutti, e non risparmia parole dure anche per Silente, considerato un vecchio inadeguato al suo ruolo. L’apoteosi si raggiunge con l’arrivo nella scuola di una nuova insegnante di difesa contro le arti oscure, tale Dolores Umbridge, che in qualità di sottosegretario anziano del Ministro della Magia è in verità il braccio dell’ente che punta a sottrarre la scuola dal controllo di Silente, e farla avvicinare maggiormente alle posizioni del Ministero. Questa assumerà sempre più potere ad Hogwarts, fino a raggiungere il grado di Inquisitore Supremo. Ben presto, si arriverà allo scontro diretto tra il potere opprimente dell’Inquisitore e quegli studenti ribelli che hanno deciso di combattere tali abusi di potere…
Con la bacchetta tra le dita
Harry Potter e L’ordine della Fenice è un action adventure con visuale in terza persona. Per questa versione Nintendo DS, gli sviluppatori hanno scelto di inquadrare l’azione attraverso telecamere fisse, facendo muovere i personaggi 3D in un mondo bidimensionale, a dire il vero piuttosto vasto. La struttura di gioco si fonda essenzialmente sull’esplorazione degli ampi ambienti che compongono le zone di gioco (tutte la varie aree di Hogwarts, sostanzialmente) e sulla soluzione di varie quest, che solitamente richiedono il superamento di alcuni mini-games, ovviamente basati su sull’utilizzo del pennino e del touch screen. Quest’ultimo è il cardine su cui si fonda l’intero gameplay, e l’elemento di rottura rispetto alle altre versioni, più tradizionali, del gioco. Con il pennino possiamo fare diverse cose: solitamente, simula l’utilizzo della bacchetta magica. Tutti gli incantesimi più famosi del film sono introdotti in questa versione videoludica, e per essere eseguiti richiedono particolari movimenti del pennino, a seguire intricati disegni sul touch screen, dopo di che sarà necessario premere il prima possibile una serie di punti sullo schermo, cercando di non perdere troppo tempo. Il riconoscimento dei segni da parte dell’interfaccia è molto buono, e in breve saremo capaci di lanciare incantesimi con grande velocità e precisione. Le varie magie vengono utilizzate come mezzi per risolvere gli pseudo-enigmi presenti nel gioco: per rimettere a posto degli oggetti distrutti ci vorrà l’incantesimo della ricostruzione (“Reparo!”), per sollevare elementi dello scenario quello della levitazione (“Wingardum Leviosa!”) ecc. L’utilizzo di questi è comunque piuttosto guidato, solitamente la soluzione del problema è palese, quando proprio non è suggerita a chiare lettere da qualche interlocutore.
Durante il gioco, ci troveremo nella maggior parte dei casi a risolvere problemi per gli altri compagni di Hogwarts, che avranno richieste a non finire per tenere impegnato l’occhialuto protagonista. La struttura è decisamente semplice: parla con un personaggio, raggiungi il punto all’interno dell’ambientazione, esegui la magia o il mini-game necessario. La valenza narrativa di questi frammenti d’avventura è alquanto limitata, così come il livello di sfida, puntando tutto sull’immediatezza del gameplay nell’utilizzo del pennino-bacchetta o dei mini giochi con i quali è possibile, ad esempio, elaborare pozioni magiche (mescolando i giusti ingredienti in sequenza, e girando il tutto con il pennino), recuperare le ciocco-rane perdute (premendo su quelle giuste nel più breve tempo possibile), o recuperare materiali per permettere a qualcuno la composizione di nuove pozioni.
Con la bacchetta tra le dita
Proseguendo nella storia, ci troveremo in alcuni casi anche ad affrontare combattimenti in stile RPG: in questi casi, disporremo di un party da gestire all’interno di una struttura a turni. Dovremo dunque eseguire al meglio le fasi di attacco e difesa, tutte basate sull’uso delle magie, scegliendo quale incantesimo far fare ad ogni personaggio del nostro gruppo, suddivisi in linea di massima tra attacco e difesa. Questi combattimenti sono generalmente facili, ma riescono abbastanza bene nel tentativo di spezzare la monotonia delle quest, che vedono sempre Harry e compagni scorrazzare in giro per la scuola a risolvere i problemi di qualcuno. Le fasi di esplorazione mettono in risalto la vastità del mondo di gioco, tutto composto da strade intricate, ambienti affascinanti e segreti da scoprire, ma soffrono anche di numerosi difetti: lo stile di controllo adottato è in relazione alla posizione del personaggio sullo schermo, ovvero se Harry si trova nella parte alta di un’inquadratura, e deve andare verso il basso, dovremo premere in giù, per fare un esempio. Si tratta di una soluzione che ricorda Devil May Cry, e completamente diversa da, ad esempio, Resident Evil, dove il movimento è sempre relativo al personaggio. La scelta potrebbe essere positiva, se non fosse che le inquadrature vengono attraversate con incredibile velocità, e nel momento di stacco tra l’una e l’altra si crea confusione. Quando si passa da un’inquadratura all’altra, infatti, continuando a premere nella medesima direzione il personaggio prende spesso strade differenti, e nella maggior parte dei casi ci si ritrova a saltare tra due inquadrature cercando di raccapezzarsi su dove andare. La manina messa in evidenza sullo schermo ad indicare dove andare crea più problemi che altro, considerando che indica sempre la direzione immediata da seguire, e non il punto da raggiungere (se c’è da arrivare in cima a delle scale a chiocciola, la manina indicherà l’inizio delle scale, e poi comincerà a girare in tondo come impazzita ad indicare il fatto che dobbiamo salire le scale), un sistema che si rivela ben presto alquanto macchinoso e confusionario.
Hogwarts a due dimensioni e mezzo
Negli anni 90, dopo l’uscita del primo Resident Evil (che a sua volta riprendeva lo stile intrapreso da Alone in the Dark tempo addietro), si assistette ad un’invasione di giochi con personaggi in 3D all’interno di scenari pre-renderizzati fissi, dunque in 2D. Alcuni erano di pregevole fattura, ma molti si caratterizzavano per la rozzezza delle ambientazioni e la scarsa ispirazione generale. Purtroppo, Harry Potter e l’Ordine della Fenice ricorda in linea di massima proprio questo secondo genere di giochi. Alcune parti di scenario sono effettivamente piacevoli e ricche di atmosfera, ma per la maggior parte si tratta di ambienti grigi, quasi monocromatici, con pochi elementi su schermo nei quali si inseriscono rozzi oggetti poligonali, che indicano subito e senza possibilità di sbagliare quali sono gli elementi interagibili nella zona. I personaggi in 3D sono realizzati piuttosto bene, ma hanno delle animazioni decisamente meccaniche, e si ritrovano sempre eccessivamente staccati dall’ambiente circostante, per nulla amalgamati all’interno di esso. Come se non bastasse, nella maggior parte dei casi le ambientazioni non sono costruite in maniera tale da accogliere bene le 8 direzioni nelle quali è possibile far muovere il personaggio. Con il sistema di controllo adottato, infatti, Harry e compagni hanno solo 8 gradazioni fondamentali di rotazione, cosa che stride ancora di più con gli scenari. Il più delle volte, ci si troverà a zig zagare all’interno di corridoi obliqui che non ricalcano nessuna delle 8 posizioni del personaggio, per cui sarà necessario correggere continuamente la direzione per cercare di percorrere la strada giusta, con un effetto decisamente brutto. Non si può comunque negare che alcune zone siano più riuscite di altre, e Hogwarts in generale mantiene intatto il suo fascino magico, seppure decurtato dai difetti sopra elencati.
La storia principale del gioco viene narrata attraverso delle cut scenes, dove immagini fisse in stile fumetto si succedono mettendo in scena gli eventi più importanti e i dialoghi tra i personaggi. Ora, non si poteva forse pretendere la maestosità di alcuni full motion video visti su Nintendo DS da parte di Square Enix, ad esempio, ma un minimo di sforzo in più sarebbe stato gradito. In Harry Potter, le scene fondamentali sono essenzialmente tratte da fotogrammi del film, digitalizzati in maniera alquanto grezza e infilati in successione in modo da spiegare gli avvenimenti, una soluzione veramente d’altri tempi, che non rende giustizia al pathos e all’emozione delle scene originali del film o del libro.
Il comparto audio si attesta per la maggior parte del tempo su un livello di anonimità generale, con effetti sonori nella norma e musichette tratte da alcuni dei temi originali del film, qui riprodotte spesso come delle litanie alquanto monotone, ma in tema con l’atmosfera generale del gioco.
Versione Game Boy Advance
La versione per Game Boy Advance di Harry Potter e l’Ordine della Fenice è sostanzialmente l’adattamento in piccolo del gioco per Nintendo DS. Paragonando i due hardware, l’aspetto un po’ povero del gioco su Nintendo DS diventa un grafica di tutto rispetto su Game Boy Advance, essendo questa quasi identica alla versione per il portatile maggiore. La differenza sostanziale ovviamente riguarda l’assenza del secondo schermo che, puramente scenografico nelle fasi di esplorazione, restringe pesante il campo della visuale, senza tuttavia influire sulla giocabilità, e l’assenza dell’interfaccia touch screen, che toglie molto al divertimento dei minigiochi e dell’esecuzione delle varie magie. Invece di usare il pennino, ci troviamo qui ad effettuare le medesime azioni premendo sequenze di tasti entro dati limiti di tempo, o eseguire determinate prove di abilità sempre legate alla pressione dei pulsanti. Chiaramente, si tratta di una versione ridotta di un gioco che già di per sé non brilla dal punto di vista qualitativo, ma contestualizzandolo all’attuale (scarsa) offerta per Game Boy Advance assume una maggiore valenza. Inoltre, la grafica nei confronti dell’hardware in questione si dimostra piuttosto convincente, proporzionalmente più convincente di quella per Nintendo DS.
Voto: 5,2
Commento
Il voto di Harry Potter e l’Ordine della Fenice su Nintendo DS non può che essere insufficiente. Nel complesso, il gioco fa di tutto per rientrare nei tipici pregiudizi che affliggono il tie in multipiattaforma, che qui trovano piena giustificazione: è davvero difficile non pensare che questo sia un gioco creato per sfruttare con poco sforzo una licenza altisonante, su una console dal vasto bacino di utenza come Nintendo DS. La quantità di mini-game presenti non bastano a far risultare questo adattamento portatile come una semplice riduzione raffazzonata del gioco per le console domestiche, costruita in modo da non tralasciare l’uso del touch screen, ma senza ispirazione. I tre blocchi di cui è composto il gameplay (esplorazione, mini-games, battaglie in stile RPG) si integrano anche piuttosto bene l’uno con l’altro, ma il problema è che non sono in sé particolarmente divertenti, e non concorrono tutti insieme a creare un’esperienza di gioco di buon livello. La scarsa realizzazione tecnica fa il resto, ponendo questo gioco ben lontano da altre produzioni contemporanee per il portatile Nintendo. In definitiva, a meno che non siate dei fan sfegatati di Harry Potter e non possiate procurarvi il gioco in nessuna della altre versioni, il consiglio è di lasciar perdere questo capitolo su Nintendo DS.
Pro:
- Ehm, è Harry Potter!
- Grafica a tratti carina
- Alcuni mini-games divertenti
- Realizzazione tecnica globalmente scarsa
- Totale mancanza di mordente
- Gameplay raffazzonato e poco divertente
Il videogiocatore attento sa che i tie in, i giochi tratti dai grandi blockbuster cinematografici, difficilmente sono titoli di altissimo livello. Il videogiocatore esperto, quello spocchioso, quasi, si rende conto che i titoli multipiattaforma spesso possono non rivelarsi proprio degli ottimi prodotti, dal punto di vista qualitativo. Questi due modi di pensare, da tempo, sono diventati quasi dei pregiudizi, e in larga parte al giorno d’oggi anche infondati, vista l’alta qualità di molti dei prodotti che appartengono all’una o all’altra categoria. Harry Potter e l’Ordine della Fenice rientra in pieno nei casi esaminati: è un tie in di un film di sicuro successo al botteghino, e si tratta per giunta della versione per Nintendo DS, ovvero l’adattamento portatile di un titolo multipiattaforma, creato per una console che chiaramente non può competere con la potenza computazionale delle attuali console da casa, e che punta più sulla freschezza di idee e concept innovativi che non sul moderno ambaradan tecnologico. EA sarà riuscita a sfatare i pregiudizi sopra menzionati? Be’, in questo caso, si direbbe piuttosto di no: Harry Potter su Nintendo DS nasce con l’esigenza di portare al vasto bacino di utenza del portatile Nintendo la nuova avventura dell’occhialuto maghetto, più che presentarsi come lo sviluppo di un concept originale e studiato appositamente per la macchina in questione. E’ vero che il touch screen trova un largo impiego nella struttura di gioco, e il doppio schermo viene utilizzato regolarmente, ma il titolo nel complesso sembra voler riprendere le caratteristiche delle versioni casalinghe del medesimo gioco, chiaramente fallendo nel tentativo di proporre un approccio diverso, vuoi per la limitatezza dell’hardware, vuoi per l’assoluta mancanza di spessore e originalità delle fasi puramente “da Nintendo DS”, come i mini-games basati sul touch screen. Certo, dei punti a favore ci sono, primo fra tutti l’atmosfera magica che scaturisce sempre dalle pareti di Hogwarts, e il titolo può comunque contare sul facile richiamo del nome altisonante che si porta appresso, ma per il resto non si vedono grossi motivi per consigliare caldamente l’acquisto del gioco. In ogni caso, proseguiamo con l’analisi nel dettaglio.