Trattieni la tua rabbia!
E’ questo il consiglio che Don Vito Corleone, interpretato magistralmente sullo schermo e anche nel videogioco (suo infatti il doppiaggio, ultimo atto artistico prima della morte) da un superbo Marlon Brando, elargisce a un ragazzino nella cut scene di apertura, ragazzino che ha appena visto morire il padre, fedele e leale affiliato dei Corleone, sotto i colpi di mitra di una famiglia rivale. Trattieni la tua rabbia e un giorno, quando sarai abbastanza grande, avrai la tua vendetta; come avrete capito, il ragazzino sarà, nove anni dopo, proprio il picciotto alle prime armi che guideremo verso la conquista di New York, e il consiglio del Padrino al protagonista dovrebbe essere preso in seria considerazione anche dal giocatore, visto che il gioco che abbiamo di fronte, nonostante si possa ascrivere pienamente nel novero degli Action aperti alla GTA, Sandbox Games per dirla con gli Inglesi, tende molto di più a premiare i mafiosi d’intelletto subdolo e strategico che non quelli pronti a far scattare il grilletto alla prima occasione.
la versione Wii aggiunge un gran numero di missioni, nuove armi, nuovi veicoli da guidare. Ma soprattutto, un nuovo modo di giocare!
Trattieni la tua rabbia!
Il Padrino riprende trama e ambientazione della saga cinematografica, ovviamente attraverso il dipanarsi di una vicenda, la nostra, parallela a quella descritta da Coppola e che con questa avrà modo d’intrecciarsi più di una volta; nei panni del ragazzino di cui sopra, ormai cresciuto, dovrete farvi strada nei ranghi della famiglia Corleone e avrete modo di farlo, come in tutti i Sandbox che si rispettino, sia seguendo la trama principale, lineare e obbligatoria se volete vedere il finale, sia le numerose missioni secondarie che vi verranno affidate di volta in volta, sia ancora agendo semplicemente di testa vostra, facendovi un giro per la città, attaccando questa o quella attività in mano ad una famiglia rivale anche quando ciò non vi è stato per nulla richiesto. Nella sua struttura, Blackhand Edition non differisce per nulla dal titolo originale, per cui è consigliabile che ne leggiate la recensione scritta un annetto fa su queste stesse pagine per tutti i dettagli; la versione Wii aggiunge un gran numero di missioni, nuove armi, nuovi veicoli da guidare. Ma soprattutto, un nuovo modo di giocare!
Il crimine paga?
Non lo sappiamo. Quello che possiamo dirvi con certezza è che sicuramente fa sudare! Il sistema di controllo ideato da EA per questa specialissima versione del gioco è infatti, come prevedibile, notevolmente più fisico e movimentato di quanto visto in precedenza su un normalissimo joypad: se molte cose, in primis spostamento di personaggio e telecamera, sono ancora deputate ai tasti, praticamente tutte le mosse corpo a corpo sono attuabili con sapienti movimenti di telecomando e nunchuck, che riproducono con buona approssimazione quello che ognuno di noi fa normalmente nella vita reale quando si trova a compiere qualche missione per conto della propria famiglia mafiosa di riferimento (chi non ne ha una?). Fendenti normali, ganci e colpi potenti, così come lo sbattere il malcapitato avversario una volta preso per il bavero contro muri o spigoli di un bancone da bar, tutto è da fare imitando col proprio corpo i movimenti reali; per non parlare di quando in mano si ha un’arma, sia essa bianca (non vi dobbiamo spiegare cosa dovete fare per colpire un disgraziato con una mazza da baseball, vero?) o da fuoco: in quest’ultimo caso, il Wiimote si trasforma nell’avatar nel mondo reale dell’arma del gioco, e a voi starà mirare alla TV, sia agganciando il nemico sia usufruendo di una modalità di mira completamente libera, per poi premere il grilletto quando pensate di essere a colpo sicuro. Il risultato? Sorprendente, e su due fronti. Il primo relativo al sistema di controllo in sé, che è intelligente e ben implementato, lasciando spazio a ben poche critiche: solo in pochissime occasioni è infatti capitato che il gioco non interpretasse bene quello che volevamo fargli fare, e problemi di sensibilità che ci si potrebbe trovare davanti le prime volte che bisogna mirare qualcuno o qualcosa, possono essere tranquillamente risolti ricalibrando la sensibilità stessa dalle opzioni. Ma soprattutto un simile sistema di controllo rende il gioco immensamente più intuitivo e immediato non facendogli perdere assolutamente nulla in profondità, portando Il Padrino – Blackhand Edition, un gradino più in alto dell’originale e, a modestissimo parere di chi scrive, di tutta la concorrenza, che spesso e volentieri presenta sistemi di controllo necessariamente, vista la mole di cose da fare, astrusi e per nulla immediati, che rappresentano una notevole barriera all’ingresso in un genere che dovrebbe fare dell’immediatezza il suo fiore all’occhiello. Incredibile, la nuova console Nintendo risolve anche un problema di un genere che solo ora sta facendo capolino timidamente tra un Mario e l’altro…
un simile sistema di controllo rende il gioco immensamente più intuitivo e immediato non facendogli perdere assolutamente nulla in profondità
Il crimine paga?
Chiudendo come si conviene, cioè con il reparto tecnico-artistico, c’è da segnalare in primis che il motore grafico del gioco è palesemente old-gen, basato completamente, se non proprio ripreso pari pari, sulla versione Xbox. Non che sia un brutto vedere, per carità: i poligoni a schermo sono tanti permettendo una riproduzione dettagliata della New York degli anni ’40, per giunta anche abbastanza viva con numerosi passanti e automobili che vanno avanti e indietro per le strade; e se si deve fare buon viso al cattivo gioco di un po’ di pop up (che però non riguarda quasi mai i modelli poligonali ma spesso le texture) e di texture in generale sporche e spente, fa piacere la fluidità quasi sempre impeccabile e la telecamera che dà pochissimi problemi. Ma soprattutto fiore all’occhiello è la realizzazione, dal modello alle animazioni, di alcuni tra i personaggi: Don Vito e Luca Brasi, per esempio, prendono letteralmente vita sullo schermo della vostra TV con delle animazioni, specie quelle facciali, superbe ed estremamente realistiche, in qualche caso impressionanti. A rendere il tutto ancora migliore c’è il doppiaggio, splendido anche nella versione italiana perché, come in quella inglese, realizzato dai doppiatori originali, e le musiche, che quando non sono quelle dei film sono dei riarrangiamenti molto azzeccati. Indubbiamente, l’atmosfera c’è tutta.
La struttura portante di Blackhand Edition è esattamente la stessa del Padrino originale, con gli identici pregi e i medesimi difetti, e se non l’avete apprezzato un anno fa, non saranno certo le pur numerose missioni, armi, materiale vario aggiuntivo a farvi cambiare idea. Potrebbe però riuscirci un sistema di controllo che sebbene non brilli per originalità e inventiva, o per sfruttamento intensivo del Wiimote, risulta capace di regalare momenti di gran divertimento e di rendere l’esperienza molto più intuitiva ed immediata di qualsiasi altro esponente del genere, per un’immersione nel gioco senza soluzione di continuità. Quanto tutto ciò sia merito del Wii e quanto di EA potrebbe essere discusso per settimane; resta il fatto che EA si conferma il publisher indipendente più a suo agio su Wii, aprendo la strada con il suo Padrino a un genere, quello dei Sandbox Games, e ad un target, quello del pubblico cosiddetto maturo, che potrebbero trovare una seconda casa su console Nintendo dopo averle, la passata generazione, bellamente snobbate.
Tornando a noi e concludendo, magari in futuro non sarà ricordato granché, ma nella situazione attuale Il Padrino per Wii risulta consigliatissimo a meno che non sappiate già per certo, perché l’avete provato in precedenza, che non fa per voi.
Pro
- Tutti i pregi già noti più molte aggiunte
- Sistema di controllo validissimo, intuitivo e divertente
- Atmosfera resa eccezionalmente
- Tutti i difetti già noti
- Motore grafico old-gen
E’ inutile cercare di negarlo, questa Blackhand Edition del gioco uscito l’anno scorso per tutte le principali piattaforme (GameCube escluso…), non si presentava all’atto dell’annuncio sotto i migliori auspici. Trattavasi di tie in innanzitutto, di un gioco che, pur presentandosi come si deve, non aveva impressionato più di tanto alla sua prima uscita, e poi poteva sembrare l’ennesima, classica mossa del publisher affamato che vede il grande, inaspettato successo di Wii e cerca di salire sul carrozzone buttando un port affrettato e abbozzato, così, giusto per “sondare il mercato”. D’altra parte c’erano anche motivi di forte curiosità, a cominciare dal fatto che si tratta di un gioco dedicato a un target tradizionalmente ben poco associato con le console Nintendo (e infatti, come dicevamo, The Godfather aveva saltato a piè pari l’anno scorso il Cubetto), ma soprattutto era un nuovo banco di prova per Electronic Arts, software house che nel progetto Wii sembra crederci davvero e che adesso, dopo tre centri magari non proprio perfetti ma pur sempre notevoli (Madden, Tiger Woods e SSX Blur), ha l’occasione definitiva per sdoganarsi, nell’opinione dei giocatori più esigenti ed “elitari”, da quell’idea di enorme “cosa” senz’anima e senza passione interessata solo al business che spesso, grazie a signori come FIFA e le sue due o tre incarnazioni annuali, l’accompagna. E’ un problema per EA, e per risolvere i problemi, lo sappiamo tutti, non c’è niente di meglio che rivolgersi alla famiglia Corleone…