Nomi di spicco dell'industria videoludica che fondano piccoli team di sviluppo senza però mettere da parte le proprie ambizioni: si potrebbe riassumere in questa maniera il percorso di Bret Robbins, creative director dell'originale Dead Space nonché di alcuni episodi di Call of Duty, che ha accarezzato per anni l'idea di dar vita a una proprietà intellettuale come Immortals of Aveum.
L'obiettivo era quello di unire le meccaniche viscerali dei più celebri sparatutto in prima persona e un'ambientazione fantasy inedita e affascinante, corredata da un comparto narrativo di un certo spessore, per catapultarci in un mondo dominato dalla magia ma dilaniato da un conflitto che va avanti da secoli e che rischia di condannare il pianeta.
Come si presenta, dunque, il titolo d'esordio di Ascendant Studios? Ve lo raccontiamo nella recensione di Immortals of Aveum.
Storia: è quasi magia, Jak
Sul piano narrativo Immortals of Aveum si pone fin da subito l'imperativo di raccontare una storia magari non originalissima nei suoi risvolti ma coinvolgente e appassionante già dalle prime battute, in cui vengono affrontati temi come la disparità sociale, la povertà e l'emarginazione, trovando soprattutto lo spazio per creare da zero un universo narrativo che pone la magia al centro di tutto.
Nei minuti iniziali della campagna conosciamo così Jak e Luna, nonché i loro giovani amici: un gruppo di trovatelli che vivono insieme nei bassifondi di Lucium, campando di espedienti e piccoli furti, almeno finché qualcosa non va storto: i due "fratelli maggiori" sono costretti a precipitarsi fuori dal palazzo in cerca di aiuto, ma al loro ritorno assistono impotenti alla distruzione dell'intero quartiere per opera di una nave del regno nemico di Rasharn.
Raggiunto dai soldati dell'esercito ostile, Jak viene salvato all'ultimo momento da Luna, che però precipita nel vuoto. È a quel punto che in lui si risveglia l'enorme potere dei triarca: maghi estremamente rari in grado di controllare tutti e tre i colori della magia di Aveum. Sbaragliati i nemici, a Jak non resta che farsi carico amaramente di quello che era il sogno di Luna, ovverosia diventare un Magus combattente al servizio della sua gente.
Al termine di un addestramento di cinque anni condotto dalla comandante dell'esercito in persona, Kirkan, il ragazzo comprende come padroneggiare il suo Sigillo (uno speciale guanto in grado di condurre l'energia mistica) e controllare le diverse magie, così da poter prendere finalmente parte alla Sempiguerra allo scopo di porvi fine, sconfiggendo una volta per tutte il potente Sandrakk e vendicando così i suoi amici.
Come accennato inizialmente, la trama di Immortals of Aveum non risulta originalissima nei suoi risvolti e ci sono colpi di scena che si rivelano piuttosto telefonati, ma sul piano della caratterizzazione dei personaggi e della sceneggiatura non c'è dubbio che gli sviluppatori abbiano fatto un gran bel lavoro, inserendo anche diversi momenti più leggeri e divertenti, ben valorizzati da un ottimo doppiaggio in italiano.
La direzione di Robbins si conferma inoltre capace di mettere in scena sequenze davvero spettacolari e sorprendenti, come quelle a cui si assiste nella parte finale di una campagna la cui durata varia molto in base alle vostre capacità: noi siamo arrivati alla fine in circa quindici ore andando un po' di corsa, visto il grado di sfida assolutamente non banale che si innesca da un certo punto in poi e si traduce in un approccio spiccatamente hardcore nel design delle sequenze in stile arena.
Struttura: un mondo nuovo
Immortals of Aveum non adotta una struttura open world, separando dunque i vari scenari, di dimensioni variabili, da un pur breve caricamento. Si percepisce l'intenzione di conferire legittimità a questo mondo bizzarro e affascinante, dominato dalla magia ma condannato alla distruzione per lo stesso motivo, visto che nei secoli sulla superficie del pianeta si è aperto un enorme squarcio che minaccia di inghiottire qualsiasi cosa.
Purtroppo, però, gli autori non hanno prestato la necessaria attenzione a presentare l'ambientazione in questo modo: nel gioco c'è un suggestivo hub, che è fondamentalmente il palazzo reale, piuttosto ampio e ricco di stanze e personaggi con cui interagire, ma senza indicazioni precise potreste perdervi le pur poche attività a cui è possibile accedere mentre lo si visita. Allo stesso modo, la difficoltà a un certo punto intima di effettuare un po' di grinding, ma senza un impianto ben inquadrato a supportare tale esigenza.
Spostandovi dapprima a piedi e successivamente tramite portali, potrete esplorare le location che fanno da sfondo alla campagna e che troverete sempre assediate da orde di nemici man mano più numerosi e pericolosi. Oltre ai combattimenti, tuttavia, potrete dedicarvi a un'esplorazione sempre prodiga di ricompense, che tra forzieri, puzzle ambientali, sezioni platform e sfide extra possiede senz'altro numeri convincenti.
Raccogliendo risorse e oggetti potrete gestire l'inventario e i talenti da Magus di Jak, mettendo in uso i dispositivi più potenti e migliorandoli ulteriormente, magari dopo aver smontato quelli inutili. Per quanto riguarda l'albero delle abilità, lo sviluppo procede chiaramente in tre direzioni, come tre sono i colori della magia di Aveum, e le possibilità di crescita si rivelano ben presto entusiasmanti.
Gameplay: non sembrava, e invece...
Se nelle prime ore l'esperienza di Immortals of Aveum appare un po' timida e viene il dubbio che il gioco non possieda le qualità di uno sparatutto di razza, o non sappia come sfruttare al meglio il meccanismo delle tre magie (nonché quelle soluzioni visive in cui si azionano enormi meccanismi e sembra che gli autori abbiano voluto citare il film di Doctor Strange), dopo un po' la situazione cambia drammaticamente.
Il Sigillo di cui Jak è munito gli consente di emettere colpi di luce blu (una sorta di tiro di precisione), rossa (devastante da vicino, il classico gunshot) o verde (la raffica, in alcuni casi con tanto di ricerca del bersaglio), e potremo passare da una magia all'altra azionando il tasto Triangolo, come si fa appunto per il cambio arma più tradizionale. Peccato che nelle sequenze più frenetiche si senta la mancanza di un tasto che non costringa ad alzare la mano dallo stick destro.
Frenesia, dicevamo: da metà campagna in poi Immortals of Aveum si trasforma in un delirio di proiettili, ondate sempre più insistenti di nemici, mini-boss dannatamente coriacei e, in generale, situazioni in cui ci si ritrova a correre da una parte all'altra dello stage, in un inusuale run & gun, perché arriva un momento in cui gli avversari riusciranno a farci fuori davvero con pochi attacchi messi a segno.
Diventa dunque fondamentale il ripristino dell'energia vitale tramite un cristallo magico da procurarsi in giro, la ricarica del Mana per l'esecuzione delle spettacolari manovre speciali, le Furie (spuntoni che sbucano dal terreno, una miriade di colpi a ricerca, un'onda di fuoco, un pugno devastante...) e anche l'uso di alcuni accessori, come la frusta che consente di attirare a sé i nemici, senza però il bullet time di Bulletstorm.
Nelle fasi finali del gioco questo approccio assume connotati forse persino esagerati, con arene da cui diventa oggettivamente difficile uscire vivi, creature dotate di barriere che richiedono colpi specifici per essere distrutte e nel mentre tanti altri sgherri che vi bersaglieranno da vicino e da lontano, e da cui cercherete invano di difendervi attivando lo scudo (che però limita i movimenti) e aprendo delle casse al volo nella speranza di recuperare un po' di salute.
Sul piano della varietà dei nemici, come avrete ormai capito, il titolo di Ascendant Studios si difende benissimo e mette in campo davvero tante tipologie di combattenti diversi, che vanno approcciati in maniera differente, ognuno con una specifica magia. E lo stesso discorso vale per i boss, spesso e volentieri enormi e micidiali, dotati di pattern che bisogna memorizzare per evitare di venire uccisi nel giro di pochi istanti.
Realizzazione tecnica: tecnologie in bella mostra
Abbiamo parlato di ambizione per Immortals of Aveum, e non a caso: pur essendo nato su Unreal Engine 4, il progetto è stato trasportato dal team di Bret Robbins su Unreal Engine 5.1 e da questo punto di vista svolge un ruolo davvero importante, essendo il primo titolo dotato di tali tecnologie a debuttare su PS5 e Xbox Series X|S con il supporto delle funzionalità Lumen e Nanite.
Non è tutto: gli sviluppatori hanno implementato l'FSR 2.0 sulle console Sony e Microsoft al fine di poter effettuare il rendering nativo a una risoluzione sostanzialmente più bassa dei 4K di uscita, gestire efficacemente questa effettistica così sofisticata e puntare al contempo a raggiungere i 60 fps. Troppo bello per essere vero? Esattamente.
Se dal punto di vista puramente artistico il gioco di Ascendant Studios riesce a dire la sua, proiettandoci in un mondo abbastanza convincente e peculiare (che tuttavia nei suoi paesaggi spesso e volentieri ci ha ricordato Killzone: Shadow Fall), dotato di alcuni scorci davvero suggestivi e di protagonisti che nelle scene d'intermezzo raggiungono quasi il fotorealismo, in termini di prestazioni non tutto è andato per il verso giusto.
La patch del day one ha sistemato diverse sbavature, è vero, ma il frame rate di Immortals of Aveum rimane parecchio variabile, pur riuscendo a gestire discretamente bene le spettacolari e caotiche battaglie di cui la campagna è piena zeppa. Il problema più grande rimane tuttavia la tecnica di ricostruzione utilizzata, molto aggressiva e tendente a mostrare vistose scalettature sui personaggi.
Dunque sì, Immortals of Aveum riesce a porsi in pratica come uno showcase di tecnologie all'avanguardia, con Nanite che dovrebbe in teoria intervenire proprio sul rendering per scalarlo a seconda del contesto e modulare in questo modo il carico sulla GPU, e Lumen per una gestione efficace e realistica delle luci. Soluzioni che funzionano indubbiamente a livello visivo, ma dal peso non indifferente, che si finisce per percepire.
Qualche parola infine per il comparto audio, che oltre al già citato e ottimo doppiaggio in italiano include un buon set di effetti sonori e una colonna sonora che tuttavia sembra un po' adagiarsi sugli allori di situazioni più o meno stereotipate, che vengono accompagnate in maniera funzionale ma senza acuti né brani che vi capiterà poi di ricordare.
Conclusioni
Immortals of Aveum è uno sparatutto sorprendente, senz'altro diverso dal solito, caratterizzato da un'ambientazione molto peculiare e suggestiva, ben supportata da un comparto narrativo magari non originale ma capace di coinvolgere e appassionare con i suoi personaggi ben tratteggiati. Sulle prime un po' incerto, il gameplay prende piede rapidamente, catapultandoci all'interno di arene spietate e frenetiche; che da un certo punto in poi diventano forse troppo ostiche, suggerendoci di ripiegare e potenziare il personaggio sfruttando le possibilità di una struttura che però da questo punto di vista non viene minimamente approfondita. Visivamente si è cercato lo spettacolo e le ultime tecnologie, ma le console fanno fatica: scopriremo a breve se per una questione di mera ottimizzazione o di capacità hardware limitate.
PRO
- Uno sparatutto di razza, tosto e sorprendente
- Bella storia, ottimo doppiaggio in italiano
- Graficamente è uno spettacolo di tecnologia
CONTRO
- Frame rate instabile, upscaling aggressivo
- Alcuni aspetti dell'esperienza colpevolmente trascurati
- A un certo punto diventa forse troppo difficile