Senza catene
Mortal Kombat Unchained, questo il titolo della versione PSP di Deception, si presenta in tutto e per tutto come il suo fratello più grande, la storia non è cambiata: dopo la Deadly Alliance formata dai temibili Quan Chi e Shan Tsung è giunto il momento di combattere la partita finale contro Raiden. La malvagia coppia riesce a spuntarla sul Dio del Tuono ed alla ricerca del potere supremo cominciano a combattere tra di loro, per far si che uno e soltanto uno diventi re dell'outerworld; è in questo momento che ritorna dall'abisso Onaga, precedente sovranno di Outerworld, pronto a riprendersi il trono senza troppa fatica: nascerà così una nuova alleanza nata tra Quan Chi, Shan Tsung e il redivivo Raiden. I tre non riusciranno ad opporsi all'incredibile forza del vecchio nemico e così Raiden, per il bene del pianeta, sacrificherà (vanamente) la sua vita per fermare l'avanzata di Onaga. Il gioco inizia esattamente da questo punto, dal momento in cui i 30 e più partecipanti al Mortal Kombat inizieranno la lunga scalata verso il signore del male, ognuno alla ricerca della vittoria per la propria causa personale. Guardando il cast del personaggi inseriti in questo Unchained, non si può che rimanere favorevolmente sorpresi dagli inserimenti dell'ultimo minuto come Kitana, Jax, Frost e Blade, non presenti nelle versioni casalinghe di Deception. Anche su PSP ogni personaggio avrà a disposizione differenti "stance" (stili o posizioni) di combattimento da utilizzare in battaglia e con cui realizzare colpi concatenati tra loro; alla fine di ogni combattimento -come da tradizione- sarà possibile giustiziare l'avversario utilizzando cruente fatality, harakiri e quant'altro. La conta delle modalità "canoniche" per un qualsiasi Mortal Kombat si esaurisce con il sopracitato torneo, l'endurance in cui si affronteranno uno dopo l'altro tutti gli avversari che la barra d'energia permetterà ed infine il multiplayer in modalità ad hoc, ovvero con tanti giocatori quanti UMD. Fuori dagli schemi più classici della serie invece si inserisce il puzzle mode, vero e proprio emulo di super puzzle fighter di Capcom, in cui a seconda delle propria bravura in un gioco a metà tra columns e meteos, due personaggi realizzati in stile super-deformed si scontreranno tra loro in un esilarante match all'ultima mossa proibita. E' di stampo più cinematografico che videoludico invece la partita a scacchi, in cui mescolando le basi degli scacchi che praticamente tutti conoscono, ci si troverà a combattere sulle caselle della scacchiera nel momento in cui un particolare pezzo di troverà nella posizione di "mangiarne" un altro. Chiude la lista delle modalità presenti una sorta di gioco d'azione ambientato nel mondo di Mortal Kombat con elementi da picchiaduro e da gioco di ruolo, in cui Shujinko (il protagonista) dovrà -seguendo una storia prestabilita- rafforzarsi e diventare il combattente più esperto del mondo.
Incatenato?
Per quanto questo Mortal Kombat voglia ritenersi "Unchained" ovvero senza catene, sono molte le catene che lo tengono legato e gli impediscono di decollare, lasciandolo spesso e volentieri in un mare di mediocrità. I problemi che affliggono questo titolo sono da imputare in parte all'hardware PSP ed a mancanze in fase di sviluppo. Il primo, macroscopico problema, risiede nel sistema di controllo, vero unico punto nevralgico di tutti i pichiaduro: purtroppo PSP non dispone di un sistema di controllo adatto ( o facilmente adattabile) ai picchiaduro tecnici, la croce direzionale è poco precisa e lo stick analogico non è di nessuno aiuto se non per muoversi nella terza dimensione, spesso e volentieri è tanta la frustrazione nel non riuscire ad eseguire mosse allo stesso tempo semplici ed essenziali. Il secondo difetto è rappresentato dai tempi di caricamento eccessivi: il gioco carica in ogni momento, per ogni minima stupidata o passaggio tra menù, con tempi che superano tranquillamente i 10/15 secondi di attesa. Rimangono inoltri forti dubbi sull'eccessiva dispersione del concept legato a Mortal Kombat, con conseguente realizzazione di un puzzle game, di uno story mode e di un gioco di scacchi, tutte modalità che per quanto appetibili non possono che essere considerati passatempi da pochi minuti, incomplete versioni dell'originale e soprattutto un non azzeccato tentativo di portare qualcosa di nuovo alla serie. Meglio piuttosto concentrarsi su quello che è il materiale di partenza, che ad oggi deficita di idee fresche in grado di ridare vita ad un frachise amato da moltissimi. Se graficamente Mortal Kombat Unchained può ritenersi un buon risultato ottenuto su PSP, rimangono ancora gravissimi i problemi di telecamera e di collisioni riscontrati soprattutto nello story mode, problemi che a distanza di due anni ancora non sono stati risolti.
Gli inglesi direbbero "Flogging a dead horse" (sferzando un cavallo morto), in termini medici si potrebbe chiamare accanimento terapeutico e Midway potrebbe chiamarlo semplicemente Mortal Kombat. Alla serie serve qualcosa di nuovo, altrimenti forse sarebbe meglio buttarsi su un nuovo prodotto, dato che il ricordo di Mortal Kombat è sempre più sbiadito. Tutto sommato Unchained rimane un gioco sufficente, a tratti divertente e con qualche modalità extra in gradi di fornire un buon diversivo rispetto alle solite modalità legate a questo tipo di titoli. I problemi permangono, in parte per alcune infelici scelte in termini di hardware, in parte per le mancanze dei programmatori.
- Pro:
- Molte modalità presenti
- Uno dei cast più ricchi della serie
- Decisamente longevo
- Contro:
- Sistema di controllo impreciso
- Telecamere a volte poco precise
- Alcune modalità sono semplici riempitivi
"Combattimento Mortale". Se quindici anni fa si fosse presentato così, probabilmente non così tante persone l'avrebbero amato, giocato e consumato, probabilmente non ne avrebbero fatto dei film e non avrebbe avuto così tanti seguiti e così tanti cloni. Mortal Kombat invece si è meritato tutto questo e anche di più, riuscendo nell'incredibile impresa di portare gli americani alla creazione del sistema di valutazione ESRB (il PEGI dell'america) per via delle sue cruente scene di gioco. Fatality, Babality, Friendship, sono ormai tutte parole che in videogiochese indicano precisi movimenti delle dita, precise sensazioni, precise immagini. A distanza di tutto questo tempo la saga di Mortal Kombat ha perso appeal, sopravanzata da picchiaduro decisamente più moderni, appetibili e divertenti, costringendola a trasformare una collaudata ed apprezzata struttura 2D in un 3D che davvero poco ricorda le basi della serie se non per le lunghe liste di personaggi storici ormai con il posto fisso. A distanza di due anni dall'uscita di Mortal Kombat Deception sulle console casalinghe, Midway ha deciso di rispolverare uno dei suoi più riusciti capitoli della saga e di trasportarlo carico di tutti i suoi extra sulla console portatile di Sony in una strana operazione che sembra stare a metà tra il retrogame ed il remake. Che sia il tipico caso di fatality auto-indotta?