Croce e delizia degli appassionati di ogni sport, le serie annuali sono ormai una delle poche costanti di un'industria in continuo mutamento. Questo, nonostante siano puntualmente al centro delle più feroci discussioni: da una parte c'è chi le detesta per via delle "poche novità" introdotte in ogni nuovo capitolo, dall'altra ci sono i milioni di copie vendute e i miliardi di dollari guadagnati ogni stagione, a dimostrazione che, in fondo, non sono poi così male. Questo senza considerare la crescente importanza che i videogiochi stanno assumendo all'interno dello sport stesso, con i vari protagonisti sempre più interessati ad essere riprodotti fedelmente nei videogiochi o ad imitare le esultanze e i movimenti "visti alla PlayStation".
Questo preambolo serve a dire che anche quest'anno è arrivata la stagione degli sport, e il primo colosso a fare il suo ingresso nei negozi è NBA 2K25. Dopo anni di relativa tranquillità, Visual Concepts sarà riuscita a rivitalizzare la sua serie di punta?
Dal reale al virtuale
La risposta, senza troppi giri di parole, è sì. Quello di quest'anno è sicuramente un capitolo di svolta, perlomeno sotto il profilo del gameplay. Lo scorso anno Visual Concepts ha introdotto la tecnologia ProPlay all'interno della serie. In sintesi, si tratta di uno strumento che consente di trasformare le partite reali in dati e animazioni direttamente utilizzabili nel gioco.
Questo ha permesso allo studio di disporre di una mole straordinaria di dati su cui lavorare, il tutto praticamente "gratis". Quello che prima richiedeva settimane di lavoro tra preparazione degli attori, registrazioni in sale di motion capture e inserimento delle animazioni nel database, ora viene fatto automaticamente, oltretutto carpendo direttamente i movimenti delle superstar su un vero parquet NBA, e non stuntman in palestra.
Se lo scorso anno si sono viste le prime nuove animazioni, quest'anno è stato completamente ridisegnato il sistema di movimento e dribbling. Ovviamente, il gioco rimane lo stesso, ma le sensazioni, con il gamepad in mano, sono differenti: tutto sembra più fluido e compatto, i contatti più realistici e i vari movimenti meglio collegati tra loro. Inoltre, le diverse superstar non solo giocano, ma si muovono in modo differente. Controllare LeBron James, Steph Curry o Giannis Antetokounmpo non è la stessa cosa, e lo si noterà in campo. Il Re, nonostante l'età, è un carro armato senza punti deboli, Wardell è una sentenza da fuori, mentre The Greek Freak taglia le difese come un "Miracle Blade III, la Serie Perfetta".
Questa novità influisce su tutti gli aspetti di NBA 2K25, da "Il mio Giocatore" alle "Ere", passando per i campetti e gli stadi della WNBA. Se ai campioni e alle campionesse attuali si aggiungono anche le stelle del passato, allora si comprende l'entità del cambiamento. Si tratta senza dubbio della grande forza di questo capitolo, unita a un'intelligenza artificiale migliorata, che rende le partite decisamente più divertenti e spettacolari rispetto al passato.
Un altro aspetto su cui 2K Sports ha lavorato molto è quello dell'accessibilità. Non solo è stata rinnovata la sezione dedicata all'apprendimento di NBA 2K25, introducendo minigiochi e concetti di base del basket (non solo del gameplay), ma sono state aggiunte opzioni che cercano di trovare una sintesi tra i vari metodi di tiro sperimentati negli anni e tra i diversi tipi di pubblico che si avvicinano al gioco ogni anno. Nelle numerose opzioni di personalizzazione dell'esperienza, quest'anno troveremo voci dedicate al tiro, che permetteranno di decidere quando mollare il tasto per ottenere un rilascio perfetto (al salto, all'apice del movimento o al "polso spezzato"), separando il tiro dalla difficoltà generale. In questo modo si potranno avere difensori ostici e attaccanti implacabili, con "sconti" sul tempismo necessario per segnare. Negli scorsi anni, alla difficoltà massima corrispondeva la necessità di conoscere al meglio la meccanica del tiro; in NBA 2K25 non è così, e anche chi non è un maestro del gamepad potrà godersi la simulazione senza restare a secco di punti.
Durante la scalata al titolo NBA in "Il mio Giocatore", queste differenze potrebbero essere meno evidenti, poiché le qualità di tiro del proprio alter ego rischiano di vanificare l'aiuto alla precisione, ma utilizzando le superstar si noterà un aumento delle percentuali di realizzazione.
I conti, a volte, non tornano
Dietro alle nuove animazioni, meccaniche di tiro e dribbling, c'è sempre la stessa struttura di calcoli che ha rappresentato croce e delizia della serie negli ultimi anni. La matematica alla base di NBA 2K25 consente di avere una rappresentazione fedele dei tanti team, passati e presenti, ma spesso emerge in modo erratico durante una partita, con animazioni che non riescono a rappresentare correttamente ciò che accade sul parquet.
Lo si nota, per esempio, quando il proprio giocatore compie due o tre passi laterali senza aver ricevuto alcun input, quando un compagno, invece di fare un terzo tempo, si blocca e tenta un sottomano dal lato dal quale arriva il difensore, o quando un cestista sembra incastrarsi contro un avversario, nonostante lo si stia solo sfiorando. Si tratta di momenti nei quali il sistema non trova animazioni più adatte a "spiegare" quello che è stato registrato dal gioco, con un risultato che stona rispetto al realismo del resto della simulazione.
La "mano invisibile" della matematica si nota soprattutto durante la carriera, dove alcune statistiche potrebbero risultare incongruenti rispetto ad altre. Per esempio si vede spesso la palla uscire dal cerchio con un rimbalzo sospetto perché si è sbagliato il tempismo o l'atleta non è sufficientemente bravo o ci sono problemi con la nuova difesa, che si basa principalmente sulla posizione. Nello sport reale non è possibile fermare le stelle, al massimo si può cercare di farle faticare, mettendo in mezzo il proprio corpo e tagliando la strada ai vari Tatum e Booker. Peccato che, con valori bassi in difesa, il difensore sembra scivolare come una saponetta davanti all'avversario, con la conseguenza di lasciare enormi buchi difensivi. Queste sbavature non rovinano il quadro complessivo, ma evidenziano margini di miglioramento che, nonostante tutto, ancora ci sono, soprattutto nella credibilità della fisica della palla.
Non sono strettamente legati alla "matematica" dietro il gioco, ma NBA 2K25 deve ancora essere ripulito da alcuni elementi di codice superfluo. Perché dobbiamo assistere all'intero siparietto di metà partita prima di poter iniziare il terzo quarto? Perché alcune schermate di intermezzo si possono saltare e altre no? Chi ha pensato di inserire un pop-up per l'acquisto di nuovi pacchetti di carte in home, con un caricamento in background che porta alla schermata di acquisto premendo erroneamente A? Questi problemi sono superficiali e forse non saranno notati da chi ha più tempo per esplorare tutto ciò che offre il gioco, ma restano comunque presenti.
Pacchetto completo, o quasi
Anche per quanto riguarda le modalità, non possiamo che annotare i passi in avanti fatti dal team di sviluppo in questi 12 mesi. Non si tratta sicuramente di una rivoluzione, ma di un'intelligente revisione di tutto quello che non funzionava negli anni passati, a cominciare dalla Città. Il gigantesco quartiere virtuale, ricco di caricamenti, personaggi discutibili e microtransazioni, infatti, è stato ripensato in modo da rendere l'esperienza decisamente più piacevole e fluida: camminando per le sue strade non verrete più importunati da sponsor o microtransazioni costanti, ma è tutto più compatto e organizzato. Gli spostamenti sono ancora tanti, i caricamenti presenti e le microtransazioni immancabili, ma il tutto sembra decisamente meno invasivo, ed è possibile passare da una partita all'altra -inframmezzandola, magari, con gli allenamenti- senza dover avere a che fare con podcast impazziti, sponsor e cose di questo tipo.
Per l'occasione Visual Concepts ha aggiunto alcune piccole novità alla creazione del personaggio e al suo sviluppo. Si potrà, per esempio, prendere come modello direttamente le statistiche e le caratteristiche fisiche di una determinata superstar NBA - noi abbiamo scelto Ja - così da replicare il proprio cestista preferito. Inoltre, sono stati ripensati i cartellini e i bonus ottenibili in partita: eseguendo determinate azioni si otterrà un potenziamento temporaneo in grado di trasformare per qualche minuto un paracarro in MJ.
Se le luci della ribalta della National Basketball League sono troppo forti per voi, potreste voler ripiegare sulla meno ricca, ma decisamente più trendy, WNBA. Se non vivete sotto un sasso, avrete già sentito parlare di Caitlin Clark, la matricola delle meraviglie delle Indiana Fever, che non solo sta distruggendo ogni record sportivo e riscrivendo le regole del basket femminile, ma col suo sorriso e il suo modo di giocare sta facendo uscire questo sport dalla nicchia di indifferenza dalla quale non sembrava voler uscire. The W è il posto giusto dove rifugiarsi nel caso in cui vogliate vivere in prima persona la stagione di CC, cercando, ovviamente, di metterle i bastoni tra le ruote con la cestista che potrete ricreare col potente editor di NBA 2K25. The W è, in poche parole, Il mio Giocatore, spogliato di tutte quelle cose che per alcune persone sono futili e che si trovano nella città: si tratta di una carriera ricca ma essenziale, nella quale giocare, allenarsi, rispondere alle domande della stampa e poco altro. Anche sul parquet le cose sono simili, ma non identiche, con ritmi più lenti e un po' meno atletismo, che consentono di concentrarsi meglio sulla pallacanestro. Nel caso vogliate un'esperienza ancora più asciugata non mancano partite veloci, campionati e playoff dedicati al lato femminile della NBA.
Le Ere, la meravigliosa modalità nella quale è possibile rivivere i campionati del passato (con in più l'opzione di stravolgerli, sapendo come sono andate le cose), aggiunge l'Era di Steph (e di KD) a quelle già disponibili. Riuscirete a fermare i Golden State di coach Kerr? La novità principale, come detto, è il gameplay che rende ancora più piacevole giocare, soprattutto con monumenti del passato come MJ, Bird o Shaq.
MyTeam, la versione cestistica di NBA 2K25, si arricchisce di nuove modalità e opzioni, tutte pensate per inserirvi in un loop che vi spingerà a creare la squadra dei sogni, tra stelle attuali, campioni del passato e versioni speciali da sbloccare durante la stagione. A gran voce tornano le aste, il luogo dove acquistare quelle stelle che non siamo riusciti a ottenere in altro modo. Tra partite a tre, online o offline, sfide e quant'altro, questa è la modalità pensata per durare tutta l'annata NBA e per sfidare le persone online.
Chiudono il pacchetto le classiche modalità manageriali, da allenatore e da GM, che consentono di vivere il mondo NBA da dietro la scrivania, influenzando tutto quello che succede al di fuori del parquet. Quest'anno debuttano nuove opzioni per estendere la lega all'inverosimile e per rendere questo genere di varianti ancora più adatte alle proprie esigenze, anche semplificate, per avvicinare coloro che sono alla ricerca di una scusa per giocare a basket e non vogliono perdere ore a comprendere le regole economiche dietro l'NBA.
Vince, dove sei?
Se lo scorso anno la modalità dedicata a Kobe Bryant sembrava la brutta copia delle sfide di Jordan, la modalità dedicata alla leggenda di copertina di quest'anno, Vince Carter, è... impalpabile. Vinsanity, infatti, campeggia sulle confezioni da collezionisti del gioco e poco altro: nessuno scenario che ripercorra la sua carriera e le sue evoluzioni. Un po' un peccato; l'uomo che ha guadagnato l'appellativo Half Man Half Amazing ha lasciato più di qualche ricordo indelebile durante la sua lunghissima carriera.
Bello bello in modo assurdo
Anche dal punto di vista tecnico, c'è sempre un piccolo "ma" che macchia l'eccellenza assoluta di NBA 2K25. Come detto, i movimenti dei cestisti in campo sono incredibili: sono fluidi, sono precisi e soprattutto sono gli stessi che si vedranno fare alle stelle NBA a partire dal prossimo 22 ottobre. Palazzetti, commento, colonna sonora: gli sforzi produttivi sono, come di consueto, al massimo e difficilmente è possibile trovare di meglio sul mercato. Basta vedere i filtri classici per capire la cura riposta nel ricostruire la pallacanestro a stelle e strisce e l'amore che dalle parti di Visual Concepts provano per questo sport.
Quando poi si passa ai volti dei giocatori creati o delle comparse di secondo piano, si ripiomba a 1-2 generazioni hardware fa. Spalle curve, espressioni esagerate, movimenti poco convincenti: la Città sembra un Second Life dedicato al basket, con animazioni rigide e caricamenti onnipresenti. Adesso che tutto il resto è così migliorato, questi elementi risaltano ancora di più.
Chiudiamo dicendo che da quest'anno i giocatori PC potranno godere della versione "next-gen" di NBA 2K25. Dopo anni di purgatorio anche su Steam si potrà trovare una versione comparabile con quella migliore del gioco e non quella "depotenziata" che arriva su Ps4, Xbox One e Nintendo Switch.
Conclusioni
NBA 2K25 è il miglior gioco di basket sul mercato, non solo per mancanza di concorrenti, ma anche per la qualità intrinseca dell'esperienza. Ci sono ancora cose da migliorare, ma la direzione intrapresa dal team di sviluppo quest'anno sembra essere quella giusta: le differenze sul parquet si sentono tutte e i miglioramenti alla qualità della vita e per rendere più approcciabile la simulazione sono apprezzati. Aver perso una modalità scenario come le Sfide di Jordan, le sbavature nel gameplay, la presenza costante delle microtransazioni e la necessità di essere sempre online per avere la versione migliore de Il mio Giocatore minano le qualità di un pacchetto che comunque ha pochi rivali sul mercato.
PRO
- Gameplay rinnovato, dalle animazioni alla difesa
- Tante opzioni di personalizzazione
- Tantissime modalità
- Graficamente spettacolare
CONTRO
- Qualche volta in campo impazzisce
- Le microtransazioni e l'always online sono sempre lì