Tutto è concesso
A distanza di 6 anni dalla pubblicazione del secondo e ultimo capitolo per Dreamcast ecco sbarcare su PSP una collection che incorpora i due giochi realizzati da Capcom, corredati da una serie di extra, nuove armi, nuove modalità e soprattutto un'assoluta fedeltà alle versioni originali. Parlando in termini generici, il concept che risiede dietro a Power Stone non è tanto diverso dalla serie di Smash Bros (nata e cresciuta su console Nintendo) o dal poco noto Ergheiz, picchiaduro alquanto bizzarro e trascurato edito dall'allora Square. I combattimenti di Powerstone di svolgono all'interno di grosse arene organizzate su più piani, dove ai giocatori verrà data la possibilità di rompere casse o scrigni contenenti oggetti utilizzabili in combattimento che vanno dalle classiche spade fino ad arrivere all'utilizzo di grossi martelli e pistole a bolle. Ogni arma avrà un effetto differente sul proprio nemico e sarà ovviamente dotata di una particolare longevità legata a doppio filo al suo utilizzo. Le casse, oltre alle armi d'attacco, potranno contenere oggetti di difesa come scudi o semplicemente del cibo da utilizzare in caso che la propria energia vitale stia tragicamente finendo. Casse e scrigni, facendo parte dell'environment stesso, potranno anche essere mantenute integre ed utilizzate come arma da lancio o semplicemente spinte verso il proprio avversario nel tentativo di colpirlo. La particolarità di powerstone però non si ferma alla freneticità della ricerca dell'oggetto giusto: ogni personaggio -oltre alle classiche mosse sulla base di pugni, calci e prese- collezionando tre particolari pietre (le powerstone, appunto) potrà trasformarsi per alcuni secondi in una sua versione decisamente potenziata ed in grado di rilasciare attacchi decisamente dolorosi, Falcon -il pilota del bimotore di rosso vestito- si trasformerà in un robot in grado di colpire con missili autoguidati, Wang Tang -cinese con la passione delle arti marziali- diventerà un biondo combattente in grado di rilasciare potenti attacchi energetici. I personaggi nel cast di Powerstone si caratterizzano per una forte impronta fumettistica (dal videogioco è stato tratto anche un cartone animato di ben poco successo trasmesso per un po' di tempo anche da Italia1) che si pone a metà tra il manga e il comic americano, tutti rimangono comunque abbastanza stilizzati nelle loro posizioni: è presente il già citato pilota rosso di bimotore, il samurai con la spada, il pellerossa che combatte utilizzando la forza fisica, la bella principessa araba rinomata per essere veloce e letale e l'orientale esperto di arti marziali.
Tù is megl che uan
La prima -sostanziale- differenza tra il primo capitolo di power stone ed il secondo è la quantità di combattenti in gioco: in un picchiaduro atipico che si configura piuttosto come una royal rumble i numeri fanno la differenza e sotto questo punto di vista è Power stone 2 a segnare il punto di vantaggio. Se nel primo le possibili combinazioni di combattimento erano rappresentate da un classico 1 contro 1 (in alcune missioni anche 1 contro 2, con la CPU sempre in posizione di maggioranza), è nella seconda apparizione della saga che il gioco da il meglio di sè, permettendo sfide fino a 4 giocatori e quindi con un più complesso e completo 2 contro 2. Il ritmo di gioco, per come è strutturato il gameplay, è frenetico e diverte soprattutto nel momento in cui si gioca contro avversari umani e la prima vera tegola rotta di questa collection per PSP arriva proprio qui: il gioco è giocabile solo in modalità ad hoc, ovvero con tante copie del gioco (e ovviamente console) quanti sono i giocatori, e per quanto sia valido Power stone Collection come gioco non sarà mai cosa facile mettere assieme quattro felici possessori dell'UMD. La collection deficita di multiplayer via condivisione, permettendo ai giocatori di scaricare e far scaricare solo una demo del single player da provare in locale sulla propria console; manca all'appello ovviamente anche una modalità multiplayer via internet, elemento che avrebbe aumentato di molto il valore del gioco.
il difetto forse più grosso del gioco è quello legato ai lunghi tempi di caricamento, tendenti all'infinito e in netto contrasto con quello che è l'anima frenetica del gioco.
Tù is megl che uan
Graficamente il risultato raggiunto dagli sviluppatori non si può che definire eccellente: i modelli dei personaggi e le ambientazioni riprendono alla perfezioni quelli già utilizzati e visti su Dreamcast, con il valore aggiunto della visualizzazione panoramica in 16:9 (per i puristi della serie, rimane comunque la possibilità di rimettere il gioco in 4:3 godendo però di solo una parte dello schermo). Ultimo ma non meno importante, il difetto forse più grosso del gioco è quello legato ai lunghi tempi di caricamento, tendenti all'infinito e in netto contrasto con quello che è l'anima frenetica del gioco.
Power Stone Collection, seppur rappresentando la *conversione perfetta*, perde punti nelle modalità che più caratterizzano la serie: il multiplayer con amici è di difficile attuazione, la condivisione è inesistente e i lunghi tempi di caricamento mettono in ginocchio un gioco che tutto è meno che lento. Rimane comunque un ottima occasione per tutti quelli che non hanno avuto la possibilità di provare i due giochi su Dreamcast ed una altrettanto buona per chi volesse passare qualche ora divertendosi con quello che a tutti gli effetti si può considerare come la perfetta crasi di un picchiaduro ed un gioco d'azione.
- Pro:
- Ottima realizzazione tecnica
- Picchiaduro fuori dagli schemi
- Due giochi in uno
- Contro:
- Caricamenti troppo lunghi
- Multiplayer inadeguato alla tipologia di gameplay offerta
- A voler essere cinici, rimane comunque roba già vista e -probabilmente- giocata
In passato gran parte delle hit del mondo videoludico avevano una via preferenziale di nascita e sviluppo: una scheda arcade. Il videogioco da bar (o da sala giochi) era il palcoscenico perfetto per molte serie nell'attesa che queste potessere poi essere trasposte su console casalinghe; illustri partecipanti a questo meccanismo (senza scomodare fantasmi troppo anziani e rimanendo in termini 32bit e oltre) si ricorda Tekken, Soul Edge, Crazy Taxi, Virtua Tennis e così via, si potrebbe davvero proseguire per decine di minuti intenti nel ricordo. Il passaggio arcade di tutti questi titoli ha permesso sostanzialmente due cose: testare l'indice di gradimento di un prodotto da parte dei publisher e soprattutto -in caso di alto gradimento- aumentare a dismisura l'hype dei videogiocatori nell'attesa del titolo in questione in versione casalinga. Una delle ultime console a sfruttare spesso e volentieri il passaggio arcade-console è stata il dreamcast, ultima (gloriosa) console di SEGA che grazie alla scheda da bar NAOMI ha permesso la veloce, facile e pressochè perfetta trasposizione di tutta una serie di titoli che ancora oggi campeggiano fieri nella collezione di molti giocatori. Uno di questi, vero mattatore del multiplayer, fu Power Stone uno strano piocchiaduro edito da capcom dove per la prima volta (per la casa di Osaka, ovviamente) non era più importante l'esecuzione delle diverse mosse, quanto piuttosto la reattività e la cattiveria agonistica dei giocatori nel cercare l'arma adatta per vincere.