La vittoria è nostra
Sfruttando ancora una volta l’inflazionato tool grafico Renderware, la Konami si è potuta concentrare sulla sostanza del gioco, limando e correggendo molti dei difetti che affliggevano il primo Pro Evolution Soccer, come una certa lentezza nella reattività dei giocatori ai comandi impartiti via pad e una fisica della palla poco realistica in diverse occasioni di gioco. Tutto oro ciò che luccica? Ovviamente no, e pur appartenendo a due mercati diversi (Pal e Jap) urge un confronto di Pes 2 con Winning Eleven 6, uscito sei mesi or sono in Giappone e vero metro di paragone di tutte le simulazioni calcistiche presenti su console. Pes 2 abbandona il famoso pallone Fevernova in favore di una mediocre versione sponsorizzata Umbro, ma soprattutto gestisce una fisica della palla ancora troppo leggera e irreale in alcune (poche) situazioni. La calibrazione del livello di difficoltà è ancora passibile di qualche miglioria, soprattutto per quanto riguarda le difese, che tendono ad essere infilate centralmente con una certa facilità dal computer ai livelli di difficoltà più alti. Tale inconveniente può essere limitato agendo sul setting delle formazioni, ma in generale appare più come un difetto che come uno stimolo a migliorare.
La vittoria è nostra
Tecnicamente il gioco non ha subito grossi miglioramenti o stravolgimenti rispetto al prequel, a parte il numero di animazioni accresciuto, costante questa di ogni nuovo episodio della serie. I volti dei giocatori sono stati riprodotti in maniera sempre fedele e convincente, mentre durante lunghe sessioni di gioco non è stato notato alcun rallentamento (caratteristica invece di We6). Nota dolente invece per le uniformi di gioco, spesso dotate di colori slavati e lontane dalle controparti reali. Gli stadi che fanno da contorno godono di texture del campo generalmente buone, mentre rimangono le note dolenti delle precedenti versioni, vale a dire l’assenza di arbitro, panchine e guardalinee, per non parlare della scadente realizzazione del pubblico. Il comparto sonoro pecca ancora per quanto riguarda il commento, di pessima qualità e assolutamente non paragonabile all’incomprensibile quanto scatenato Kabira della versione Giapponese. La situazione migliora decisamente per quanto riguarda il pubblico, grazie anche alla possibilità di settare (mediante apposita opzione) la sua inclinazione, ciò equivarrà a sonori fischi per la squadra avversaria oppure ad un tifo neutrale per entrambi gli opponenti in campo.
Modalità per tutti
Le migliorie introdotte da Pes2 sono per la maggior parte ereditate da Winning Eleven 6 e sono in assoluto una novità per gli utenti europei. Tra le aggiunte più gradite segnaliamo la possibilità di settare durante un’amichevole la condizione dei giocatori che scendono in campo (in modo da disputare partite perfettamente alla pari contro un avversario), quella di cambiare in corsa il livello di difficoltà durante una competizione e la possibilità di disputare la master league con due giocatori senza particolari “trucchi”. Proprio la master league merita una menzione a parte. Completamente rinnovata rispetto alle precedenti, si avvale adesso di un complesso sistema di ingaggi, prestiti e gestione del calciomercato, con in più la possibilità di giocare playoff, coppe e scontri diretti. Il numero delle squadre è stato portato a 40, divise in ben tre divisioni e con il nuovo livello di difficoltà, denominato Extreme, che farà sudare le proverbiali sette camice anche agli esperti della serie. Chiudiamo la nostra rassegna con la sezione di training, arricchita nella fase di tutorial e integrata da una piacevole sezione di sottogiochi molto simile a quella presente in Virtua Tennis: dribbling tra i birilli e bersagli da centrare la fanno da padrone, spingendo a migliorare sempre di più i propri record.
Modalità per tutti
L’aspetto che non ci sentiamo assolutamente di perdonare a Konami riguarda tutto quello che fa da “contorno” al gioco vero e proprio. A cominciare dalle mancate licenze per alcuni giocatori fino ad arrivare ai bruttissimi nomi storpiati delle squadre di Master League, la casa Giapponese non sembra che abbia fatto il minimo sforzo per rendere Pro Evolution Soccer 2 completo sotto tutti gli aspetti, ulteriore indice in tal senso è il fatto che il gioco non apporta reali migliorie o cambiamenti alla versione giapponese, sugli scaffali da oltre 6 mesi.
In definitiva..
Pro Evolution Soccer 2 rimane la massima espressione di un gioco di calcio su console ed una scelta obbligata per qualsiasi utente che voglia calciare un pallone virtuale. La nuova master league e l’immutato divertimento che deriva dal gioco in coppia danno valore aggiunto alla produzione. Il contorno scarno e l’utilizzo di un motore grafico oramai giunto al limite sono però indice che Konami può e deve fare di più, We are football tribe, am i right?
- Pro:
- La migliore simulazione calcistica sulla piazza
- Master League ancora più intrigante
- In coppia è virtualmente infinito
- Contro:
- Il motore Renderware ha raggiunto il suo limite
- Poche innovazioni rispetto a Winning Eleven 6
We will rock you! Quale migliore introduzione potevamo aspettarci da un titolo tanto atteso? Un filmato in computer grafica con in sottofondo il famoso hit dei Queen non può che introdurci al meglio in Pro Evolution Soccer 2, seconda trasposizione sul mercato europeo della simulazione calcistica made in Konami e diretta evoluzione del best sellers Giapponese Winning Eleven 6.
Il risultato si materializza in una versione migliorata sotto praticamente tutti gli aspetti rispetto al prequel. Non basta una sola partita infatti per notare tutti i piccoli accorgimenti introdotti da mamma Konami, a cominciare da velocità di gioco accresciuta fino ad arrivare ad uno spropositato numero di animazioni (soprattutto per quanto riguarda i portieri). L’assenza dell’opzione per i 60hz getta ancora una volta la sua ombra sul gioco, in maniera non così marcata rispetto alla precedente versione, ma comunque avvertibile.