Lo zen e l’arte persa di fare una buona conversione
Porting dell’omonimo fps uscito qualche mese or sono su PC, Jedi Outcast lascia intravedere sin dall’inizio la scarsa cura con cui questa conversione per Gamcube è stata realizzata: il filmato iniziale in real time che introduce il giocatore alla nuova avventura di Kyle Katarn denota una definizione a dir poco imbarazzante, frutto dell’utilizzo di un formato di compressione dei filmati fin troppo basso. E purtroppo la situazione non migliora di molto per quanto riguarda il comparto grafico in-game del titolo Raven. Frame rate incostante, animazioni scattose, moli poligonali davvero poco impressionanti e scarsa definizione delle texture sono i punti cardine di una cosmesi troppo povera per un hardware che gestisce agilmente prodotti graficamente molto più elaborati come Metroid Prime e TimeSplitters 2. Alla luce di questi fatti, una realizzazione tecnica come quella di Jedi Outcast, piuttosto scialba e oltretutto penalizzata da una fluidità la cui incostanza risulta ingiustificabile considerata la relativa semplicità poligonale del gioco, non può che essere estremamente difficile da digerire. Certo, si potrebbe anche soprassedere su un comparto visivo deludente figlio di un poco curato processo di conversione, se il gameplay si rivelasse perlomeno soddisfacente: ma non è propriamente questo il caso di Jedi Outcast.
La Forza è quella che dà al gioco la possanza
Per una buona parte del gioco, Jedi Outcast si rivela un fps decisamente piatto. Gli obbiettivi da portare a termine sono estremamente semplici, gli scontri a fuoco con gli avversari mancano della giusta concitazione e il level design lascia piuttosto a desiderare in quanto a varietà e complessità. La situazione fortunatamente migliora una volta ottenuta la spada laser e riacquisiti i poteri della Forza: sono questi infatti i due elementi che riportano il gameplay del titolo Raven verso una soglia di intrattenimento quantomeno accettabile, apportando complessità ad un fps altrimenti stucchevolmente convenzionale. Impugnando la spada laser, il gioco passa ad una visuale in terza persona, atta a facilitare sia gli scontri all’arma bianca con gli avversari (fra l’altro resi ludicamente interessanti dalla possibilità di eseguire una buona varietà di mosse diverse) sia il processo di deviazione dei proiettili nemici, operazione tanto utile quanto galvanizzante. I poteri della Forza, aggiungono poi ulteriore spessore al gioco, fornendo all’utente sia nuove tecniche di combattimento sia poteri indispensabili a risolvere determinati enigmi o a superare sezioni altrimenti improponibili. Tuttavia, se i poteri della Forza risultano tutto sommato decentemente gestibili in modalità single-player nonostante una notevole macchinosità del sistema di controllo, in multiplayer la situazione cambia radicalmente. In un deathmatch, ad esempio, dove prontezza e velocità sono requisiti fondamentali, l’uso dei poteri della Forza risulta decisamente poco agile, sostanzialmente negando all’utente una parte fondamentale del gameplay di Jedi Outcast. Considerando poi che la modalità multiplayer è limitata ad un massimo di due giocatori via split-screen (per giunta con rallentamenti e perdita di frame consistenti), l’abbondanza di parametri modificabili della stessa risulta da un certo punto di vista inutile. La grande quantità di diversi tipi di gioco e le varie possibilità di customizzazione del personaggio non servono infatti a rendere più godibile una modalità multiplayer scarsamente interessante causa preponderanti limiti tecnici.
Commento
Jedi Outcast è un titolo che, sostanzialmente, avrebbe fatto meglio a rimanere confinato al solo mercato PC. Questo perché il titolo Raven presenta elementi difficilmente convertibili con successo su una console, sia per limiti prettamente strutturali (mai come in questo caso l’utilizzo del pad al posto della combo tastiera-mouse è apparso fin troppo inadeguato) sia per alcune caratteristiche del gameplay. Ciò detto, una conversione poco curata come quella di cui è stato vittima Jedi Outcast non può che peggiorare la situazione. Il prodotto Lucasarts si presenta quindi su Gamecube con una veste grafica decisamente povera, una modalità in single player poco elettrizzante e una sezione multiplayer tanto ricca di opzioni e variabili quanto inutile nella sostanza, in quanto fruibile al massimo da due giocatori (con tanto di rallentamenti, per giunta) e poco godibile causa la già citata macchinosità del sistema di controllo. Insomma, Jedi Outcast, titolo di indubbia qualità su PC, si rivela in questa versione Gamecube un fps poco appetibile, che forse solamente i fanatici di Star Wars saranno in grado di apprezzare.
- Pro:
- La spada laser e i poteri della Forza
- Il fascino immortale del mondo di Star Wars
- Contro:
- Graficamente povero
- Sistema di controllo macchinoso
- Piuttosto noioso in single-player
- Modalità multiplayer estremamente poco appetibile
Oltre ad essere simbolo di una delle saghe cinematografiche più famose ed apprezzate in assoluto, il marchio di Star Wars sta anche a rappresentare, in ambito videoludico, uno dei più longevi franchise della storia. Ma anche uno dei più controversi. In special modo negli ultimi anni, e in special modo su console, infatti, i titoli dedicati a Skywalker e compagnia bella non sempre si sono rivelati degni del nome che recavano sulla confezione. E l’ultimo arrivato della serie, il Jedi Outcast oggetto di questa recensione, sembra confermare del tutto la parabola discendente delle produzioni LucasArts su console…