The Crew Motorfest segna un cambio di passo per la serie, da un lato ispirandosi in maniera fin troppo palese alla serie Forza Horizon, dall'altro perdendo di vista gli aspetti che hanno caratterizzato questa proprietà intellettuale sin dagli esordi, finendo per sfruttarli ben poco nel corso di una campagna che si rivela essere la fiera delle playlist.
Anche dal punto di vista strutturale il ripensamento è evidente e ci vede passare dall'enormità delle precedenti mappe americane ai confini di un'isola hawaiiana, O'ahu, che tuttavia si presenta come uno scenario non solo suggestivo sul piano puramente estetico, ma anche dotato di una maggiore densità e coerenza per quanto concerne i contenuti a cui avremo modo di accedere.
Ebbene, quanto ci ha convinto questo nuovo corso? Si tratta di un passo nella direzione giusta o di un passo falso? Per sapere come la pensiamo al riguardo, continuate a leggere la nostra recensione di The Crew Motorfest.
Struttura e contenuti: benvenuti al Motorfest
Non c'è alcun dubbio che il passaggio dall'open world americano e sconfinato descritto nella recensione di The Crew 2 all'isola di O'ahu abbia comportato un importante cambiamento strutturale per il gioco di guida di Ubisoft. Gli sviluppatori di Ivory Tower hanno voluto puntare su di uno scenario in grado di regalare scorci particolarmente suggestivi, specie in alcune ore della giornata, e di confezionare questa nuova esperienza in maniera simile a Forza Horizon.
In effetti le sequenze iniziali di The Crew Motorfest riprendono davvero molti degli elementi tipici della serie di Playground Games: dall'alternanza di paesaggi e musiche latineggianti dei titoli di apertura alla fase introduttiva in cui ci si mette alla guida dei tanti veicoli differenti a cui potremo accedere nel corso della campagna, per arrivare al concetto di festival per gli appassionati di motorsport, che ci viene presentato poco prima di passare all'editor per la creazione del personaggio.
Quello di Ubisoft va considerato semplicemente come un appassionato e sincero omaggio a un racer che è stato in grado di superare i 32 milioni di giocatori? Comunque la si veda l'intento è molto chiaro, anche se già nei primi minuti cresce la curiosità di capire in che modo gli sviluppatori abbiano coniugato il desiderio di rifarsi all'importante esclusiva Xbox con l'inevitabile esigenza di conservare i tratti che da sempre caratterizzano The Crew.
La risposta a questa domanda, tuttavia, appare confusa; soprattutto nel corso delle prime ore, che si pongono come un vero e proprio concentrato di playlist dall'apprezzabile varietà, in cui però le peculiarità della serie d Ubisoft, in primis la possibilità di passare in qualsiasi momento da un'auto a un aereo a un motoscafo, che pure viene riproposta in Motorfest, finiscono per passare in sordina.
Quello che però proprio non ci ha convinto del sistema di progressione è il fatto che la vettura di partenza, personalizzabile e potenziabile attraverso meccanismi basati sullo sblocco di nuovi elementi ottenuti come ricompense di gioco, non venga poi praticamente mai utilizzata nelle playlist, per cui ci vengono forniti quasi sempre specifici veicoli in prestito.
Diciamo che l'impianto tradizionale dei simcade, quello che ci vede appunto acquistare un'auto e man mano migliorarla per prendere parte alle diverse competizioni, rispettandone i requisiti tecnici, in The Crew Motorfest viene nascosto dietro l'esigenza di mettere forsennatamente in mostra l'ampio parco vetture, aggirando peraltro un sistema di microtransazioni che si vede e si sente fin troppo nelle fasi di acquisto dei veicoli, nonché le diverse stipulazioni disponibili.
Queste ultime vanno dalle gare a checkpoint alle sfide di derapata, dai testa a testa alle drag race, dalle corse in stile Formula 1 con tanto di gestione del pit stop alle cavalcate in sella a moto e quadbike, per arrivare infine alle declinazioni acquatiche e aeree dell'esperienza. Non manca inoltre un interessante comparto online, che oltre al tradizionale concetto cooperativo di "crew" offre una Grand Race in stile endurance a eliminazione per ventotto partecipanti e un Demolition Royale per trentadue giocatori.
È stato infine introdotto un hub social per fare in modo che gli utenti possano incontrarsi, comunicare, stringere amicizia e magari votare per le creazioni più appariscenti della community, ma tale opzione si rivela francamente inconsistente, forse perché implementata in maniera frettolosa, e mette sul tavolo ben poco oltre a una breve (e spesso inspiegabilmente scattosa) passeggiata all'interno di quello che sembra un banale showroom.
Gameplay: guida migliorata e tante accortezze
Le novità di The Crew Motorfest si estendono al gameplay, che presenta un modello di guida sostanzialmente migliorato rispetto al passato, capace di trasmettere in maniera molto più convincente il peso della vettura e di mantenere alto il coinvolgimento durante le gare nel tentativo di bilanciare accelerazione e freno, derapate e boost al fine di evitare impatti che potrebbero rallentarci parecchio.
In tal senso si notano alcune importanti accortezze: la prima è l'introduzione di una funzionalità rewind che consente di riavvolgere gli ultimi quattordici secondi di azione, nel caso in cui si rimanga coinvolti in un incidente che potrebbe compromettere in maniera frustrante il piazzamento finale di una gara fino a quel momento perfetta.
La seconda riguarda il design dei tracciati, quasi del tutto privi di ostacoli contro cui inchiodarsi e dotati di barriere laterali in curva che permettono di evitare scivolamenti eccessivi quando si arriva lunghi, cosa che potrebbe farci perdere il contatto con i checkpoint. Questi ultimi, peraltro, presentano una certa tolleranza al contatto, pensata per preservare quanto più possibile la fluidità della corsa ed evitare di rovinarla per qualche centimetro.
Infine sono presenti diverse opzioni che consentono di scalare l'esperienza di guida sulla base delle nostre preferenze, dai banali indicatori della traiettoria al cambio automatico o manuale, passando per tutta una serie di assistenze elettroniche che possono rendere ancora più concreto e solido l'impianto messo a punto da Ivory Tower. Peccato che poi, quando ci si mette alla guida di un motoscafo o soprattutto di un aereo, questo spessore finisca per dissiparsi irrimediabilmente.
Realizzazione tecnica: bello ma non bellissimo
The Crew Motorfest include due modalità grafiche su PS5 (e Xbox Series X): una a 4K dinamici e 30 fps, l'altra a 1440p dinamici e 60 fps. Quest'ultima è ovviamente da preferire e si comporta molto bene anche sul fronte della nitidezza sugli schermi Ultra HD, sebbene soffra di qualche fastidioso calo di frame rate, di alcune mancanze (vedi il riflesso sugli specchietti) e di fenomeni di pop-up abbastanza evidenti quando si corre a gran velocità.
In generale, la resa visiva di The Crew Motorfest fa il possibile per avvicinarsi al suo più volte citato punto di riferimento, Forza Horizon 5, senza però raggiungere il medesimo livello qualitativo: in alcuni frangenti l'isola di O'ahu appare davvero affascinante e i suoi paesaggi regalano momenti emozionanti, ma quando il sole è alto il sistema di illuminazione tende un po' ad appiattire gli elementi e alla fine ci si muove un po' fra alti e bassi.
Il controller DualSense di PlayStation 5 viene sfruttato molto bene dal titolo Ubisoft, che utilizza il feedback aptico, la resistenza adattiva dei grilletti e l'altoparlante integrato per comunicarci un bel po' di informazioni sul motore, la trasmissione, l'asfalto e, in generale, l'interazione con lo scenario e le vetture concorrenti: un'implementazione che abbiamo trovato davvero competente.
Per il resto, l'intelligenza artificiale degli avversari rientra nella media (anche se in alcuni frangenti ci è sembrato di percepire il tanto criticato effetto elastico), l'infrastruttura online appare solida pur al netto di qualche inghippo di tanto in tanto e il comparto audio accompagna l'azione in maniera funzionale, con una discreta colonna sonora e qualche dialogo purtroppo privo di doppiaggio in italiano: peccato.
Conclusioni
The Crew Motorfest segna un cambio di rotta per la serie Ubisoft, che ripiega su di un open world di dimensioni più contenute, ma dal grande fascino e rivede il proprio modello di guida in favore di un approccio simcade decisamente più solido e interessante. Gli evidenti riferimenti a Forza Horizon hanno un sapore agrodolce, perché la creatura di Ivory Tower non è ancora in grado di offrire un'esperienza di quel livello e in molti frangenti appare confusa, perdendo di vista alcuni dei tratti caratterizzanti della serie e introducendo un sistema di progressione controverso, che da un lato abbonda in prestiti e regali, dall'altro erge inspiegabili e fastidiosi paywall.
PRO
- Modello di guida migliorato
- Ambientazione affascinante
- Tanti contenuti
CONTRO
- Sistema di progressione controverso
- Peculiarità della serie messe in secondo piano
- Qualche singhiozzo di troppo a 60 fps