Più che un soldato una rastrelliera ambulante.....
Torniamo a parlare in senso più stretto del videogioco: Terminator è un classico action game, in cui l’unica cosa realmente importante è il numero di caricatori ancora a nostra disposizione: si procede nel gioco, attraverso miniquests, facendo affidamento solo nella nostra bravura nello schivare e sparare colpi verso le centinaia di endoscheletri che ci sbarrano la strada, tralasciando il gia menzionato approccio stealth; qui si spara e basta, gli unici “enigmi” da affrontare sono quelli che ci permettono di individuare i punti deboli dei boss di metà e fine livello. Per raggiungere la metà finale del gioco avremo a disposizione un arsenale ampio e molto ben ingegnato, si parte da una coppia di pistole automatiche che fa tanto John Woo, per arrivare ad un clamoroso generatore di onde elettromagnetiche: nel mezzo una vasta scelta tra laser vari, mitra, lanciarazzi, fucili a pompa e bombe nucleari a mano. In più come se non bastasse nel caso fossimo rimasti a secco, come estrema ratio possiamo anche fare affidamento su una pratica mazza ferrata al plasma, nonché ad alcune immancabili e inflazionatissime mosse di kung fu. Il gioco è strutturato in 10 macromissioni (che potremo rigiocare variando il coefficiente di difficoltà), ognuna delle quali a sua volta divisa in più livelli durante i quali la nostra furia distruttiva verrà messa in atto non solo attraverso le gia citate armi da fuoco, ma anche grazie all’uso intensivo di postazioni fisse come torrette laser e mitragliatrici pesanti. I livelli, a dire il vero tutti abbastanza uguali, ci faranno visitare la Los Angeles del futuro così come ci appare nei films di Cameron, agiremo all’interno di un hotel, di un manicomio, nella metro e per la gioia dei fan del film avremo il privilegio di vedere il “cuore primario di Skynet”.
La regia latita
Parliamo ora del metodo di controllo, croce e delizia del titolo Paradigm. Iniziamo col dire che Terminator sfrutta praticamente tutti i tasti del pad, fatta eccezione per L2, leve analogiche incluse. Le azioni performabili sono tante, e a parte sparare, saltare cambiare arma e ricaricare, ci è concesso di variare la modalità di target: possiamo fare affidamento su un comodo lock-on (eccezionale nel colpire praticamente al buio i nemici) e su una quantomai utile visuale in prima persona tipo fps (che ci lascia però immobili), in quanto gli endoscheletri possono essere abbattuti mirando a zone più o meno corazzate, con conseguente risparmio di proiettili, una soluzione che ricorda il ghoul implementato su Soldier of Fortune. I problemi nascono però quando nel bel mezzo di una mischia particolarmente animata, il meccanismo di lock-on entra in conflitto con i movimenti della telecamera, e soprattutto con la scelta da parte dei programmatori di alternare inspiegabilmente il controllo del protagonista mediante l'oscillazione tra le modalità screen relative e character relative. Praticamente succede che di punto in bianco la telecamera ruota, impallando i nemici e invertendo a dir poco clamorosamente gli assi del pad. C’è la leva analogica destra a correggere la visuale ma è un rimedio che funziona solamente quando un nemico è agganciato. Anche qui facendo pratica si riesce a superare il papocchio in breve tempo, comunque le prime volte che si presenta il problema, il giocatore proverà una piacevole sensazione di impotenza e di spaesamento
Valutazioni tecniche
Graficamente parlando Terminator è realizzato molto bene, anche se non fa gridare al miracolo estetico: textures, animazioni, frame rate e modelli poligonali si attestano su livelli pienamente soddisfacenti, mentre assolutamente fuori parametro è il design dei vari modelli di endoscheletri, e le loro animazioni: vederli sparare a casaccio in preda a convulsioni, in quanto decapitati da una raffica ben assestata, è assolutamente comico e gratificante. Più in generale possiamo dire che tutti i modelli poligonali delle macchine sono dettagliatissimi e ottimamente animati, e vedere sorvolare sopra la testa un aerial H/K, circondato dai bagliori dei laser ci getta direttamente nella pellicola. Raramente un videogioco ha saputo ricreare così perfettamente le emozioni e l’atmosfera di un film, e parte del merito va distribuito anche tra gli autori della colonna sonora, che hanno saputo unire alla perfezione le sonorità dei due film con pezzi metal velocissimi e adrenalici, degno commento all’epicità e alla drammaticità dell’azione “raccontata” sullo schermo. In oltre sempre restando in ambito audio, va menzionata l’ottima localizzazione in lingua italiana con dialoghi ottimamente tradotti e soprattutto ben interpretati dagli attori, cosa quantomai rara nel settore dei videogiochi. Altre note positive giungono dal settore longevità: grazie ad un livello di difficoltà ottimamente bilanciato, la possibilità di incappare in momenti in cui il gioco si fa frustrante è ridotta praticamente a zero. La giocabilità del titolo anche se parzialmente minata dalla già citata non ottimale telecamera, si attesta su ottimi livelli. A dispetto di una certa ripetitività dell’azione, possiamo “terminare” le macchine in una miriade di modi, demolendole pezzo per pezzo, immobilizzandole, facendo saltare la testa, atterrandole con una precisa spazzata con tanto di fatality finale; praticamente una varietà di attacchi che non ha nulla da invidiare ai picchiaduro a scorrimento tipici dei primi anni novanta.
Conclusioni
In definitiva Terminator Dawn of Fate rappresenta una piacevole novità, un gioco bello, divertente, gratificante, longevo e soprattutto difficile e tosto, sanguigno e coriaceo come può essere un film di Carpenter. Una bella esperienza di gioco che, supportata da una licenza alle spalle che garantisce una trama di forte impatto, garantisce un sano divertimento che nella sua totale estasi distruttiva assume toni quasi catartici. Peccato per il problema della telecamera, altrimenti il titolo Paradigm sarebbe stato perfetto: un arcade assolutamente divertente, coinvolgente, con una buona grafica e un ottimo audio, insomma un titolo decisamente consigliabile.
- Pro:
- Molto divertente
- Longevo (molti extra)
- Ottima grafica
- Contro:
- Oscura gestione della telecamera
Tie-in? Spin-Off? O Sequel?
Terminator Dawn of Fate è un videogioco abbastanza particolare per diversi motivi: è innanzitutto uno strano incrocio tra un tie-in e uno spin-off, non è un brutto gioco, cosa quantomeno singolare vista l’appartenenza alle due precedenti categorie e, non ultimo, è molto difficile e appagante da portare a termine. Per iniziare mi sembra giusto collocare temporalmente le vicende del gioco: il titolo Paradigm ci fa prendere parte alle vicende immediatamente precedenti all’invio del primo Terminator indietro nel 1984, a come e perché Kyle Reese abbia dovuto affrontare il viaggio nel tempo. Quindi a tutti gli effetti abbiamo tra le mani un prequel…. Tien-in, spin-off, prequel, la confusione generata da queste mie affermazioni può essere tanta ma, riducendo tutto ai minimi termini posso affermare senza dubbio alcuno che Terminator è un solido action game, lungo, tosto, difficile, di quel genere che non ne fanno più oggi. Qui il nemico si affronta a viso aperto, sparando come matti a decine di endoscheletri che non vogliono sapere di andare giù, non ci sono missioni stealth da affrontare, ogni metro conquistato (magari nel cuore di Skynet…) è come una battaglia vinta. Il primo impatto con il titolo tradisce per intero l’origine cinematografica del gioco: i menù e le transizioni tra di essi sono di chiaro stampo dvd, puliti, essenziali e che trasmettono benissimo l’atmosfera del film. E tanto per chiarire le proprie origini, a gioco finito possiamo sbloccare molte sezioni extra: come rassegna nemici, bonus material, progetto grafico e galleria musicale. Praticamente la navigazione nel disco di The Terminator Dawn of Fate è organizzato come un dvd vero e proprio, di quelli “limited edition” però: oltre al gioco/film, abbiamo un ampia sezione di materiali extra e approfondimenti. Tornando all’inizio sarebbe meglio cercare di giustificare certe mie affermazioni: ho parlato di tie-in in quanto è un videogioco tratto da un film (Terminator 3 forse…), ma in questo caso il termine più adatto sembra essere prequel/spin-off: di fatto si impersonano più personaggi, coinvolti in avvenimenti non presenti e solo accennati nei due film di Cameron.