In queste ultime settimane il mercato dell'hardware PC si è mosso con vivacità, dopo mesi di calma piatta: abbiamo parlato pochi giorni fa della nuova ammiraglia di casa NVIDIA, ma anche Intel ha spolverato l'artiglieria pesante. Infatti, dopo oltre un anno dalla presentazione delle CPU appartenenti alla famiglia Haswell, tocca ora alla nuova architettura destinata alla fascia enthusiast, i cui appartenenti non sono certo assillati da problemi economici. La politica del colosso di Santa Clara prevede due distinte categorie di unità centrali, per quanto siano sempre indicate dalla denominazione commerciale Core: quella destinata a server e workstation si differenzia con il suffisso -E che viene aggiunto al nome in codice del processore. Abbiamo così avuto i Sandy Bridge-E e gli Ivy Bridge-E, entrambi utilizzanti il socket LGA 2011, ed entrambi presentati successivamente alle rispettive controparti mainstream. Medesimo il percorso seguito da Haswell-E che raggiunge gli scaffali dopo oltre un anno dal debutto del Core i7-4770 e a pochi mesi dall'imminente ed attesissimo Broadwell con cui esordirà il pionieristico processo produttivo a 14nm.
Parenti ma non troppo
Sono tre i modelli di CPU presentati da Intel alla fine di agosto: si tratta di Core i7-5960X, Core i7-5930K e Core i7-5820K. Il primo è sicuramente quello maggiormente degno di nota visto che, per la prima volta, presenta la bellezza di 8 core fisici e 20MB di cache di 3 livello; gli altri due invece mantengono le stesse caratteristiche della precedente ammiraglia (il Core i7-4960X) con 6 core e 15MB di memoria L3.
Con Haswell-E non vengono fisicamente modificate le dimensioni della CPU, ma le novità introdotte hanno costretto Intel a cambiare parte della circuiteria, pertanto non sarà possibile utilizzare le vecchie mainboard dotate di Socket LGA 2011, bensì le nuove LGA 2011-V3; quantomeno però se ne potranno riciclare i dissipatori. Tutti i processori sono naturalmente dotati di moltiplicatore sbloccato, tecnologie Hyper-Threading e Turbo Boost 2.0 e supporto al set di istruzioni AES SSE 4.2. Lievemente aumentato anche il TDP che ora raggiunge i 140Watt a fronte dei 130 dell'Ivy Bridge-E.
Il chipset X99
La nuova architettura porta in dote altre interessantissime novità, su tutte l'adozione delle memorie DDR4 che possono lavorare in quad-channel; si tratta di un cambiamento di non poco conto, considerando che le vecchie DDR3 avevano debuttato nientemeno che 7 anni fa. I nuovi moduli operano ad un voltaggio inferiore rispetto ai predecessori (1,2V contro 1,5V) e possono raggiungere (ufficialmente) frequenze massime di 2,1 GHz; anche i connettori sono cambiati e sono ora dotati di 4 piedini in più, raggiungendo il computo di 288 pin.
Quasi tutti i kit che i principali produttori si sono affrettati a presentare supportano l'Intel XMP 2.0, grazie al quale le RAM si impostano automaticamente con i valori più performanti per frequenze, timing e voltaggi. Anche la gestione delle linee elettriche PCI-Express di terza generazione è stata riveduta e corretta ed ora i due modelli di punta supportano configurazioni sino a cinque(!) schede video, a ciascuna delle quali vengono garantite 8 linee; gli scenari più interessanti riguardano però i set-up a tre GPU, visto che le prime due potranno sfruttare tutte le linee a disposizione, mentre alla terza ne rimarrebbero comunque 8. Con il socket LGA 2011-v3 è stato presentato anche il nuovo chipset X99 che dialoga col processore attraverso un collegamento del tipo DMI 2.0 e governa sino ad un massimo di 14 porte USB (di cui 6 del tipo 3.0, supportato nativamente da Intel), oltre al classico connettore Gigabit Ethernet, 10 porte SATA 3.0 e 8 PCI-Express 2.0. Previsto il supporto anche alla tecnologia Thunderbolt 2.0, che però richiede una scheda figlia; grazie a questo nuovo tipo di connessione è possibile raggiungere un transfer-rate di 20 GB/sec, ossia il doppio della precedente generazione e ben il quadruplo rispetto allo standard USB 3.0.
Nonostante la mancanza di concorrenza Intel continua a migliorare le proprie CPU
Sotto torchio
Per la nostra prova ci siamo avvalsi della scheda madre MSI X99S Gaming AC, corredata da 4 banchi da 4 GByte cadauno di RAM DDR4 prodotti da Patriot; la scheda video usata è una GeForce GTX 780 Ti. Abbiamo deciso di mettere a confronto il Core i7-5960X con il predecessore i7-4960X e con l'ultima evoluzione di Haswell, il Core i7-4790K (Devil Canyon). Il primo e impegnativo test è stato ovviamente il FryBench, in grado di sfruttare a dovere le capacità di multi-threading delle CPU. Come prevedibile i due core fisici in più permettono alla nuova ammiraglia di Intel di infliggere distacchi importanti, considerando i 150 secondi impiegati per portare a termine il benchmark contro i 209 del 4960X e i 267 del 4790K.
Anche in Cinebench 11.5, un sintetico realizzato utilizzando l'engine di Cinema4D, uno dei software più potenti per la realizzazione di scene tridimensionali, le minori frequenze di Haswell-E sono ampiamente compensate dalla maggior potenza computazionale. I risultati parlano chiaro: 19,17 il punteggio ottenuto dal 5960X, 13,84 quello di Ivy Bridge-E e 10,10 per il povero Devil Canyon, letteralmente doppiato dal nuovo mostro. Handbrake è un'eccellente utility che serve per convertire filmati "corposi" nel formato h.264. Abbiamo voluto "rippare" un video di 27 minuti in qualità DVD nel preset Android, e anche in questo caso abbiamo potuto constatare l'estrema potenza degli 8 core dell'i7-5960X. Lo scenario cambia radicalmente con i videogame. La maggior parte di questi infatti è GPU-limited, e le prove effettuate con Bioshock Infinite lo dimostrano: il costosissimo 5960X ha garantito appena un frame al secondo in più del fratellino 4790K impostando la risoluzione a 1920x1080 e i dettagli al massimo del livello. Maggiori differenze sono state evidenziate da Metro: Last Light Redux, dotato di uno dei motori grafici più raffinati in circolazione e in grado di apprezzare l'hardware alle proprie spalle. In questo caso gli 8 core in più si sono fatti sentire in modo più marcato, garantendo al processore con le frequenze più basse un vantaggio quantificabile nell'ordine dell'8%,
Parliamo di prezzi
Abbiamo scritto sin dalle prime righe che le nuove soluzioni di Intel non sono alla portata di tutti. Il Core i7-5960X tocca da solo i 1000 euro, a cui devono esserne aggiunti circa 200 per scheda madre e 300 per 16 Gbyte di DDR4: si tratta di una spesa non sempre giustificata dalle prestazioni, soprattutto se l'utilizzo principale è quello videoludico. In una buona percentuali di casi infatti i videogame sono penalizzati dal collo di bottiglia rappresentato dalle GPU piuttosto che dalle CPU: avere a disposizioni una quantità industriale di Core e Threads non sempre può portare a delle migliorie in ambito di frame rate - meglio piuttosto puntare su delle frequenze più elevate, che in ogni caso possono tranquillamente raggiungere anche i nuovi Haswell-E.
In ambito di overclock infatti le CPU di Intel se la cavano più che egregiamente, proprio come accade alle proprie controparti più economiche. Con il sample in nostro possesso siamo riusciti a raggiungere la considerevole frequenza di 4,4GHz con boost prestazionali nell'ordine di un mostruoso 20% rispetto alla versione liscia del processore. Cionondimeno la nuova flagship si dimostra particolarmente indicata proprio nelle configurazioni multi-GPU molto care agli utenti enthusiast e a chi usa il PC in ambito professionale, grazie alle 40 linee elettriche che garantiscono un notevole bandwidth e all'adozione delle memorie DDR4 che conferisce un'ulteriore spinta prestazionale: per costoro i nuovi Haswell rappresentano un'eccellente alternativa. Chi proviene da Ivy Bridge-E invece farebbe bene a pensare all'upgrade solo nel caso del Core i7-5960X; sia per Core i7-5930K che per Core i7-5820K i margini sono molto risicati o addirittura nulli nei confronti del Core i7-4960X. In conclusione non ci resta che plaudire ancora una volta a Intel per l'eccezionale qualità della propria line-up che continua ad essere perfezionata di anno in anno (sebbene i tempi si siano leggermente dilatati rispetto ai tempi d'oro) nonostante una concorrenza, in ambito desktop, praticamente nulla. Attendiamo con trepidazione a questo punto le proposte per il settore mobile che sembra poter essere la prossima terra di conquista per il colosso californiano.