Il nome Mamoru Hosoda forse non dirà molto agli appassionati di videogiochi che non guardano anime - sempre che ne esistano! - ma a quelli che hanno qualche annetto in più sulle spalle suonerà sicuramente familiare. Magari avete visto i suoi pluripremiati film più recenti, come The Boy and the Beast, La ragazza che saltava nel tempo oppure Mirai, e non sapete che Hosoda ha firmato alcune produzioni legate a doppio filo col medium videoludico. Hosoda, che da quando ha cominciato a lavorare nell'industria cinematografica è passato per Toei e Madhouse e che per poco non ha diretto nientepopodimeno che Il castello errante di Howl al posto di Hayao Miyazaki, ha incentrato le sue opere più autoriali sulle meraviglie - e sui pericoli - di Internet, anticipando di anni quello che oggi ci appare assolutamente normale, ma che all'epoca sembrava pura fantascienza.
Ora che anche il suo ultimo capolavoro, Belle, è arrivato nelle nostre sale, vale decisamente la pena scoprire o riscoprire i film di Mamoru Hosoda che un appassionato di videogiochi dovrebbe assolutamente guardare.
Digimon - Il film
La pellicola originale, intitolata Digimon: Our War Game! e uscita nel 2000 in Giappone, durava appena 40 minuti; ecco perché probabilmente lo conoscete col titolo italiano, Digimon - Il film, che in realtà rimaneggiava nello stesso lungometraggio ben tre film, e cioè Digimon Adventure, Our War Game! e Hurricane Touchdown!! Il segmento che ci interessa, Our War Game!, è anche quello più lungo, e vede i Digiprescelti affrontare un Digimon che è stato corrotto da un virus e si è digievoluto nel potentissimo Diaboromon.
I protagonisti affrontano il nemico nel mondo digitale, ma neppure la fusione di WarGreymon e MetalGarurumon nel leggendario Omnimon sembra avere la meglio su di lui; così, quando Diaboromon minaccia di bombardare Tokyo e il Colorado con dei missili atomici, è il sempre geniale Izzy a rallentarlo... riempiendolo di e-mail! Una soluzione narrativa assai buffa che però faceva colpo sui bambini nel pubblico.
In realtà, pur coi suoi strampalati colpi di scena, il film di Hosoda precorreva i tempi moderni. Uscendo nei primi mesi del 2000, si rifaceva all'antiquato Internet dell'epoca, e mentre immaginava i social network come un universo digitale essenzialmente precluso agli adulti, allo stesso tempo anticipava quello che oggi chiamiamo comunemente livestream, coi bambini che si collegavano alla rete per assistere a un duello tra Digimon che poteva decidere le sorti del mondo.
Un po' come quello che succede oggi, magari su scala decisamente minore, quando i giocatori si collegano a Twitch da ogni angolo del globo per guardare i loro beniamini che se le suonano al picchiaduro del momento. Sarebbe stato difficile, a quei tempi, immaginare quanto sarebbe stato importante il livestream sia a livello commerciale, sia a livello sociale, né tanto meno qualcuno avrebbe potuto prevedere che Internet ci avrebbe giocoforza salvato la vita - e la sanità mentale! - nei difficili anni appena trascorsi.
Summer Wars
Mentre l'Internet di Digimon - Il film era ancora qualcosa di fortemente immaginario, asservito al contesto fantastico del franchise targato Toei, quello di Summer Wars è già più concreto, credibile. Il film esce nelle sale nipponiche a metà 2009, tredici anni fa, quando i social network avevano già preso piede e la realtà virtuale non sembrava poi così irraggiungibile.
In questa occasione, Hosoda e la sceneggiatrice Satoko Okudera immaginano una vera e propria dimensione parallela digitale, forse ispirandosi ai videogiochi di ruolo MMO come Second Life, World of Warcraft e così via: la chiamano OZ, uno spazio in cui chiunque può essere quello che vuole. OZ è un universo parallelo che imita la realtà, non troppo diverso dalla OASIS di Ready Player One. Nel film, una caotica famiglia allargata si ritrova a fare i conti - direttamente e indirettamente - con un'intelligenza artificiale impazzita che corrompe OZ e minaccia di distruggere il mondo reale.
Sotto molti aspetti, Summer Wars deve tantissimo a Digimon - Il film: c'è uno spazio virtuale, un'intelligenza artificiale che minaccia il mondo, un gruppetto d'insospettabili eroi che si oppone con tutte le sue forze. Ma la differenza veramente importante tra i due lungometraggi sta nel modo in cui Hosoda guarda a Internet e allo spazio digitale. Sono passati nove anni da Digimon: Our War Game! e la tecnologia si è evoluta, ma sebbene sia ancora molto lontana da quella raffigurata in Summer Wars, Hosoda ne intravede le potenzialità, e non solo il male che può scaturirne, ma anche il bene che può fare come piattaforma di aggregazione, accettazione e inclusività. E infatti il mondo digitale non è più un luogo segreto per pochi eletti, soprattutto bambini, ma uno spazio aperto a tutti, che diventa sempre più importante e integrato nella vita di ogni giorno. Sono tematiche che il regista riprenderà poi in Belle, ma che già in Summer Wars guardavano a questa tecnologia più con occhio sognante che critico.
Belle
L'ultimo film di Mamoru Hosoda è anche quello che arriva nelle sale in questi giorni e che rappresenta un po' il punto di arrivo di un viaggio cominciato agli inizi del 2000, quando la Rete cominciava a essere sempre più presente nelle nostre vite: riguardando questi lungometraggi in ordine, si intuisce non solo come si sia adeguato il regista, che guardava Internet con diffidenza all'epoca di Digimon, ne intravedeva le potenzialità in Summer Wars e lo considera un potenziale strumento di salvezza in Belle, ma anche come la tecnologia - e la nostra percezione di essa - si sia evoluta nel corso di pochi anni.
Per raccontare questa storia, Hosoda immagina un nuovo mondo virtuale, chiamato semplicemente U, e s'ispira alla favola de La bella e la bestia: la protagonista, Suzu Naito, riesce a cantare solo nella realtà parallela di U, dove assume un'altra identità e vivrà diverse avventure che coinvolgono un misterioso drago e i suoi migliori amici, mischiando la realtà virtuale con quella reale.
Belle, infatti, non è solo una storia sulle potenzialità della Rete. La nuova pellicola di Hosoda affronta tematiche sfaccettate e realistiche come il disordine da stress post traumatico, il (cyber) bullismo, l'elaborazione del lutto, la cancel culture, il bisogno d'inclusività in una società sempre più complicata. Può sembrare un controsenso, ma U è il metaverso ideale in cui chiunque può essere se stesso... proprio diventando qualcun altro.
Rispetto alle fantasiose invenzioni di Digimon - Il film e Summer Wars, è chiaro che oggi Hosoda veda in Internet una forza per il bene e per il cambiamento, qualcosa che ignora le distanze, unisce e collega, permettendoci di aiutare chi ha bisogno e di ritrovare noi stessi. In un momento storico pieno di negatività, cinismo e diffidenza come quello che stiamo vivendo, forse un film come Belle è quello che ci serviva per rimettere le cose in prospettiva, ricordandoci che il mondo, reale o virtuale che sia, non importa, è come lo facciamo noi.