Golden Axe arriva nelle sale giochi, simbolo di una vastissima parte della cultura videoludica dell’epoca, sul finire degli ottanta, con l’influenza ancora presente del Conan cinematografico di Milius, la cultura del gioco di ruolo al suo massimo storico e l’immaginario fantasy di barbari, maghi e guerre saldamente installato per la prima volta nella cultura di massa e nelle tavolate imbandite di patatine fritte e miniature di Hero Quest. La compagnia che lo programma e produce, Sega, è all’epoca dotata di alcuni dei più grandi talenti nel campo delle estetiche e delle meccaniche videoludiche. Golden Axe è uno dei migliori giochi arcade dell’epoca, e rimane una piccola, grande esperienza di gioco immune al passare del tempo.
Il successo di Golden Axe, del resto, che è considerabile come un antesignano totale del genere degli hack and slash a scorrimento, sull’onda dell’allora imperante formula beat’em up delle sale giochi, non è soltanto nella solida meccanica di gioco e nella proposta estetica convincente ed affascinante. È proprio la salda commistione dell’aspetto interattivo con quello estetico – prerogativa del videogioco di successo - a conferire al mondo di gioco una coerenza e un feeling importanti, coesi: il giocatore, in Golden Axe, per qualche minuto può davvero sospendere il vincolo che lo lega alla consapevolezza del mondo di gioco immaginario per calarsi al suo interno. La spartana eleganza della veste grafica, la sottile solennità della colonna sonora e le trovate visive si uniscono a uno stile di gioco vario ma non caotico, dotato di immediatezza e semplicità e, soprattutto, di uno stile elegante e mai eccessivamente frenetico, che insieme all’accompagnamento audio-video crea un’esperienza dal carattere poderoso e solenne, caratteri tipici dell’estetica fantasy guerresca.
Come in Alien Storm e molti altri titoli Sega dell’epoca, Golden Axe è un piccolo mondo estetico racchiuso in forma giocabile, e consegnato alle mani del giocatore perché venga portato al termine. Il superomismo fumettistico e naive del modello cinematografico di Milius, che pone il barbaro come emblema dell’io voglio e della potenza al di la del bene e del male, è semplificato e ricondotto a una logica manichea in cui il bene, team degli eroi, è contrapposto al male: il malvagio Death Adder, il cui stesso nome nega la possibilità di una psicologia e illustra per via automatica il suo ruolo di puro attante narrativo-interattivo, di nemico totale. L’operazione, che è tipica degli schemi narrativamente e psicologicamente ridotti al pian terreno del videogioco arcade, fa solo del bene alla riuscita del titolo, sterzando il tema sul grado zero della fiaba. Il team degli eroi è quello canonico delle gilde fantasy belliche. Il nerboruto barbaro-Conan, dotato di spadone letale, è particolarmente letale contro i nemici nel corpo a corpo, ma è dotato di una limitata capacità d’uso della magia. L’affascinante ma selvatica amazzone-Sonja si presenta con una limitata capacità offensiva al tagliuzzamento dei nemici, ma in mani sue la magia si rivela fatale. Il nano, caratterista alternativo che scansa il meccanismo di identificazione tra giocatore e avatar e lo consegna all’ironia, si presenta con caratteristiche medie. Tutti i personaggi, nonostante le differenze di abilità in questi comparti, si presentano con lo stesso set di colpi di base. La combinazione standard di fendenti si accompagna al salto, al colpo in volo, all’affondo letale dall’alto, alla spallata in corsa, e al colpo rotante all’indietro per coprirci le spalle.
La quantità di colpi disponibili è quindi assicurata, soprattutto in virtù della possibilità di combinare i medesimi in vista di differenti approcci all’attacco e alla loro diversa effettività contro i tipi di nemici. Il sistema di magia offre poi una valida aggiunta sul versante dell’interazione e del ritmo di combattimento. Sottraendo le ampolle magiche agli elfi che vagano nei livelli (protagonisti anche di uno sketch notturno di approvvigionamento magico tra un livello e l’altro), queste si aggiungeranno a una barra della magia (diversa a seconda del personaggio), in cui a ogni livello corrisponde una smart bomb letale per tutti i nemici presenti sullo schermo. Le magie sono tante, accompagnate da effetti visivi ancora oggi in grado di emozionare e da trovate estetiche abbastanza varie, e costituiscono un elemento di strategia nella logica di accumulo: le ampolle extra rispetto alla capacità della barra magica sono sprecate, ed è necessario utilizzare le proprie risorse in maniera saggia in vista dei nemici più ostici.
GOLDEN AXE (Arcade) - IL VOTO DI RETROLUDICA
Golden Axe è uno dei migliori arcade mai prodotti in termini di piacere ludico al controllo, coerenza estetica e sensazione di immersione in un mondo giocabile altro, coeso e affascinante. Cavalcare un drago sputafuoco incenerendo scheletri, coi nemici che si accumulano ai nostri piedi mentre si raccolgono ampolle magiche nel cammino verso Death Adder sul dorso di una gigantesca tartaruga-isola volante rimane un’esperienza ludica ancora oggi semplice e breve ma intensa e gratificante. A distanza di più di quindici anni, Golden Axe è consigliabile a ogni giocatore, e il suo finale dotato della giusta dose di humour meta-ludico non fa che aumentare il pregio storico di un titolo che sotto il profilo ludico è riassumibile nel termine “solenne”.
RetroLudica è la rubrica di vintage e classic gaming che vi porta alla scoperta dei classici del passato. Retroludica supera il paradigma del "nuovo a tutti i costi". E soprattutto punta il dita sul paradosso per cui, nella folle corsa verso il next gen di turno, il valore di un gioco viene a indentificarsi col suo livello di avanzamento tecnologico, per cui quello che viene atteso e amato viene poi abbandonato. Retroludica guarda al gioco del passato valutando il suo valore intrinseco, senza rinunciare al suo posto nella storia.
In questo numero: GOLDEN AXE (Arcade). Golden Axe, gemello di Alien Storm e programmato dallo storico Team Shinobi di Sega, è uno dei più grandi classici arcade di tutti i tempi. Seguiteci in una delle più minimali e immersive esperienze fantasy che la storia dei giochi arcade ha da offrire.