DiRT Showdown espande quanto giocato nelle ultime incarnazioni del franchise per proporre il titolo più genuinamente arcade della serie. In una sola parola, caciarone. Tutti quelli che erano rimasti scandalizzati dal tradimento delle origini simulative sono avvertiti. In Showdown le sportellate e gli urti sono più importanti e decisivi della guida vera e propria, che passa quasi in secondo piano tanto nelle gare normali, quanto in quelle a tempo o a eliminazione.
La voglia di mettere il giocatore al centro di un autoscontro è palese non solo nelle diverse tipologie di Destruction Derby presenti, ma anche (e soprattutto) nelle gare chiamate 8 Ball, dove gli stretti tracciati si intersecano in incroci aperti in cui, vista la mancanza di semafori, si schiaccia a tavoletta e si chiude gli occhi sperando di non essere presi in pieno dalle altre vetture. La fortuna quindi può giocare un ruolo importante in certi eventi. Paradossalmente le parti più guidate sono le cosiddette gimkane, le gare in arene dove ci viene chiesto di accumulare punti realizzando liberamente o seguendo un particolare tracciato tutte le "acrobazie" viste nel precedente gioco, ma anche qui, in ossequio all'immediatezza, il modello di guida è stato reso più accessibile.
Traffico in pista
Tutto questo non vuol dire che DiRT Showdown sia un titolo facile e poco entusiasmante, tutt'altro, ma che è poco impegnativo dal punto di vista della guida pura. Una scelta questa che premia lo sforzo di Codemasters perchè alla fine Showdown è un titolo assolutamente divertente e spensierato, che dà il meglio di sé, se giocato contro avversari umani. Come si è arrivati a questo punto di svolta? Le vetture si guidano praticamente da sole. Il freno è praticamente bandito, il freno a mano da subito, virtualmente senza curva di apprendimento, ci permette di pennellare senza problemi le curve a gomito e quelle più ampie, approfittando di un'intelligenza artificiale avversaria che è tanto aggressiva e volutamente scorretta in fase di attacco quanto docile in difesa. Le vetture sono leggerissime, ma non tali da essere definite "saponette sguscianti". Purtroppo la loro leggerezza diventa un'arma a doppio taglio in bagarre dove si viene agganciati, sbattuti contro i muretti e tamponati praticamente sempre. Per buon parte della carriera, soprattutto se giocato a livello intermedio, tutto ciò non è un problema gravoso, ma scalando le competizioni e alzando il livello di difficoltà il rischio di ricominciare una gara più volte è presente (senza citare la gracile salute della vettura) soprattutto perchè, come scritto in apertura, la fortuna è una componente per certi versi decisiva del gameplay.
Per ovviare a questa criticità Codemasters ha inserito due feature molto importanti. La nitro, che si ricarica automaticamente o dopo urti spettacolari, e la possibilità di customizzazione delle vetture. Il boost temporaneo di velocità è essenziale ovviamente per guadagnare qualche secondo in più, ma anche soprattutto per trarci d'impaccio dalle situazioni più congestionate. Il suo saggio utilizzo è quindi consigliatissimo. La customizzazione (a pagamento, ovvio) è davvero minima, i valori in gioco sono potenza, forza e guidabilità, ma scegliendo la vettura giusta e potenziandola a dovere, è possibile limitare l'imprevedibilità degli urti. In autoscontro è meglio pilotare una macchina più veloce, leggera e guidabile o un furgone più lento, meno sgusciante in curva ma capace meglio di assorbire gli urti? La scelta è semplicemente questa, ma può fare la differenza negli stretti tracciati cittadini, per non parlare poi delle gare a scontro.
DiRT su Xbox 360
Per la gioia di grandi e piccini abbiamo avuto occasione di provare anche la versione Xbox 360, trovando effettivamente qualche differenza rispetto alla controparte Sony. L'Ego engine ha sempre mostrato un lieve margine di vantaggio sulla piattaforma Microsoft, tradizione che si è rinnovata anche per DiRT Showdown. Il framerate si è dimostrato privo di quelle lievi incertezze che affliggono la versione per Playstation 3, traducendosi in un'esperienza di guida sostanzialmente più fluida. Niente che possa inficiare la fruibilità del prodotto Codemasters, intendiamoci, ma i puristi delle prestazioni e i possessori multipiattaforma dovrebbero rivolgersi probabilmente a questa versione.
Facile bersaglio
La vasta, ma alla lunga ripetitiva, offerta di gioco single player è quindi tagliata su misura per questo tipo di gameplay. Le tipologie di gare sono davvero molte. La carriera è imperniata su quattro stagioni, dalla più facile Pro, sino alla più difficile Champion, per un totale di circa cinquanta eventi. Lo sblocco progressivo si ottiene inizialmente portando a termine le gare, mentre la scalata verso l'evento finale di ogni singolo campionato passa attraverso un certo numero di primi posti, in modo da complicare le cose.
Ogni vittoria sblocca poi le nuove vetture, che devono essere comprate con i soldi guadagnati in pista. Suddividendo idealmente in macro blocchi gli eventi possiamo parlare di gare "classiche", quelle "distruttive" e le "gimkane". Inutile dire che ognuna propone diverse variazioni sul tema. Abbiamo scritto della 8 Ball, a questa si aggiunge sul versante classico la Race Off, con i tracciati pieni di ostacoli e rampe, dove bisogna stare molto attenti quindi all'energia, alla salute della macchina. C'è poi Domination, forse quella in cui la guida è più messa alla frusta visto che dobbiamo tentare di ottenere il miglior tempo nei vari settori del tracciato, mentre Eliminator vede gli ultimi in classifica essere progressivamente eliminati sino al più classico dei ne resterà solo uno. L'eliminazione è però solo virtuale visto che la vettura cancellata dalla gara rimarrà in pista come un ostacolo, aggiungendo un pizzico di difficoltà in più.
Queste gare funzionano senza dubbio, il mix tra urti, scelta azzeccata della vettura e uso oculato del turbo, il tutto poi tenendo sott'occhio la salute della vettura, è senza dubbio divertente e appassionante, ma dove lo spirito caciarone di DiRT Showdown si esalta è nel Destruction Derby. Anche qui ci troviamo davanti diverse tipologie. Rampage è la più normale del lotto, una semplice arena e tante vetture a scambiarsi delicatamente la vernice, mentre Knockout pone al centro dell'arena una sorta di enorme ring rialzato. Lo scopo ora non è solo accumulare punti devastando gli avversari, ma anche sbatterli fuori per guadagnare punti extra. Il massimo della goduria è poi negli ultimi trenta secondi quando il punteggio è raddoppiato. Inutile dire che essere sbattuti fuori vuol dire perdere tempo prezioso e, se ci manca una prima posizione per sbloccare la prossima gara, questo vuol dire ripetere di nuovo l'evento. Il punto più alto della cattiveria degli sviluppatori lo possiamo trovare in Hard Target. Siamo soli contro diverse ondate di macchine assassine che mano a mano riempiono l'arena. Più tempo si rimane in vita e più si scala la classifica. Davvero difficile e impegnativo. Alcune piccole criticità emergono però. La rilevazione del punteggio a seconda del punto di impatto non sembra essere sempre accurata, mentre se non si è velocissimi con lo stick destro a guardare a destra e sinistra (manovra questa molto farraginosa comunque) si è facile preda degli avversari Cosa questa essenziale in Hard Target.
Festa online
Tra i diversi eventi gimkana quello più interessante e meglio riuscito è Head to Head, in quanto mescola acrobazie e corsa. La sfida sta tutta nel battere un avversario arrivando per primi al traguardo in un doppio tracciato uguale. Nel mezzo derapate, ciambelle intorno ai pali, distruzione di oggetti e salti. Pollice verso invece per Smash Hunter dove, in arene molto grandi, ci viene chiesto di distruggere in ordine pannelli di vario colore aggirandosi per l'enorme spazio aperto. Sempre rimanendo nell'ambito acrobatico azzeccata la modalità esterna alla campagna Joyride. Due sono le zone da esplorare liberamente, Yokohama e Battersea. Ci sono decine di obiettivi da realizzare, le solite derapate, salti ciambelle e via dicendo, più altre decine di oggetti nascosti da trovare. Molto intelligentemente gli sviluppatori hanno inserito un menù grazie al quale scegliere quale obiettivo cercare, una sorta di indicatore di direzione che ci indica la zona dove concentrare i nostri sforzi.
Per quanto concerne la modalità online, prevedibilmente, DiRT Showdown (previo utilizzo del VIP Pass) riesce a dare il meglio di sé grazie alla grande ricchezza di modalità, in grado di portare la frenesia delle gare nelle partite con i giocatori di tutto i l mondo. Il supporto si ferma a un massimo di otto utenti, ma tale limitazione, se così vogliamo chiamarla, consente di affrontare larga parte delle competizioni affrontate nella modalità singolo giocatore. Escludendo quelle non convertibili in un contesto competitivo, troviamo anche delle modalità specifiche come quella a squadre con struttura "cattura la bandiera", proprio sullo stile dei first person shooter, dove dobbiamo decidere se portare il prezioso trofeo nella propria casa o proteggerlo dalle vetture avversarie. Altra modalità interessante è quella dove vengono posizionati checkpoint in maniera casuale, portando a vere e proprie gare al fulmicotone dove il divertimento sale letteralmente alle stelle. Da segnalare il supporto allo split-screen in locale fino a due giocatori. Per amalgamare al meglio l'esperienza, Codemasters ha integrato il tutto con il proprio network denominato RaceNet, un sistema di ID che consente ai giocatori di comunicare tra loro, lanciare sfide e condividere materiale come filmati, mentre questi ultimi possono essere addirittura caricati su Youtube. Tanta completezza quindi, per un divertimento a lungo termine.
Trofei PlayStation 3
DiRT Showdown premia il giocatore con cinquanta trofei. Quelli di bronzo si ottengono con relativa facilità, essendo quasi tutti legati alla progressione del gioco, mentre quelli di argento, per non parlare di quelli d'oro, si bloccano a particolari condizioni, come ottenere una sorta di kill streak di cinque scontri in Rampage, ma anche completamento gli eventi Joyride al cento per cento.
Un Ego prorompente
A livello tecnico DiRT Showdown è come da prassi un vero splendore. L'Ego engine mette in scena, con la solita palette morbida e calda, tracciati e vetture riccamente costruiti e ancor meglio ricoperti da texture iper dettagliate. Col plus poi di effetti particellari a go-go, di ottimi effetti di rifrazione e della distruzione minuziosa delle vetture, che perdono pezzi e si deformano con la stessa scioltezza con la quale pennellano le curve a gomito più "ostiche".
Tutto questo ha però un prezzo da pagare in termini di fluidità. Spesso e volentieri nelle fasi più concitate i canonici trenta fotogrammi al secondo cedono il passo a momenti in cui la fluidità tentenna. Nulla di eccezionale o particolarmente penalizzante, ma comunque avvertibile. Un applauso va fatto per il doppiaggio italiano dello speaker delle gare. Un vero e proprio istrione data la natura caciarona del gioco. In certi momenti sembra proprio di ascoltare il "vocalist" dell'autoscontro che ci prende in giro di fronte a performance inguardabili.
Conclusioni
DiRT Showdown espande e esalta la deriva arcade del franchise, portandosi in dote anche una semplificazione del modello di guida, che rende l'esperienza di gioco davvero immediata, gratificante e molto divertente, ma per certi versi meno impegnativa. Tanti i contenuti, con le nuove introduzioni che funzionano, anche se la svolta totalmente fracassona e da autoscontro penalizza il pilotare vero e proprio. Di grande classe il multiplayer, comparto quindi privilegiato per esplorare al meglio tutte le potenzialità del gioco. Ottimo lo splendido comparto tecnico nonostante, almeno su PlayStation 3, sporadici problemi di frame rate. Chi insomma ha amato alla follia la svolta arcade di Dirt non deve lasciarselo sfuggire.
PRO
- Immediato e molto divertente
- Tante tipologie di gare
- Multiplayer di gran classe
- Tecnicamente splendido...
CONTRO
- ...al prezzo di un frame rate a volte claudicante
- Semplificazione eccessiva del modello di guida
- Vetture troppo leggere e caos in pista: la fortuna può giocare un ruolo importante