Pur riconoscendo a John Woo degli incredibili meriti per il suo contributo al cinema action, è innegabile come la sua stella si sia decisamente oscurata negli ultimi anni, tanto da indurlo a lasciare Hollywood per tornare nella natia Cina a girare pellicole più orientate al pubblico locale. Prima di compiere questo passo, però, il caro John ha voluto sfogare il suo innegabile talento per le sparatorie in un videogame, quello Stranglehold uscito nel 2007 e capace di riscuotere un discreto successo. A distanza di sette anni ed effettuando un salto mortale dalle console casalinghe ai dispositivi iOS, John Woo ci riprova ora con questo Bloodstroke, ma i risultati non sono decisamente all'altezza della fama del regista asiatico...
Sotto il vestito niente
Bloodstroke spara le sue migliori cartucce (è proprio il caso di dirlo) nella presentazione, effettivamente di grande impatto: l'utente veste i panni di una bella e letale guardia del corpo soprannominata Lotus, la quale deve scortare uno scienziato attraverso le pericolosissime strade di Hong Kong facendo scempio di tutti i brutti ceffi che le si parano davanti. Inquadrato da una visuale a volo d'uccello, il gioco mette in mostra una cosmesi davvero molto ricercata che lo fa assomigliare ad un dipinto colorato solo con acquerelli in tonalità di grigio: le uniche concessioni alla vivacità sono rappresentate dal colore rosso che definisce l'abito di Lotus e gli schizzi di sangue dei nemici abbattuti.
Il problema è che l'eleganza visiva è l'unico vero punto di forza di Bloodstroke, un titolo che in breve tempo dimostra di quanta poca pasta sia fatto. Il gameplay è molto semplice, come il costume mobile impone: servendosi di uno stick virtuale e di pochi tasti su schermo, l'utente deve muovere la protagonista lungo gli scenari per eliminare gli avversari prima che questi possano attentare alla salute dello scienziato, rappresentata da un apposito indicatore. Lo story mode è composto da un buon numero di livelli (tutti di durata piuttosto breve), al termine dei quali si ottiene una valutazione in base al punteggio e si guadagnano soldi da poter spendere nell'apposito negozio per potenziare le armi di Lotus, acquistarne di nuove e persino per migliorare le capacità di resistenza dello scienziato. Non mancano gli acquisti in-app, rappresentati da pacchetti di dollari virtuali che tuttavia non vengono pubblicizzati in maniera ossessiva e di cui oltretutto si sente anche poco il bisogno, dato che è possibile cimentarsi in apposite arene per raggranellare qualche comodo extra.
Bloodstroke può vantare un bellissimo stile, ma la sostanza che mette sul piatto è davvero poca
Sono sufficienti però poche partite per capire che Bloodstroke presenta delle carenze così serie in termini di bilanciamento da far crollare l'intero impianto ludico.
Tanto per cominciare, Lotus è completamente invincibile, un elemento che assottiglia drammaticamente il livello di sfida del gioco e che conduce l'esperienza sui binari di un'assoluta monotonia se abbinato all'altro aspetto critico che ora andremo ad illustrare: pur potendo contare su due distinti strumenti offensivi come le armi da fuoco e le lame per il corpo a corpo, l'economia ludica si poggia in maniera eccessiva su queste ultime, dato che ogni uccisione accumulata con questo metodo garantisce il triplo dei punti. E' dunque nell'interesse dell'utente privilegiare tale azione, cosa che finisce per ridurre il gameplay di Bloodstroke al semplice atto di correre avanti e indietro per lo scenario avvicinandosi ai nemici per ucciderli a fil di spada, con la già citata invulnerabilità della protagonista che azzera ogni possibile sentore di appagamento. Il gioco, poi, sembra davvero fare del suo meglio per crogiolarsi in questo alone di assoluta monotonia: la grafica - per quanto piacevole - finisce per offrire alla vista sempre i soliti scorci ed una varietà di nemici quasi inesistente, e persino le musiche e gli effetti sonori (con una menzione d'onore per quelli, fastidiosissimi, dei colpi di pistola) sembrano essere stati creati ad arte per accompagnare l'azione con la massima ripetitività possibile.
Conclusioni
L'esordio di John Woo nel panorama del mobile gaming poteva decisamente essere più felice: sotto a delle gradevoli apparenze rese manifeste da uno stile grafico accattivante, Bloodstroke offre un gameplay estremamente piatto e ripetitivo, penalizzato da scelte di design francamente poco comprensibili che lo fanno venire a noia già dopo poche partite. Se si considera inoltre che il titolo offre una quantità di contenuti di gran lunga inferiore ad esponenti del genere inseriti in fasce di prezzo persino più basse, risulta davvero difficile consigliarne l'acquisto.
PRO
- Stile grafico azzeccato
- Sistema di controllo semplice
- Livelli adatti a brevi sessioni di gioco
CONTRO
- C'e tanta forma e poca sostanza
- Troppo monotono e ripetitivo
- Scelte di design davvero discutibili