I cinecomics Marvel attraversano ormai da anni un periodo complicato: chiusa con successo la memorabile Saga dell'Infinito, hanno faticato a trovare una quadra nelle fasi successive dell'affresco multimediale che chiamiamo Marvel Cinematic Universe, aggiungendo un nuovo modificatore - la serializzazione televisiva - a una ripartenza in salita, orfana dei grandi protagonisti che hanno trascinato il pubblico al cinema per dieci anni e oltre venti film. Tra arresti inattesi, tristi dipartite e fisiologici cali d'interesse, la striscia positiva pare essersi esaurita, soprattutto perché i Marvel Studios sembrano aver perso di vista la caratteristica fondante dei loro film: la continuità.
Dopo la folle deviazione multiversale di Deadpool & Wolverine, Captain America: Brave New World prometteva di riportare il focus sul filone principale ma, com'è noto, la pellicola di Julius Onah ha attraversato problemi produttivi enormi, passando per numerose riscritture e cambi di cast. Insomma, siamo entrati in sala preoccupati di trovarci di fronte a una specie di mostro di Frankenstein cinematografico... e siamo usciti non proprio delusi, ma neanche soddisfatti. Vi spieghiamo perché nella nostra recensione senza spoiler.
Sam Vs. Hulk
Forse Captain America: Brave New World si sarebbe dovuto intitolare L'incredibile Hulk 2, tanti e tali sono gli agganci e i riferimenti al film del 2008 di Louis Leterrier, che vi consigliamo di riguardare prima di entrare in sala. La nuova pellicola ruota praticamente tutta - e soprattutto - intorno alla figura di Thaddeus "Thunderbolt" Ross, ex generale dell'esercito americano che ha dato la caccia prima a Bruce Banner e poi agli Avengers da Captain America: Civil War in poi, finendo per diventare presidente degli Stati Uniti dopo il Blip.
Un cambio di grado e di volto, sottolineato ironicamente anche nel film stesso visto che i Marvel Studios hanno scelto Harrison Ford per sostituire il compianto William Hurt. Deciso a dimostrare specialmente a sua figlia Betty (Liv Tyler) di essere cambiato, Ross si trova a fare i conti con un passato pieno di sbagli e decisioni azzardate che formano un inevitabile parallelismo con la situazione politica attuale in America.
La fede nel prossimo e nel suo potenziale per il bene è un pilastro del personaggio di Captain America, ora rappresentato dal Sam Wilson di Anthony Mackie, un attore che ha già dimostrato in passato la sua versatilità sia al cinema che in TV e che in Brave New World interpreta un Capitan America diverso da Steve Rogers e, forse, proprio per questo anche più meritevole del suo titolo. Sam non è un super soldato: non è fortissimo, non è più resistente e si affida all'addestramento, alla strategia e a gadget ultra tecnologici che farebbero invidia a Batman, ma che sono tutt'altro che infallibili. Alla sua umanità, insomma.
Il film imbastisce un contrasto convincente tra Sam e Ross, ma non lo maneggia a dovere. Agli interrogativi di Sam sul merito e sull'autenticità della sua carica ha già risposto la miniserie televisiva The Falcon and the Winter Soldier, perciò Brave New World può apparire ridondante in questo senso; nell'altro, invece, dedica all'alter ego di Ross - Hulk rosso, anticipato da trailer e locandine praticamente fin dal primo momento di marketing - solo pochi minuti, risolvendo frettolosamente il conflitto sia psicologico che fisico tra i due protagonisti assoluti di Brave New World.
Il problema della pellicola di Onah - che prima dell'ottimo Luce aveva girato il non esattamente encomiabile The Cloverfield Paradox - sta tutto nella gestione dei tempi e dei personaggi. Si sente pesantemente il rimaneggiamento della sceneggiatura, firmata alla fine da ben cinque autori, Onah incluso, che hanno finito per sacrificare personaggi e sottotrame appena accennati.
Giancarlo Esposito, che nel film interpreta il mercenario Sidewinder, ha pochissime scene ed è praticamente sprecato, così com'è sprecata Shira Haas nel ruolo di Ruth Bat-Seraph, che avrebbe dovuto essere la mutante israeliana Sabra, ma si è vista tagliuzzare la parte per ovvi motivi, finendo per diventare un'aggiunta pressoché inutile alla storia.
Aggiungi un posto a tavola
Il problema principale di Brave New World alla fine è proprio questo: mette tanta, troppa carne al fuoco, aggiungendo personaggi su personaggi a un intrigo internazionale nemmeno troppo brillante. Il film di Onah in un certo senso premia i fan del Marvel Cinematic Universe di lunga data che hanno seguito film e serie TV con costanza, andando a ripescare il personaggio di Samuel Sterns da L'incredibile Hulk o scomodando l'ottimo Danny Ramirez che ha interpretato Joaquin Torres in The Falcon & The Winter Soldier.
Dalla miniserie su Disney+ arriva anche l'Isaiah Bradley di Carl Lumbly, che instaura con il nuovo Captain America e il nuovo Falcon un rapporto esilarante che vorrebbe essere l'anima della storia, ma su cui il film indugia forse troppo poco per dargli veramente importanza. E dire che nel copione originale avrebbero dovuto esserci anche i supercriminali della Società dei Serpenti, con tanto di tutine bioniche...
Il fatto è che mentre si barcamena con tutti questi personaggi e sottotrame, Brave New World cerca anche di essere un thriller fantapolitico in stile Captain America: The Winter Soldier, ma a Onah manca chiaramente la tecnica dei fratelli Russo, compensata da una direzione precisa in termini di continuità narrativa. E così il nuovo cinecomic prosegue la storia de L'incredibile Hulk (2008), ma anche quella di Eternals, tirando in ballo il Celestiale emerso durante il film di Chloé Zhao e mettendo in mezzo l'adamantio, un nuovo minerale che i fan dei fumetti Marvel conoscono molto bene. E dulcis in fundo, non poteva mancare l'allusione al Multiverso che anticipa i prossimi film.
Detto ciò, Brave New World è sicuramente frustrante sotto vari punti di vista ma Onah riesce a raccontare una storia coerente che chiude diverse sottotrame rimaste in sospeso da anni, potendo contare sulla bravura di attori come Ford e Mackie che illuminano lo schermo quando si confrontano da esseri umani piuttosto che da supereroi. Che poi è un po' il senso di Sam Wilson come personaggio.
È un peccato che il film di Onah pecchi nella scrittura quando riesce a essere effettivamente bellissimo da vedere in alcuni momenti ispirati, come lo scontro tra Sam e Hulk Rosso sotto i ciliegi o la battaglia aerea sopra il Celestiale nell'oceano indiano. In questo caso non reinventa la ruota del cinecomic, ma è rispettabilissimo intrattenimento da popcorn: solo non è chiaro se il film duri meno del solito (poco meno di due ore) perché non ha nient'altro da dire, se non che Captain America tornerà insieme agli Avengers. Ma questo lo sapevamo già.
Conclusioni
Multiplayer.it
5.5
Se speravate che Brave New World fosse il tanto atteso rilancio del Marvel Cinematic Universe, vi toccherà aspettare Thunderbolts* o Fantastici Quattro: Gli inizi. Il nuovo Captain America non è un pessimo cinecomic, ma è evidente che i troppi rimaneggiamenti alla sceneggiatura e alla recente continuità del Marvel Cinematic Universe hanno danneggiato una visione che affiora in alcune scene ben girate e convincenti, grazie soprattutto al cast talentuoso, mentre il regista Julius Onah cerca disperatamente di imitare i fratelli Russo di Captain America: The Winter Soldier invece di credere fino in fondo nelle proprie unicità. Come a dire che ha scritto Sam Wilson senza capirlo veramente.
PRO
- Anthony Mackie si riconferma un ottimo Cap
- Riprende personaggi e sottotrame lasciate in sospeso da anni
- Atmosfere da thriller fantapolitico efficaci
CONTRO
- Si sentono pesantemente i numerosi rimaneggiamenti della sceneggiatura
- Spreca bravi attori su personaggi praticamente inutili
- Aggiunge pochissimo al MCU