Il lavoro di sfracellarsi
La modalità carriera di Driven to Destruction è strutturata in questo modo: si gira su di una mappa dove si trovano diversi punti “caldi” che danno accesso ad altrettante location, si può andare dal rivenditore di automobili per acquistare una nuova vettura (dando in permuta la propria, eventualmente), raggiungere il locale ritrovo di tamarri per fare una corsetta clandestina, entrare in un negozio di “ricambi” (per potenziare il proprio veicolo o semplicemente per personalizzarlo con disegni e scritte) oppure, infine, prendere parte alle varie competizioni disponibili. Si tratta di tornei composti da più gare, ognuna con delle regole diverse, alla fine dei quali si guadagneranno soldi e punti reputazione (fondamentali per accedere ai potenziamenti, a nuovi veicoli, a nuove competizioni e a tutto il resto). Per quanto concerne la tipologia delle gare, c’è davvero l’imbarazzo della scelta: per lo più si tratta di corse dalle regole “classiche”, ovvero vince chi arriva prima, arricchite però da una serie di extra. Ad esempio, ci sono le corse in cui bisogna invertire il senso di marcia diverse volte, altre in cui si devono raggiungere in successione delle zone contrassegnate, altre ancora in cui si corre con dei rimorchi. Non mancano le gare votate alla completa distruzione, in cui bisogna buttar fuori tutti gli avversari da un perimetro oppure rimanere l’unica auto ancora capace di muoversi. [C]
[/C]
L’aspetto tecnico
Driven to Destruction si distingue per il design sobrio e per la validità del suo motore grafico, capace di macinare poligoni in quantità senza accusare alcuna difficoltà, anche nelle situazioni più concitate. È anche vero, però, che le ambientazioni non sono particolarmente ricche di dettagli, visto che il gioco è ambientato in zone desertiche e quindi non c’è ombra di un edificio che sia più alto più di un piano. Il sistema di guida è ovviamente arcade, con una particolare attenzione alle derapate e quindi alla correzione progressiva delle traiettorie (del resto si corre quasi sempre sul fango…). Il cambio è necessariamente automatico, e la visuale si inverte nel momento in cui inseriamo la retromarcia, per permetterci dei movimenti più comodi durante i destruction derby. Per quanto concerne il comparto sonoro, il gioco vanta una colonna sonora firmata e abbastanza movimentata, accompagnata da effetti non particolarmente distintivi ma funzionali allo scopo.
Commento
Driven to Destruction è un titolo divertente, che non mancherà di coinvolgere chi è alla ricerca di un gioco di corse alternativo. Dotato di una modalità carriera piuttosto corposa, nonché di una grande varietà di veicoli e tipologie di gara, rappresenta un’ottima scelta se avete voglia di un gioco spettacolare e ben fatto graficamente.
- Pro:
- Tecnicamente ben fatto.
- Tantissime gare diverse.
- Modalità carriera "corposa".
- Contro:
- Ambientazioni poco varie.
- Dopo un po' diventa monotono.
Inizialmente pensato come uno spin-off della famosa serie Test Drive, Driven to Destruction ci porta nel magico mondo dei destruction derby e delle corse pazze. Il gioco offre la possibilità di cimentarsi in gare veloci o di affrontare una corposa modalità carriera. Nel primo caso, potremo scegliere il nostro veicolo tra quelli disponibili (la maggior parte di essi va sbloccata, naturalmente) e selezionare uno degli eventi a cui partecipare. Nel secondo caso, invece, partiremo con un trabiccolo, pochi soldi e una reputazione mediocre, e dovremo man mano affrontare corse estemporanee o megaeventi per guadagnare denaro e fama. Ma vediamo le cose nel dettaglio…