Era una notte buia e tempestosa…
Lazarus Jones è il classico poliziotto alle prime armi, zelante ed impulsivo. Arrivato da poco più di una settimana al reparto omicidi, si ritrova in missione assieme alla sua compagna Anna Steel, con il compito, apparentemente banale, di indagare in una vecchia scuola abbandonata dopo la misteriosa morte di alcuni dei suoi alunni. Il nostro eroe però ancora non può immaginare cosa realmente nasconda l’edificio, e proprio la sua impulsività finirà con lo scatenare una serie di tragici eventi, che lo vedranno fondersi con lo spettro Astral nel tentativo di fermare un’orda di fantasmi pronti a terrorizzare il mondo.
Come già sottolineato, Studio Cambridge ha optato per una meccanica di gioco molto simile a Primal, ritoccata soltanto in alcuni dettagli, che ci mette ovviamente nei panni del giovane Lazarus, inizialmente alla disperata ricerca della compagna rapita dagli spettri, per finire poi invischiati in una trama molto più complessa e sfaccettata. Purtroppo i cambiamenti operati dagli sviluppatori non sono però sufficienti a colmare le lacune del primo titolo, anzi questo Ghosthunter ripropone in pratica tutti i difetti capitali che affliggevano Primal, modificando radicalmente soltanto il background in cui avvengono le vicende. Rieccoci quindi a che fare con livelli dalla linearità esasperante, che conducono il giocatore attraverso un percorso praticamente obbligato, inframezzato soltanto dai combattimenti e da sporadici enigmi. La scelta poi di permetterci di utilizzare le capacità di Astral soltanto in determinate locazioni, tra l’altro estremamente rare, cancella di fatto anche quel poco di libertà concessa, oltre a fornire una chiara indicazione su come poter proseguire l’avventura (vi siete bloccati? Nessun problema: se nei paraggi c’è una delle zone per invocare Astral allora è ovvio che è necessario il suo aiuto per proseguire). A poco è anche servito conferire alla nostra partner ectoplasmica tutta una serie di particolari abilità, che andranno sbloccate catturando gli spettri man mano nell’avventura, in modo da poter proporre enigmi che, almeno nelle intenzioni, avrebbero dovuto spronare il giocatore ad ingegnarsi per scovare quella adatta alle circostanze: in realtà nella grande maggioranza dei casi l’abilità da utilizzare è talmente evidente da vanificare di conseguenza ogni velleità enigmatica. Interessante invece l’aggiunta di un pizzico di strategia nei combattimenti con alcuni fantasmi, che potranno essere catturati soltanto in particolari circostanze o mediante specifici approcci, costringendo così il giocatore ad una fase di osservazione e sperimentazione che, se non altro, contribuisce a variegare un po’ l’esperienza di gioco. Anche il sistema di combattimento vero e proprio è stato leggermente potenziato, dato che la quasi totalità degli spettri non può essere uccisa in maniera canonica, ma va prima indebolita con le armi e poi assorbita tramite una specie di bomba-frisbee da lanciare, aggiungendo un tocco di azione extra che è sempre gradito. Peccato soltanto che l’intelligenza artificiale dei nemici sia assolutamente approssimativa (come in Primal, d’altronde), e l’assurda gestione della telecamera, praticamente a completo carico del giocatore, vanifichi tutto rendendo ogni scontro una pratica spesso noiosa e frustrante.
Ectoplasmi poligonali
Come già il suo predecessore, Ghosthunter riesce comunque ad stupire per un comparto tecnico che si attesta ai vertici del panorama videoludico disponibile su PS2, riconfermando i ragazzi dello Studio Cambridge tra i più talentuosi nello spremere il monolite fino all’ultimo bit. Il motore grafico, diretta evoluzione di quello utilizzato per Primal, macina una quantità elevatissima di poligoni, rivestendoli con texture sempre molto pulite e dettagliate, particolarmente impressionanti soprattutto per quel che riguarda il volto e l’abbigliamento dei vari personaggi. Splendido anche l’effetto di trasparenza applicato ad alcuni fantasmi, così come la realizzazione della luce solare, avvolgente come non mai, mentre qualche ritocco extra avrebbero meritato le animazioni, un po’ troppo legnose ed irreali. Citazione speciale merita anche il design dei livelli, con ambientazioni che spaziano dal tipico villaggio fantasma di palude alla prigione in stile Alcatraz, tutti estremamente d’atmosfera e dalle scenografie sempre azzeccatissime, anche se a volte un po’ stereotipate. Stesso discorso per quanto riguarda il comparto sonoro, caratterizzato da un accompagnamento musicale vario e gradevole e da un doppiaggio assolutamente fenomenale, sia per la scelta delle voci che per la qualità dell’interpretazione (non faticherete infatti a riconoscere molti dei doppiatori cinematografici). Buoni anche gli effetti, sufficientemente spaventosi e d’atmosfera, come giustamente si conviene ad una produzione del genere.
La longevità si attesta intorno alla quindicina di ore necessarie per portare a termine il gioco, a causa soprattutto dell’eccezionale dimensione dei livelli, che arrivano a richiedere anche diverse ore per essere attraversati con successo. Purtroppo il titolo non si presta molto ad essere rigiocato, ma è questo un problema caratteristico piuttosto del genere in sé che di questo prodotto in particolare.
Commento
Ghosthunter è, come Primal prima di lui, una sorta di occasione mancata. Molto valido graficamente, fallisce tuttavia nel proporre un gameplay all’altezza di tanta bontà tecnica, pur dimostrando una certa buona volontà da parte degli sviluppatori di introdurre qualche miglioramento alla meccanica di gioco, anche se con risultati purtroppo solo marginali. Non è un gioco pessimo, intendiamoci, anzi la sua brillante atmosfera, a metà tra il serio ed il faceto, unita al pregevole design dei livelli ed al particolare sistema di combattimento, lo rende un titolo comunque gradevole e divertente, ma sicuramente non il capolavoro che molti si aspettavano.
- Pro:
- Tecnicamente notevole
- Doppiaggio eccellente
- Contro:
- Livelli troppo lineari
- Gameplay poco stimolante
- Gestione della telecamera inadeguata
Non è passato neppure un anno dall’uscita di Primal, eppure Studio Cambridge non è certo rimasto con le mani in mano, anzi si è dato da fare per sfruttare la tecnologia già pronta e valorizzare al meglio l’esperienza accumulata: il risultato è questo Ghosthunter, diretto discendente del progetto Primal, con il quale condivide parecchi elementi, non solo tecnici ma anche per quanto concerne la meccanica di gioco, con la promessa però di aver tenuto in debita considerazione le critiche mosse dalla comunità videoludica al precedente titolo. Sarà vero? Scopriamolo insieme.