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I migliori del mondo

Abbiamo finalmente scoperto l'offerta multiplayer di Medal of Honor: Warfighter

PROVATO di Matteo Santicchia   —   07/06/2012
Medal of Honor: Warfighter
Medal of Honor: Warfighter
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Negli ultimi tempi avevamo solamente assistito alle dimostrazioni della campagna single player di Medal of Honor: Warfighter, qui all'E3 2012 ci è stata data la possibilità di passare del tempo insieme alla sua componente competitiva multiplayer, in modo da capire finalmente come saranno impiegati i gruppi speciali, le teste di cuoio protagoniste del gioco. Dei tredici gruppi Tier-1 disponibili il gioco ce ne ha messi a disposizione sei, tanti quanti le classi disponibili al momento di entrare in partita.

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Ogni operatore ha la sua specialità, il suo arsenale e le sue azioni di supporto, offensive e difensive peculiari, ovvero le "kill streak". I polacchi GROM sono assaltatori dotati di elicottero d'attacco da richiamare alla bisogna, i SASR australiani, gli scout del gruppo, possono designare il bersaglio per un devastante attacco di mortaio in salsa fuel explosive, i canadesi JTF2 rivestono il ruolo del supporto, ovvero fuoco di copertura in posizione prona e truppa aggiuntiva da scaricare sul campo di battaglia via Blackhawk, mentre gli OGA, ovvero gli agenti speciali CIA, dotati di visori particolari, possono far ascoltare alla squadra avversaria il delicato canto di un A-10. Chiudono il lotto i cecchini Seal, col solito bombardamento dall'alto via drone e gli SFOD-D della Delta Force, nel ruolo dei demolitori dotati di fucile a pompa e lanciarazzi.

Buddy system

Riguardo alle kill streak a nostra particolare domanda i ragazzi di Danger Close sono rimasti sul vago, parlando di un bilanciamento tutto da testare e decidere. Per quanto giocato le azioni di supporto, siano esse offensive o difensive si "attivano" con una manciata di kill e per ora non c'è traccia di una eventuale scelta di ulteriori specialità per classe. Ma la cosa più interessante è l'introduzione del fire team, ovvero ogni giocatore è legato ad un'altro, sempre visibile mediante una silhouette verde (che si fa beffa dei muri) e che in caso di uccisione del compagno può riportarlo in vita istantaneamente se uccide chi lo ha freddato.

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Inoltre è possibile rinascere alle spalle del proprio compagno. Insomma simbiosi continua, tutto nell'ottica di una fruizione che vorrebbe essere un filo tattica e ragionata, anche se il mood del gioco ci porta direttamente in ambito Call of Duty. L'azione è quindi veloce e frenetica, la mappa ambientata in Somalia, di dimensioni medie, piena di anfratti, stradine contorte e zone sopra elevate ha spinto i giocatori a muoversi senza mai fermarsi a cercare punti dove cecchinare con calma, nonostante un alto faro che domina buona parte della zona di partenza. Il level design è quindi sembrato su livelli più che buoni, disegnando un campo di battaglia particolarmente indicato per gli scontri dalla media-corta distanza. Pollice verso per la distruttibilità ambientale che sembra sfruttare poco o nulla tutte le potenzialità del Frostbyte 2, prerogativa questa che sembra esclusiva quindi di Battlefield 3, mentre tutto il resto del comparto grafico segna un deciso passo avanti rispetto al precedente utilizzo del motore svedese. A colpire è l'estrema pulizia e dettaglio del quadro, con un deciso ricorso a effetti di luce e particellari a profusione. Siamo insomma sui livelli della produzione madre DICE, in quest'ottica Danger Close esce particolarmente bene dal confronto con i ragazzi di Stoccolma. Una cosa che invece ha dato l'impressione di dover subire delle importanti modifiche è la quantità dei colpi necessari per uccidere gli avversari.

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Ne servono tanti, in pratica bisogna spesso svuotare un caricatore addosso qualunque arma si usi. Anche il fucile da cecchino dello sniper Seal ha richiesto un paio di proiettili per atterrare i nemici, tanto da lontano quanto da vicino. Speriamo insomma in un ripensamento di questo aspetto anche perchè il franchise fa del realismo e dell'autenticità uno dei suoi punti di forza. Quali sono quindi le nostre impressioni dopo questo primo incontro con il multiplayer di Medal of Honor: Warfighter? Senza dubbio positive, anche se pesa, nonostante il carisma dei Tier-1 in campo, una certa mancanza di personalità, compensata da un comparto grafico d'eccezione e da una immediatezza, da un senso di pick and play senza dubbio apprezzabile. Sappiamo però ancora poco della progressione e del sistema di reward del giocatore, cosa questa che potrebbe donare una maggior profondità al titolo nell'ottica della specializzazione dei corpi speciali. Per questo però dovremmo aspettare la Gamescom di Colonia il prossimo agosto.

CERTEZZE

  • Tecnicamente molto valido
  • La presenza dei Tier-1
  • Immediato e molto divertente

DUBBI

  • La personalità non è uno dei punti forza del gioco
  • Sblocchi e progressione tutta da scoprire