Fin dal lontano 1989, anno di rilascio di Project Firestart, un gioco d'azione e avventura per Commodore 64 disegnato da Jeff Tunnell e Damon Slye pubblicato all'epoca da Electronic Arts, i survival horror di strada ne hanno fatta tanta. E anche se spaziando a livello di gameplay dalle avventure agli sparatutto in prima e in terza persona fino agli action nudi e crudi il genere ha talvolta perso quelli che erano i suoi canoni identificativi originali, in generale questa tipologia di prodotti continua a piacere a una vastissima schiera di videogiocatori. Fra i titoli più interessanti della categoria uno spazio importante lo merita anche Forbidden Siren o, se preferite, semplicemente Siren com'è conosciuto in Giappone. Il prodotto, sviluppato da Project Siren per PlayStation 2 da SCE Japan Studio, ha dato vita col primo episodio del 2003 a una serie molto interessante che a oggi conta solo tre episodi. A renderlo differente rispetto ai capisaldi del genere come Resident Evil, c'erano la struttura episodica non lineare, un gameplay a suo modo originale in un paio di elementi chiave, con una forte componente stealth, la sua complessità, e un atmosfera spaventosa e disturbante sulla falsariga di Silent Hill, di cui sembrava l'erede spirituale.
Tre episodi, l'etichetta di erede di Silent Hill. Poi il silenzio: che fine ha fatto Forbidden Siren?
Forbidden Siren
Ambientato ad Hanuda, un remoto villaggio rurale sulle montagne giapponesi, la cui popolazione è molto legata alle tradizioni, il titolo narra del fallimento di una misteriosa cerimonia rituale che scaraventa gli abitanti in un incubo senza fine. Il suono di una sirena squarcia le tenebre di una notte piovosa, la gente scompare, a delimitare il luogo compare un mare di color rosso sangue, e sul villaggio cala l'oscurità, con una fitta nebbia a rendere l'atmosfera ancora più cupa. In questo contesto dieci personaggi diversi per sesso, età e caratteristiche fisiche, venivano controllati alternativamente dall'utente nel corso di tre giorni senza seguire un normale ordine cronologico, nel disperato tentativo di farli sopravvivere all'orrore.
Ed era proprio la mancanza di linearità nella progressione all'interno del gioco, come detto in apertura di articolo, uno degli elementi caratterizzanti della produzione. Il videogiocatore si trovava ad affrontare una vasta serie di locazioni apparentemente slegate l'uno dall'altra, coi diversi superstiti sparsi quasi a caso sul piano temporale, passando così dal giovane Kyoya Suda all'una del mattino, all'insegnate Tamon Takeuchi alle 21,00 o al prete Kei Makino alle 5,00 dello stesso giorno. La sensazione di angoscia che si provava nell'affrontare le aree cupe di Forbidden Siren veniva proprio amplificata dal dovere agire quasi senza capire cosa stesse accadendo, del perché ci si ritrovasse all'interno di quell'Inferno e senza un vero e proprio indicatore su schermo, un radar di posizione. Il giocatore veniva lasciato totalmente solo, sperduto, con una sensazione opprimente di paura alla quale contribuiva anche l'atmosfera, scura, grigia, col sottofondo dei lamenti degli Shibito, morti resuscitati dal misterioso liquido chiamato Acqua Rossa.
Il titolo di SCE Japan Studio spingeva gli utenti a fare leva sul proprio senso dell'orientamento e sulla peculiare abilità fornita a tutti i personaggi del gioco, il Sightjack, per orientarsi. Grazie a questo potere era infatti possibile collegarsi alla mente dei mostri che popolavano lo scenario, guardando attraverso i loro occhi. In questo modo era possibile ricevere informazioni utili su un determinato percorso, sulla posizione degli Shibito e su dove erano eventualmente dislocati degli elementi utili per il personaggio. Quest'ultimo doveva cercare di evitare in ogni modo lo scontro aperto con le creature, perché in molti casi si trattava di gente comune e dunque non molto abile nel combattimento, per giunta disarmata o equipaggiata nei casi migliori con dei rozzi strumenti offensivi o armi da fuoco, dotate però di pochissime munizioni. Inoltre i non morti di Forbidden Siren non erano certo quelli dei primi Resident Evil di Capcom, visto che non potevano essere eliminati ma solo storditi, erano in grado di chiamare rinforzi e di utilizzare strumenti quali torce, coltelli, fucili e pistole. Perciò la soluzione migliore era quasi sempre quella di sgattaiolare nel buio, sfruttando proprio la capacità di poter osservare l'ambiente con gli occhi dei mostri per scegliere delle strade alternative a quelle dove questi erano posizionati. E la cosa era maledettamente difficile, al punto che talvolta il gioco diventata frustrante in alcuni passaggi, costringendo il giocatore a più e più tentativi per superare un determinato ambiente, nella più classica tradizione del "trial and error". Pur vendendo meno di quanto ci si aspettasse, Forbidden Siren si rivelò una lieta sorpresa nel panorama dei survival horror.
Gli Shibito
Gli Shibito sono i principali antagonisti della serie: si tratta di esseri umani contaminati o riportati in vita dall'Acqua Rossa, la cui anima è stata rimpiazzata, a seconda dei tre episodi della serie, con una parte dell'energia malefica delle "divinità" Datatsushi o Kaiko, o da primordiali entità chiamate Mother e Otoshigo. Come i classici zombi, gli Shibito mantengono dei ricordi di quando erano vivi, ma differentemente da loro anche un barlume di intelligenza. Questo significa che non solo ripetono all'infinito i gesti che erano soliti compiere prima di morire, ma che sono in grado di comunicare tra di loro grazie a una sorta di coscienza collettiva che gli permette di operare assieme. Inoltre sono pure in possesso degli oggetti che avevano in mano durante il decesso. Per esempio un poliziotto avrà ancora la pistola, che sarà in grado di utilizzare, mentre un cuoco un coltello da cucina. Nel corso della saga abbiamo scoperto che esistono diverse mutazioni di questi mostri, che da una forma umana possono passare ad altre simili a degli insetti, come un ragno, un mosca, una larva e via discorrendo. In Siren 2 appare anche una loro variante sensibile alla luce chiamata Yamibito.
Curiosità
Forbidden Siren è stato ideato da Keiichiro Toyama, il creatore di Silent Hill, del cui capostipite è stato direttore, scrittore e background designer. Del videogioco esiste anche un adattamento cinematografico per la regia di Yukihiko Tsutsumi e con l'interpretazione di Yui Ichikawa, Leo Morimoto, Naoki Tanaka, Hiroshi Abe e Naomi Nishida. Uscito febbraio del 2006, in concomitanza col rilascio sul mercato asiatico di Forbidden Siren 2, il film è inedito in Italia ed è disponibile solo in DVD, in lingua giapponese, tramite il mercato import.
Forbidden Siren 2
Tre anni dopo il primo episodio, Project Siren e SCE Japan Studio ci riprovarono quindi con un nuovo capitolo. Forbidden Siren 2 venne rilasciato su PlayStation 2 nel 2006, con una nuova ambientazione e nuovi nemici.
Il titolo raccontava infatti di un gruppo di personaggi che rimanevano intrappolati questa volta su di un isola, quella di Yamijima, in seguito a un inspiegabile tsunami di colore rosso sangue che aveva ribaltato il traghetto sul quale viaggiavano. La zona era ovviamente infestata da creature demoniache, e ai classici Shibito (questa volta posseduti da uno spirito chiamato Shiryo) si aggiungevano esseri più pericolosi chiamati Yamibito e Yamirei, sensibili alla luce ma estremamente letali. A causare questo disastro erano state due entità primordiali chiamate Mother e Otoshigo. Secondo la leggenda entrambe erano parte di un unico organismo che viveva assieme ad altre nell'oscurità, ma quando il Dio Annoku creò la luce, le due creature vennero separate, finendo una intrappolata in una grotta di Yamijima, bloccata da sette sigilli che circondavano la sua posizione impedendole di uscire, e l'altra sul fondo del mare, da dove per innumerevoli secoli, si era disperata facendo di tutto per tentare di ricongiungersi alla compagna. Per quanto riguardava la struttura, il gioco era simile al predecessore. La storia veniva raccontata attraverso il punto di vista di diversi personaggi, ognuno dei quali dotato delle proprie abilità e debolezze, ma questa volta tutto era concentrato in un'unica notte.
Nonostante l'introduzione di un maggior numero di armi, in Forbidden Siren 2 il combattimento rimaneva solo l'ultima ratio e non il metodo ideale per sfuggire ai nemici, da evitare il più possibile avanzando accucciati e silenziosamente. Determinare a priori la posizione e i movimenti dei nemici diventava quindi fondamentale, ma la funzione del Sightjack non si esauriva questa volta solo a questo aspetto: nel gioco c'era infatti una novità che era rappresentata dalla facoltà, per alcuni personaggi, di usare questo potere in maniera alternativa, per esempio per curiosare nel passato o per sfruttare le migliori percezioni visive dei nemici per venire a capo di enigmi o altro. Oltre ai pregi, in questo secondo episodio permanevano anche alcuni dei problemi (o perlomeno ritenuti tali da alcuni) che avevano tenuto in passato lontani dal prodotto una certa fetta di utenza, vale a dire un sistema di controllo e di telecamera non molto amichevoli, e l'elevato livello di difficoltà che trascinava ancora una volta i videogiocatori nel meccanismo, fastidioso per molti, del "trial and error", anche se gli sviluppatori avevano introdotto dei checkpoint e reso gli enigmi meno incomprensibili rispetto al prequel. Anche Forbidden Siren 2 ricevette critiche sostanzialmente positive, guadagnandosi voti con la media del sette, ma non riuscì nemmeno lui a vendere tanto come invece si aspettava Sony, visto anche le potenzialità della produzione. Questo però non fermò il team di sviluppo, come vedremo nel prossimo paragrafo.
Siren: Blood Curse
Con l'arrivo di PlayStation 3 nel novembre del 2006, la serie si preparava infatti al suo debutto sulla nuova console di Sony. L'idea alla base del progetto era quella di creare una sorta di reboot della saga, re-immaginando l'universo nel quale era stato ambientato il primo capitolo. Fu così che il team di sviluppo iniziò a lavorare su Siren: New Translation, titolo che divenne poi Siren: Blood Curse due anni dopo, nel luglio del 2008, quando venne rilasciato sul mercato. Questi avvenne in maniera differente rispetto a quanto accaduto coi suoi predecessori: Project Siren decise infatti di proporlo inizialmente come una sorta di telefilm a episodi, distribuito in dodici parti tramite PlayStation Network.
Solo il 29 ottobre dello stesso anno venne poi pubblicata la versione Blu-ray Disc del gioco sotto etichetta Platinum. A ogni modo, la storia narrata stavolta era incentrata su una troupe televisiva americana che arrivava in Giappone per indagare sui misteri di Hanuda a seguito degli eventi del primo gioco, finendo coinvolta in una serie di fatti terrificanti e incredibili. Anche se di base il gameplay era quello classico della serie, gli sviluppatori, fatto tesoro degli errori - o presunti tali - commessi nei precedenti episodi, apportarono pesanti modifiche al sistema di controllo, rendendolo più maneggevole in maniera tale da consentire agli utenti di controllare i personaggi in modo più agevole. Allo stesso modo pure il Sightjack subì dei cambiamenti che resero il suo utilizzo meno esasperato, dal momento che questi si rendeva necessario in un minor numero di occasioni; inoltre era possibile attivarlo e allo stesso tempo continuare a muoversi tramite un utile split screen. Per rendere più accessibile il prodotto anche ai videogiocatori meno hardcore e non spaventarli quindi in partenza con sessioni di gioco estremamente ostici, vennero poi semplificati parecchi passaggi nella storia, resa più lineare e meno "dispersiva" per certi versi rispetto sempre all'originale.
Infine vennero implementate delle mappe dove era sempre molto chiaro per l'utente cosa doveva fare: la destinazione da raggiungere era già segnalata, al pari di dove trovare certe chiavi o altri oggetti utili, eliminando di fatto la componente esplorativa casuale. Il gioco introduceva inoltre altre varianti di Shibito, dall'aspetto più deforme e spaventoso, oltre che caratterizzati da abilità estremamente letali per i personaggi controllati dagli utenti. Siren: Blood Curse venne accolto favorevolmente dalla critica, con voti sostanzialmente alti che lo portarono a raggiungere il 76.90% su GameRankings in relazione a trentanove recensioni, e al punteggio complessivo di 78/100 su Metacritic in base a quarantadue review. Dopo di che sulla serie è calato il silenzio, almeno fino a poche settimane fa, quando il sito ufficiale di PlayStation Romania ha riportato un elenco dei titoli in lavorazione per PlayStation 4, fra i quali compariva un fantomatico gioco intitolato Siren. La notizia, ripresa da NeoGAF.com, ha spinto in tal senso alcuni fan a contattare su Twitter Keiichiro Toyama, che ha risposto in proposito di non essere a conoscenza della cosa e comunque di non essere coinvolto in nessun progetto sul tema. Dal canto suo Sony ha parlato di probabile errore di trascrizione da parte del sito, visto che Siren era in realtà il nome in codice del progetto Rime prima che appunto questi venisse ufficialmente annunciato nel corso della Gamescom 2013. Tuttavia, nonostante la stessa PlayStation Romania abbia poi corretto l'elenco, questo non è servito a sciogliere i dubbi in proposito, e anzi sia le parole del game designer che quelle della compagnia giapponese hanno indotto molti utenti a ipotizzare/sognare che in realtà ci possa essere sotto qualcosa, e che a occuparsi di un eventuale Forbidden Siren 4 ci sia un altro team interno di Sony. D'altronde si sa, la speranza è l'ultima a morire, e chissà mai che davvero Toyama e la sua squadra, o chi per loro, non tornino presto a terrorizzarci coi loro Shibito e le loro spaventose leggende giapponesi. Noi li aspettiamo a braccia aperte.