La presenza di due Assassin's Creed diversi e paralleli sul mercato può sembrare il paradigma dell'ultra-serializzazione che i grandi publisher hanno imposto ai propri franchise, ma è anche sintomatica di questo particolare periodo di transizione generazionale, con una soluzione non necessariamente caratterizzata da accezioni negative. Piuttosto che incatenare il gioco allo standard cross-gen, con i limiti che questo impone in termini tecnologici, il publisher francese ha deciso di spezzare la serie in due consentendo così, da una parte, il pieno sfruttamento dei nuovi hardware (o almeno così si spera) e dall'altra la possibilità di non gettare alle ortiche i potenziali ricavi di un bacino d'utenza da 150 milioni di console sparse per il mondo.
Tutti contenti dunque? Vediamo: ovviamente tra i due è Unity il titolo di punta della serie, quello su cui Ubisoft ha concentrato l'attenzione mediatica e gli investimenti, mettendo Rogue nelle mani di vari team esperto ma sicuramente "minori" (Sofia, Singapore, Milano e altri) rispetto a Montreal, con il rischio che questa subalternità strategica risulti evidente anche nel livello qualitativo del gioco. Non è questa la sede per effettuare questo tipo di giudizi, su una versione del gioco ancora largamente incompleta, ma bisogna aver chiaro che il carico di innovazione, così necessaria ad una serie giunta ormai al settimo capitolo (considerando solo la serie maggiore su console domestiche), è completamente spostato su Unity. La Rivoluzione, in tutti i sensi, è dunque affidata all'altro capitolo, mentre Rogue si prospetta come un'evoluzione e rifinitura del canone classico, con aggiunte marginali alla struttura a alle meccaniche specifiche di Assassin's Creed IV, di cui si pone come seguito anche dal punto di vista della storia.
Mentre la next-gen è in piena Rivoluzione, noi torniamo a solcare gli oceani in Assassin's Creed Rogue
Un nuovo punto di vista
Quell'innovazione che Rogue non riesce a proporre dal punto di vista strutturale emerge invece sul fronte della storia, ambito in cui il gioco effettivamente diverge in maniera interessante rispetto ai capitoli precedenti, mettendo in scena un personaggio combattuto e infine caratterizzato da un punto di vista opposto rispetto a quanto visto in precedenza. Protagonista della storia è Shay Patrick Cormac, capitano della nave Morrigan e Assassino che, dopo un'esperienza particolarmente traumatica che lo pone di fronte all'ambiguità dei metodi dei suoi confratelli, mette in discussione il Credo decidendo poi di abbandonare la Fratellanza unendosi ai nemici storici di questa, i Templari. Per la prima volta ci troviamo ad affrontare la storia dal punto di vista opposto, rivolgendo contro gli Assassini le loro stesse tecniche, con alcune variazioni in termini di strategie e arsenale, trovandosi in mezzo a situazioni alquanto diverse rispetto a prima.
Nell'inedito ruolo di Templare la prospettiva è ribaltata e dunque ci troviamo a dover proteggere qualche personaggio dagli attacchi della Fratellanza o eliminare determinati Assassini, con il rischio costante di essere braccato e colpito di sorpresa attraverso le tipiche modalità di attacco degli ex-compagni di battaglie. Il tutto, ambientato nell'America del nord all'epoca della Guerra dei Sette Anni, con lo scontro tra Inghilterra e Francia che rimane ben presente sullo sfondo della storia di Shay e che ne influenza anche l'andamento. Rogue presenta dunque degli sviluppi inediti nell'intreccio classico della serie, mettendo per la prima volta in discussione il punto di vista che dopo tanto tempo dovrebbe essere stato fatto proprio dal giocatore e ponendo gli eventi sotto una nuova prospettiva, sconvolgendo i punti di riferimento dell'appassionato di Assassin's Creed e mettendo in luce le ragioni di coloro che per tanti capitoli hanno rappresentato semplicemente il nemico da abbattere, in una storia particolarmente oscura e sofferta, la più "dark" dell'intera serie, a detta degli sviluppatori, chiudendo l'arco narrativo dei Kenway avviato con il terzo e proseguito nel quarto capitolo.
La via del templare
La versione messa a disposizione da Ubisoft per questo articolo consente di provare due sequenze del gioco, la terza e la quinta, ponendoci dunque all'interno dell'azione a storia già avviata. Lo scopo è ovviamente quello di fornire i mezzi per avere un'idea più precisa di quello che riserverà il titolo in versione definitiva, saltando i preamboli e dando modo di vedere diversi aspetti avanzati del gameplay e della storia, avendo a che fare con uno Shay già piuttosto determinato a portare avanti la battaglia a modo suo. Abbiamo dunque potuto provare direttamente cosa significhi controllare un personaggio che lotta dalla parte dei templari, sperimentando il nuovo stile di combattimento elaborato dagli sviluppatori per Rogue.
La nuova linfa iniettata nel gameplay si avverte già nei frammenti di gioco di questa versione di prova, anche se le novità non sono tali da sconvolgere la meccanica classica di Assassin's Creed: Shay è in grado di controllare un arsenale più ampio e complesso, con una certa insistenza sulle armi da fuoco a lungo raggio e gli esplosivi, oltre a vari sistemi di difesa ed elusione. Ne risulta uno stile di combattimento più complesso e basato su maggiore gamma di possibilità di attacco e difesa, ma la sensazione generale non è proprio quella di una variazione enorme rispetto al canone della serie, con tutte le macchinosità che questo si porta dietro fin dal primo capitolo. Le introduzioni più caratterizzanti nel sistema di combattimento sono probabilmente il fucile e le granate, entrambi in grado di fornire delle interessanti soluzioni strategiche con le diverse tipologie di munizioni. Il dardo Berserk, ad esempio, può rendere furente un nemico e spingerlo ad attaccare i compagni circostanti creando particolari diversivi da sfruttare, il fuoco d'artificio può attirare e distrarre mentre il dardo con corda consente soluzioni complesse e spettacolari come la possibilità di soffocare i nemici con delle sorte di impiccagioni "prêt-à-porter". Allo stesso modo le granate consentono soluzioni similari ma applicate ad un raggio d'azione più ampio, colpendo dunque più nemici contemporaneamente, ma al di là di queste varianti l'approccio al combattimento resta molto simile, come dimostra la persistenza di armi come spade e lame celate, sebbene le novità siano apprezzabili.
Il grande nord
Assassin's Creed Rogue prosegue direttamente nel solco tracciato dal quarto capitolo anche per quanto riguarda l'esplorazione e la distribuzione degli eventi nel gioco, armonizzando in maniera ancora più organica la navigazione con le fasi d'azione a terra e aumentando le dimensioni della mappa. La versione di prova consente di vedere solo una parte del mondo esplorabile nella versione definitiva, ma già questa si dimostra molto estesa, dalla New York ancora "giovane" (gli eventi si svolgono una ventina d'anni prima di quelli di Connor in Assassin's Creed III) ma già molto vasta al grande Atlantico del Nord ghiacciato, passando attraverso l'area di River Valley che, a detta degli sviluppatori, comprende già da sola tanta terra esplorabile e zone d'interazione quanto tutto il mondo giocabile presente in Assassin's Creed IV, in un tutt'uno ibrido tra esplorazione di terra e di mare, ambienti diversificati e fasce climatiche varie, senza alcun tempo di caricamento al suo interno.
L'impressione è che sia stata dunque arricchita in termini quantitativi la struttura del quarto capitolo, aumentando le dimensioni della mappa e la quantità di zone esplorabili e situazioni in cui è possibile trovarsi, all'interno di un mondo che sembra più vivo e reattivo, stimolando il gameplay emergente in maniera più dinamica, anche se le soluzioni di gioco alla fine non si discostano da quelle già viste nel capitolo precedente. Particolarmente affascinante in Rogue è l'area artica in cui si svolge buona parte dell'azione, che rappresenta una novità e un elemento caratterizzante dell'atmosfera di questo capitolo. Qualche variazione è stata applicata anche al sistema di navigazione, con la Morrigan che si presenta più snella della Jackdaw ma armata in maniera più avanzata, consentendo svariate soluzioni di attacco e difesa tra cannoni secondari, mortai, prototipi di mitragliatrici, olio da lanciare in mare e incendiare per bloccare gli inseguitori e il caratteristico rostro attaccato alla prua che consente di rompere il ghiaccio e speronare le navi nemiche. Si tratta anche in questo caso di aggiunte marginali alla struttura consolidata delle battaglie navali, ma in grado di dinamizzare e variare maggiormente l'azione. Al di là dell'espansione quantitativa, non si registrano variazioni al comparto tecnico, confermando come questo Rogue sia sostanzialmente una "total conversion" di Assassin's Creed IV, di cui condivide motore e soluzioni grafiche, con i suoi molti pregi e anche le sue incertezze.
CERTEZZE
- Un mondo ancora più vasto da esplorare per mare e per terra
- La prospettiva del templare è inedita per la serie
- Navigazione e battaglie navali ancora più dinamiche
DUBBI
- Le situazioni di gioco non sembrano differenziarsi veramente dallo stile classico
- Ambientazioni e struttura derivano direttamente dal quarto capitolo, senza grandi novità
- Nessuna evoluzione sostanziale sul piano tecnico