Cinque cose che i giocatori odiano di... è una rubrica che parla senza peli sulla lingua di tutte quelle cose che infastidiscono gran parte dell'utenza, e talvolta perfino i redattori. Perché tra i giocatori, non dimenticatelo, ci siamo anche noi!
Ah, le fiere dei videogiochi. Delizia per tutti gli amanti dell'intrattenimento elettronico e delle belle ragazze, visto che di solito sono tante le pulzelle che per lavoro o per passione popolano le aree dove si svolgono questi eventi. Ma è davvero tutto così rose e fiori? O anche qui, tra una partita a FIFA 17, una prova su strada di Forza Horizon 3 e una foto di gruppo, si nascondono degli elementi talmente fastidiosi da far imbestialire il pubblico o una parte di esso, scatenandone l'odio più profondo? Dopo aver analizzato quello che non ci piace di Pokémon GO, questa volta prendiamo in esame un argomento completamente differente...
Quali sono le cinque cose che la gente odia delle Fiere sui videogiochi?
Fila tu, che filo anch'io
Indubbiamente una delle cose che più fa arrabbiare le persone che partecipano ad eventi quali l'E3 o il Tokyo Game Show, e che anzi da molti di loro è visto come il nemico numero uno nelle fiere, è la fila! In manifestazioni come quelle appena citate si fa per qualsiasi ragione: per mangiare, per andare in bagno, per farsi una foto con la ragazza sexy vestita da Catwoman o per chiedere l'autografo al proprio o alla propria game designer preferito/a. Siamo sicuri che se esistesse un "servizio" simile, si farebbe la fila anche per farsi prendere a ceffoni.
Si fa la fila ovviamente anche per vedere dal vivo e provare molti videogiochi. Quelli più popolari presenti alle Fiere non sono però sempre accessibili a tutti. Molte volte, specie nel caso di titoli tripla A, solo gli addetti ai lavori godono di un simile privilegio e possono entrare nelle aree dove sono presenti le demo. Ed è proprio in questi casi che la fila può diventare ancora più fastidiosa, visto che non porta a niente. Immaginate infatti di unirvi ad altri fan disposti in riga lungo un percorso che nello stand di un determinato gioco sembra portare all'interno di una zona chiusa dove poterlo provare; e di restarvene per ore incolonnati uno dietro l'altro con magari davanti un tizio che ogni volta che si gira sospirando per l'attesa, vi alita sul viso un'ondata fetida frutto dei residui tra i denti di patatine fritte, hamburger, gelato e altre cosucce ingurgitate poco prima. Il minimo che potete fare per non farvi abbattere è concentrarvi e pensare al momento in cui arriverete alla postazione del vostro gioco preferito e potrete finalmente provarlo. Immaginate ora quando, dopo ore di fila chilometrica e di agonia, scoprite che la demo che speravate di giocare è presente solo in forma di video o addirittura che lì non c'è, che la presentazione si sta svolgendo da un'altra parte a porte chiuse, e dove vi trovate voi in realtà lo sviluppatore regala al pubblico solo un opuscolo informativo. Come minimo vi viene una crisi di pianto isterico o vi trasformate in Hulk e distruggete lo stand prima che la sicurezza vi riempia di botte.
Una cosa odiosissima ma che capita sovente, specie quando non ci si informa prima dove porta una certa fila. La Fiera vede generalmente anche una discreta presenza di "bimbiminchia", gli esseri probabilmente più odiati dai normali avventori. Ne esistono di diversi tipi, ma quelli che a noi personalmente non piacciono sono coloro che si mettono in fila per ore per provare un gioco, ma poi quando arriva il loro turno pensano solo a farsi dei selfie davanti alla postazione, con pose tra l'osceno e lo scemo. Non che quando sono in fila cambi qualcosa: passano tutto il tempo a parlare a voce alta un linguaggio incomprensibile, convinti di mostrare ai presenti la propria "cultura" e devozione acritica nei confronti del titolo che gli piace, fotografare se stessi e quello che li circonda. O ancora, imprecare perché fa caldo, la fila è interminabile, c'è puzza di ascelle sudate o il "simpaticone" di turno del gruppo ha pensato bene di rilasciare nell'aria potenti gas venefici, di quelli silenziosi ma terribili come l'alito di un lama a cui hanno fatto mangiare cipolle marce. Il soggetto in questione, soprannominato dagli amici Chernobyl, è pure fortunato perché lo si becca subito a causa dell'espressione compiaciuta e del sorrisino dipinto sul viso, ma diventa difficile poterlo riempire di botte e gettarlo in pasto a qualche cosplayer di Mortal Kombat, perché lo spazio è quel che è e non ci si può muovere molto.
Letto, Coca-Cola e rutto libero!
A distrarre le orde di avventori in piena crisi ormonale e i vecchi redattori con la sindrome di Peter Pan ci sono loro malgrado le povere standiste, che nonostante gli sforzi vengono prese d'assalto quasi più delle postazioni da gioco e tempestate di richieste assurde per foto o numeri di cellulare. Per loro fortuna sanno come difendersi e ricacciare al mittente tutti. Ma non i microbi. Sono loro, a sentire tanta gente, un' altro elemento odiatissimo delle Fiere. Pensateci un attimo, migliaia e migliaia di persone accatastate in un unico ambiente, seppur enorme: bastano un paio di germi e il gioco è fatto! Tutti raffreddati, febbricitanti e a maledire questo o quel vicino di fila. A volte i postumi del raffreddore preso sono talmente fastidiosi e potenti, da trasformare anche il più mite tra gli avventori in un infetto alla 28 Giorni Dopo o, di contro, in uno zombi di romeriana memoria, che inebetito dagli effetti dell'infezione generalmente deambula per gli stand fino a fermarsi alla prima postazione libera.
Nessun prigioniero, è resa incondizionata all'influenza. Così a un certo punto si ritrova magari a testare l'ultimo "capolavoro" di qualche scadente società di sviluppo, sotto lo sguardo divertito di altri spettatori di passaggio, pensando invece di giocare a qualche tripla A, o carico come un mulo di borse piene di inutili gadget pagati pure salatamente. A proposito di oggetti da collezione e omaggi, alle Fiere c'è sempre una strana categoria di appassionati: sono quelli che vagano per gli stand solo in cerca di gadget, fregandosene apparentemente di tutto il resto. In pratica vivono questi eventi solo come un'opportunità per ottenere quanta più "roba" promozionale possibile, dalle cover degli smartphone alle borse, dagli adesivi alle t-shirt fino a una ciocca di capelli del Tanzen: quel che conta per loro è avere un ricordino. Motivo? La maggior parte sono degli inguaribili collezionisti di tutto ciò che è legato a un determinato settore, nel nostro caso quello videoludico. Altri, invece, lo fanno per altri fini: per vantarsi con gli amici, a cui li portano in regalo per darsi un tono, sostenendo di averli avuti direttamente dalle mani di Kojima o da quel redattore famoso, oppure per rivendere il malloppo su Ebay e cercare di tirarci su qualche euro. A noi non danno fastidio, ma a molti avventori dei vari eventi invece sì, perché dal loro punto di vista questi individui arrivano spesso per primi sui gadget migliori e lasciano a mani vuote i veri fan di questo o quel videogioco, di cui magari non sanno assolutamente nulla.
Ovviamente anche il redattore ha tante cose da odiare, soprattutto quando è alla sua prima esperienza in una manifestazione. Dopo una lunga ed estenuante giornata trascorsa tra PR di semi sconosciute software house che lo tirano a destra e a manca promettendogli di mostrargli meraviglie con il loro astruso simulatore di pesca, arriva il momento di ritirarsi sfiniti nella propria stanza di albergo con il resto della redazione. Lì, dove pensa finalmente di chiudere davvero in bellezza la serata perché condivide la camera con il caporedattore e il giornalista più rappresentativo del gruppo, scopre invece di odiare il mondo. All'arrivo in mattinata, infatti, quasi non gli sembrava vero di aver avuto il privilegio dai colleghi più anziani, di poter dormire tra le stesse quattro mura dei guru della rivista. Una gioia immensa al punto avrebbe voluto baciarli in fronte uno per uno. Invece a mente fredda e a tarda notte, vorrebbe sparargli in fronte, uno dopo l'altro! Pensava infatti di sedersi in veranda a disquisire con i due celebri coinquilini sul frame rate ballerino di Call of Duty o sulla poesia dietro a una scena di The Last Guardian intravista in mattinata, e invece si ritrova a parlare di ragazze, di pomate per le emorroidi e di cibo cinese, mentre sorseggia una Coca-Cola. E quando la notte si è fatta scura e si ritrova a letto, perfino a respirare sotto le coperte per difendersi dagli effluvi di un collega che scopre soffrire di flatulenza notturna, e dal "dolce" russare dell'altro, che sembra un rinoceronte a cui hanno appena pestato il piede. A quel punto ripensa alla generosità dei suoi colleghi anziani, quelli che voleva baciare in fronte per avergli lasciato il posto in camera. E sogna, stanco, mille modi in cui torturarli per vendicarsi, almeno fino all'alba, quando suona di nuovo la sveglia e ricomincia la giostra.