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Secret of Mana e il problema dell’invecchiamento

Un classico del Super Nintendo torna con un remake inaspettato, ma forse è passato troppo tempo

PROVATO di Aligi Comandini   —   20/10/2017
Secret of Mana
Secret of Mana
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Magari sarà un luogo comune, ma in generale gli asiatici invecchiano in modo più aggraziato dei caucasici e sui loro volti i segni del tempo sono meno profondi, meno evidenti, al punto da farli apparire spesso giovanili anche una volta superata la soglia dei 50. Incredibilmente, nei videogiochi si può notare un fenomeno simile, forse dovuto al fatto che certi generi hanno toccato le vette più alte proprio in terra nipponica, a livelli tali da far sembrare certi loro leggendari esponenti ancora freschi e innovativi oggi. Non tutto è però uscito quasi indenne dall'inesorabile passare del tempo: molti titoli che oggi ricordiamo con amore sono protetti da un granitico scudo di nostalgia che ci impedisce di vederne i difetti, e altri meno riconoscibili si salvano solo perché chi li gioca li contestualizza al periodo storico d'appartenenza. Certi esperimenti, in particolare, hanno perso quella carica evolutiva che li contraddistingueva in passato, e oggi risultano troppo semplicistici o limitati, pur mantenendo qualche trovata geniale. Invitati negli uffici di Koch Media per provare il remake di Secret of Mana, abbiamo deciso di affrontare l'anteprima in modalità "tabula rasa", cioè tentando di dimenticare l'impatto col gioco del nostro io ragazzino su Super Nintendo, per cercare di comprenderne l'appetibilità effettiva nel mercato odierno. Ecco come è andata.

Un po’ di storia, un po’ di spada

Facciamo un po' di chiarezza: la "vera" identità di Secret of Mana sarebbe in realtà Seiken Densetsu 2, secondo capitolo di una serie di spin off di Final Fantasy commercializzati in occidente con un altro nome poiché molto differenti dal materiale originale. Si tratta pur sempre di giochi con un sistema di combattimento in tempo reale (anche se definirlo action è un discreto azzardo) e dalle meccaniche sensibilmente appianate, che per molti hanno rappresentato una perfetta porta d'entrata nel magico mondo dei JRPG. Nel periodo d'uscita, però, Mana riuscì comunque a colpire al cuore tantissimi appassionati, grazie a un notevole miscuglio di colonna sonora, direzione artistica di qualità e gameplay intuitivo. La premessa del gioco, dal canto suo, è anche più basilare delle sue meccaniche, e vi vede nei panni di un giovane eroe di nome Randi (anche se il nome può venir tranquillamente modificato), che dopo un brutto volo giù da un dirupo entra in possesso di una magica spada e viene cacciato senza troppe spiegazioni dal suo villaggio, per via delle superstizioni degli abitanti legate ai poteri della lama.

Secret of Mana e il problema dell’invecchiamento

In assenza di un Telefono Azzurro da chiamare, Randi si ritrova al centro della solita epica avventura da JRPG classico, accompagnato da due ragazze di nome Primm e Popoi. Proprio le due compagne del nostro rappresentano l'altro elemento unico che ha fatto apprezzare moltissimo il gioco nell'era Super Nintendo: la possibilità di giocare in cooperativa, prendendo in qualunque momento il controllo degli altri membri della squadra. Ora, molti probabilmente si aspettavano l'inserimento di una cooperativa online in questo remake, proprio per massimizzare tale caratteristica, ma dobbiamo deludervi: il nuovo Secret of Mana non offre l'opzione di giocare in rete, pur mantenendo inalterata la possibilità di giocare localmente con tre controller. Invero, il remake di Secret of Mana di nuovo ha davvero ben poco, al di fuori della veste grafica e del sonoro. Pensate, persino le meccaniche più vetuste sono rimaste pressoché immutate.

Secret of Mana e il problema dell’invecchiamento

Prendiamo il combattimento ad esempio: il gioco sfrutta un sistema in tempo reale, come detto poco sopra, ma non è un sistema moderno, bensì un insieme di meccaniche costruite attorno a una barra della stamina che si svuota ad ogni colpo e alle caratteristiche delle singole armi (molteplici, comodamente equipaggiabili durante gli scontri e potenziabili con l'utilizzo prolungato). Colpire ripetutamente non paga, e il danno viene massimizzato quando si lascia ricaricare la barra, trasformando ogni combattimento in una serie continua di spostamenti atti ad evitare i colpi nemici e a sferrare i propri - con in più la magia elementale e i compagni guidati dall'intelligenza artificiale a migliorare le cose. Tutto molto bello al lancio, ma ora un sistema simile appare pelle e ossa, non offre feedback dei colpi sui nemici a terra, e risulta difficilmente apprezzabile da chi non riesce ad adattarsi al design di un'epoca che non è la propria. Un peccato, perché una volta entrati nella giusta ottica Secret of Mana ha ancora del bello da offrire; tuttavia costringe a un adattamento mentale che solo i vecchi fan saranno disposti ad abbracciare e in quanto remake pensato per render nota la serie al grande pubblico perde di senso. Non bastano insomma i personaggi doppiati e una grafica tridimensionale da indie di belle speranze (la grafica 3D a tratti sfigura se paragonata alla minimappa, che con una certa classe sfrutta le mappe dell'originale) a rendere attuale un gioco simile.

Secret of Mana e il problema dell’invecchiamento

Una prova più approfondita resta necessaria per rivalutare tutte le qualità di Secret of Mana, ma questo fedelissimo remake non sembra poter svecchiare un gioco che, pur con tutti i suoi pregi, non ha superato indenne il passaggio degli anni. Ad oggi il primo impatto con le avventure di Randi è insoddisfacente, per via di meccaniche vetuste e di elementi inalterati che potevano tranquillamente venir modernizzati senza snaturare la formula. In parole povere, per ora questo ci sembra un titolo pensato esclusivamente per i super appassionati e i nostalgici. Peccato, perché la serie a nostro parere meritava un lavoro più di fino.

CERTEZZE

  • Il gioco alla base ha sempre un gran fascino
  • Colonna sonora riarrangiata e doppiaggio
  • Ci dovrebbero essere scene aggiuntive che ampliano la storia

DUBBI

  • Sistemi vecchiotti necessitavano di una modernizzazione
  • Il remake grafico non è particolarmente riuscito, e perde molto del fascino dell'originale