L'ultimo episodio di Operation Flashpoint, Dragon Rising, ci vedeva affrontare undici missioni dal grado di difficoltà crescente sullo sfondo dell'isola di Skira, uno scenario che nella realtà non esiste ma che nel gioco risultava molto ben rappresentato, peraltro pieno di soldati asiatici pronti a farci fuori. Come scritto nella nostra recensione, il titolo targato Codemasters si presentava davvero ben fatto dal punto di vista tecnico e dotato di un gameplay solido, ma risultava carente per quanto concerne il design delle missioni: spesso bisognava semplicemente spostarsi da un punto A a un punto B, talvolta senza l'obbligo di fronteggiare i nemici al nostro seguito e con l'ordine tassativo di darsi una mossa.
Un approccio che finiva inevitabilmente per "sprecare" le potenzialità della location, che si prestava a battaglie di ben altro tenore e a situazioni più spettacolari. L'IA dei nostri compagni risultava irreprensibile per quanto riguarda l'individuazione dei nemici e gli scontri a distanza, mostrando però il fianco a numerose incertezze quando il combattimento era ravvicinato. La gestione delle armi da fuoco, completamente libera da vincoli pur rimanendo sui soliti due slot, sfociava in un'efficacia dei colpi discutibile, con gli avversari che venivano centrati alle gambe o alle braccia senza neanche scomporsi, accasciandosi rapidamente solo in seguito a un colpo alla testa o a una consistente raffica al torace. Il quadro veniva completato degnamente da un multiplayer tanto cooperativo quanto competitivo, che vedeva la presenza di modalità piuttosto classiche per un totale di trentadue giocatori in contemporanea. Ebbene, cosa dobbiamo aspettarci da Operation Flashpoint: Red River?
Maggiore realismo
Ambientato in un futuro non molto distante, Red River vede un gruppo di ribelli afghani invadere lo stato del Tajikistan con intenzioni tutt'altro che pacifiche. Il contingente militare USA si muove per risolvere il problema, ma non appena il conflitto prende corpo scende in campo anche l'Esercito di Liberazione Cinese... e le cose si fanno molto più complicate. Si passa dunque dallo scenario immaginario dell'isola di Skira a una location realmente esistente, che alterna deserti e montagne innevate ma non manca di proporci gli edifici caratteristici della tradizione sovietica.
L'ampiezza della mappa sarà più o meno equivalente a quella di Operation Flashpoint, già di per sé enorme, con la differenza che in questo caso il territorio offrirà paesaggi contrastanti, in grado di donare maggiore varietà alle missioni. I soldati e i veicoli "patinati" che siamo abituati a vedere nella serie verranno sostituiti da versioni decisamente più plausibili, con uniformi ed equipaggiamento consumati dalle aspre condizioni climatiche e dettagli degni di nota come le foto o i calendari appesi all'interno dei veicoli. Un tocco di "umanità" senz'altro interessante, di sui si sentiva la mancanza. Il giocatore avrà a disposizione quattro classi fra cui scegliere: il fuciliere, dotato di armi standard, efficace tanto dalla lunga quanto dalla breve distanza, sicuramente la soluzione più equilibrata; il granatiere, robusto e pesante, che imbraccia un potente fucile dall'ampio raggio d'azione; il cecchino, silenzioso e discreto, letale dalle grandi distanze grazie al suo fucile di precisione; il supporto, ideale per coprire le azioni dei compagni grazie all'efficace fuoco di sbarramento. Operation Flashpoint: Red River sarà dotato di una modalità multiplayer cooperativa molto più elastica di quella vista nell'episodio precedente, aperta con ogni probabilità alla partecipazione al volo dei giocatori per formare una squadra di quattro elementi in cui non si è obbligati a scegliere ognuno una classe differente.
Maggiore violenza
Rispetto al precedente episodio, il multiplayer competitivo verrà arricchito di un gran numero di nuove modalità: "Combat Sweep", in cui bisogna sbaragliare una postazione nemica; "Last Stand", in cui al contrario ci si trova a difendere la propria posizione rispetto agli assalti degli avversari; "Convoy", una modalità che riprende la struttura classica delle "missioni di scorta" e in cui, appunto, dobbiamo scortare il passaggio di un convoglio lungo un determinato percorso; "Search & Rescue", una modalità territoriale basata sugli obiettivi.
Uno dei problemi che avevamo riscontrato in Dragon Rising riguardava la discutibile resa dei colpi delle nostre armi rispetto ai nemici, che appunto non battevano ciglio quando venivano centrati agli arti e rendevano problematico il confronto con più unità contemporaneamente. Da questo punto di vista, in Red River le cose dovrebbero cambiare in modo sostanziale: gli sviluppatori hanno realizzato dei modelli poligonali più realistici, che non solo reagiscono in modo differente a seconda della parte del corpo ferita, ma che mostrano i segni dell'impatto in modo anche piuttosto crudo, con membra spappolate e una quantità di sangue finora inedita per la serie. Sarà molto interessante vedere come Codemasters interpreterà il nuovo corso della serie, specie dal punto di vista visivo, mentre sarà tutto da verificare un altro degli elementi "deboli" in Dragon Rising, ovvero la struttura delle missioni. Sarà necessario sfruttare al meglio lo scenario e l'uso dei veicoli per rendere l'azione più varia e divertente, mentre sembra che per le armi e il sistema di mira sia già stata messa a punto qualche modifica importante. Infine, se il motore grafico si confermerà efficiente e ben ottimizzato, potremo aspettarci prestazioni eccellenti anche su sistemi di fascia media. Non vediamo l'ora di verificare il tutto.
CERTEZZE
- Scenario più vario
- Multiplayer migliorato
- Approccio grafico più realistico
DUBBI
- Campagna in singolo da verificare