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Paura e delirio su Stygia

Abbiamo giocato le prime ore di Bulletstorm: una sinfonia di proiettili dove a contare non è quanto, ma come si uccide

PROVATO di Umberto Moioli   —   08/02/2011
Bulletstorm
Bulletstorm
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Versione testata: PC

"Spero che vi piaccia, perché altrimenti giocherete ancora più shooter militari nei prossimi anni", dice Cliff Blezinsky introducendo i giornalisti a un evento dedicato a Bulletstorm. Il papà di Gears of War, figura chiave all'interno di Epic Games che il titolo lo produce dopo aver acquisito larga parte dello sviluppatore polacco People Can Fly, esagera presentando la nuova creatura, ma le sue parole hanno anche un fondo di verità. Se infatti da una parte è vero che non può essere una sola uscita a contrastare la marea pseudo realistica dei vari Call of Duty, Medal of Honor e Battlefield, dall'altra non si potrebbe immaginare, guardando al calendario 2011, un miglior rappresentante per la categoria degli sparatutto vecchia scuola. L'offerta è semplice, chiara e inequivocabile: nemici, tanti e senza alcun desiderio di prolungare la propria vita oltre il checkpoint di loro competenza, da uccidere nei modi più folli con un arsenale che cresce di livello in livello così da propiziare situazioni sempre più assurde. I primi tre atti, quelli che possiamo raccontare in questa sede, mantengono appieno tutte le promesse disegnando un percorso infarcito di ostacoli da superare a suon di calci, frusta e proiettili.

Ricetta per l'inferno

Per chi ha sviluppato un titolo come Painkiller, decisamente la cosa più ignorante ma anche una delle più divertenti del 2004, non deve esser sembrato vero poter scrivere una storia, doversi effettivamente porre il problema di narrare delle vicende. E infatti i venti minuti iniziali di Bulletstorm raccontano con grande lentezza, forse troppa, di un gruppo di ribelli e della loro guerra contro la Congregazione e il Generale Sarrano.

Paura e delirio su Stygia

Niente di trascendentale o di mai visto, quel che basta per portare i primi, alter ego del giocatore compreso, e il secondo con tanto di abbondanti rinforzi al seguito, sul pianeta Stygia. Un mix di ambienti tropicali e città abbandonate, abitato da gigantesche creature preistoriche e bande di selvaggi fuorilegge dimenticati su quella roccia da chissà quanto tempo. Il contesto fantascientifico unito al fiume testosteronico suggerito dalle fattezze del protagonista, Grayson Hunt, e del fido compagno Ishi Sato, non sarebbero quindi sufficienti alla vittoria di un premio letterario ma tanto basta per reggere l'introduzione dei due elementi su cui si fonda l'elaborato sistema di combo: in aggiunta alle armi, il giocatore può calciare in aria gli avversari oppure attirarli a sé con un cappio elettromagnetico. Padroneggiate queste due abilità, non resta che sollevare il poveretto di turno e poi sparargli in testa, mutilarlo con qualche potente colpo agli arti e al busto oppure scagliarlo contro altri nemici. Ma anche buttarne il corpo addosso a ringhiere piene di spuntoni, cactus giganti, piante carnivore, recinti elettrificati e via dicendo.

Per non parlare delle porte aperte dall'inserimento degli esplosivi, tanti, sparsi per ogni schema e pronti ad essere scaraventati verso l'orda del caso, per poi esplodere al momento giusto. Se a tutto ciò si aggiunge che è anche possibile scivolare verso il proprio obiettivo, calciandolo in automatico nel momento in cui lo si urta, non è difficile immaginare le centinaia di modi diversi con cui ci si può far largo fino al punto di salvataggio successivo.

Paura e delirio su Stygia

E proprio in quest'ottica si inserisce un sistema di punti che, rifacendosi a un database consultabile in qualsiasi momento, cataloga tutte le possibili uccisioni. Tanta varietà equivale a tanti punti, che possono essere spesi per armi più potenti e per accedere ai devastanti colpi secondari di cui ciascuna è dotata. Si va dal fucile che può sublimare una raffica di cento colpi in un solo, devastante proiettile, fino al revolver e al suo razzo che proietta verso il cielo il malcapitato prima di esplodere, oppure alla frusta stessa che quando scatena la sua intera potenza solleva in aria non solo il corpo che ha agganciato, ma anche tutti quelli adiacenti. Messo alla prova quello che sarebbe potuto essere solo un insieme di meccaniche troppo elaborate, si è rivelato uno dei migliori preparati per sparatorie che ci sia capitato di assaggiare da diverso tempo a questa parte...

People Can Fly

Lo sviluppatore di Bulletstorm, People Can Fly, è una delle realtà est europee più importanti nell'ambito dello sviluppo di videogame. E questo nonostante la sua storia possa vantare una sola uscita prima dell'oggetto di questa anteprima, ovvero Painkiller. Terminato lo sparatutto e raccolto un buon successo di critica e pubblico, soprattutto nel Vecchio Continente, il team con sede a Varsavia si è dedicato alla conversione PC di Gears of War. Una collaborazione che ha convinto Epic Games ad acquisire la maggioranza delle quote societarie e iniziare i lavori che nel 2011 porteranno finalmente un loro nuovo gioco nei negozi.

Mondo perduto

Le prime quattro ore di Bulletstorm le si trascorre muovendosi tra un deserto roccioso cosparso dei resti di antiche bestie, una cittadina di basse case in muratura affacciata su una grande metropoli abbandonata, il più inequivocabile segno del trascorso civilizzato di Stygia, e una diga che finirà distrutta, con il giocatore scaraventato in acqua dopo averne causato l'esplosione. I livelli si alternano con grande varietà stilistica e di design, usando l'ambientazione tipicamente tropicale come base di partenza per una varietà di situazioni diverse che vanno da vasti esterni a stretti cunicoli formatisi tra le macerie delle case distrutte. La varietà maggiore, ad ogni modo, è quella che caratterizza i nemici che popolano gli ambienti. Come nella tradizione dello sviluppatore infatti, People Can Fly non si limita a suggerire sparatorie dalla distanza ma spesso ce la si dovrà vedere con avversari lanciati verso di noi con un'accetta in mano o imbottiti di dinamite, dotati di gatling e di potenti armature che permettono loro di muoversi all'aperto senza temere i colpi più deboli oppure solo del loro mitragliatore, ma abilissimi a schivare la frusta, tanto da rendere necessario l'uso della scivolata per scaraventarli in aria. Il ritmo stesso, come se le combo e i punteggi non bastassero, è il più sincopato possibile: gli attimi di pausa servono a riprendere fiato dopo l'assalto di una manciata di elicotteri o una furiosa sparatoria in una discoteca abbandonata, con tanto di luci stroboscopiche e Disco Inferno che suona in sottofondo, così come non mancano momenti più scriptati ma di enorme spettacolarità.

In particolare nei primi tre atti giocati è indimenticabile una folle corsa in treno inseguiti da un generatore magnetodinamico, un'enorme ruota che va spostata dalla propria traiettoria facendo esplodere serbatoi di carburante alti quanto palazzi, che strappa il primato di scena più esilarante all'uso di un robot telecomandato a forma rettile preistorico, equipaggiato di raggi esplosivi che fuoriescono dagli occhi.

Paura e delirio su Stygia

In tutto questo l'ulteriore buona notizia è che l'elaborato complesso di uccisioni e relativi punteggi riesce a intrattenere come nei migliori esponenti del genere score attack, unendo un'immediatezza mai davvero a repentaglio con un ottima varietà di possibili approcci a ogni stanza piena di nemici. Giocando capita non di rado di voler ricaricare l'ultimo checkpoint perché insoddisfatti dalle uccisioni effettuate, oppure per provare a completare una determinata sezione sfruttando armi differenti così da effettuare combo diverse. Giocare a Bulletstorm, alla resa dei conti, non è differente dal salire su un'enorme giostra: non sarà sofisticata o profonda come altre attività sanno essere, ma diverte come poche cose e non si fa in tempo a scendere che già si ha voglia di risalire. Appuntamento al 22 febbraio, giorno in cui pubblicheremo la recensione finale del gioco.

CERTEZZE

  • Sistema di combattimento frenetico e originale
  • Grande varietà di situazioni
  • Distinguibile dalla montagna di titoli ad ambientazione contemporanea o futuribile

DUBBI

  • Durerà a sufficienza?
  • Senza multiplayer competitivo, gli scenari in coop soddisferanno i pruriti da gioco online?