Nonostante il primato di festa nazionale più nota spetti al Día de los muertos, peraltro ben immortalato in tutto il suo folklore in Coco, film d'animazione della Pixar del 2017, in Messico c'è un'altra ricorrenza estremamente sentita e vissuta con trasporto: il Cinco de Mayo.
Per la precisione, il Cinco de Mayo, che per l'appunto si festeggia ogni 5 maggio, interessa una parte degli Stati Uniti, dove la festività è nata, ma soprattutto lo stato di Puebla, uno dei 31 che compongono il Messico. Le origini dell'evento, che celebra l'orgoglio nazionale ricordando la vittoria sulle truppe francesi nella battaglia di Puebla nel 1862, sono attribuibili alle comunità messicano-statunitensi della California, sebbene la ricorrenza abbia ripercussioni e riverberi in tutto il resto della nazione.
Nonostante Il Cinco de Mayo, ufficialmente, non sia una festa nazionale, molte scuole restano comunque chiuse. Inoltre, in diverse parti del paese e in città statunitensi come Los Angeles, Chicago e Houston, zone con un'alta percentuale di messicani emigrati, si organizzano manifestazioni ed eventi volti a esaltare la cultura, il cibo, la musica messicana.
In occasione di questo 5 maggio, abbiamo deciso di offrire il nostro piccolo tributo alla ricorrenza con un elenco di giochi che in qualche modo citano, si rifanno, tirano in ballo il Messico e la sua cultura. Turisti, viaggiatori e antropologi digitali siete pronti a partire?
Guacamelee!
Guacamelee! è il metroidvania per antonomasia, il titolo consigliato e puntualmente nominato ogniqualvolta il discorso vira su questo genere di produzioni. Del resto, stiamo parlando di un action-platform bidimensionale dal sistema di combattimento profondissimo, dal level design intricato quanto basta, dal comparto artistico semplicemente abbagliante.
Il fattore Messico è evidente già dal protagonista. Juan Aguacate torna dal mondo dei morti forte di una maschera da luchador che gli dona forza e poteri sovrumani. Ogni mossa e movenza ricordano in qualche modo le proiezioni, le prese, le manovre aeree classiche della lucha libre, lo stile di wrestling nato proprio nello stato centroamericano nel corso degli Anni '30.
Scenari e ambientazioni sono generosi di riferimenti alla civiltà azteca, nonché alla cultura messicana stessa. Tra Teocalli da esplorare a fondo e villaggi folkloristici in cui imbattersi in qualche side-quest, l'occhio dell'utente è estasiato da un comparto estetico caratterizzato da colori accesi e vibranti che rimandano sia ai vivaci abiti sfoggiati proprio durante il Día de los muertos, sia agli afosi scorci delle zone più desertiche dello stato.
In tutto questo, non bisogna naturalmente dimenticarsi dell'ispiratissima colonna sonora. L'arrangiamento si rifà direttamente alla musica mariachi. Sia le tracce che ricalcano più da vicino la musica tradizionale messicana, sia quelle che virano verso uno stile più elettronico, dove regnano tastiere e sintetizzatori, non mancano mai chitarre e trombe d'accompagnamento.
Forza Horizon 5
La saga di Forza Horizon, sin dal primissimo capitolo pubblicato nell'ormai lontano 2012 su Xbox 360, ha sempre offerto veloci e adrenalinici tour turistici. Miniaturizzando una regione o uno stato, pur eliminandone riferimenti diretti ed espliciti, gli sviluppatori hanno concesso all'appassionato di auto splendidi biomi da esplorare che rimandassero direttamente ad un preciso angolo del pianeta.
Così, dopo Colorado, Francia, Italia, Australia e Gran Bretagna, con Forza Horizon 5 è toccato al Messico essere sottoposto al processo di riduzione operato da Playground Games e, probabilmente, non è affatto un caso che proprio l'ultimo capitolo rappresenti anche il punto più alto mai toccato dalla saga di Microsoft. Certo, il parco auto sconfinato aiuta e non poco. La maturità raggiunta dagli sviluppatori, che si palesa soprattutto nella perfetta gestione sul lungo periodo dei nuovi contenuti propinati al pubblico, dà indubbiamente una bella mano. Eppure è innegabile che sia proprio la varietà di panorami e habitat offerti da questa versione digitalizzata del Messico ad essere la caratteristica che più di altre caratterizza e distingue Forza Horizon 5 dai pur illustri predecessori.
Dalla foresta tropicale, al deserto, passando per scenari vulcanici e coloratissimi centri abitati, senza dimenticare anche in questo caso la presenza di piramidi mesoamericane e altri siti archeologici aztechi, Playground Games ha trovato terreno fertile per imbastire un open world quanto mai audace, vario, generoso di sfide legate a doppio filo alla ricchezza naturalistica ostentata dal Messico.
Grim Fandango
Dopo il viaggio folkloristico di Guacamelee! e quello naturalistico con Forza Horizon 5, Grim Fandango ci conduce direttamente nel Messico mistico, religioso, sovrannaturale. L'avventura grafica che ha come protagonista lo stanco e frustrato Manuel "Manny" Calavera, improbabile agente del Dipartimento della Morte con il compito di traghettare le anime verso il Nono Aldilà, rilegge con sagace e maliziosa ironia alcuni tratti culturali dell'America centrale.
La trama, ma più in generale il mondo immaginifico amalgamato da Tim Schafer e dal suo team, ruota intorno al concetto di Mictlan, il limbo azteco, esclusivo per i morti in battaglia e le donne che morivano di parto, nonché impervio luogo di passaggio obbligato per le anime che volevano raggiungere l'al di là. Esattamente come nel videogioco, per compiere questo viaggio ci vorrebbero quattro anni, tempo in cui le anime di passaggio sono sottoposte a prove e pene di ogni genere. Lo stesso Nono Aldilà della produzione Lucas Arts riprende direttamente la credenza che il Mictlan fosse formato da otto regioni, al cui termine ce ne fosse una nona in cui veniva finalmente garantito il riposo eterno.
Ovviamente, Grim Fandango tira in ballo anche il Día de los muertos. Il gioco, difatti, si sviluppa attraverso quattro capitoli, ognuno dei quali ambientato proprio il 2 novembre a un anno di distanza l'uno dall'altro. Questo espediente narrativo permette a Manny di interferire in qualche modo con il mondo dei vivi, recuperando la credenza popolare secondo cui in questi giorni di festa la dimensione reale e quella dei morti entrino in diretto contatto.
Mulaka
Con Mulaka il viaggio digitale attraverso il Messico diventa etnografico e antropologico. Protagonisti di Mulaka, avventura dalle dimensioni contenute sulla falsariga di The Legend of Zelda e Okami, sono infatti i rarámuri, meglio noti come tarahumara, popolazione che attualmente risiede nel territorio del Chihuahua e che conduce uno stile di vita tradizionale e arcaico. Gli appartenenti a questa cultura vivono in ripari naturali, praticano l'allevamento e l'agricoltura, parlano una lingua che deriva direttamente da quella utilizzata dagli aztechi. Figura fondamentale all'interno dei loro villaggi è lo sciamano, in grado di garantire l'equilibrio spirituale della comunità e di domare il potere della magia bianca che, tra le altre cose, consentirebbe la trasformazione in uccelli e altri animali.
Tutto ciò è presente in Mulaka che con il suo stile low poly offre suggestivi scorci ora desertici, ora tropicali, amalgamando un viaggio attraverso il Messico che il protagonista dovrà attraversare per contrastare l'avanzare delle forze del male. Dall'utilizzo della magia, alla trasformazione in diversi animali per risolvere enigmi ed avere più facilmente la meglio in battaglia, il gioco realizzato dal team Lienzo recupera un altro tratto caratteristico dei rarámuri: la formidabile resistenza nella corsa. Popolo famoso anche per cacciare rincorrendo la preda finché non cade stremata al suolo, il protagonista del gioco si muove per gli scenari ad una velocità elevata e fa a meno di qualsiasi barra della stamina.
Parte dei ricavi ottenuti dalla vendita del gioco sono destinati a una ONG impegnata nella salvaguardia e preservazione delle tribù rarámuri ancora presenti sul territorio messicano.
Lucha Libre AAA: Héroes del Ring
Non potevamo che finire con un pizzico di trash. Questo elenco di giochi che trasudano Messico da tutti i pori si conclude infatti con Lucha Libre AAA: Héroes del Ring, titolo piuttosto esplicativo, per un gioco pubblicato addirittura da Konami, nel 2010, che non ha mai travalicato i confini americani.
Ovviamente non abbiamo avuto il piacere di giocarlo, ma la media metacritic, un altisonante 49, non depone a favore della qualità di fondo dalla produzione. Il che non è per forza un male se siete amanti del trash, per l'appunto.
Assolutamente simile nell'impostazione globale al diretto concorrente di 2K Games, graziato dalla presenza di 40 luchadores provenienti dalla Lucha Libre AAA Worldwide, impreziosito da menù dal dubbio gusto estetico, la simulazione, se così possiamo chiamarla, non convinse a causa di un sistema di controllo non troppo preciso e di un gameplay poco profondo e attento ai dettagli. Nonostante le recensioni poco entusiaste dell'epoca, a noi è venuta una gran voglia di conoscere anche questa faccia, nascosta e poco nota, del Messico.