Diario del Capitano
Sono trascorse due settimane dal mio ultimo editoriale e, come disse un noto linguista inglese, "a lot of water passed under the bridge". Nei primi sette di questi quindici giorni si è tenuto un evento di cui sono stato molto orgoglioso - chi di voi ha visto il TG1 ieri a ora di pranzo o cena dovrebbe aver apprezzato - e che ha dato ulteriori ispirazioni per future scorribande offline simili a questa. L'idea di base era (ed è) molto semplice: riportare in Italia un pizzico di quanto raccolto in giro per il mondo, dall'E3 di Los Angeles, passando per il PlayStation Experience di Londra per arrivare al Tokyo Game Show. Ce l'abbiamo fatta? La risposta la vorrei lasciare a chiunque ha varcato la soglia del Multiplayer.it City Play. La mia sensazione è che abbiamo dato vita a qualcosa di nuovo e fresco, che necessita ancora di qualche messa a punto qua e là ma che in gran parte ha mantenuto le sue premesse.
Superata la grande fatica di Roma e del City play, quest'ultima settimana è stata quasi del tutto votata alla consueta e periodica trasferta milanese. Tra i vari incontri, tutti ricchi di soddisfazione, ho avuto l'opportunità di conoscere meglio e a fondo, durante una piacevolissima cena, il management di Playstos Entertainment, una delle rarissime software house italiane ad essere seriamente intenzionata a spuntarla sullo scenario internazionale. Il loro gioco, Ruff Trigger - The Vanocore Conspiracy (link), è un ottimo platform e vede schierati davanti ai monitor ben ventisei talenti tutti italiani, impegnati a concludere il gioco entro il 2004.
La realtà emersa, di cui ero già consapevole, è la combinazione di due fattori negativi nella scarsa produzione di giochi in Italia: la sostanziale assenza dello Stato Italiano da qualunque iniziativa di supporto (sia dal punto di vista finanziario sia da quello legislativo) e la generale sfiducia che regna fra i programmatori e game designer che preferiscono allontanarsi dal suolo italiano per cercare fortuna all'estero piuttosto che combattere le difficoltà ed imporsi in Italia. Da qui la comunione di idee espressa nel desiderio comunque sia di Multiplayer.it sia di Playstos di stimolare questa "cultura del videogioco come settore di business" attualmente vacante sul nostro territorio.
Andrea Pucci, editore Multiplayer.it