Diario del capitano
Ieri mentre facevo le mie cose, ascoltavo le esclamazioni di Almor sulle performance mediatiche ed economiche di Michael Jordan, gran re dell'NBA americano, che aveva deciso di ritirarsi nel 1999 e tornato in campo (nel senso letterale del termine) nel 2001. Jordan ha rappresentato in passato il re Mida delle sponsorizzazioni. In fondo il tentativo di Nastro Azzurro che si fa rappresentare da Valentino Rossi oppure di Tic-Tac con Michael Schumacher è di suggerire "Guarda il tuo campione usa il nostro prodotto, usalo anche tu e diventerai come lui". Pensate che Michael Jordan per gli americani è come la voce della coscienza e i suoi effetti sui fan sono devastanti. Basta l'annuncio di una sponsorizzazione al giocatore di basket preferito e il titolo della società in questione schizza in borsa. Alcuni esempi:
Pepsi (nyse-pep): +4%
Nike: +18%
General Electric: +5%
7-Eleven: +8%
America OnLine: +12%
Disney: +22%
Questi sono i principali sponsor di Jordan. Da quando Jordan ha annunciato di rientrare in pista un titolo come Disney è passato da +3% a +22%.
Incredibilmente gli effetti migliori del ritorno di Michael Jordan si sono avuti in una società hi-tech che produce palmari, la Palm appunto, che nel 2000 era passata da 67$ per azione a una disastrosa quotazione di 1,5$. Un tracollo. Nell'ultimo mese ha registrato un +150%. E' già qualcosa.
Infine stupiamoci insieme che secondo diversi studi della Nike, la sponsorizzazione al campione vale, in termini di vendite, più di 300 milioni di dollari. Un uomo che con la sua immagine spinge le vendite per oltre 600 miliardi. Non è poco. Tra poco usciranno negli Stati Uniti le nuove scarpe Nike "Air" Jordan alla non modica cifra di quattrocentomilalire. Il 60% della produzione verrà venduta il primo giorno. God save Jordan.