Diario del Capitano
Al di là dell'editoriale inaugurale, scritto dal sottoscritto con toni naturalmente entusiastici, è ora di vedere in modo critico e puntuale i cambiamenti avvenuti su Multiplayer.it da una settimana a questa parte (sembra incredibile, ma è solo una settimana).
Abbiamo ricevuto molte email di complimenti, qualche email di sana e costruttiva critica e alcune di offesa pura, come se da queste parti avessimo "violentato" il loro sito.
Alle basi di una decisione forte come quella presa - il passaggio da monopiattaforma a multipiattaforma, la riaggregazione dei principali siti del Multiplayer Network, la creazione dell'Area Premium - c'è stata una lunga e sofferta riflessione, che mi ha visto distaccare giorno dopo giorno dalla gestione editoriale per andare ad analizzare il gruppo nel suo completo. Molti sono stati gli spunti che si sono trasformati in scelte. A parte l'ovvietà dell'affermazione "stiamo andando sempre più verso un mondo di giocatori-console", c'è un argomento spinoso, che forse interessa più altri editori e redattori che i lettori, e che risponde alla voce "indipendenza".
Qualunque sia l'affermazione fatta da altri, l'unica realtà veramente libera - seppur con tutte le limitazioni - sul web è il Multiplayer Network.
Come ho avuto modo di dire al giornalista di Repubblica, la vera conquista di un editore e delle riviste che rappresenta, è proprio la libertà di dire quel che è giusto dire. Più generalmente, dire la verità, talvolta scomoda, più spesso utile.
Nell'essere una testata giornalistica "gratis" (per i lettori), ci sono i vantaggi della diffusione e gli svantaggi del bilancio economico. Ogni giorno, ogni settimana, ogni mese, si devono fare i conti con costi e ricavi, e con i secondi agganciati inevitabilmente alla resa della raccolta pubblicitaria. Dopo quasi quattro anni di battaglie il Multiplayer Network si è guadagnato l'autosufficienza. Cosa vuol dire? Che può vivere sulle sue gambe, euro più, euro meno.
Per il sottoscritto un risultato del genere è una delle più grandi vittorie mai ottenute. Eppure non riesco a goderne pienamente. Due anni fa avrei dato via tre dita della mia mano destra per un risultato del genere, oggi non basta più. Come editore (e non come caporedattore o responsabile editoriale) sento forte, fortissima l'esigenza di garantire l'indipenza, dunque la verità, del nostro gruppo editoriale. E questo non potrà accadere finchè il sistema si reggerà sugli introiti pubblicitari. Beninteso: ben vengano gli inserzionisti, ma, al contrario di altri settori più ampi, essere in un settore popolato da non più di venti aziende maggiori, ti lega indissolubilmente al destino di queste.
E allora basta conflitti di coscienza sul "cosa è più giusto dire", per difendere da una parte i diritti dei lettori e dall'altra quella dei clienti. La soluzione è "dire sempre la verità, per quanto scomoda sia". Ci sono due modi per fare questo: o essere una pubblicazione amatoriale, senza alcuna velleità di successo, di crescita e di profitto, oppure dire ai lettori "il vero giornalismo deve essere pagato". Nè tanto, nè poco. Il giusto.
Il sondaggio che facemmo lo scorso agosto, e che tediò la navigazione di migliaia di mancati turisti, parlò chiaro: la maggior parte dei lettori non sono pronti a questo salto. Eppure una luce è accesa. Da editore online (senza parlare di un settore specifico) quello che più mi dispiace è che si spendono decine di euro in pubblicazioni cartacee che definire insulse è un complimento. Un esempio: Focus - rivista di divulgazione scientifica molto apprezzata - ha creato superFocus, l'edizione online della sua controparte cartacea. Un abbonamento a Focus online costa 1 (UNO) euro al mese. Vale a dire duemila vecchie lire. Un terzo del costo della pubblicazione in edicola. Con 1 euro si ha accesso a tutto l'archivio arretrato, alle notizie aggiornate e agli articoli in PDF della versione cartacea del mese. Eppure non ha molto successo. C'è qualcosa che associa Internet e percezione di scarso valore. Ci batteremo affinchè questa concezione cambi. Per il vostro e il nostro bene.
Andrea Pucci, editore Multiplayer Network.