Il marchio Dynasty Warriors compie dodici anni, un lungo periodo durante il quale la serie firmata Koei ha attraversato quasi ogni piattaforma disponibile, vedendo l'uscita di oltre trenta tra titoli originali, spin-off ed espansioni e garantendosi una folta schiera di appassionati pur non convincendo sempre dal punto di vista qualitativo. Dopo un primo capitolo a inizio generazione, arriverà il prossimo marzo la seconda iterazione della serie nella sua versione abbinata al glorioso nome di Gundam, un esperimento riuscito a metà nel primo caso ma evidentemente sufficientemente ben fatto e di successo da giustificarne un seguito che, visto e provato in anteprima grazie al distributore italiano Halifax, si propone come una sorta di revisione ed elevamento a potenza di quanto originariamente espresso.
Universo Gundam
L'esperienza si comporrà esattamente come in ogni Dynasty Warriors: una serie di mappe piuttosto ampie e dalle molteplici vie, una quantità incalcolabile di nemici da abbattere e la necessità di fare proprie le singole aree evidenziate sullo schermo, sconfiggendo gli avversari lì presenti e quindi passando alla zona successiva, completando eventualmente gli obiettivi secondari e, dove previsto, annichilendo i boss che colorano con la loro presenza le epiche battaglie finali. Nulla di trascendentale o complesso, specialmente in abbinamento a un sistema di controllo che, appoggiandosi sugli stick analogici per i movimenti dei mech e della telecamera, non chiederà nient'altro se non di usare i due attacchi, normale e speciale, possibilmente combinandoli con il salto e lo scatto. Le novità non sono quindi da ricercarsi nell'impalcatura del gameplay che anzi, premesso che mezz'ora di gioco non rappresenta un banco di prova neppure lontanamente sufficiente a dare un giudizio completo, sembra soffrire dei consueti difetti legati all'eccessiva linearità del design dei livelli e a un'intelligenza artificiale troppo poco reattiva, ma nell'impressionante mole di opzioni messe insieme quasi a formare un'enciclopedia di Gundam: sessanta mech e settanta piloti, tutti originali e tratti da quasi ogni serie o film dedicato al marchio giapponese, ciascuno dotato di caratteristiche uniche e in grado di evolversi e migliorare nel corso delle missioni, acquisendo esperienza nel caso dei personaggi e sviluppando o raccogliendo nuove parti per quanto riguarda le gigantesche macchine da guerra. Per dare varietà saranno nuovamente proposte e anzi ampliate le differenti tipologie di missioni che, pur sempre poggiandosi sulle basi sopra esposte e spesso essendo funzionali solo allo svolgersi della trama principale, chiederanno di volta in volta di soddisfare condizioni speciali legate al recupero di oggetti, all'ottenimento di certi punteggi e valutazioni o al miglioramento dei rapporti con gli altri personaggi. Quest'ultimo aspetto è interessante perché, qualsiasi pilota si scelga a seconda delle situazioni e del proprio gusto, si verranno a sviluppare relazioni diverse che potranno rispecchiarsi sulle battaglie, a esempio decidendo chi andrà in soccorso dell'utente nel caso si trovasse in difficoltà.
A ciascuno la sua versione
Dynasty Warriors:Gundam 2 è già disponibile in Giappone dove nei prossimi mesi verranno rilasciati dei contenuti aggiuntivi esclusivi per il Sol Levante e probabilmente non pubblicabili in occidente per motivi di licenze. In compenso Europa e America potranno godere di un corposo multiplayer competitivo ma soprattutto cooperativo che permetterà di affrontare le missioni in compagnia di un amico, in Rete o localmente in split-screen, aumentando non di poco il divertimento pur senza godere di modifiche o speciali modalità.
L'indubbia ricchezza contenutistica e la più incerta bontà nel lungo periodo della formula scelta per il gioco vero e proprio, vengono completati da un comparto grafico altrettanto in grado di esaltare e lasciare perplessi allo stesso tempo: i Gundam sono tantissimi e fedeli agli originali fin nel più piccolo dei pezzi e dei potenziamenti, facendo onore a una così fruttifera tradizione creativa, e anche i menù o gli inserti in stile manga sparsi un po' per tutte le schermate o durante l'azione funzionano bene e aiutano a restituire il feeling della licenza; poi c'è l'aspetto tecnico, con ambienti generalmente troppo uguali tra loro per costruzione e spesso differenziati solo dalle texture applicate, non troppo definite e dai colori non sempre all'altezza della situazione. Alcuni livelli sono migliori di altri, come quelli spaziali, ma in generale si denota l'età di un motore che soffre anche quando si lavora con gli effetti e che necessiterebbe di uno svecchiamento importante. L'ultima settimana di marzo sarà possibile dare un verdetto finale per un prodotto dannatamente grande e squisitamente rivolto ai fan, che probabilmente troveranno tutto il buono necessario per non curarsi eccessivamente di una formula non più sulla cresta dell'onda.