Tornare nella Valisthea protagonista di Final Fantasy 16 dopo aver messo mano al mondo di Final Fantasy 7 Rebirth non è una cosa facile: se il capitolo diretto da Naoki Yoshida si può collocare nel novero degli episodi che ancora si muovevano nella ricerca di un'identità moderna, la recente avventura di Cloud Strife sembra invece aver finalmente trovato la giusta ricetta per replicare l'originale magia perduta alla base della saga di Final Fantasy. La Creative Business Unit 3 di Square Enix ha comunque portato a casa la sua visione, alzando il sipario su un'avventura cinematografica e matura nonché legata a doppio filo con il sistema di combattimento puramente d'azione firmato Ryota Suzuki, elemento che fin dal momento dell'annuncio ha riaperto un'antica frattura nelle file degli appassionati.
La storia di uno fra gli episodi più divisivi del franchise si sta per concludere, per lo meno nel suo periodo di esclusività per PlayStation 5: dopo aver pubblicato a fine 2023 il primo DLC Echoes of the Fallen, gli sviluppatori hanno accoppiato il lancio di The Rising Tide a una lunga serie di contenuti aggiuntivi, probabilmente per preparare il terreno a una versione PC che stando alle ultime dichiarazioni si trova nelle fasi finali dell'ottimizzazione. Prima di tornare a dedicarsi a pieno regime alla prossima espansione del suo celebre MMORPG, il team di sviluppo ha confezionato un piccolo regalo d'addio: The Rising Tide è il contenuto finale di Final Fantasy 16 dedicato a Leviatano, un'avventura inedita pensata per porgere l'ultimo saluto a Clive Rosfield e ai suoi compagni.
La storia di Leviatano
The Rising Tide è interamente dedicato alla vicenda di Leviatano, Eikon perduto del quale si era speculato a lungo in ragione della menzione nell'opera principale. Il nuovo viaggio di Clive Rosfield si sviluppa infatti nella regione di Mysidia - nome ricorrente nei confini della saga - un'area del profondo nord di Ciclonia che è rimasta intoccata dalle guerre grazie a un'illusione proiettata dai suoi abitanti, i cosiddetti Semi dell'Acqua, capaci di celarla per oltre un secolo agli occhi avidi delle altre superpotenze. Si tratta di una fiorente vallata costiera caratterizzata da una fitta vegetazione boschiva ma soprattutto dalla presenza di rovine molto antiche tramutatesi nella perfetta dimora per creature temibili come i Tomberry, che la Creative Business Unit 3 ha completamente ridisegnato per adeguarli allo stile crudo e realistico dell'opera.
La missione principale ha una durata di circa quattro ore ma, diversamente da quanto accaduto con Echoes of The Fallen, l'introduzione di una nuova mappa aperta ha ritagliato uno spazio anche per una manciata di attività collaterali e un paio di bersagli di caccia. L'intreccio orbita attorno al destino del Dominante di Leviatano, in realtà sfruttato come pretesto per raccontare l'intera storia dei Semi dell'Acqua e aprire interessanti spiragli sull'universo narrativo di Valisthea, rispondendo contestualmente ad alcune domande irrisolte. Di fatto non vengono aggiunti tasselli fondamentali al grande mosaico della narrazione: anziché puntare sull'introduzione di finali segreti per l'intera avventura o rivelazioni scioccanti riguardo i Continenti Gemelli, gli sceneggiatori hanno optato per un gradevole tuffo nelle origini del mondo attraverso quello che si configura come un piccolo capitolo opzionale estremamente curato.
Stessi punti di forza, stessi difetti
Se c'è un elemento del quale è lecito essere critici nei confini di The Rising Tide, quello risiede nella mancanza di attenzione riservata al feedback ricevuti nell'ultimo anno. Probabilmente la genesi di questo DLC è strettamente legata a quella dell'opera principale, ma nel corso del tempo è risultato evidente che alcune fra le più sentite mancanze del progetto risedessero nell'esplorazione, nelle missioni secondarie e nell'elemento da gioco di ruolo, segmenti che in quest'espansione si ripresentano ancora una volta tali e quali. Se era cristallino che Echoes of the Fallen costituisse una sorta di apparato "endgame" dedicato a un'entità immancabile come Omega Weapon, in questo caso la sensazione è quella di trovarsi al cospetto di un'ulteriore frazione del gioco base intenzionata esclusivamente ad ampliarne l'universo, mantenendo intatti tutti i pregi e i difetti originali.
The Rising Tide si fonda su una storia scritta con grande cura, su personaggi ben caratterizzati e su splendidi combattimenti cinematografici musicati alla perfezione, ma al di là di un gradevole incremento nella difficoltà generale resta ancorato alla solita formula: le mappe aperte sono più che mai lineari e scevre di contenuti dedicati, le missioni secondarie sono ancora figlie dello scheletro di Final Fantasy XIV, mentre l'elemento GDR non ha subito variazioni rilevanti. Il ciclo si chiude così com'era iniziato: Naoki Yoshida e la sua squadra sono rimasti fermi sulle proprie posizioni, limitandosi giusto ad aggiungere le ultime sfumature all'affresco di Valisthea prima di alzare il sipario su un paio di innesti sostanziosi e una modalità di gioco del tutto inedita.
Qualche novità e tante revisioni
La novità principale portata dal DLC risiede per l'appunto nell'Eikon Leviatano, che oltre a costituire la spina dorsale della narrazione consegna i suoi poteri nelle mani di Clive: si tratta di un Eikon interamente costruito attorno agli scontri dalla distanza, tanto da cambiare completamente lo stile di gioco fino ad avvicinare il combattimento a quello di uno sparatutto in terza persona. Le nuove tecniche sono molto potenti e soprattutto perfette per fronteggiare i nemici introdotti nel DLC, i cui movimenti sono stati evidentemente pensati per incoraggiare un approccio da lontano, ma a conti fatti non aggiungono granché all'amalgama, specialmente in ragione del fatto che per poterli ottenere è richiesto aver già raggiunto la conclusione dell'avventura. Lo stesso discorso vale per il secondo Eikon che si va ad aggiungere alla selezione del protagonista, una piccola sorpresa che gli sviluppatori sono riusciti a tenere nascosta fino a questo momento e che è strettamente legata alla più grande novità dell'espansione.
Il Portale di Kairos è infatti una modalità che ibrida qualche meccanica in stile roguelike con il concetto alla base del Bloody Palace di Devil May Cry, sfruttando la metafisica Pietra Arete per mettere in scena una scalata dedicata ai giocatori più ambiziosi. Varcando la soglia ci si trova all'interno di un menù in stile 16 bit nel quale personalizzare Clive per prepararlo alle battaglie che verranno: si tratta di una discesa lungo venti piani di difficoltà crescente - ventuno in modalità Final Fantasy - nei quali mietere ondate di avversari e varianti leggermente modificate di determinati boss, racimolando le risorse necessarie per sbloccare bonus e incrementi statistici validi unicamente per il tentativo in corso, con l'obiettivo di ottenere la valutazione più alta possibile e soprattutto di mettere le mani su qualche equipaggiamento disponibile solo su questi lidi.
Slegata dall'effettivo possesso del DLC è invece la patch 1.31, un aggiornamento dedicato a tutti i giocatori che incide sullo scheletro del titolo: anzitutto sono state aggiornate le icone delle quest per risultare più chiare, sono stati inseriti cinque diversi preset di abilità ed equipaggiamenti che è possibile cambiare direttamente dal menù, ed è stata aggiunta un'opzione dedicata alla personalizzazione completa degli input del DualSense. Sul fronte dell'esperienza vera e propria, sono stati inseriti nuovi spartiti relativi alla colonna sonora ed è stata integrata una funzionalità che consente di ritornare dal personaggio di riferimento una volta completata una missione secondaria: se da una parte quest'opzione riduce i tempi morti delle attività collaterali, dall'altra rappresenta una sorta d'ammissione della totale vacuità degli spostamenti. A margine, quasi tutte le abilità degli Eikon sono andate incontro a un eccellente lavoro di bilanciamento volto ad appianare le differenze più impattanti tra le diverse build.
The Rising Tide e la fine di un ciclo
Al di là dei singoli contenuti di The Rising Tide, alla vigilia dell'approdo su PC l'intero pacchetto di Final Fantasy 16 si trova in una sorta di stato di grazia: se Echoes of the Fallen ha sopperito alla mancanza dei più classici contenuti di fine gioco ed entrambe le espansioni hanno incrementato notevolmente il livello di difficoltà generale, le aggiunte alla qualità della vita e i contenuti della patch 1.31 - che incidono anche su diverse sequenze animate e contenuti specifici del gioco base - completano il quadro di quella che agli occhi di chi ancora deve vivere l'avventura si presenterà quasi come un'edizione Deluxe.
The Rising Tide in sé, invece, non si configura assolutamente come un DLC capace - né soprattutto volenteroso - di stravolgere il viaggio di Clive Rosfield, ma come un'aggiunta indirizzata a chiunque volesse tuffarsi ancor più a fondo nel tessuto narrativo che sorregge il mondo di Valisthea, senza ombra di dubbio il fiore all'occhiello della produzione e un'ulteriore testimonianza del talento già dimostrato su altri lidi da Kazutoyo Maehiro e soci. Così giunge al termine la storia - almeno su PlayStation - di un capitolo di Final Fantasy segnato dai chiaroscuri, un videogioco che si è trovato a sostenere l'enorme peso del nome che porta impresso sulla copertina per invertire un trend negativo che proseguiva da tanti, troppi anni: in attesa di notizie riguardo la pubblicazione su PC, non resta che scoprire a chi toccherà raccogliere lo schiacciante fardello posato dalla squadra di Naoki Yoshida.