Multiplayer.it: Quanto tempo ha richiesto lo sviluppo di Genji: Days of Blade?
Yoshiki Okamoto: Circa 18 mesi. Va precisato che il gioco era inizialmente previsto per PS2, alla cui versione abbiamo lavorato 6 mesi. Il dirottamento sulla nuova macchina è stato deciso soltanto dopo, e quindi il suo sviluppo è durato specificamente un anno.
Multiplayer.it: E' stato complicato lavorare su PS3? Avete incontrato difficoltà nello sviluppo?
Yoshiki Okamoto: Molte, come è normale che sia. Essendo un nuovo hardware, è stato complicato programmare su Playstation 3, soprattutto per l'architettura basata sul multiprocessore. Certo, abbiamo aggiunto diverse cose ed il gioco ha fatto passi in avanti evidenti rispetto alla versione precedente, ma non abbiamo potuto sfruttare al massimo la nuova console, anche per il dirottamento in corsa. Volendo stimare una percentuale, cosi per grandi linee, soggette anche ad errore, potremmo dire di avere sfruttato il 40% delle risorse a nostra disposizione, ma sarebbe comunque un azzardo.
Multiplayer.it: Alcune delle critiche maggiori dirette al primo Genji riguardavano la sua ripetitività e la sua longevità estremamente bassa. Pensate di aver fatto il massimo per correggere il tiro in questo nuovo capitolo?
Yoshiki Okamoto: Beh, penso di si. A tal proposito ci siamo impegnati per ottenere una durata di gioco praticamente doppia, mentre il cambio dei personaggi sempre possibile ha dato un ulteriore spinta sul fronte della varietà, senza contare le armi disponibili, anch'esse intercambiabili. Tutte variabili che promettono di variegare parecchio l'azione di gioco.
Multiplayer.it: Alcune notizie sui contenuti online?.
Yoshiki Okamoto: La cosa più carina saranno i costumi dei personaggi, ne abbiamo preparati alcuni davvero bizzarri. Quelli scolastici ad esempio (ride).
Multiplayer.it: Come mai non avete implementato le possibilità del Sixasis? Pensate avrebbe potuto giocare un ruolo di rilievo in Days of Blade?
Yoshiki Okamoto: Quando ci si è presentata la possibilità di sfruttarlo avevamo praticamente completato il gioco nei suoi tratti essenziali. Abbiamo inserito la possibilità di utilizzarlo per qualche movimento del giocatore, ma la sua introduzione è stata parecchio marginale, non abbiamo avuto il tempo di pensarci. Nel nostro prossimo gioco, Monster Kingdom, ne vedrete un utilizzo decisamente superiore.
Multiplayer.it: Coglierei l'occasione per chiedervi come procede lo sviluppo di questo prossimo prodotto...
Yoshiki Okamoto: Ci stiamo applicando al massimo, siamo ben 130 persone impiegati nello sviluppo, il che la dice lunga sui nostri obbiettivi. Dico solo che stiamo cercando di produrre un titolo al contempo originale e ben fatto graficamente.
Multiplayer.it: Come è vissuta da voi la guerra per il mercato delle home console? Lavorate per Sony ma come sentite la lotta tra i tre competitor? Pensate che Playstation possa spuntarla ancora una volta?
Yoshiki Okamoto: Nel nostro paese la concorrenza tra le tre ha assunto valori mai visti, per lo meno a livello mediatico. Sono convinto che Playstation 3 potrebbe comunque riuscire nell'impresa, è un brand molto forte, nonostante gli altri abbiano fatto parecchia strada.
Multiplayer.it: Un' ultima domanda sulle vendite del gioco. Il software PS3, anche prevedibilmente, non ha raggiunto ancora numeri stratosferici. Con Genji potrete raggiungere i vostri obbiettivi?
Yoshiki Okamoto: Playstation 3 ha ovviamente un installato ancora fortemente limitato, quindi non ci saremmo mai aspettati vendite immediatamente stratosferiche. Comunque, con la crescita dei primi shipment di Sony sia in USA che in Giappone, le vendite del gioco sono cresciute di pari passo, quindi non possiamo lamentarci.
Genji: Dawn of the Samurai per Playstation 2 è stato uno dei titoli "finali" del ciclo vitale della plurimilionaria console Sony, uno degli action game che sicuramente non ha raggiunto i favori diretti di critica e pubblico, ma che aveva diverso potenziale. Ora, Genji: Days of the Blade, diretto in versione next gen, ne è il seguito, e l'intento principale degli sviluppatori è chiaro; trasformare un brand in un punto di riferimento per l'utenza. Dopo esserci apprestati da subito a mettere le nostre manine sul Dual Shock 3, abbiamo provato a cimentarci con il titolo dei Game Republic, e la prima impressione è del tutto simile alle sensazioni che ci aveva lasciato il primo Genji: ci troviamo di fronte ad un action adventure in terza persona, non privo di elementi di crescita del nostro personaggio accomunabili a quelli di un RPG, e ad una certa varietà di mosse che potremo eseguire. Graficamente Days of the Blade regala sensazioni alterne, nonostante il numero di poligoni sia elevato e nel complesso la cosmesi lasci soddisfatti. L'illuminazione è sicuramente un punto a favore: riverberi e immagini distorte dal fuoco sono effetti curati come in pochi altri titoli, ma qualche rallentamento nelle fasi più concitate è qualcosa che speriamo di non dover constatare nella versione finale europea.
Le somiglianze con la serie Onimusha non vengono da noi scoperte oggi, a partire dal background, ancora nel giappone feudale, dove guideremo ben 4 personaggi (tra cui il principale, Yoshitsune) attraverso una serie di schermi ricolmi di battaglie sanguinarie. La principale innovazione rispetto al titolo sull'anziana PS2 è la possibilità di cambiare il personaggio che stiamo utilizzando in ogni momento, senza i limiti imposti dal prequel, scelta probabilmente dettata dal tentativo di risolvere un aspetto non molto positivo di Dawn of the Samurai, la ripetitività. E' altresi confermato che ci saranno quadri in cui le abilità peculiari di ciascuno di essi saranno più consone al proseguimento verso una nuova area. Il titolo comunque si presenta come parecchio immediato, la confidenza con il sistema di controllo non ha richiesto particolare impegno da parte nostra. E' proprio sulle differenze tra i due titoli che si è concentrata la successiva conferenza stampa, dove lo sviluppatore Yoshiki Okamoto ha soddisfatto tutte le nostre curiosità.