Inizia proprio così l’avventura bucolica che ci apprestiamo a compiere, con una sorta di “lettera aperta” di Takakura, amico del padre del nostro alter-ego poligonale, che ci guiderà nei nostri primi passi in un mondo a noi sconosciuto. L’aspirazione del nostro genitore (presumibilmente defunto) era proprio quella di comprare e gestire una fattoria assieme al suo amico, e ci ritroveremo dunque con il non indifferente compito di soddisfare questa aspirazione al suo posto facendo prosperare l’azienda “di famiglia”. Il summenzionato Takakura ci porterà dunque alla nostra nuova tenuta mostrandone tutti i luoghi più importanti affinché se ne memorizzino la posizione e l’uso, rimanendo poi sempre a disposizione come “socio in affari”. La prima impressione che ci si fa del gioco, dobbiamo ammetterlo, non è delle migliori o delle più memorabili che si possano esperire nel variegato mondo del videogioco: la presentazione è abbastanza scialba, lenta e poco didattica, nel senso che sarà molto più facile imparare quello che ci serve iniziando a giocare, piuttosto che ascoltando le spiegazioni di Takakura. Una volta preso in mano il controllo del personaggio, però, le cose cominceranno decisamente ad andare al loro posto: un giro per la fattoria a provare i controlli, scoprendo che dopo un primo istante di smarrimento sono insospettabilmente intuitivi, poi si scende di corsa nel microscopico villaggio adiacente a fare la conoscenza con i bizzarri abitanti del luogo. Far agire il proprio personaggio in tutte le situazioni (e sono veramente molte) offerte dal gioco non potrebbe essere più semplice: i programmatori hanno intelligentemente optato per un sistema di pulsanti sensibili al contesto, proprio come negli ultimi capitoli della serie di Zelda da Ocarina of Time in poi, con la differenza, rispetto a questi ultimi, che i pulsanti in grado di variare dinamicamente la loro funzione sono due e non uno: il principale, A, per compiere le azioni più frequentemente necessarie, come parlare e utilizzare uno strumento, ed il secondario, Y, per tutto ciò che esula dalle suddette. Per completare il quadro dei quattro pulsanti sul fronte del controller, X aprirà una versione veloce del menu di azione e permetterà di riporre nell’inventario qualsiasi oggetto raccolto, funzione assolta anche dal pulsante B. Quasi immediatamente dopo aver inserito il mini-DVD nel GameCube, e sempre di più man mano che si procede nel gioco, si cancellerà di certo dalla mente dei giocatori più addentro alla cultura videoludica il paragone con un altro titolo molto recente fra le cosiddette “simulazioni di vita”, quell’Animal Crossing che per lungo tempo è stato nelle wishlist degli appassionati europei, gli stessi che si sono poi rassegnati a comprarlo d’importazione. Dove nel communication game di Tezuka e Miyamoto si è completamente liberi di fare ciò che si vuole, senza quasi limitazioni a parte quelle dettate dal passare (peraltro in tempo reale) dei minuti, in Harvest Moon lo scopo e i doveri del giocatore sono ben chiari sin dall’inizio, ed un minuto equivale ad un secondo nella realtà: ci si ritrova a dover fare rocambolesche corse contro il tempo nel tentativo di portare a termine tutti i compiti che una fattoria richiede, essendo poi praticamente obbligati a ritagliarsi qualche ora anche per parlare con tutti gli abitanti del luogo e per tentare di far colpo sulla prescelta tra le dolci fanciulle in età da marito, potenziali metà del protagonista (vedi box). La sensazione di “strozzamento”, quasi di angoscia, che deriva dall’avere l’impressione di essere sempre in ritardo, lungi dal ricordarci Animal Crossing, può benissimo riportare alla mente un classico quale Zelda Majora’s Mask, paradossalmente somigliante ad A Wonderful LIfe in più di un aspetto. Basterà superare i primi giorni (nel gioco) di panico, però, perché i più trovino un ritmo ed un’organizzazione che permetterà di fare tutto con distensione. Certo la vita del fattore-agricoltore non è tra le carriere più semplici che si possa decidere di intraprendere: (quasi) come accadrebbe nella vita reale, ci si alza dopo appena sei ore di sonno e si deve subito procedere a controllare lo stato della fattoria. Si comincia il gioco con una mucca, che andrà munta regolarmente per ricavarne il latte, il quale verrà poi venduto da Takakura in città. Comprando dei semi nell’altra fattoria del villaggio si è anche in grado di iniziare alcune colture di ortaggi, anch’essi da curare con la massima attenzione e da coltivare tenendo conto della stagione corrente, e quando cominceranno ad arrivare i primi soldi potremo decidere di ampliare l’azienda con nuovi animali. Una volta adempiuti i nostri doveri quotidiani, che andranno ripetuti più volte nel giorno, possiamo rilassarci e andare a trovare la ragazza che ci interessa, oppure parlare con gli altri personaggi per farceli amici, cosa che oltre ad essere un gesto simpatico è anche necessaria per ottenere il massimo dal gioco, visto che così facendo sbloccheremo numerosi oggetti speciali non ottenibili in alcun modo. La miscellanea di generi di Harvest Moon A Wonderful Life (simulazione, gestionale, gioco di appuntamenti), che ne fa appunto un gioco appartenente alla serie, è resa ancora più piacevole dal fatto che possiamo essere noi, i giocatori, a decidere quanti elementi di un dato tipo vi siano, a seconda del tempo che dedichiamo loro; tutto è deciso dalla volontà di chi tiene in mano il pad, e questa quasi totale causalità delle azioni effettuabili, “minata” solo in parte da alcune decisioni random del programma come le condizioni metereologiche, non è che uno degli innumerevoli aspetti positivi del titolo: nella realtà sarebbe assai improbabile che delle coltivazioni, anche se piantate nelle giuste stagioni, rendano automaticamente tanti frutti senza mai fallire una sola volta, ma sarebbe stato anche estremamente frustrante ritrovare questo aspetto nel gioco. La parola d’ordine è che la competenza del giocatore nell’effettuare le decisioni giuste porta praticamente sempre al successo; questo ovviamente non vuol dire che scegliere per il meglio sia sempre facile.
"Vuoi essere la mia ragazza?"
Ci sarebbe probabilmente da aprire un box su ogni aspetto della vita nella vallata di Forget Me Not, tuttavia abbiamo scelto uno degli elementi più tradizionali della serie di Harvest Moon: la ricerca della donna ideale con cui dividere la propria esistenza e, cosa più importante, il duro lavoro nella fattoria. In questo caso si può scegliere fra tre ragazze: la tranquilla e lavoratrice Celia, per chi vuole una compagna simpatica e senza troppi grilli per la testa, la civettuola Muffy per chi preferisce un bel viso alla voglia di lavorare, e la testarossa imprevedibile Nami, molto intelligente ma adatta solo a chi cerca una sfida veramente impegnativa (corrispondente in questo caso alla sua conquista). Per fare in modo che la ragazza prescelta si interessi a noi, bisognerà essere gentili con lei e dare le risposte giuste in alcune scene non interattive che le vedranno protagoniste, oltre a donare loro degli oggetti di loro gradimento, diversi a seconda della loro personalità. Alla fine del primo capitolo, poi, ci si sposerà con la ragazza cui si sarà consegnata una particolare piuma azzurra.
A differenza degli altri capitoli del gioco, ivi compreso anche quello per GBA, per la versione GameCube alla Natsume hanno deciso di optare per una divisione in sei diversi capitoli, ognuno di una durata variabile in anni; questi ultimi sono ovviamente composti da quattro stagioni, che presentano dieci giorni ciascuna. Questa suddivisione assai poco realistica, con tra l’altro un passaggio tra i vari periodi dell’anno ai limiti del risibile (il protagonista si sveglia una mattina e trova gli alberi in boccio!), si rivela in realtà la migliore per il tipo di gioco e per il suo ritmo, che, non lento come sicuramente molti si aspetteranno, è altresì infarcito di cose da fare e allo stesso tempo scorre abbastanza placido e rilassato, con tanti momenti liberi da dedicare allo “svago” che aumentano procedendo con la storia (puramente di contorno, come si sarà già capito). A completare il quadro dell’atmosfera campagnola riprodotta con infinito amore e cura arriva la grafica, semplice ma cromaticamente molto sensibile ed appropriatissima a rappresentare i colori delle varie stagioni; può risultare scontato e parecchio banale dirlo, ma sembra proprio di trovarsi in mezzo agli alberi, a contemplare la cascata oppure ad ascoltare il vento della sera mentre si lavora la terra. Lo stile con cui sono disegnati i personaggi ben si sposa con la loro caratterizzazione caricaturale che ha permesso la creazione di un esercito di figli dei fiori, nerborute contadine e scienziati pazzi dall’irresistibile simpatia, mentre le musiche ed alcuni effetti sonori, quantunque di piacevole accompagnamento, faticano (solo leggermente per fortuna) a tenere il passo con l’aspetto generale del gioco. Non sappiamo però, e quindi non possiamo dire, se a lungo andare gestire la fattoria diventi una questione macchinale o se lo stimolo tenda ad esaurirsi col tempo: al momento nessuno è ancora riuscito a finire il gioco, che, lo ricordiamo, dovrebbe svilupparsi per circa trent’anni (con vari salti temporali tra i capitoli) della vita del nostro protagonista. Infine, ci permettiamo di esibire un pollice verso per l’orribile manuale PAL, mutilato di tutte le descrizioni dei personaggi, mentre il gioco è rimasto in inglese, cosa che può essere considerata sia una fortuna che una sfortuna: una fortuna perché potremmo esserci risparmiati un adattamento pessimo, una sfortuna perché alcune frasi ed alcuni “termini tecnici” potrebbero risultare oscuri a chi non padroneggia più che bene l’inglese.
Commento
Amare un gioco come Harvest Moon: A Wonderful Life potrebbe essere solo una questione di tempo per alcuni, e una missione impossibile per altri. Ma, e crediamo di esprimere un giudizio valido per molte persone, basta non lasciarsi prendere dalla paura che si tratti di un gioco noioso per scoprire un nuovo universo, e non stiamo esagerando: tutt’altro che noioso, A Wonderful Life trascina il giocatore in un turbinio di cose da fare. Non ci sono Hylian in tunica verde, né idraulici tappi e baffuti che saltano su delle piattaforme, né silenziose vendicatrici dello spazio, e non ci sono nemmeno gli sviluppatori della Nintendo, eppure questo gioco esprime in massimo grado tutto quello che rende grande la casa di Kyoto, ed è per questo che A Wonderful Life, su GameCube, dovrebbe essere accolto come manna dal cielo. Per di più, ciò che è veramente bello di questa serie è che fatti salvi alcuni piccoli elementi si tratta di uno dei pochi esempi di giochi totalmente “creativi”: tutto in Harvest Moon va costruito, perché la nostra vita virtuale abbia successo. Quanto al “consiglio sugli acquisti”, ci sentiamo di suggerire questo gioco a tutte le persone con un briciolo di sensibilità che siano in possesso di un GameCube: le sfide non mancano, l’interesse di vedere cosa succede dopo, almeno all’inizio, è veramente alto, e nel complesso Harvest Moon è in grado di procurare divertimento a palate. Basta solo essere consapevoli che ad un gioco del genere non è possibile dedicare la classica mezz’oretta prima di uscire, e che non si tratta di un titolo adatto a persone con una vita stressante.
- Pro:
- Una moltitudine di cose da fare
- Giocabilità semplice ed immediata, ma non semplicistica
- Divertente e stimolante
- Grafica adatta all'atmosfera generale
- Contro:
- Potrebbe, forse, non piacere a tutti
- Non è affatto facile fare i conti con il tempo a disposizione ogni giorno
- Si rischia seriamente di dimenticare la propria vita vera
- Alcuni effetti sonori non sono del tutto azzeccati
SNES, Game Boy, Game Boy Color, Nintendo 64, Playstation, Playstation 2 e ora finalmente Game Boy Advance e GameCube. Chi si sta chiedendo cosa abbiano in comune tutte queste console troverà presto la risposta alla sua domanda: si tratta delle piattaforme che, a partire dal SNES nel 1996, hanno visto l’approdo di almeno un titolo della serie Harvest Moon (in madrepatria Bokujou Monogatari, Storia della Fattoria) sui loro lidi. È molto facile che la maggior parte dei videogiocatori dell’italico stivale abbia sentito parlare poco o nulla di questi simulatori di fattoria unici nel loro genere, a metà tra il gestionale ed il gioco di “appuntamenti”, tipicamente nipponici e per questo invisi ai più in Occidente, perlomeno secondo i distributori nostrani, visto che nessun gioco della serie è finora arrivato sin qui. Come sempre, però, i pregiudizi si rivelano limitanti e spesso impediscono di gustare titoli di alta qualità e giocabilità; è una fortuna quindi che Nintendo of Europe lo abbia capito, ed è per questo che ora stringiamo tra le mani una copia PAL di Harvest Moon: A Wonderful Life, giunto in concomitanza con il capitolo per GBA, Friends of Mineral Town. Ma, nel dettaglio, in cosa consiste la vita di un giovane aspirante contadino che eredita la fattoria del padre nella valle di Forget Me Not, ridente centro popolato “protagonista” di A Wonderful Life?