Horizon 2: Forbidden West si è mostrato durante l'ultimo State of Play in 15 spettacolari minuti di gameplay, capaci di sbalordire visivamente il pubblico. Al netto delle critiche lecite che si possono muovere a questo sequel, come la sua natura molto conservativa in termini di gameplay, quella che davvero è stata impossibile ignorare è stata: "guarda com'è grassa Aloy".
"Perché le hanno fatto questo faccione?" oppure, "Ammazza, sembra Aloy che s'è magnata Aloy" sono alcuni dei commenti che chi ha seguito lo State of Play dedicato all'esclusiva PlayStation 5 ha potuto leggere: commenti inutili e gratuiti eppure capaci di unire i popoli visto che presenti diversi livestream di diversi paesi. Il volto della protagonista di Horizon insomma ha sollevato una sola e totalizzante reazione. Viene spontaneo chiedersi il perché.
Una mod per farti più bella
Come abbiamo visto nel video mostrato durante lo State of Play, è chiaro che ci troviamo di fronte a una protagonista cambiata rispetto al passato: sono passati diversi mesi tra Horizon Zero Dawn e Forbidden West, un tempo breve ma che ha segnato il volto e il corpo della protagonista. Il viso appare leggermente più squadrato e che sembra abbandonare le forme della tarda adolescenza; il corpo è sempre agile e atletico ma al contempo più solido e piantato sul terreno. Un lavoro di grande maestria degli artisti di Guerrilla Games, capaci di infondere ad Aloy un'essenza vitale straordinaria attraverso tanti piccoli dettagli: le lentiggini, il luccichio dei suoi occhi, la grana della pelle. E come ha reagito il pubblico? Tutto il lavoro fatto dagli sviluppatori è stato etichettato con un "è grassa". Che la nostra Aloy non abbia suscitato sempre un apprezzamento estetico unanime da parte del pubblico era già capitato in passato.
Del resto, la protagonista della serie Horizon è una ragazza dai lineamenti comuni ed estremamente normalizzati. C'è stato però chi ha sentito il bisogno di correggere tutto questo con una mod, pubblicata sul sito Nexusmod.com verso la fine del 2020. Il caso di questa mod, chiamata "Aloy - Face Rework", è singolare perché agisce esclusivamente sul viso della protagonista: "Il viso di Aloy ora ha naso e guance più sottili e le lentiggini sono sparite", recita la descrizione. Il mondo delle mod è un gigantesco mare nel quale galleggiano creazioni di tutti i tipi, da quelle più bizzarre e divertenti e quelle fate con cura e serietà. E le protagoniste femminili dei videogiochi conoscono bene il tenore di certi prodotti visto che le mod di nudo sono tra sotto categorie più cliccate: modifiche che rendono più succinti gli abiti del cast femminile se non addirittura spogliandolo del tutto. Il face rework di Aloy però non è una mod di questa categoria, serve solo a renderla più bella, una sorta di filtro da influencer Instagram che corregge gli inestetismi. Il viso rotondo di Aloy, con una mascella ancora più segnata in Forbidden West, non è però un inestetismo, un difetto, e non è nemmeno grasso: è una faccia normale.
Normale non è brutto
Il processo di normalizzazione dell'aspetto fisico dei protagonisti dei videogiochi è in atto ormai da svariati anni e Aloy è forse uno degli esempi recenti più significativi e ben riusciti: una ragazza comune, con lineamenti gentili e sinceri, volto e corpo privi di qualsiasi artificio e creati non per ammiccare alla libido dei giocatori ma semplicemente per essere credibili nel contesto in cui è inserita. Aloy è una giovane donna che vive in un mondo duro e ostile, privo di una civiltà evoluta così come la conosciamo: non c'è tempo per essere carine, pettinate e truccate. Il suo è l'aspetto di una donna selvaggia pronta a tutto e capace di tenere testa ai mille ostacoli sul suo cammino. Le critiche non si sono fermate solo alle rotondità del viso ma anche alla silhouette della protagonista, più massiccia di quanto visto in passato. Come già detto sopra, il cambiamento di Aloy a noi sembra in linea con il mutamento fisiologico di una donna e dettato non solo dall'avanzare dell'età ma appunto anche dal contesto. Significativo nella demo mostrata allo State of Play è il momento dell'assalto nel villaggio, poco prima che arrivi il mammut robot. Qui vediamo Aloy combattere a corpo a corpo con un gruppo di uomini, uno dei quali la carica e la atterra con una certa violenza. Oltre ad apprezzare molto le animazioni della scena in sé, troviamo assolutamente calzante e realistica la fisicità dello scontro, dove Aloy viene gettata sulla sabbia incassando il colpo per poi rialzarsi. Pensare alla stessa scena con una figura femminile esile e slanciata avrebbe certamente reso meno credibile la colluttazione. È a questo che ci riferiamo quando parliamo di una caratterizzazione fisica del personaggio compatibile con la storia, il tono e le scelte fatte dal team di sviluppo.
Lo stesso discorso può essere fatto con il trio femminile di The Last of Us Parte II composto da Ellie, Abby e Dina. Il senso di vulnerabilità che il giocatore potrebbe avvertire durante la sezione di gameplay con Ellie, certamente letale e determinata non una ragazza che definiremmo un peso massimo, è totalmente contrapposto alla prestanza fisica di Abby, che sfoggia un corpo temprato proprio dai pericoli del mondo in cui vive. E poi c'è Dina, che durante una scena solleva un braccio mostrando alcuni peli sotto le ascelle: magari ad alcuni potrà aver fatto un po' ribrezzo, abituati come siamo ai canoni di bellezza moderni, ma in un mondo dove è complicato trovare cibo commestibile e acqua potabile è fortemente probabile che depilarsi le ascelle non sia tra le priorità delle donne. Chi pensa che questo tipo di normalizzazione sia troppo diffusa ed esasperante forse non ha notato che, in realtà, parliamo di un fenomeno molto parziale e rivolto ad una specifica categoria di personaggi: Aloy, Ellie, Abby ma anche l'ultima versione di Lara Croft e altre eroine femminili contemporanee sono per la maggior parte donne giovani, che non superano i 35 anni d'età circa. Una normalizzazione quindi che si ferma ad una certa soglia d'età oltre la quale è molto difficile trovare esempi significativi: uno dei pochi è forse rappresentato dalla Selene di Returnal, un'affermata professionista in età matura. Del resto se un paio di guance paffute possono disturbare la sensibilità del pubblico maschile, chissà cosa potrebbe fare la menopausa!
Perché vi arrabbiate?
Il caso Aloy, se così lo vogliamo chiamare, ha preso ovviamente una deriva totalmente folle, scomodando come al solito la libertà di parola. "Quindi non posso dire che non mi piace?", sembra essere questa la difesa e al contempo l'accusa dei molti che non hanno apprezzato l'aspetto del personaggio. Inutile dire che il punto non questo, ognuno è libero di gradire o meno ciò che preferisce e non è assolutamente nostra intenzione, né immaginiamo quella degli sviluppatori, imporre uno standard di bellezza che tutti devono apprezzare. Il punto è molto più serio e radicato in un male sociale che probabilmente travalica il videogioco. In primis, a lasciare perplessi è la modalità dell'esposizione del punto di vista. Nessuno vieta a qualcuno di esprimersi in modo franco su un determinato argomento ed è legittimo che che qualcuno possa non trovare graziosa Aloy.
È altrettanto vero però che quando qualcuno esprime un'opinione, in questo caso per altro non richiesta, dovrebbe anche essere in grado di porsi in un modo civile. Le centinaia di commenti davvero poco educati letti durante lo stream dello State of Play dimostrano come buona parte del pubblico, videoludico e non, non abbia ancora afferrato il come ci si comporta sui social, nelle chat e in contesti digitali in generale. Lo sgomento nasce dalla triste presa di coscienza che oggi è toccato ad Aloy, personaggio di finzione che sicuramente non si sarà sentita offesa o umiliata da certe osservazioni, ma lo stesso tenore di commenti viene rivolto anche a giocatori e giocatrici, streamer, host e così via. Nel momento in cui ci si espone in toni decisamente sconvenienti e maleducati non importa più qual è la tesi a sostegno, si è dalla parte del torto a prescindere, e non c'è poi possibilità di appellarsi al "sarò libero di dire quello che penso?". Se impari a dirlo in un modo civile, sì. Anche perché sfugge il motivo per cui una persona percepisca l'urgenza di esprimersi in questo modo giudicando l'aspetto di un altro essere umano, vero o digitale che sia. Ecco perché chi scrive è convinto che il tutto questo nasca da un malessere sociale che va oltre il videogioco, che spinge le persone a sputare sentenze su altre persone con la presunzione di essere in diritto di farlo solo perché si può. La seconda osservazione è la correlazione tra un personaggio femminile che fisicamente non incontra il gusto della massa e l'esperienza di gioco nel quale compare suddetto personaggio. Ok, forse Aloy non incontrerà il vostro gusto, ma cambia qualcosa in termini di gameplay? I combattimenti sono meno spettacolari? L'esplorazione più piatta? Le fasi stealth meno avvincenti? Spesso si è parlato di quanto i giocatori siano in grado di creare un rapporto di immedesimazione con un personaggio videoludico definito, quindi con una sua storia e una personalità e non un semplice avatar editabile. Non sempre ci ritroviamo a vivere storie di protagonisti che condividiamo (a dirla tutta questa è stata proprio la forza del secondo capitolo di The Last of Us) ma può l'apprezzamento estetico essere un motivo altrettanto valido? Davvero non trovare attraente un personaggio può essere un deterrente per affrontare un videogioco? Ci sembra veramente paradossale e sarebbe difficile da accettare come motivazione, sarebbe come dire di non voler vedere un determinato film perché l'attore protagonista è brutto. Sicuramente l'inclusività abbracciata dal mondo dell'intrattenimento negli ultimi anni ha dato molta visibilità ad un certo tipo di tematiche sociali che molti percepiscono come esasperate ed esasperante.
Partendo dall'assunto che prendere civiltà ed educazione non è un'esasperazione, anzi è forse esasperante scontrarsi quotidianamente con la mancanza di queste, è normale che un certo tipo di dialogo arrivi ad impattare anche nel mondo dei videogiochi, proprio perché di normalità si sta parlando. È normale che esistano personaggi fisicamente attraenti come altrettanto normali sono quelli dai connotati fisici più comuni; è normale che i personaggi dei videogiochi contemporanei abbraccino generi, etnie e orientamenti sessuali diversi e che vadano oltre i soliti tre o quattro modelli stereotipati. Non è normale invece pretendere che tutto rimanga immutato con accadeva vent'anni fa, dove o esisteva il macho tosto o la bomba sexy (tutti caucasici e rigorosamente etero, ovviamente) e non è normale, o meglio, possibile, pretendere che questo tipo di discorsi rimangano fuori dai videogiochi.