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Medal of Honor: Infiltrator

La serie di Medal of Honor ritorna su Game Boy Advance con Infiltrator, abbandonando i propositi da FPS e presentandosi in una veste del tutto inedita nella storia del franchise EA: sarà un bene? Scopritelo nella nostra recensione.

APPROFONDIMENTO di La Redazione   —   06/02/2004
Medal Of Honor: Infiltrator
Medal Of Honor: Infiltrator
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Medal of Honor: Infiltrator
Medal of Honor: Infiltrator

Onore all’infiltrato

Il titolo EA esordisce presentandosi all’utente secondo i canoni ormai consolidati della serie: dopo un’introduzione basata su spezzoni di veri filmati d’epoca (peraltro dalla definizione più che buona considerato il supporto silicio), ci si ritrova a navigare tra menu dallo stile inconfondibile, accompagnati da un tappeto sonoro anche in questo caso decisamente familiare. Insomma, l’incipit di Medal of Honor: Infiltrator è un continuo deja-vu. Ma è una volta cominciato il gioco vero e proprio che le differenze –abissali- tra questo titolo e i suoi “parenti” per console da salotto vengono a galla. L’approccio grafico, tanto per cominciare. Lo scenario è inquadrato tramite una visuale a volo d’uccello, comoda, vagamente retrò ma non per questo poco spettacolare in termini di ricchezza visiva. La cosmesi di Medal of Honor: Infiltrator è infatti di ottimo livello, sia per quanto riguarda la realizzazione dei fondali (molto dettagliati e colorati in maniera impeccabile) sia in termini di animazioni dei personaggi su schermo. La grafica sgranata e povera di Underground diviene ben presto un lontano ricordo, e il medesimo processo è ravvisabile già dopo pochi minuti di gioco anche in termine in termini di gameplay. Come il titolo lascia intendere, compito dell’utente è quello di infiltrarsi all’interno delle linee nemiche attraverso 15 distinti livelli, evitando per quanto possibile lo scontro diretto con intere squadre rivali e preferendo l’eliminazione singola degli avversari o lo sfruttamento delle risorse presenti sul campo (mitragliatori, barili di carburante e così via). Lanciarsi a testa bassa contro le truppe ostili è infatti fortemente sconsigliato, data la loro superiorità numerica e la notevole precisione con cui riescono a colpire ripetutamente il giocatore: è quindi richiesta un minimo di tattica, se non altro perché medikit e munizioni non abbondano nello scenario.

Medal of Honor: Infiltrator
Medal of Honor: Infiltrator

Di tutto un po’

Uno degli aspetti più convincenti di Medal of Honor: Infiltrator risiede comunque nella varietà dell’azione di gioco: al di là delle differenti condizioni in cui si può incappare all’interno di un singolo livello, è particolarmente notevole la giustapposizione di stage richiedenti diversi approcci ludici. Nelle missioni in cui l'obbiettivo è sabotare o distruggere delle strutture nemiche occorre dunque calarsi in una meccanica marcatamente più stealth, nelle operazioni di salvataggio è fondamentale la rapidità d’azione, mentre in altri livelli ancora è necessario sfoderare tutta la propria abilità bellica. Senza considerare la possibilità di prendere i comandi di un carro armato in determinate frazioni dell'avventura. Particolarmente gradevoli, poi, risultano alcuni stage a la Operation Wolf (ovvero sequenze in soggettiva su binari nelle quali bisogna eliminare i nemici muovendo un mirino), peraltro utilissimi nel rendere ancora più intrigante una struttura di gioco di per sé già adeguatamente varia. Nonostante gli indubbi meriti, comunque, Medal of Honor: Infiltrator presenta anche una serie di difetti che lo allontanano da una valutazione più elevata. In primis, solleva qualche perplessità il sistema di controllo, piuttosto lento e macchinoso in certi ambiti: se infatti muoversi e sparare nelle otto direzioni è operazione tutto sommato agevole (anche se la precisione di fuoco lascia un po’ a desiderare), il tasto deputato allo strafe provoca un movimento inspiegabilmente fiacco del personaggio su schermo, rendendolo bersaglio facile per il nemico. In secondo luogo, longevità e livello di difficoltà del titolo EA si attestano entrambi su livelli non troppo elevati, permettendo ad un utente medio di poter portare a termine Medal of Honor: Infiltrator in relativamente poco tempo, con un fattore di replay value praticamente nullo.

Medal of Honor: Infiltrator
Medal of Honor: Infiltrator

Commento

Vagamente assimilabile ad un mix tra Commando, Cannon Fodder ed Operation Wolf, Medal of Honor: Infiltrator si presenta come un titolo estremamente godibile, lontano anni luce dagli obbrobri tecnico-ludici commessi dal precedente Underground. Il prodotto EA è infatti convincente sotto praticamente ogni punto di vista: dall’ottima veste grafica al discreto reparto sonoro, passando attraverso una struttura di gioco ben studiata, varia e soprattutto divertente. Certo Medal of Honor: Infiltrator non è esente da difetti, identificabili prevalentemente in un sistema di controllo non troppo affidabile, in una longevità solo sufficiente e in un livello di difficoltà tendenzialmente basso; ma in definitiva il titolo EA rimane consigliato a tutti coloro che cercano un action game valido e diverso dalla massa.

    Pro:
  • Gameplay ben studiato
  • Ottima veste grafica
  • Buona varietà di situazioni
    Contro:
  • Sistema di controllo non impeccabile
  • Livello di difficoltà piuttosto basso
  • Longevità non eccelsa

Errare è umano, perseverare è diabolico. Questo devono aver pensato alla EA mentre progettavano un secondo titolo di Medal of Honor da lanciare su Game Boy Advance a seguito dell’imbarazzante Underground: un FPS portatile di rara bruttezza, per chi non lo sapesse, vera e propria pecora nera in una serie di prodotti quasi sempre di qualità soddisfacente. Memore degli errori commessi, la software house statunitense ha dunque deciso di lasciare da parte la poco consona visuale in prima persona e di affidarsi ad una struttura più adatta alle caratteristiche tecniche dell’handheld Nintendo. Nasce così Medal of Honor: Infiltrator…