Come sarà Metal Gear Solid Delta: Snake Eater? A pochi giorni dal teaser d'esordio del gioco, presentato nel corso dell'ultimo PlayStation Showcase, è questa la domanda che tutti si pongono. Certo, che un remake fosse nell'aria era evidente, visto che da almeno un paio d'anni si parlava nello specifico di una riedizione del terzo capitolo della serie.
Perché proprio Snake Eater? Konami ha risposto in più occasioni a questa domanda, ma il motivo è molto semplice: si tratta del primo episodio del franchise dal punto di vista cronologico, con la sua ambientazione nel periodo della Guerra Fredda e l'introduzione di Naked Snake, qui ancora all'inizio della sua lunga e drammatica epopea.
Remake, non remaster
Si è parlato decine e decine di volte di cosa sia un remake in ambito videoludico, e al netto di situazioni più sfumate e di difficile interpretazione possiamo affermare con una certa sicurezza che si tratti di un rifacimento per lo più tecnico, dunque un prodotto che riprende la storia, la struttura e il gameplay dell'originale (pur eventualmente apportando qualche miglioramento) ma ne ridisegna da zero la grafica e rivede di conseguenza anche la direzione delle sequenze.
Metal Gear Solid Delta: Snake Eater si pone appunto come il remake del terzo capitolo della serie Konami, pubblicato nel 2004 su PlayStation 2. Ciò che lo differenzia rispetto alla remaster uscita nel 2011 su PS3, Xbox 360 e PlayStation Vita è che non si limita ad aumentare risoluzione e frame rate del gioco, ma come detto sostituisce tutti gli asset con materiali inediti, dunque nuove geometrie, nuove animazioni, nuovi effetti; il tutto gestito, con ogni probabilità, dall'Unreal Engine 5.
La storia
A differenza dei reboot, che oltre a tutti gli aspetti tecnici vanno a ridisegnare anche la trama, i personaggi e le prerogative del gioco, Snake Eater racconterà insomma la storia che già conosciamo, senza modificarla in alcun modo. Ritroveremo quindi Snake impegnato dapprima a estrarre lo scienziato russo Nikolai Sokolov nella regione dello Tselinoyarsk, quindi far fronte a una situazione del tutto inaspettata e tornare nello stesso luogo una settimana dopo.
Il tema del disarmo nucleare, tanto caro a Hideo Kojima, è ovviamente centrale nella campagna di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, mentre la conferma che sul piano narrativo non cambierà nulla rispetto all'originale viene dall'annuncio che nel remake verranno riutilizzati gli stessi dialoghi, senza nuove incisioni e mantenendo ovviamente il cast a cui gli appassionati sono così legati.
Cosa cambierà?
Andando a rivedere il gameplay dell'originale Metal Gear Solid 3: Snake Eater, risulta abbastanza immediato capire come e cosa verrà cambiato in occasione del rifacimento. Immaginiamo in primo luogo che tutte le interazioni con lo scenario e le animazioni del protagonista verranno rivoluzionate, così da poter donare all'esperienza un'estetica attuale e sofisticata, capace di sfruttare al massimo le moderne tecnologie.
Probabilmente anche sul piano strutturale la suddivisione dei livelli in piccoli compartimenti stagni lascerà il posto a un design delle mappe aperto, se non addirittura a mondo aperto, in grado di comunicare in maniera più efficace il passaggio da una zona dell'ambientazione all'altra, senza caricamenti a inframezzare queste sequenze e venendo a capo dei problemi che l'approccio stealth inevitabilmente mette sul tavolo.
Sotto questo frangente è facile ipotizzare l'impiego di meccanismi del tutto simili a quelli visti in Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, che provano dunque a proporre un'evoluzione della formula classica della serie Konami pur mantenendo alcuni punti fermi e alcune semplificazioni. L'impiego del Close Quarter Combat tramite stick analogici sarà probabilmente uno degli aspetti che subirà delle modifiche.
Konami ha inoltre suggerito che la nuova giungla di Metal Gear Solid Delta: Snake Eater coinvolgerà i giocatori all'interno di un'esperienza inedita, e possiamo dunque pensare che gli elementi survival presenti nell'originale verranno valorizzati, al punto magari da inserire dinamiche di crafting oltre alla semplice produzione di cibo dagli animali abbattuti.
In generale, il fatto che sia passato così tanto tempo dall'uscita di Snake Eater rappresenta per molti versi un'opportunità per gli sviluppatori al lavoro sul rifacimento, che dispongono per tali ragioni di una certa libertà di movimento e di indicazioni molto chiare su cosa cambiare, seguendo peraltro una rotta tracciata per loro dallo stesso Kojima prima dell'addio, appunto con il lavoro sul quinto capitolo.
L'assenza del celebre game director, tuttavia, peserà inevitabilmente sul risultato finale e svolgerà il ruolo della proverbiale spada di Damocle sul team che si sta occupando di un progetto tanto importante e delicato: riusciranno i ragazzi di Konami in collaborazione con Virtuos a portare a termine un'impresa sulla carta così pericolosa?