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PlayStation 5 è una console che sta smettendo di sognare in grande?

PlayStation 5 Pro sta per essere lanciata ma l'orizzonte dei videogiochi esclusivi è decisamente più vuoto del solito: la console Sony sta smettendo di sognare in grande?

SPECIALE di Lorenzo Mancosu   —   31/10/2024
Le esclusive PlayStation

Verso la fine del 2018 l'allora capo degli studi di Sony Interactive Entertainment Shawn Layden prese la discussa decisione di ritirare il marchio PlayStation dalla partecipazione all'E3, inaugurando un trend che - complice la pandemia globale - sembra oggi aver portato al definitivo tramonto della fiera più grande del mondo dei videogiochi. La decisione, a detta del dirigente, dipese dal venir meno della doppia ragion d'essere della kermesse, ovvero la necessità di comunicare al pubblico le ultime novità con l'aiuto dei media e quella di coltivare i rapporti con i distributori, che nel mese di giugno hanno in realtà già organizzato da tempo il resto dell'annata videoludica.

Al di là di queste considerazioni difficilmente sindacabili, la convivenza forzata all'interno del medesimo scatolone stava assumendo contorni decisamente rischiosi per i grandi publisher: alla fine di ciascuna edizione dell'E3 succedeva spesso di trovarsi a eleggere un publisher "vincitore" e uno "sconfitto", capitava di presentare titoli che si trovavano risucchiati nel tritacarne della grande comunicazione internazionale, ma soprattutto si tendeva con frequenza allarmante a mostrare titoli parecchio lontani nel futuro al fine di rafforzare la propria presenza, foraggiando quella "cultura dell'hype" che da molti è percepita come dannosa per i processi di sviluppo.

Fu Shawn Layden a decidere di sottrarre PlayStation dall'Electronic Entertainment Expo di Los Angeles
Fu Shawn Layden a decidere di sottrarre PlayStation dall'Electronic Entertainment Expo di Los Angeles

Di recente tutti i maggiori attori del mercato si sono riappropriati della propria comunicazione, tentando di eliminare qualsivoglia genere di filtro e soprattutto finendo per stringere l'obiettivo sull'elemento più importante dell'equazione: la necessità di vendere i videogiochi e gli hardware di prossima uscita, idealmente entro l'anno solare. Nonostante la mole di argomentazioni a sostegno di questo tipo di approccio, la nuova comunicazione sta portando conseguenze inaspettate nella percezione dei brand, in particolar modo in quella del colosso giapponese, che ormai da tempo fatica a delineare il proprio futuro in maniera chiara: PlayStation 5 è davvero una console che ha smesso di sognare?

Il tuffo nel vuoto di PlayStation 5 Pro

La presentazione di PlayStation 5 Pro ha scatenato un terremoto attorno a una questione ben specifica, ovvero quella relativa al prezzo sul mercato nostrano di 799€. Ma se da una parte è evidente che si tratta di una cifra esageratamente elevata rispetto alle abitudini del mercato console, le particolari circostanze che Sony si appresta ad affrontare vanno ben oltre la pura e semplice questione economica: reduce dall'altalenante strategia dei giochi come servizi e attualmente quasi orfana di grandi produzioni all'orizzonte, PlayStation sta per confrontarsi con un lancio che si può dire quasi esclusivamente radicato nella fiducia maturata in passato e non nella promessa di un futuro radioso.

PlayStation 5 Pro sta per affrontare un lancio molto diverso da quello della scorsa console mid-gen
PlayStation 5 Pro sta per affrontare un lancio molto diverso da quello della scorsa console mid-gen

PlayStation 4 Pro fu annunciata ufficialmente l'8 settembre del 2016: nel corso della presentazione di Mark Cerny, oltre alla trattazione dell'ambito hardware al centro dei primi due segmenti, fu riservato un corposo spazio alle singole IP studiate per sfruttare al massimo la nuova piattaforma, tra cui spiccavano sì diverse produzioni di terze parti come For Honor e la trilogia di Tomb Raider, ma anche tre diversi titoli first party di prossima pubblicazione, ovvero Marvel's Spider-Man, Horizon Zero Dawn e Days Gone.

Alla conferenza E3 dello stesso anno erano stati presentati anche Death Stranding, God of War e Detroit: Become Human, destinati ad affiancare titoli già mostrati nel corso dell'edizione 2015 come The Last Guardian e Final Fantasy VII Remake, che s'impose - e rimase per cinque anni - uno dei progetti più cliccati nella storia di Sony. In poche parole scegliere di acquistare una PlayStation 4 Pro significava abbracciare la promessa di ricevere una grande line-up di videogiochi dedicati nel corso degli anni a venire, accettando il compromesso che alcuni di essi avrebbero rischiato di rimanere dormienti per periodi imprecisati di tempo.

L'annuncio di Final Fantasy VII Remake è stato il più cliccato di tutti i tempi, ma il titolo ci ha messo cinque anni prima di esordire
L'annuncio di Final Fantasy VII Remake è stato il più cliccato di tutti i tempi, ma il titolo ci ha messo cinque anni prima di esordire

Questa, a ben vedere, è stata una caratteristica fondamentale dell'intero ecosistema PlayStation nel corso dell'interezza dell'ottava generazione di console, al punto tale da diventare una delle principali tematiche di discussione sul fronte del pubblico: ogni anno venivano introdotte nuove ispirazioni, magari attraverso brevi teaser che nemmeno lasciavano intendere la potenziale finestra di lancio. E mentre da una parte il grande pubblico maturava la consapevolezza d'avere all'orizzonte diverse grandi esclusive, dall'altra stava iniziando a spalancarsi una forbice problematica fra l'istante dell'annuncio e quello dell'effettiva pubblicazione, costringendo la compagnia a mostrare più e più volte le produzioni nell'arco di tre, quattro e talvolta anche cinque anni di appuntamenti con la base installata.

I cambiamenti nella comunicazione dei videogiochi

Non è un segreto che nel corso dell'ultima decade i tempi di sviluppo siano lievitati fino a raggiungere proporzioni preoccupanti: accanto alle saghe che restano a secco di nuove istanze per oltre un decennio - sì, stiamo facendo per esempio riferimento a The Elder Scrolls o Grand Theft Auto - s'incontrano spesso titoli pubblicati fuori tempo massimo, magari al tramonto della propria ispirazione creativa - come Concord o Suicide Squad - e al tempo stesso è sempre meno raro assistere a grandi annunci che sfumano nel "development hell", come per esempio recentemente accaduto al Beyond Good & Evil 2 di Ubisoft.

Il trailer di Beyond Good & Evil 2 risale addirittura al 2008, sono passati sedici anni in totale
Il trailer di Beyond Good & Evil 2 risale addirittura al 2008, sono passati sedici anni in totale

Se, dunque, da un lato la scelta di focalizzare la comunicazione nella finestra di tempo più stretta possibile mira alla volontà di alimentare le vendite nel breve periodo - cosa che ha reso gli eventi sempre più simili a grandi spot pubblicitari che a showcase veri e propri - dall'altro c'è un evidente tentativo di ammortizzare gli enormi rischi associati all'annuncio prematuro di una IP. Dal momento che cancellazioni come quella della variante multigiocatore di The Last of Us prodotta da Naughty Dog stanno diventando all'ordine del mese, è evidente che una presentazione affrettata rischierebbe di portare conseguenze disastrose.

Semplicemente, l'atto stesso di annunciare pubblicamente i videogiochi in sviluppo è diventato sempre meno conveniente, almeno sulla carta. Venuta meno l'esigenza di prevalere sui concorrenti diretti nella maggiore manifestazione dell'anno e a fronte dell'emersione di tanti piccoli appuntamenti concentrati in specifici periodi di vendita, la direzione intrapresa dai big dell'industria è quella di procedere a piccoli passi verso il futuro, calcolando con attenzione il coefficiente di rischio ed evitando il più possibile di mostrare i piani a lungo termine.

Il che, tuttavia, diventa un problema quando ci si presenta sul mercato con una macchina mid-gen posizionata con un price-point molto elevato: finché si tratta dei singoli videogiochi la strategia è chiara e comprensibile, ma la domanda di un investimento del genere dovrebbe forzatamente essere accompagnata dalla promessa di una line-up di tutto rispetto, da un orizzonte di videogiochi capaci di giustificare tale spesa specialmente alla luce di un'annata come il 2024, durante la quale il marchio Sony è finito fra incudine e martello proprio in ragione dell'assenza di piani chiari per il suo futuro.

Cosa c'è nel futuro di PlayStation 5?

Da una parte ci sono le nuove tempistiche di produzione e la lotta alla cultura dell'hype, dall'altra c'è la voglia di sognare degli appassionati: a quando risale l'ultima volta in cui Sony Interactive Entertainment ha fatto una dichiarazione di chiaro impatto riguardo il proprio futuro, mostrando il dietro le quinte dei suoi Studios e fissando più di un singolo punto fermo all'orizzonte? Probabilmente bisogna tornare indietro fino a quel fatidico 2018 che preannunciò il grande cambiamento nei processi di comunicazione, fino alla prima volta che The Last of Us Part 2 si presentò finalmente al suo pubblico.

Al momento Ghost of Yotei è il più grande annuncio di SIE all'orizzonte
Al momento Ghost of Yotei è il più grande annuncio di SIE all'orizzonte

Ciò detto, erano anni che l'orizzonte di casa PlayStation non si presentava così fumoso: le uniche certezze risiedono in Marvel's Wolverine di Insomniac Games, nel recentemente annunciato Ghost of Yotei di Sucker Punch, nello sparatutto Marathon di Bungie che non sembra affatto navigare in buone acque, nonché nel cooperativo online Fairgame$ degli Haven Studios di Jade Raymond, che a sua volta non è riuscito a trasmettere buone sensazioni. A margine, resta ancora un mistero quanto l'inseguimento e la successiva retromarcia effettuata nell'ambito dei giochi come servizi - in seguito al disastroso esordio di Concord e alle conseguenti chiusure degli studi Firewalk e Neon Koi - abbiano avuto un impatto sulla linea di produzione della compagnia.

È noto, per esempio, che Guerrilla Games stia ancora lavorando a una qualche interpretazione online dell'universo di Horizon, mentre sui nel caso di Naughty Dog la cancellazione del titolo multigiocatore ha portato lo studio a focalizzarsi su diverse esperienze per il giocatore singolo. Bluepoint Games, conosciuto per i suoi remake, si trova apparentemente all'opera su una IP originale, Sony Bend sta costruendo un nuovo gioco open world che non è un sequel di Days Gone, Housemarque ha messo in cantiere da qualche tempo il progetto che seguirà Returnal, mentre Media Molecule ha archiviato Dreams in favore di una nuova misteriosa avventura.

Fairgame$ di Haven è ancora un grande mistero, ma le vibrazioni in stile Concord sono parecchio forti
Fairgame$ di Haven è ancora un grande mistero, ma le vibrazioni in stile Concord sono parecchio forti

Il resto sono solo voci di corridoio, come quelle che vogliono Firesprite reduce dalla cancellazione di un nuovo Twisted Metal, o ancora Santa Monica Studio alle prese con un nuovo titolo a firma di Cory Barlog, lasciando sostanzialmente il compito di accompagnare l'uscita del nuovo hardware ai miglioramenti nelle prestazioni dei videogiochi già pubblicati, in netta controtendenza rispetto a quanto accaduto durante la scorsa generazione.

L'unica certezza è che, in seguito a ogni singolo appuntamento State of Play recente, i commenti del pubblico e della critica lasciano sempre più spesso trasparire amarezza e nostalgia nei confronti dell'approccio alla comunicazione del passato: PlayStation 5 sembra aver sacrificato il "sogno" in favore della concretezza, ammantando il proprio futuro di incertezze e accorciando costantemente l'orizzonte temporale. E forse, ora che gli equilibri interni degli studi sono stati stravolti e la console mid-gen è alle porte, è arrivato il momento di tornare a sognare.