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Resident Evil 2, un nuovo provato

Il remake di Resident Evil 2 è un capolavoro di design, e la nostra ultima prova non fa che confermare tutte le ottime impressioni delle demo passate.

PROVATO di Aligi Comandini   —   04/12/2018
Resident Evil 2
Resident Evil 2
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Il mercato dei videogiochi si è adattato rapidamente alla secca di titoloni del biennio 2015/2016, e molte case di sviluppo hanno stravolto le loro strategie per tornare a concentrarsi sulla qualità delle uscite. Tra un fenomeno online e qualche "Game as a Service" di troppo, dunque, si è assistito a un ritorno di quei system seller in grado di conquistare anche il più desensibilizzato e cinico dei giocatori, e a uno splendido rifiorire della competitività nell'intero panorama. Persino in una situazione del genere resta tuttavia necessario andarci con i piedi di piombo. Il numero di prodotti di alto livello sarà infatti pur aumentato esponenzialmente, ma la pesante concorrenza ha reso spietati i confronti tra i publisher di mese in mese, e le release con problemi significativi al day one dovute alla troppa fretta non sono assolutamente sparite. Eppure, anche consapevoli di quanto sia importante aspettare per assicurarsi che tutto funzioni al meglio, vogliamo fare un'eccezione per il titolo trattato oggi. Perché, tra tutte le case di sviluppo, quella che ha avuto la rinascita più furente e luminosa è sicuramente Capcom, e il suo remake di Resident Evil 2 è una tale meraviglia da rendere impossibile un giudizio moderato. Lo abbiamo provato per qualche ora negli uffici milanesi di Digital Bros, e l'unica cosa che possiamo dirvi è "preordinatelo, compratelo, giocatelo".

Una storia riscritta

Due per l'esattezza sono le fasi che abbiamo avuto modo di giocare: il "capitolo delle fogne" nei panni di Leon, e la parte di Claire nella stazione di polizia, immediatamente successiva alla battaglia contro Birkin di cui vi avevamo parlato nel nostro precedente provato. Entrambe hanno mostrato ancora una volta una struttura narrativa nettamente meglio calcolata rispetto all'originale, un numero sensibilmente maggiore di cutscene, dialoghi e chiarimenti, e un ritmo eccezionale cadenzato da un'incredibile varietà di eventi, nonostante l'ovvia intenzione di mantenersi fedele alle proprie radici. Ma andiamo per ordine, perché Leon non gironzolava in solitudine durante la sua demo, bensì in compagnia di Ada Wong, e proprio la sua fase ci ha dimostrato la volontà del team di migliorare enormemente la storia, visto che si trattava per lo più di esposizione. Il capitolo successivo è stato quindi quello più interessante, perché ci siamo trovati nei panni proprio di Ada, ed è bastato un curioso scanner in possesso della nostra femme fatale preferita a trasformare il tutto in una sorta di misto tra puzzle game e survival horror, dove - armati solo di una piccola pistola da fianco e una manciata di proiettili - ci siamo trovati riattivare circuiti elettrici e interruttori dalla distanza.

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Non abbiamo la minima intenzione di svelarvi i dettagli di questo momentaneo "cambio di protagonista" (anche se sono intuibili per chi ha giocato il Resident Evil 2 originale), o di descrivervi con precisione la struttura degli enigmi. Sappiate solo che la difficoltà in questa sorta di "capitolo speciale" ci ha lasciati a bocca aperta, preparandoci adeguatamente a ciò che sarebbe arrivato dopo. Già, perché è stata la prova di Claire quella che ha mostrato le reali potenzialità di questo remake, provando una volta per tutte come si tratti di un titolo sviluppato con un rispetto pressoché infinito per il suo predecessore, e dotato di soluzioni di design talmente geniali da rinnovare completamente la struttura dei classici della serie senza snaturarla. Il primo, enorme, cambiamento? Un ampliamento sensibile delle mappe, che dona una libertà esplorativa mai vista nella saga, e costringe alla sistematica ricerca degli oggetti necessari ad avanzare. La stazione di polizia, ad esempio, è molto più complessa di quella originale, comprende persino zone esplorabili solo in altri giochi della serie (come la torre dell'orologio, qui presente nonostante fosse visitabile solo in Resident Evil 3) ed è piena zeppa di segreti e puzzle completamente nuovi, tutti da scoprire.

Raccoon City è cresciuta

Questa scelta di allargare enormemente le location più memorabili di Resident Evil 2 non è fine a se stessa ed esclusivamente legata al rinnovamento del comparto tecnico del prodotto: è strettamente correlata al gameplay del gioco e a come le campagne di Claire e Leon sono state congegnate. Siamo dopotutto tornati a una struttura da survival horror puro, dove i protagonisti non sono possenti eroi invincibili, e ogni nemico, persino il più basilare degli zombie, è una concreta minaccia. Considerate, ad esempio, che per eliminare un non morto barcollante servono almeno quattro colpi di pistola automatica in testa. Quattro. Casualmente può capitare di colpire con una sorta di critico che fa immediatamente esplodere le cervella al nemico, ma si tratta di una eventualità rara e nei claustrofobici ambienti del gioco è difficile mantenere a distanza i nemici. L'impreciso mirino - che diventa molto inaffidabile mentre ci si muove - unito alla totale assenza di autoaim rende perciò davvero difficile arginare gruppi di cadaveri animati mentre si vaga tra stanze e corridoi; figuriamoci mostruosità più agili e resistenti come i Licker, o l'onnipresente Tyrant.

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Quando diciamo "onnipresente" non scherziamo peraltro, perché il simpatico bestione grigio, munito di iconico cappotto, segue Claire per buona parte dell'episodio da noi provato, e la raggiunge in base al rumore da lei provocato. Il suo udito, oltretutto, è davvero ottimo, e basta un colpo di pistola nelle immediate vicinanze perché il mostro inizi a dirigersi verso la location della protagonista con le peggiori intenzioni. La scarsa letalità degli eroi è in parole povere usata per rafforzare una situazione preesistente di tensione costante, dove può capitare che il Tyrant appaia all'improvviso dopo un momento di calma facendovi salire il cuore in gola (non appena è nei paraggi parte il suo tema musicale, ma può capitare che la sua posizione venga "resettata" in modo particolarmente subdolo, senza alcun indizio uditivo), diventa necessario scegliere di continuo se eliminare i mostri nelle vicinanze o eluderli per non fare rumore, e le risorse scarseggiano per via del numero di proiettili necessari ad eliminare le varie minacce. Insomma, non c'è stato un solo momento in cui la paura ci abbia abbandonato durante la sezione di Claire, ed era da tempo che in un Resident Evil di stampo classico non provavamo una cosa simile.

Terrore costante

Per la cronaca, non è un caso se abbiamo definito questo remake "classico", perché pur offrendo un gameplay totalmente fresco recupera almeno parzialmente le basi del gioco originale. L'inventario dei protagonisti, ad esempio, ha un numero limitato di slot, ed esattamente come nel primo Resident Evil Remake porta costantemente a sfruttare i bauli nelle vicinanze dei punti di salvataggio per portare con sé solo il minimo indispensabile e poter recuperare preziose risorse combinabili (in primis erbe e polvere da sparo di qualità variabile). Visto che vi sono vari puzzle fondamentali che costringono ad usare specifici oggetti, il backtracking è parte integrante dell'esperienza, e l'inevitabile abbassamento del livello di pericolo viene eliminato dal costante ritorno degli zombie, poiché dopo un tot questi entrano dalle finestre. Vi sono espedienti per limitare il ritorno dei non morti, come delle assi di legno sparse per la stazione, ma in generale non vi sentirete mai davvero al sicuro, sarete costantemente costretti a cercare risorse extra, e dovrete calcolare con furbizia quando utilizzare le vostre armi più devastanti per ottenere minuti preziosi di tranquillità. Game design assolutamente impeccabile.

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Volendo a tutti i costi trovare dei difetti, poiché la perfezione non è di questo mondo, bisogna dunque puntare il dito sul comparto tecnico; solo che anche analizzando quest'ultimo Resident Evil 2 mostra il fianco davvero di rado, grazie a un aspetto generale fantastico, a una gestione di illuminazione e sonoro straordinaria, animazioni facciali eccelse, e modelli tridimensionali dalle hitbox complesse che reagiscono realisticamente alla fisica dei colpi. L'unico imputato diventa quindi l'intelligenza artificiale, valida ma imperfetta perché a tratti incapace di superare dei limiti invisibili rappresentati dalle... porte. I mostri del gioco infatti si muovono bene, hanno un raggio d'azione ingannevole e spesso in grado di prendere di sorpresa il giocatore (gli zombie di questo gioco abbracciano con un'affettuosità incredibile, vi abbiamo avvertito), ma siamo riusciti ad eliminare un paio di Licker sfruttando la loro inabilità di uscire dalla porta della stanza in cui si trovavano, e al di fuori del Tyrant sopracitato molti avversari del gioco sembrano avere problemi con le maniglie. Si tratta, ad ogni modo, di un'inezia (perfettamente risolvibile prima del lancio, crediamo), che ci ha semplicemente permesso di prendere fiato in un paio di momenti difficili. Il resto è talmente eccelso da far passare cose simili completamente in secondo piano.

Più proviamo Resident Evil 2 e più ci esalta. Gli sviluppatori hanno congegnato questo titolo con la totale consapevolezza di quali fossero i fattori capaci di rendere indimenticabile il gioco originale, e sono riusciti a dar forma a un prodotto quasi impeccabile, che offre la stessa tensione ed eccezionale atmosfera all'interno di una struttura modernizzata a dovere. Lo diciamo ora senza timore di essere smentiti: Resident Evil 2 diverrà un perfetto esempio di come vanno fatti i remake. È davvero il caso di aspettarlo a braccia aperte se siete fan di questa storica serie.

CERTEZZE

  • Game design perfetto, che ricattura alla grande lo spirito dell'originale
  • Comparto tecnico eccellente e atmosfera da vendere
  • Tensione alle stelle e difficoltà estremamente elevata

DUBBI

  • Qualche singhiozzo dell'intelligenza artificiale