Il Giappone si è affacciato sul diciannovesimo secolo in circostanze estremamente complesse: per quasi duecento anni la politica autarchica del sakoku istituita dalla dittatura militare dello shogunato Tokugawa aveva infatti portato al totale isolamento del paese, che continuava a intrattenere saltuari rapporti di tipo commerciale con pochissimi attori esterni fra cui spiccava ovviamente la Cina. Ai cittadini comuni, invece, era fatto divieto assoluto di lasciare i confini e soprattutto di interagire con gli stranieri, con l'unica eccezione del Rangaku, branca di studi occidentali maturata attraverso l'enclave olandese allora presente sull'isola artificiale di Dejima: se da una parte il governo proseguiva convinto nella sua politica isolazionista, diversi intellettuali - specialmente a seguito della prima Guerra dell'Oppio terminata nel 1842 - si erano resi conto di necessitare delle competenze scientifiche e mediche che stavano venendo sviluppate all'estero, in particolar modo le armi da fuoco, fondamentali nell'ottica di una guerra con le potenze occidentali.
Mentre nel paese infuriava da anni un dibattito tra le frange tradizionaliste e coloro che ritenevano l'apertura necessaria, anche solo per non subire umiliazioni sul piano militare, l'escalation toccò il suo apice con l'arrivo nella Baia di Edo della flotta americana del Commodoro Matthew Perry, alla guida di una spedizione volta ad aprire i confini del Giappone, se necessario facendo anche uso della forza. Così, a partire dal 1854, il paese precipitò nel caos: la terribile crisi che colpì l'economia, l'epidemia di colera portata dai primi coloni, nonché la debolezza mostrata dallo shogunato - da molti considerata un insulto all'imperatore - esasperarono le diatribe interne accendendo il fuoco della ribellione che, nell'arco di quindici anni, avrebbe distrutto e ricostruito l'intero tessuto sociale. Questo è il contesto nel quale si muove la Lama Velata protagonista di Rise of the Ronin, esclusiva PlayStation 5 che mette in scena uno dei momenti più importanti e meno conosciuti della storia giapponese.
Il contesto sociale e culturale
Rise of the Ronin si apre proprio con una missione che richiede alla Lama Velata - appartenente al clan fittizio delle montagne Kurosu - di eliminare il Commodoro Perry a bordo delle "Navi Nere" che avevano minacciato di distruggere la città di Uraga, nel cuore della baia di Edo. A onor del vero, il viaggio effettivo del ronin prende il via qualche anno più tardi, a ridosso della firma del Trattato di amicizia e commercio nippo-americano del 1858, il più famoso dei tanti accordi internazionali forzati che avrebbero portato alla lenta e inesorabile penetrazione dell'influenza straniera nelle istituzioni del Giappone.
Un elemento di cui non si discute spesso è per esempio la grande rapina che andò in scena in quest'epoca: il prezzo dell'oro in Giappone era infatti estremamente più basso rispetto al mercato internazionale, e tale fattore portò gli speculatori a sfruttare il cambio favorevole con l'argento per ottenere enormi profitti, distruggendo di riflesso l'economia interna. La crisi che ne conseguì ridusse al minimo il tasso d'occupazione, già funestato dall'ingresso in scena delle compagnie occidentali, inondando le strade di banditi e criminali che andarono ad aggiungersi ai diversi focolai ribelli, fra l'altro nel pieno della prima epidemia di colera.
Una delle correnti politiche più infuocate fu incanalata dal movimento sonnō jōi , letteralmente "espellere gli stranieri", un moto anti-shogunato che trovava fra i suoi esponenti anche Yoshida Shōin. Oggi la sua è considerata una figura controversa a causa della filosofia fortemente espansionista, ma in Giappone è ancora riverito come un martire della rivoluzione: fu lui a formare tantissimi dei cosiddetti ishin shishi, ovvero gli attivisti politici sostenitori dell'imperatore che avrebbero impugnato le redini della ribellione, provenienti principalmente dai "domini" di Satsuma, Chōshū e Tosa, proprio quelli che si sarebbero trasformati nei principali oppositori dello shogunato.
Nonostante l'animo più che conservatore, Yoshida Shōin riteneva l'apertura del Giappone inevitabile, al punto che tentò di salire come clandestino a bordo delle Navi Nere della spedizione di Perry nella speranza di partire per studiare l'occidente. Poi, con l'avvento della Purga Ansei del 1858, la repressione violenta dei sonnō jōi raggiunse il suo culmine, convincendo Shōin a imbracciare le armi e tentare la rivolta che l'avrebbe condotto alla prigionia. La sua scomparsa è stata spesso interpretata come la miccia che fece saltare la polveriera politica, dal momento che fu giustiziato a Edo a soli 29 anni lasciando la sua eredità nelle mani dei samurai che aveva istruito all'accademia Shōka Sonjuku nella città di Hagi.
Gli ultimi samurai
Pur romanzando alcuni avvenimenti e diversi legami fra gli ultimi dei samurai, Rise of the Ronin ha il grande merito di ritagliare uno spazio importante per ciascuno dei maggiori esponenti del bakumatsu. Uno degli allievi di Yoshida Shoin, ad esempio, era Katsura Kogorō, shishi considerato come uno dei principali artefici del rinnovamento Meiji nonché figura centrale nel viaggio della Lama Velata. Kogorō apre infatti la principale finestra sul Dominio Chōshū, che per oltre 250 anni aveva desiderato il tramonto dello shogunato Tokugawa, diventando una fra le più calde culle del dissenso sociale. Si racconta che per due secoli, ogni capodanno, fosse tradizione chiedere al daimyo di Chōshū se fosse arrivato il momento di eliminare lo shogun, al che il regnante usava rispondere: "Non è ancora il momento, lo shogunato è troppo potente".
Katsura Kogorō ha rivestito un ruolo fondamentale per tessere legami tra i Chōshū, gli altri shishi, gli allievi di Yoshida Shoin e anche quelli che si sarebbero rivelati i domini alleati, prendendo fra l'altro parte in prima persona alla maggior parte delle battaglie, delle rappresaglie e degli attentati che misero a ferro e fuoco i dintorni di Kyoto e Edo. Il più celebre fu senza dubbio l'Incidente della Locanda Ikedaya del 1864, quando i membri della Shinsengumi - ovvero le forze d'elite dello shogunato, praticamente una moderna squadra speciale d'assalto - attaccarono il luogo di ritrovo dei ribelli a Kyoto commettendo una strage. Kogoro Katsura, ancora ubriaco dalla serata di bagordi, riuscì a fuggire miracolosamente dall'edificio per poi fingersi un mendicante sulle rive del fiume Kamo, venendo sfamato dalla geisha Ikumatsu con cui aveva stretto una relazione. Per rendere onore questa diceria legata all'indole festaiola di Kogorō, gli sviluppatori hanno inserito un difficile scontro con una versione "ubriaca" del samurai, di certo non adatto ai deboli di cuore.
La figura più celebrata nell'opera del Team Ninja è tuttavia quella di Sakamoto Ryōma, un nome che non risulterà senz'altro nuovo agli amanti di Like a Dragon: Ishin, dal momento che in quel titolo rivestiva addirittura il ruolo del protagonista. In Rise of the Ronin rappresenta la principale guida al Giappone Bakumatsu: è lui, infatti, a trascinare la Lama Velata nel vortice della ribellione e a rimanere al suo fianco a prescindere dalle scelte compiute. Ex samurai del Dominio di Tosa, Ryōma lasciò la sua terra e divenne ronin quando il daimyo rifiutò di riconoscere il neonato partito sonnō jōi, dopodiché strinse forti legami con gli altri shishi del paese. Fra tutti gli eroi dell'epoca si tratta senza dubbio di quello rimasto maggiormente impresso nella memoria popolare: spadaccino eccezionale, divenne shihan ("istruttore maestro") del Dōjō Chiba di Edo nella scuola Hokushin Ittō-ryū, trascorse la maggior parte della sua vita vivendo in clandestinità sotto falso nome, e fu uno fra i pochissimi shishi a non restare accecato dalla propria missione politica.
Un evento curioso riguarda infatti l'attentato che commise ai danni di Katsu Kaishu: determinato a eliminare l'ingegnere navale e ufficiale dello shogunato Tokugawa, finì invece per comprenderne le ragioni - ovvero la volontà di rafforzare l'esercito attraverso le competenze occidentali - al punto tale da divenire suo protetto e mettersi al suo servizio. Bisogna comprendere che in quest'epoca l'assassinio era all'ordine del giorno: le spie avevano occhi e orecchie ovunque, i ronin eseguivano qualsiasi compito per denaro, pertanto anche i funzionari e i grandi commercianti dei più piccoli fra villaggi non erano al sicuro dalle lame assetate di sangue dei cosiddetti "espulsionisti". Dal momento che per fuggire alla repressione si rifugiò nel potente Dominio Satsuma, Sakamoto Ryōma si trovò a incarnare il principale legame fra Chōshū, Satsuma e ronin, giocando un ruolo fondamentale nella nascita dell'alleanza Satchō che sarebbe infine riuscita a sconfiggere le truppe del governo.
Questo è ovviamente solo uno sguardo superficiale alle figure principali di Rise of the Ronin, perché l'opera del Team Ninja include almeno un centinaio di personaggi di interesse storico. Un esempio importante sono i Quattro Hitokiri del Bakumatsu - Hitokiri significa letteralmente "sterminatori di uomini" - samurai considerati imbattibili da persone comuni e avvolti da contorni leggendari quali Kawakami Gensai (principale ispirazione del manga Kenshin Samurai Vagabondo), Nakamura Hanjiro, Okada Izō e Tanaka Shinbei. Ovviamente non c'è spazio solo per gli spadaccini: un'altra figura centrale è Taka Murayama, la geisha al centro del romanzo Hana no Shōgai che svolse un lavoro fondamentale come spia del bakufu, ma anche personaggi pittoreschi come Kanō Jigorō - ringiovanito giusto di qualche anno per trovare uno spazio nell'opera - l'inventore del Judo che negli anni successivi avrebbe girato il paese per perfezionare la propria tecnica marziale.
La storia la raccontano i vincitori?
La lettura del periodo bakumatsu è estremamente difficile, perché quella che superficialmente potrebbe apparire come una diatriba legata all'incursione degli stranieri si rivela invece l'epilogo di una bicentenaria guerra politica fra sostenitori del bakufu, ovvero il governo dello Shogunato, e la fazione dei lealisti all'impero. Tutte le forze in gioco condividevano infatti visioni per lo più simili riguardo l'infiltrazione "barbara" nel paese, ma avevano semplicemente opinioni contrapposte riguardo il modo migliore di affrontare tale crisi e il sentiero da seguire per costruire il futuro del Giappone. Così Rise of the Ronin consente non tanto di incidere sullo scorrere degli eventi attraverso le scelte del giocatore, ma di offrire diversi punti di vista sugli avvenimenti fondamentali che hanno condotto al Rinnovamento Meiji e che scandiscono l'incedere della narrazione.
L'arrivo delle Navi Nere nella baia di Edo è infatti giusto il gancio per introdurre alla narrazione, che spicca il volo solamente attorno al 1858, momento in cui si intensificano le azioni repressive nei confronti degli shishi che condurranno all'incidente della porta Sakurada del castello di Edo, ovvero il primo grande attentato ai simboli del potere del bakufu, nello specifico al reggente Ii Naosuke. Le scelte realmente impattanti sul piano narrativo hanno inizio solamente attorno al 1863, in concomitanza alla formazione dei Roshigumi, gruppo di guerrieri d'élite che avrebbero dovuto proteggere lo shogun Tokugawa Yoshinobu nel corso del viaggio e della sua successiva permanenza a Kyoto.
Allora cosa farà la Lama Velata? Darà la caccia ai ribelli affiancando leggende degli Shinsengumi come Kondō Isami e Nagakura Shinpachi, oppure proteggerà le spalle dei ribelli assetati di vendetta e caricati dal carisma del leggendario guerriero Kusaka Genzui, da molti considerato il più potente della sua epoca? Potremmo dilungarci a raccontare tutto il resto, arrivando fino alla Guerra Boshin del 1868 che avrebbe stravolto per sempre la struttura socio-culturale del Giappone, ma faremmo un disservizio a Rise of the Ronin.
L'ultimo lavoro del Team Ninja, al di là del sistema di combattimento che ha reso celebre lo studio, ha il grande merito di mettere in scena un approccio alla storia che è estremamente vicino a quello degli studiosi: cerca di comprendere contemporaneamente le ragioni di tutte le fazioni coinvolte, raccontando tanto i lati d'ombra di quelli che oggi vengono ricordati come eroi senza macchia, quanto l'anima luminosa di quello che i vincitori hanno trasformato nel classico "lato oscuro". Da questo punto di vista, Rise of the Ronin meriterebbe d'influenzare anche le sue principali ispirazioni: gli autori di videogiochi negli anni hanno costruito avventure fantastiche, ma non esiste niente che sia profondo, complesso e sfaccettato come i reali avvenimenti che hanno plasmato la nostra contemporaneità.