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The Last of Us: i momenti più iconici

In attesa di viverne di nuovi con l'imminente The Last of Us Parte II, rivediamo insieme i cinque momenti più iconici del primo capitolo!

SPECIALE di Massimo Reina   —   09/06/2020
The Last of Us Parte II
The Last of Us Parte II
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Nel complesso scenario di un mondo post-apocalittico, le vicende intime di singoli individui possono diventare, di riflesso, lo specchio del dramma di milioni di persone, ma anche di quella voglia di vivere, di ricominciare, che da secoli ha sospinto l'umanità a ripartire anche davanti a immani tragedie come devastanti catastrofi naturali o le Guerre Mondiali. E questo aspetto non è stato sottovalutato da Naughty Dog, che nel suo The Last of Us ha voluto ricreare un universo credibile anche attraverso una storia impreziosita da diverse sotto trame ed eventi. In attesa di The Last of Us 2, noi ne abbiamo scelti cinque, come sempre senza seguire nessun nesso al di fuori dei nostri gusti personali, e con la consapevolezza di non voler rappresentare con essi "il meglio del meglio" in assoluto. Viene da sé che, qualora foste tra i pochi rimasti a non aver giocatori il titolo, questo pezzo contiene molti spoiler.

L’inizio della fine: Joel

Nel complesso scenario di un mondo post-apocalittico come quello di The Last of Us, Naughty Dog ha saputo regalare parecchie emozioni ai videogiocatori, grazie a una sapiente sceneggiatura e a una regia praticamente impeccabile. Forse però perché avviene subito, o forse perché in pochi minuti sono concentrati un turbinio di sentimenti che si accavallano, una delle scene che ci ha colpiti di più è stata quella della morte di Sarah. La sequenza si svolge vent'anni prima dei fatti raccontati nel gioco, e vede Joel in casa assieme alla figlia, in uno spaccato di vita quotidiana. Ma nel giro di poche ore, la normalità viene inghiottita dall'imprevedibile, e i due vengono trascinati in uno scenario da incubo. Dopo una serie di cose che costringono padre e figlia a fuggire di casa insieme al fratello di Joel, Tommy, è infatti un precipitare degli eventi, e quando tutto sembra finito, quando la salvezza è lì a un centimetro, in un attimo tutto finisce. Un lampo gelido trafigge il cuore di Joel e quello dei giocatori: un colpo di fucile mette fine alla vita della piccola Sarah. Un dolore straziante, folle, incontenibile. Un momento che miscela furia e dolore, amore infinito e tenerezza, mentre l'anima di Joel si spegne e muore con la vita di sua figlia.

Il coraggio e il sacrificio: Tess

Vent'anni dopo la tragedia personale e l'esplosione della pandemia che ha decimato la popolazione mondiale, Joel vive in uno squallido appartamento all'interno di una delle zone di quarantena ancora attive a Boston, e fa il contrabbandiere insieme all'amica Tess. Lui è il braccio, la forza bruta; lei è la mente, anche se è tosta e sa benissimo difendersi. Vagando tra i cumuli di macerie e la fitta vegetazione che ha preso possesso di quelle che una volta erano le dimore di milioni di esseri umani, tra i due si instaura un rapporto di complicità. Ma mentre Tess sembra provare qualcosa di più che un semplice sentimento di amicizia, Joel appare più distaccato. Chiuso com'è nel suo dolore e nella sua rabbia.

Un muro che viene scalfito pesantemente quando a un certo punto, dopo aver ricevuto l'incarico di scortare e consegnare una ragazzina di nome Ellie alle Lucciole (Luci nell'edizione italiana) al palazzo del governo fuori dalla zona di quarantena, la donna viene ferita da un Runner. È in quel momento, nello scambio di sguardi che segue una discussione tra i due, che Joel sembra ritrovare parte di quell'umanità sepolta, di quei sentimenti repressi. Ed è dura per lui rinunciare alla sua compagna di mille sofferenze, a una persona che al di là di tutto gli sta a cuore, anche se non glielo ha detto mai. Forse perché se ne rende conto proprio solo in quell'attimo in cui deve dirle addio, per portare in salvo Ellie, mentre Tess si sacrifica, morendo nel tentativo di trattenere i militari che li inseguono.

Pescatore di anime: Ish

Uno dei punti di forza di The Last of Us è stato indubbiamente la capacità di ricreare un universo credibile, e di saperlo raccontare anche attraverso delle vere e proprie sottotrame, vissute dal giocatore attraverso i racconti di alcuni personaggi secondari, come per esempio Henry e Sam, oppure grazie alla visione e al ritrovamento di materiale appartenuto ai tanti sfortunati individui morti prima, durante e dopo l'infezione iniziale. Tanti piccoli tasselli utili a comporre un mosaico di dolore, il dramma di decine di individui raccontati senza bisogno di altro, di scene in computer grafica o effetti speciali. Anche questo è The last of Us, anche in queste sfumature sta la sua forza narrativa.

Un esempio concreto è la storia di Ish, un pescatore di cui il giocatore rivive gli eventi attraverso il ritrovamento di documenti scritti, appunti e disegni. Ish crea un rifugio all'interno di una fogna, dove accoglie decine di famiglie in fuga. Grazie a lui viene così a crearsi una vera e propria comunità nel sottosuolo, protetta da grate e porte d'acciaio, fino a quando uno sciame di infetti riesce a penetrare nel complesso e a uccidere gran parte dei suoi abitanti. Ish riesce a fuggire con una manciata di superstiti, ma per il resto della comunità è la fine. Alcuni, come un certo Kyle, restano perfino bloccati dentro alcune stanze, con pochissimi viveri e impossibilitati a uscire per la presenza dei mostri dietro la porta. È quello uno dei momenti nel quale il giocatore si sente sprofondare nel dramma vissuto dai personaggi, che gli sembra quasi di sentire addosso l'occludente peso del rimanere bloccati nel sottosuolo senza alcuna via di fuga, condannato o a una fine violenta o a una morte lenta e dolorosa.

Una rosa nel deserto: Ellie

Si dice che nel deserto più arido può nascere un fiore, e nel caso del titolo di Naughty Dog, esso può diventare un segno di speranza in un mondo morente e spaccato a metà. Ellie, con la sua voglia di calore umano, il desiderio di non arrendersi e di voler vivere in un pianeta diverso da quello in cui è nata è tutto ciò. I suoi occhi ingenui aperti sul mondo, sono in antitesi con il carattere più cupo di Joel, e con la crudeltà di ciò che è rimasto dell'umanità. Ellie "contagia" positivamente ciò che la circonda, scuotendo tutti, anche i videogiocatori oltre che Joel, dal torpore stanco del quotidiano. Li aiuta ad apprezzare ogni istante dell'esistenza: la bellezza dell'ambiente, quella di essere vivi in quel giorno, in quel luogo, in quel momento.

I lunghi silenzi durante le fasi di esplorazione, interrotti appena dal suono del vento che soffia fra gli alberi o fra i palazzi decadenti, dal crepitare del legno marcio e dal fischiettare di Ellie, dalle sue esclamazioni di stupore dinanzi a cose che dovrebbero essere normali in un mondo normale, per una ragazzina, come lo svolazzare di una farfalla o un tramonto colorato che si staglia all'orizzonte, vissuto fra l'abbraccio quasi magico di un gruppo di lucciole che le ronzano attorno, diventano così altri momenti iconici della storia. E le basta vedere la natura incontaminata rappresentata da un branco di giraffe a Salt Lake City, miti ed eleganti nel loro incedere, per sorridere, per manifestare quella voglia di vivere che l'hanno resa pian piano speciale agli occhi di Joel, e di conseguenza a quelli dei videogiocatori.

Una seconda occasione: Joel

Un altro dei momenti forti del gioco lo ritroviamo alla fine dell'avventura. Quando Joel scopre che il sacrificio richiesto dalle Lucciole a Ellie per ricavarne un vaccino contro l'infezione sarà ben più grande di quello che si pensava all'inizio. L'uomo, che nel frattempo ha stabilito con la ragazzina un rapporto padre-figlia, non può accettare che lei muoia per dare una semplice speranza all'umanità. Per uno strano scherzo del destino la vita gli sta concedendo una seconda occasione per tornare a vivere, ad amare, a crescere una "figlia". Dentro di sé, forse inconsciamente, salvare Ellie equivale per Joel a replicare quell'impresa tentata addietro con la figlia, stavolta però con un esito differente. The last of Us inizia con la tragedia del protagonista che scappa con la piccola Sarah in braccio, con l'imbattersi in un uomo armato (soldato) che supplica inutilmente affinché risparmi lui e la sua bambina, ma senza successo. E si conclude in maniera analoga, seppur con risvolti diversi: Joel è in fuga con la "sua" Ellie tra le braccia, ma stavolta non supplica, è una macchina da guerra e uccide chi cerca di fermarlo. Deciso a non perdere di nuovo ciò che ha di più caro al mondo, la sua "nuova" figlia. Egoismo? Amore estremo? Rivalsa nei confronti del destino? Forse tutti e tre insieme. Di certo, uno dei momenti clou del gioco e della storia dei videogame.