Round two: Fight!
Trattandosi il gioco di una licenza ufficiale, i fan di questo genere di combattimento saranno felici di sapere che quelle presenti sono le riproduzioni dei lottatori realmente esistenti che partecipano a questa serie: nomi come Tito Ortiz, Andre Roberts e Mark Kerr, misconosciuti ai più ma che non tarderanno a guadagnarsi popolarità a suon di ginocchiate sui reni e chiavi articolari. Punto di forza del gioco è naturalmente la fedelissima riproduzione dei modelli fisici dei lottatori reali e dei loro movimenti nell’esecuzione delle micidiali tecniche; non ci sbilanciamo se diciamo (guardare foto, please) che é quanto di più reale si sia mai visto in un videogioco: espressioni di dolore (e vorrei vedere…), corpi dalle muscolature definitissime, e come condimento tanto sangue e sudore. Prevista anche una periferica per la riproduzione degli odori emanati dalle ascelle dei combattenti... Scherzo. (Oppure no? Chissà…). Anche il pubblico attorno all’arena non dovrebbe essere da meno, avendo un livello di dettaglio forse finalmente accettabile e non più la sindrome del “appiccicato sullo sfondo”, tipico degli spalti bidimensionali tanto cari a giochi come Gt3 o la serie di Fifa. Nella modalità Carriera la rosa dei combattenti salirà fino ad un massimo selezionabile di 20, mentre avremo a disposizione ben 10 diverse arene su cui massacrare poligoni e joypad. Potenziata anche l’opzione “Costruisci il tuo combattente”, che permetterà di sollazzarci attingendo mosse e tecniche da altri stili di combattimento e cambiando le voci e gli urli del nostro guerriero di pixel (vorreste metterci la vostra, eh?) Il sonoro naturalmente sfrutterà le potenzialità della nuova console, il che ci fa ben sperare, essendo il coinvolgimento in questi giochi un fattore che fa salire di parecchio l’adrenalina. Già vedo 4 casse urlanti che mi circondano a simulare l’arena…
Vale Tudo
Chi di noi non ha mai sparato una Fireball? o staccato la testa all’avversario con una Fatality ? Se non sapete di cosa sto parlando allora passate ad un altro gioco; i giochi di combattimento (in gergo chiamati “picchiaduro”) non sono il vostro genere. Nel caso in cui i titoli sopracitati non vi siano estranei, oppure vi state avvicinando ora a questo genere di giochi o al mondo dei videogames in generale, o non vivete da 10 anni su Marte, sappiate che comunque questo titolo ha ben poco da spartire con i suoi predecessori. Infatti quello che ci arriva dritto dritto dalle ceneri del Dreamcast è il seguito di un vero e proprio terremoto nel genere dei giochi di lotta: Ultimate Fighting Championship: Tapout è quella che viene detta una simulazione di combattimento, in quanto si propone di emulare realisticamente scontri tra atleti veri, a differenza di capisaldi del filone come Tekken e Street Fighter, che abbondano di mosse e di tecniche alquanto “fantasiose”,o quantomeno poco probabili (non ho mai visto nessuno dare 4 calci volanti di seguito come Hwohorang; e a voi qualcuno ha mai fatto la super-presa di Zangief? ) Prendete un’arena chiusa da reti metalliche ai lati (tipo il quadro di Vega nei primi Street Fighter, tanto per rimanere in tema), 2 combattenti provenienti dai più disparati stili di lotta, un regolamento che impedisce solo di colpire il minimo delle parti cosiddette “basse”, mixate il tutto e avrete quello che è definito “lo stadio definitivo della lotta”, senza più distinzione tra tecniche o stili, dove vale (quasi) tutto e si ha solo un obbiettivo: vincere. Capirete come questa miscela esplosiva dia luogo ad uno spettacolo estremamente violento e tanto caro alle tv via cavo americane che lo trasmettono, e perché il tutto sia stato bersaglio di tante polemiche per i contenuti destinati ad un pubblico adulto.